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Come si costruisce una fede

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GioCo
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Sarò brevissimo: qualcuno sa cos'è una preghiera?
Dal punto di vista pratico è una litania rivolta verso i Numi (la volontà onnipotente della divinità) che si ripete, si ripete, si ripete ...
La sua caratteristica cruciale è la ripetizione.

Può essere cantata o più semplicemente recitata, comunque secondo l'intento di chi la pratica, ha la precisa funzione di rendere più forte la fede.
Quindi la fede è una scelta di preghiera e per estensione qualsiasi cosa sia banalmente ripetuta sufficientemente spesso, diventa un atto di fede.

Non è importante che sia la nostra voce a recitare la preghiera, perchè ciò che conta sopra ogni cosa è lo stato mentale di chi ascolta.
Cioè il ritmo Alfa registrable da un comune EEG.
Se si nota un uomo in preghiera è come se si stesse addormentando. Anche un uomo davanti alla TV è come se si stesse addormentando. Uno è l'altro a volte si addormentano per davvero, quando lo stato di rilassamento supera la soglia di veglia e passa al ritmo theta e delta.

Le cose che per noi sono importanti, le ripetiamo, nella mente, nei gesti e nelle parole. Per esempio quando le nostre ragioni non si impongono sulla realtà (proiezione dell'ego), quando siamo innamorati (conservazione della specie)i, quando ci sentiamo stanchi e svogliati (autoconservazione).

Di nuovo, per estensione ciò che ripetiamo è "preghiera" e quindi FEDE. Basta che quanto è ripetuto sia ripetuto a sufficienza e avremo una fede abbastanza forte in qualsiasi cosa ... QUALSIASI.
Dato che non possiamo quindi evitare di avere una fede, ergo dei costrutti di pensiero su cui poggiare i nostri ragionamenti, a me verrebbe da dire che sarebbe un bene se ogni uomo tenesse bene d'occhio cosa sta ripetendo adesso ... nella mente, nei gesti e nelle parole.
Perché se qualsiasi cosa può trasformarsi così facilmente in FEDE (subdolamente) senza che per noi sia altro se non ciò che è "normale", allora è un dato oggettivo che siamo pieni di pattumiera mentale che ci costringe ad essere ed agire in modo (per noi) indesiderabile.
Solo che nessuno ci ha mai insegnato a buttarla via se dovessimo accorgerci che non ci occorre.

Nessuno ci ha mai insegnato a tendere l'agguato, come un Gatto, alle infestazioni di pensieri-fede parassitici.


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mincuo
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Mi pare che tu abbia una discreta confusione in testa. Non è la preghiera che fa la fede. La fede è credere. L'esercizio del credere presuppone che si postuli qualcosa non spiegabile dalla ragione. Tipicamente il soprannaturale per le religioni.
La scienza peraltro non può fare a meno neanche lei della fede.
Ha infatti assiomi e postulati alla base in cui DEVE per forza credere, essendo gli assiomi e i postulati, per definizione stessa, non dimostrabili.

Poi il termine "credere" nell'uso popolare ha preso anche altri connotati, spesso confondendosi con "pensare" o "ritenere" o "avere fiducia".
Ad esempio "credo che la Juventus vincerà lo scudetto..." che ha più la valenza di "penso, giudico, ritengo, valuto, ho fiducia...che la Juventus vincerà lo scudetto".


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Georgejefferson
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L'ordine del linguaggio delle classi dominanti non fa "la verita" a prescindere dal significato stesso. Ed un uso popolare non e' meno valevole del vero in quanto "popolare", dipende caso per caso.

Spesso e' il condizionamento e scelta ideologica che decide quale verita' sia valevole di serie A e serie B.

L'ordine del discorso come "vero" solo in base al fatto che l'invenzione delle parole sia deciso a priori dalle classi dominanti denota un servilismo ideologico infantile, ma in verita' quel servilismo lo si vuole indurre.

Un esempio e' il "credere" che e' la stessa cosa del "avere fiducia che..." ma viene spesso spacciato per diverso per fare confusione e indottrinare il popolo alla sottomissione linguistica verso le stesse classi dominanti, giocando sul fatto che si rifletto poco sulla differenza tra significato e significante.

Un' altro esempio e' chiamare con varie parole astruse quello che banalmente e' "prestito di potere d'aquisto ad interesse" che e' piu chiaro e capibile subito,
Si puo chiamarlo remunerazione dei depositi (richiamante il deposito fisico di vecchia data per fuorviare dalla immaterialita moderna del potere d'aquisto) quando fa comodo indottrinare in quel senso...contro "repressione finanziaria" o "tassa occulta" quando c'e' da indottrinare all'opposto.

Sono cose che i propagandisti professionisti sanno benissimo.


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FlavioBosio
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“L'esercizio del credere presuppone che si postuli qualcosa non spiegabile dalla ragione.”

Mi piace!

Praticamente è come versare i contributi all'INPS..

Un vero atto di fede ripetuto ogni mese nella speranza di ottenere una pensione in futuro.


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che idiozia..equiparare la fede banalmente alla preghiera, non solo denota ignoranza, ma anche superficialità, come si fa a spiegare la fede? certamente non in quel modo, condivido le parole di Mincuo


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riefelis
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GioCo e Mincuo

Ecco due modalità diverse di pensare e argomentare.

GioCo propone contorcimenti cervellotici che mi sembrano solo fin a sé stessi. Non solo a volte non si è concordi con le sue conclusioni ma spesso cè veramente difficoltà a coglierle.
Mincuo, certe vole in poche ricghe, verifica, argomenta e spone anche riferimenti quando è necessario. Questa la chiamo corretta, onesta e alegante argomentazione.


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PietroGE
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GioCo confonde certe pratiche orientali che sono ripetitive fino all'autoipnosi con la preghiera vera e propria. Anche se si considera il rosario del cattolicesimo, la ripetizione delle preghiere va fatta cambiando il tipo di mistero. Quindi la ripetitività delle preghiere non sta in primo piano, in primo piano c'è la fede, che non è una scelta di preghiera.


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helios
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“L'esercizio del credere presuppone che si postuli qualcosa non spiegabile dalla ragione.”

Mi piace!

Praticamente è come versare i contributi all'INPS..

Un vero atto di fede ripetuto ogni mese nella speranza di ottenere una pensione in futuro.

In questo caso meglio pregare che e gratis.
Ma si sa l inps ormai siccome e intoccabile, viene considerata una religione a cui il padreterno Boeri, bonta sua, destina a chi ha meriti la pensione,sottraendola ad altri non degni.


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GioCo
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Intanto vi ringrazio, le critiche mi piacciono più dei complimenti, anche se aspre come quelle di @mincuo o @PietroGE.

Tutto il pezzo ruota attorno alle parole "preghiera" e "fede", ma se si legge con attenzione ci si accorge che non c'è "religione".
Quindi per inciso, la preghiera non è riferita alla pratica di una specifica religione, quella è una aggiunta libera di chi ha agganciato l'argomento alla cristianità, al buddismo o qualunque altra religione.

Preghiera e fede sono però indissolubilmente sempre insieme, tanto nelle pratiche religiose, quanto negli atti quotidiani della vita. Oggi è più difficile capirne il senso e le critiche sono coerenti rispetto nostra epoca, dove non si canta più la preghiera. Ma solo un secolo fa, quando cantare era in uso durante qualsiasi attività ben oltre quello eclesiastico, dal lavare i panni al mietere nei campi, dalla guerra allo studio nelle scuole, le canzoni non erano solo un semplice atto di accompagnamento alla vita quotidiana, un modo per allietare le dure condizioni di vita, avevano più compiti, tra cui quello di costruire un ritmo, abbassare la fatica e irrobustire una consapevolezza dell'atto e del proprio rapporto corporeo con il luogo. C'erano canzoni per lavare mentre si lavava e per lavorare mentre si lavorava, come c'erano litanie per pregare in luoghi sacri.
La ripetitività era un modo di condizionare e condizionarsi a stare con l'attenzione focalizzata sull'atto richiesto, di modo che il proprio ruolo non venisse meno: se eri contadino, nascevi contadino e non ti veniva di certo in mente che il tuo ruolo era "costruito", era invece implicito, naturale, destinato. La pubblicità o propaganta è stata studiata per sfruttare questo fenomeno a livello mentale.

Noi abbiamo bisogno di certezze e se indaghiamo meglio e più in profondità, capiamo che queste certezze non esistono se non nella loro necessaria ripetitività, che ci ha costruito dentro la "sensazione" di senso compiuto, di giustizia, di naturalità, di originalità (nel senso appare prestabilito da un ordine privo di tempo) etc. etc. etc.

Per quanto poi riguarda l'affermazione di @mincuo e ripresa da @FlavioBosio, rispondo solo così:
credere: "Ritenere vera una cosa, avere la persuasione che una cosa sia tale quale appare in sé stessa o quale ci è detta da altri, o quale il nostro sentimento vuole che sia" (treccani).
Per ciò se qualcosa qui è confuso, "credo" 🙂 sia proprio il pensiero di @mincuo.

Avere fede significa solo avere una "credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione" e da quando nel medioevo è iniziata la "ricerca della verità", non è mai stata intesa alcuna distanza tra verità e fede. Solo che a un certo punto la fede nella verità scientifica, per questioni di metodo, si è separata dalla fede religiosa e a un certo punto la scienza ha voluto smettere di chiamarsi fede, intendendo separare questo dalla "ricerca della verità" (e sottolineando a più riprese come "creduloneria" la religione). Per ciò i filosofi, che non aderirono e non aderiscono nemmeno oggi al "metodo scientifico", rimangono "fedeli" alla ricerca per la verità, pur separata dalla religione, ma intendendola tutt'uno con la fede. Oggi la ricerca scientifica sta sempre più convergendo di nuovo verso la filosofia (e non viceversa) in quando ne riconosce quanto meno la potenzialità creativa e l'intriseca capacità nelle scienze dure (come la fisica o la matematica) di costruire concetti-assiomi, cioè elementi di verità dati per scontati, su cui modellare il resto dei ragionamenti, obbligatori per quella "indagine sulla verità" che poi è il motore stesso della curiosità scientifica.

... ah, dimenticavo, circa il mio cervellotico intervento: non ho mai nascosto che provo per vedere le reazioni che suscita, senza sperare che possa essere compreso, dato che il problema non è la difficoltà dell'argomento trattato (in verità il più delle volte banale) ma indicare all'attenzione questioni che non hanno un linguaggio adatto e quindi è facile che traggano in inganno ...


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Georgejefferson
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GioCo e Mincuo

Ecco due modalità diverse di pensare e argomentare.

GioCo propone contorcimenti cervellotici che mi sembrano solo fin a sé stessi. Non solo a volte non si è concordi con le sue conclusioni ma spesso cè veramente difficoltà a coglierle.
Mincuo, certe vole in poche ricghe, verifica, argomenta e spone anche riferimenti quando è necessario. Questa la chiamo corretta, onesta e alegante argomentazione.

Ottimo, e dopo l'espressione di preferenza, nel merito come la pensi? Ritieni "credere" e "avere fiducia in" come 2 cose distinte?

Secondo me a seconda del contesto (per dire...:in cosa?) possono essere posti come sinonimi, oppure no.
Si potrebbero fare degli esempi.

Quale e' la tua opinione Riefelis? (perche ce l'avrai una opinione giusto?).
Anche l'altra questione, detti popolari Vs detti accademici. E' solo la provenienza in se' a fare l'eventuale verita, oppure no?

Se ti va, cosi, oltre alla espressione del gusto, si puo capire come la pensi, oppure non avere posizioni precise.


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fobia1984
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http://www.sciamanesimo-tolteco.it/reiterazione/
La religione se viene intesa come aver fede in un dogma o in una forma pensiero, è effettivamente un'arma a doppio taglio, poiché da un lato può suggestionare la singola persona nella maniera che per ciascuno è più consona e appropriata donandoci cosi un senso di risolutezza, ma dall'altro equivale ad un criceto che ruota su se stesso crogiolandosi nelle proprie pseudo-certezze illusorie, pur di non schiodarsi di un millimetro dalla propria gabbia percettiva. Mentre da un punto di vista pragmatico, la preghiera ha la stessa funzione catalizzatrice dei mantra orientali, io la preghiera la reputo una forma di meditazione ritualistica, nel senso che può temporaneamente disattivare le suggestioni e le direttive subliminali instillateci dai parassiti psichici o da quegli aspetti creati inconsapevolmente da noi stessi a causa delle nostre incessanti concatenazioni mentali, però il rischio è che comunque la ripetizione generata dal rituale possa vincolare il flusso dell'energia mentale, facendogli percorrere sempre gli stessi percorsi neuronali. Come specie umana siamo assuefatti e afflitti da un'estenuante ed incessante ripetitività patologica che usiamo ormai in modo quasi inveterato ed automatico come barriera per fuggire da tutto ciò che il nostro sistema cognitivo rifiuterebbe a causa di una sorta di timore reverenziale, man mano che si prosegue con la meditazione, molto lentamente i muri che il nostro cervello elabora per non rimanere sconvolto iniziano a incrinarsi fino a scricchiolare, dopodiché si tratta soltanto di insistere e persistere, la fiducia non andrebbe riposta nelle catene della ritualità cognitiva, ma in ciò che sta oltre quelle barriere.


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GioCo
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@fobia1984, cogli un punto essenziale, anche se rifierito all'ambito religioso, mentre a me importava più sottolineare come la quotidianità del nostro vivere, ci impone atti continui di fede.

Dobbiamo avere fede di saper argomentare, di sapere che è utile la sede dove vogliamo argomentare per affrontare la disputa, di credere che il nostro punto di vista sia o non sia in accordo con l'argomento e di saper comprendere l'argomento (non prendere fischi per fiaschi, direbbero i nostri avi) per dire la nostra. Tuttavia ci dimentichiamo facilmente che tutto questo è stato costruito con fatica e negli anni, che non siamo nati con tutto questo "già dato", che non è scontato ciò che indichiamo e che non è detto che l'accordo o il disaccordo sia dato da una ragione accertata e per noi chiara. Questo vale sia quando parliamo con noi stessi (per esempio quando orientiamo la nostra ricerca di fede, come indichi) sia quando ci confrontiamo con gli altri. Se da una parte non possiamo farne a meno, la scienza però ci ha abituato a credere che sia sbagliato, che la verità è data.
Le nuvole stanno in cielo assieme alle stelle e le mani stanno attaccate ai loro palmi: questi "assiomi" non possono essere considerati falsi, secondo un certo critierio. Tuttavia il cielo è relativo a dove ci troviamo, se sto nello spazio non ho sulla testa nuvole e le stelle staranno probabilmente anche sotto i piedi. Se sto usando una protesi meccanica da laboratorio, ho delle mani ma non i palmi. I riferimenti di vero e falso si sgretolano continuamente dentro le parole usate per definirli. Le concatenazioni di causa ed effetto, senza tenere conto delle premesse e dei contesti, cioè rinunciando al processo universale della canonizzazione di un pensiero, per esempio siamo tutti nati da un big-bang o l'evoluzione è la risposta alla nascita dell'umanità, che sono date senza definire cosa sia un "universo" o "l'umanità", permangono come dici giustamente pericolose.

Non possiamo fare a meno di indagare, di sapere, di essere certi di qualcosa per esprimerci, per stare nel mondo e goderne in qualche modo, tuttavia non esiste una garanzia per ciò che sappiamo saputo, non esiste alcuna garanzia se non che (forse) non esiste alcuna garanzia.


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mincuo
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GioCo.
La fede è l'atto di credere.

Tutto il pezzo ruota attorno alle parole "preghiera" e "fede", ma se si legge con attenzione ci si accorge che non c'è "religione".

La preghiera in primo luogo attiene alle religioni. O no?
In secondo luogo ha a che vedere con la liturgia.
La liturgia non è necessaria alla fede.
Ci sono infatti credenti che le preghiere manco le conoscono o se le ricordano. Credente non vuol dire praticante od osservante.
Prima di "spiegare semplice semplice" al volgo, magari consulta un dizionario, o un sussidiario...così magari anche eviti "perle" tipo questa:

Quindi la fede è una scelta di preghiera e per estensione qualsiasi cosa sia banalmente ripetuta sufficientemente spesso, diventa un atto di fede.


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GioCo
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La preghiera in primo luogo attiene alle religioni. O no?
di @mincuo

La preghiera, lo ripeto è "l'atto di raccomandarsi ai Numi", come ho scritto. Anche se ha più significati, come fare domande cortesi, rivolgersi a qualcuno con cortesia. Ma i Numi non sono "Dio" in senso stretto, qui è una bella gatta da pelare da spiegare. Per quello ho sottolineato che Numi significa: la volontà onnipotente della divinità. Ma cos'è la "divinità" oggi?!
Dio per chi ha fede universalista o monoteista, le forze della natura magari per una sciamanica e via così ... quindi Numi non identifica necessariamente una religione, ma una forza interiore che ci spinge da qualche parte, qualsiasi parte, apparentemente a casaccio. Socrate fu giustiziato perché disse che era spinto da un daémon e giustamente i greci lo accusarono di apostasia, di allontanare i giovani dalla religione di Stato Greca, che però non era solo politeista ma pure abbastanza "flessibile", per ciò cosa inquietava i Greci in Socrate, se non si riferiva al divino e si dichiarava fedele alla religione greca? Perchè si riferiva comunque a un Nume, a una forza che ci impone una certa direzione, una logica, un pensiero ed era evidente che non poteva che essere confuso (come fai tu adesso) con il divino. I "binari" del nostro essere, del nostro "carattere", sono o non sono "divini"? Sono dettati da Numi, certamente, ma cos'è un "Nume" se non altro che una volontà che non ci appartiene ma è capace di condizionare la nostra vita in qualche modo?


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GioCo
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GioCo.
Prima di "spiegare semplice semplice" al volgo, magari consulta un dizionario, o un sussidiario...così magari anche eviti "perle" tipo questa:

Quindi la fede è una scelta di preghiera e per estensione qualsiasi cosa sia banalmente ripetuta sufficientemente spesso, diventa un atto di fede.

Per estensione, per estensione significa che se in precedenza e in ossequio all'idea evolutiva, possiamo ritenere che avessimo una dimensione prettamente "religiosa" del vivere quotidiano, oggi non è più così ma "per estensione" non possiamo separare ciò che diamo per scontato da un atto di "fede".
Non mi pareva fosse una stupidaggine, ma comunque era probabilmente poco chiara "al volgo". D'altronde come quelli che tratto di solito, anche questo argomento era abbastanza un tantino "sfida", no?


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