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circolazione e perversione


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Da: www.cdt.ch/commenti-cdt/editoriale/44219/libera-circolazione-riforme-o-no.html

Libera circolazione, riforme o no?

di Moreno Bernasconi - 16 maggio 2011

I fatti sono inoppugnabili. Dai controlli effettuati nel 2010, risulta che il 38% delle aziende di Paesi dell’UE che distaccano lavoratori in Svizzera non rispettano i salari minimi fissati nei contratti collettivi. Dal 2009, gli abusi sono quasi raddoppiati. Ma il problema non riguarda soltanto le aziende estere. Infatti, anche il 41% delle ditte svizzere controllate non rispetta i salari minimi richiesti.

Particolarmente grave risulta essere il fenomeno dei falsi indipendenti (il cui numero è letteralmente esploso), ai quali ricorrono un numero sempre maggiore di aziende per non dover sottostare ai salari contrattuali minimi. Questi fatti dimostrano che le denunce dei sindacati (che sono a contatto diretto con la realtà lavorativa) erano più che giustificate, in particolare quelle provenienti dalle regioni di confine come il Ticino e Ginevra, più colpite di altre, e che la sufficienza con cui aveva risposto in prima battuta l’Amministrazione federale era assolutamente fuori luogo.

Rilevati questi problemi reali, si tratta di stabilire due cose:
1. Gli effetti perversi che comporta la libera circolazione delle persone possono essere contenuti con gli strumenti finora a disposizione oppure è necessario rafforzare le misure fiancheggiatrici?
2. Gli svantaggi che comporta la libera circolazione sono a tal punto preponderanti da rimettere in discussione l’accordo stesso sottoscritto con l’Unione europea?

In risposta alla prima domanda occorre rilevare che il Parlamento avrebbe potuto votare misure di accompagnamento più incisive già al momento di licenziare l’accordo sulla libera circolazione, poi approvato a larga maggioranza dal popolo. Non l’ha fatto e ora deve assumersene la responsabilità. Fa piacere constatare che oggi coralmente anche i partiti di centro chiedano misure più incisive contro il dumping salariale: l’avessero fatto prima con maggiore coraggio, probabilmente la situazione non sarebbe quella che è. E i partiti di destra, che si sono opposti frontalmente alla libera circolazione tout court, oggi non potrebbero cantare vittoria e ribadire la necessità di rescindere l’accordo.

Se appare evidente e necessario inasprire le misure fiancheggiatrici per neutralizzarne alcuni effetti perversi, l’accordo sulla libera circolazione delle persone ha tuttavia portato al nostro Paese vantaggi indubbi. Negli ultimi quattro anni la popolazione straniera è aumentata in Svizzera di più di 300.000 persone. Un dato che alcuni demonizzano, ma che ha comportato per la Svizzera benefici notevoli dal punto di vista della crescita e dello sviluppo economico. Un dato non indifferente che ha contribuito a farci uscire dalla crisi in condizioni migliori rispetto alla grande maggioranza degli altri Paesi occidentali e a migliorare le prospettive finanziarie della nostra AVS (Assicurazione Vecchiaia e Superstiti). Non è poco.

In linea generale, se prima dell’introduzione degli accordi bilaterali, segnatamente della libera circolazione delle persone, la ripresa economica elvetica era fiacca ed inferiore a quella della media europea, da quando essa è stata introdotta, la Svizzera ha invertito efficacemente la rotta. Su questo dato il consenso è diffuso ed è per questa ragione che il Consiglio federale ritiene che non sia ragionevole pensare ad una rottura dell’Accordo. Rescinderlo comporterebbe d’altronde rischi notevoli nelle relazioni con i Paesi dell’Unione europea che sono i nostri partner commerciali principali. Potrebbe infatti far saltare tutti gli altri accordi bilaterali per noi di vitale importanza (basti pensare, per fare un solo esempio, alla piazza scientifica svizzera, fattore trainante nei settori chiave ad alto valore aggiunto).

Qui sta il punto. Benché sia difficile per i partiti mantenere la necessaria ponderatezza di giudizio a pochi mesi dalle elezioni federali, bisogna saper mettere sulla bilancia i problemi che la libera circolazione delle persone e una presenza importante di stranieri comportano per alcuni settori del mercato interno e le opportunità che ciò rappresenta invece per i settori di esportazione, segnatamente quelli ad alto valore aggiunto. E lo stesso esercizio di ponderazione dei costi/benefici andrebbe fatto anche per quanto riguarda l’incidenza degli stranieri sulle nostre assicurazioni sociali.


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