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Charlie Hebdo merita soltanto indifferenza


Rosanna
Famed Member
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L’ego ipertrofico di Charlie Hebdo merita soltanto indifferenza. E il problema non sono le vignette

Di Mauro Bottarelli

Ho assistito con interesse alla diatriba scatenata dalle vignette di Charlie Hebdo dedicate ai terremotati italiani, soprattutto sui social. Di colpo, stormi di “Je suis Charlie” si sono trasformati in potenziali simpatizzanti dell’Isis, sono fiorite dispute campanilistiche con i cugini d’Oltralpe come non se ne vedeva dalla testata di Zidane a Materazzi: a loro veniva imputato di tutto, dall’avere dei servizi segreti degni di Clouseau all’assenza di bidet fino alla poco igienica abitudine della baguette sotto l’ascella. Insomma, non esattamente un dibattito edificante. Più interessante, invece, quello relativo agli eventuali limiti che anche la satira e l’umorismo nero dovrebbero o meno superare: c’è un confine tra libertà di espressione e trionfo del cattivo gusto che bisogna sempre tenere presente? Oppure deve valere il sessantottesco “vietato vietare”?

Vi dico la mia, molto modestamente: trovo, non da ora, quelli di Charlie Hebdo dei mediocri, categoria umana che, essendo incapace di relazionarsi nei canoni normale della comunicazione a causa di mancanza di argomenti ed elementi qualificanti nell’analisi della realtà, ricorre al riflesso pavloviano del bambino piccolo che piange per attirare l’attenzione. Loro non strepitano, provocano e scandalizzano aprioristicamente per dimostrare al mondo di esistere, non per creare vero dibattito. Quale dibattito avrebbe dovuto suscitare la prima vignetta, quella delle vittime del sisma descritte come strati di lasagne? Non so a voi ma a me sfugge il profondo messaggio che sottendeva. Più senso aveva la seconda vignetta, quella disegnata in risposta alle polemiche e all’indignazione del web: è vero, spesso nei terremoti si muore perché al posto del cemento si usa la sabbia o perché, in nome dell’abusivismo edilizio, si costruisce dove non si deve. Il problema però è che appare semplicistico citare la mafia per chiudere l’argomento.

Cosa c’entra la mafia con borghi medievali che quando sono sorti di certo non subirono le attenzioni di un’inesistente Cosa nostra? Cosa c’entra la criminalità organizzata col fatto che quella è una zona maledettamente sismica? Come nel primo caso, non si vuole sbattere in faccia una realtà scomoda per stimolare soluzioni, si vuole solo provocare. Parliamoci chiaro, di Charlie Hedbo nei tempi recenti si è parlato solo tre volte: quando è stata attaccata la redazione, quando è tornato in edicola e l’altro giorno. Se fosse la fucina di geni del male che dipingono, forse avrebbero suscitato l’interesse qualche volta di più e per qualcosa di più scomodo, intelligente e con un contenuto, non vi pare?

Però io me li vedo, quando in Italia è cominciata a montare l’indignazione: si sfregavano le mani, si battevano il cinque, ridevano di gusto di quei bacchettoni italiani che con le loro polemiche facevano loro un’enorme pubblicità gratuita, senza meritarla. E via con il carico da 90 della seconda vignetta, quella che sfrutta il riflesso pavloviano alla Saviano, ovvero mettici di mezzo la mafia e hai ragione a prescindere, anche se contestualizzata in una idiozia. E noi italiani, popolo troppo emotivo e per questo vulnerabile, ci siamo cascati in pieno ancora, tanto che anche i giornali odierni dedicano spazio alle polemiche, scomodando addirittura l’ambasciata francese a Roma e la sua dissociazione dall’iniziativa satirica.

Insomma, da tre giorni non si parla quasi d’altro, ovvero non si parla dei problemi reali del Paese, della situazione internazionale, dell’Ue che scricchiola come non mai, delle banche. Si parla solo di Charlie Hebdo, gente che ragiona come certe nullità presenti su Facebook che pubblicano di tutto pur di farsi bannare e sospendere per qualche giorno, premurandosi di farlo sapere a tutti per diventare il martire della libertà digitale e sentire l’attenzione e il rispetto del mondo su di sé. Davvero vale la pena dare spazio e attenzione a gente simile? Davvero vale la pena dibattere su quella vignetta brutta, stupida e oltretutto nemmeno divertente? In nome di quale supposta libertà di satira si dipingono bambini, donne e uomini morti in un terremoto come strati di lasagne? Per una mente così io non invoco la censura, né tantomeno un altro raid terroristico ma delle cure psichiatriche, serie e urgenti. Nella sua raccolta di aforismi “In margine a un testo implicito”, Nicolas Gomez Davila scriveva che “non c’è nulla al mondo che l’entusiasmo dell’imbecille non riesca a degradare”.

Penso che questa frase si adatti perfettamente alla situazione che stiamo paradossalmente vivendo da tre giorni con quelle due vignette: un imbecille ha degradato una tragedia a merce di scambio per i proverbiali cinque minuti di notorietà, quindi sta a noi non permettergli di ottenere successo nella sua impresa e non il contrario. Non mi pare avessimo bisogno di attendere dei vignettisti francesi per aprire dibattiti e polemiche relative alla sicurezza anti-sismica nel nostro Paese, tutti i quotidiani le hanno ospitate fin dal secondo giorno post-sisma e con i pareri più o meno intelligenti di esperti, non con la vignetta da bimbominchia del nostro creativo d’Oltralpe. Il nostro Paese e il nostro popolo hanno molti difetti e criticità, sono il primo a saperlo e denunciarlo ma questo auto-razzismo esterofilo in base al quale qui è tutto marcio e altrove tutto bello ed efficiente non aiuta.

Servirebbe del sano realismo, quello che ci fa indignare di fronte a quanto sta accadendo al comune di Roma, ad esempio ma anche che ci ricorda come in Austria tra poco meno di un mese dovranno tornare alle urne perché sono stati operati brogli al ballottaggio delle presidenziali o che ci mostra l’inettitudine dei servizi di sicurezza francesi o belgi o il fatto che la Germania con la sua scelta politica di porte aperte ci ha messo nella condizioni attuali, obbligando oltretutto tutta l’Europa a consegnare le chiavi del proprio destino nelle mani non certo sicure e affidabili di Erdogan. Pensiamo alle cose serie e facciamolo, per quanto possibile a mente fredda e con raziocinio. Per l’ego ipertrofico di gente come Charlie Hedbo, serve solo una cosa: indifferenza. Totale.

http://www.rischiocalcolato.it/2016/09/lego-ipertrofico-charlie-hebdo-merita-indifferenza-problema-non-le-vignette.html


Citazione
No_Fear87
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 415
 

Però io me li vedo, quando in Italia è cominciata a montare l’indignazione: si sfregavano le mani, si battevano il cinque, ridevano di gusto di quei bacchettoni italiani che con le loro polemiche facevano loro un’enorme pubblicità gratuita, senza meritarla.

Il punto stà tutto quà.

Ma sono solamente io che non riesco a far altro che collegare i "disegni"di hebdo alle vignette danesi contro l'Islam di una decina di anni fa?

Stesso stile "vuoto" nell' inviare un qualche tipo di messaggio che non andasse un pò più sopra dello stomaco, stessi disegni che farebbe un bambino di prima elementare, stesso tipo di "satira".


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