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vic
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Da: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/chi-ha-fatto-la-rivoluzione/2145452

Chi ha fatto la rivoluzione

di Farid Adly - 25 febbraio 2011

Alì, mio nipote, 15 anni, ha seguito via web le insurrezioni in Egitto e in Tunisia. E ha promesso in chat ai suoi amici, di là del confine, che sarebbe sceso in piazza anche lui. Come Alì, migliaia di ragazzi libici hanno detto basta. Dandosi appuntamento nell'anniversario di un eccidio avvenuto durante le proteste contro Calderoli. Il racconto di Farid Adly giornalista di Bengasi che vive in Italia

La nuova Libia che nasce dalle ceneri degli incendi e delle fosse comuni di Gheddafi è un paese di giovani e sono stati proprio i giovani i veri protagonisti del cambiamento.

Alì, mio nipote, 15 anni, mi ha raccontato quanto ha dovuto faticare per superare le resistenze della mamma che lo tratteneva. «La mia scelta è netta, non voglio più vivere nella paura. I miei amici tunisini e egiziani ce l'hanno fatta e non posso essere solidale con loro su Internet e poi, quando arriva il mio turno, tirarmi indietro».

Come Alì sono migliaia in ogni città della Libia che hanno disobbedito ai genitori e sfidato il regime a petto nudo. «Non è stata né una avventura o una fuga in avanti; i nostri ragazzi ci stanno regalando la libertà», mi dice mio fratello.

Già: la rivolta del popolo libico si è avviata sulla scia di quella dei due paesi vicini ed è stata indetta dalle forze dell'opposizione all'estero per il 17 febbraio, nel quinto anniversario dell'eccidio dei manifestanti di Bengasi, uccisi dalla polizia di Gheddafi, davanti al consolato italiano; manifestazione indetta allora per protestare contro le provocazioni sull'Islam del ministro leghista Calderoli.

Due giorni prima di questo appuntamento, il giovane avvocato Fethi Terbil, difensore delle famiglie delle vittime di Abu Selim, è stato preventivamente arrestato. E a Bengasi la protesta è stata anticipata al 15 febbraio. La dura repressione dei pretoriani gheddafiani ha portato tutto il popolo della città a scendere in piazza, spazzando in pochi giorni il regime. Migliaia di giovani, anzi giovanissimi, come Alì, hanno sfidato a petto nudo le mitragliatrici anti carro. E sono loro che hanno dribblato la censura del regime per mandare al mondo notizie, immagini e filmati per documentare il massacro e rigenerare la fiducia e speranza di un cambiamento alla portata di mano.

Ma cos'è successo nel paese, quale la molla di questa rivolta? Prima di tutto è la disoccupazione, l'allargamento della forbici tra i pochi ricchi e la maggioranza di poveri. «Gheddafi ci aveva rubato il futuro», mi dice Khaled al telefono. La ricchezza del paese era tutta nelle mani dei figli del dittatore, che la sperperavano come volevano, a pieni mani. I loro scandali hanno riempito la cronaca dei giornali di tutto il mondo. Ci hanno reso, come libici, la barzelletta di tutta la gioventù araba. E noi qui, senza lavoro dignitoso, che corrisponda anche lontanamente al livello dei nostri studi».

Sì, perché la Libia è un paese ricco ma i libici sono poveri. I dati forniti dalla Banca centrale libica dicono che il 30 per cento dei giovani in età lavorativa sono disoccupai o sotto occupati. Il 20 per cento della popolazione è sotto la soglia della povertà. Il tutto in un paese con soli 6 milioni di abitanti e con risorse petrolifere e gas senza uguali in tutta l'Africa.

I giovani sono nati e hanno vissuto sotto questo regime e non hanno visto altre esperienze, ma le loro aspirazioni vano al di là dei confini del paese. Guardano all'Europa e all'America, perché le nuove tecnologie hanno abbattuto gli stretti confini nei quali loro erano relegati. In Internet hanno respirato la libertà che il loro paese non ha garantito; senza giornali indipendenti e con una televisione di Stato conformista e senza spessore culturale, il mondo virtuale ha aperto loro nuovi orizzonti.

Ma i protagonista di questa rivoluzione non sono soltanto i giovani. E' la società civile libica, per tanti anni repressa che si è svegliata: avvocati, giudici, professionisti e commercianti, lavoratori e impiegati che avevao abbassato la testa per lungo tempo, e ora hanno detto basta alle angherie del dittatore. La rabbia covava sotto le ceneri e i suoi primi segnali sono stati proprio quelle di 5 anni a Bengasi.

Il tiranno e suo figlio, Seif Islam, tentano di accreditare, presso i loro interlocutori occidentali, lo spauracchio dell'estremismo islamista. Non c'è una menzogna più grande di questa. Non c'è nessun emirato islamico in Cirenaica e non c'è pericolo di egemonia di Al Qaeda. Un esempio? Mercoledì 23 febbraio si è tenuta una manifestazione di donne a Bengasi e il giorno dopo una simile a Derna. Bene: non erano donne velate.

Coloro che hanno fatto da megafono alle menzogne del disperato Gheddafi, dovrebbero vergognarsi, perché hanno buttato fango sul sangue degli innocenti.

Si parla di timore dal vuoto di potere. Non è così, perché il potere alternativo è già in piena funzione in tutte le città liberate. Nei tribunali cittadini, unici luoghi del potere non corrotto del paese, si sono formati comitati provvisori di salute pubblica per la gestione della vita amministrativa delle città. Sono strutture volontarie che hanno sopperito a tutte le mancanze passate del potere. Giovani volontari distribuiscono il bollettino fotocopiato con le notizie e le direttive della nuova legalità. A Bengasi per esempio non solo è stato ripreso il normale servizio del traffico, ma anche la protezione delle proprietà pubbliche, con gruppi di vigilanza volontari.

Il coordinamento di questi comitati sta realizzando il progetto di una Costituzione, la prima dopo 42 anni, che riconosca le libertà fondamentali e il pluralismo.

* Farid Adly, giornalista libico, è nato a Bengasi e vive da molti anni in Italia. E' direttore dell'agenzia stampa bilingue Anbamed - notizie dal Mediterraneo


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tres1219
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Come mai se è una rivolta di popolo, si sta sanzionando la Libia? Caspita, se è come dicono loro, una volta che il popolo avrà vinto si ritroverà pure a "pagare una multa"? 🙂
Mmmmm, io ci credo poco a questa versione.


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vic
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La faccenda delle sanzioni e' molto sospetta anche dal punto di vista logico.

Se il regime e' allo sfascio e non controlla piu' la situazione, come ammette pure il governo italiano, le sanzioni chi colpiscono, il nulla?
Inoltre dalla Libia arrivano voci che parlano di carenze di medicine e altri beni.
Invece di dargli una mano li sanzionano. Loro che fino a ieri vendevano armi e chissa' cos'altro a Gheddafi.

Le sanzioni servono a farsi un'immagine ad uso dell'opinione pubblica. Fors'anche a preparare il terreno psicologicamente, per un eventuale intervento armato "di pacificazione".

In quanto alla possibile denuncia al tribunale internazionale dell'Aja, questione che verra' discussa stanotte all'ONU, be' lascia abbastanza allibiti se a proporla sono gli Americani. Loro che ne hanno fatte di tutti i colori, una fra tante, l'aggressione armata dell'Iraq. per non parlare di quello che poi hanno combinato. Gheddafi e' un santo al loro confronto, malgrado Lockerbie, i sorprusi, le prigioni affollate di suoi nemici.

E diciamolo pure, gli va riconosciuto un certo coraggio, solo contro tutti non fugge. Bush era fuggito alla leva per il Vietnam, come Clinton d'altronde. Taciamo per pieta' di Rumsfeld a Cheney che davano dei codardi agli altri, mentre loro se ne stavano seduti comodamente su una poltrona di pelle al calduccio di Washington. I giovani arabi dalle mani nude hanno mostrato a questi supponenti dove sta il coraggio.

La politica e la giustizia internazionali si vede che sono fatti cosi': tanti proclami e poca logica. E la giustizia, solo per quelli che hanno perso, col retropensiero di derubarli meglio, legalmente.


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dana74
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ok, tutto merito dei giovani.
Gli stranieri non c'entrano nulla, i monarchici nemmeno.
E vissero tutti felici e contenti...


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Truman
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Diceva il compianto Sbancor:

La Palestina è la miccia. Sempre accesa. Chi ha provato a spegnerla ha fatto una brutta fine, ... La polveriera non è in Medioriente.

Oggi il dibattito alla corte imperiale è se consentire Armageddon e accendere la miccia che brucierà fino al centro dell'Eurasia, oppure no.

Ecco, tutte queste rivoluzioni finora erano controverse. Sembravano pilotate dall'Impero ma sembravano andare contro i suoi interessi. I giornalisti erano impazziti e facevano giornalismo.
Adesso finalmente è ripartita alla grande la recita di tutti i media compatti e comincia a tornare qualcosa. Intanto c'è puzza di petrolio. Gli USA non ci sono riusciti in Iraq e adesso puntano alla Libia. E se per prendere la Libia serve far bruciare tutto il Medio Oriente non c'è problema. E dopo viene l'Iran.
Chi se ne fotte di Armaggedon.


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vic
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Dana, la societa' araba e' una societa' di giovani, il 50% ha meno di 30 anni! Non sono scemi, ne' pavidi, e si vede.

Pero' ci sono altre teorie.
Foa e' convinto che sia tutto guidato dall'alto, cioe' dagli USA.
C'e' un pastore d'anime americano, Lindsay Williams, che siede nei meeting dell'elite petrolifera, il quale e' convinto che sia tutto programmato a tavolino da un'elite di pochi.

Lui dice che in molte occasione quelli dell'elite gli hanno riferito cosa sarebbe successo, talvolta con anni di anticipo (l'andamento del prezzo del petrolio), altre 4-5 mesi prima (i moti d'Egitto). Dice che questa elite ha un suo (diabolico) codice etico, diverso dal nostro. Un loro principio e': dire sempre le loro intenzioni in pubblico prima di metterle in atto. Solo che nessuno sa ascoltarli con attenzione, dice Williams.

Secondo lui lo scopo dell'elite e' di distruggere anche gli USA, di rinforzare la Cina, di far crollare il dollaro, di far in seguito "rinascere" gli USA pero' stavolta sotto il segno del New World Order. Il rafforzamento della Cina avrebbe come scopo quello di far avanzare l'agenda del NWO. Ecco spiegato il trasferimento di fabbriche intere dagli USA verso la Cina.

Interessante come dipinge la "rinascita" USA. Alla base c'e' l'assunzione che la vera moneta sia il petrolio e non le varie monete. Lui dice che gli USA hanno riserve non sfruttate di petrolio che superano di gran lunga le riserve saudite. Riserve sufficienti a ripagare tutto il debito americano, tanto per dire. Dunque ecco il suo scenario: uno per uno tutti gli stati arabi andranno a gambe all'aria. A quel punto crolla il dollaro che varra' come carta straccia. Zac, si aprono i rubinetti del petrolio USA tenuto dormiente, ed il gioco e' fatto. Ma saranno allora degli USA ben diversi, costretti ad accettare le regole del NWO, come lo vuole l'elite. In pratica il cittadino americano non possiedera' piu' nulla, essendo tutto in mano all'elite.

Parola di Lindsey Williams, cappellano, psichiatra e membro dei think thank dell'industria petrolifera.
La faccenda e' che le "previsioni" spifferate al cappellano Williams si sono sempre rivelate corrette!

A sto punto mi gira la testa e vado a sorseggiare un nocino per far ordine nella cabeza.


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