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Georgejefferson
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Da qui

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16541&mode=&order=0&thold=0

Allora.

Questo testo debutta con una assolutizzazione soggettiva
(Cit.) "l'assegnazione ad una terza superiore come l’evento più drammatico"... enfatizzando il rancore personale introducendolo in termini universali.

(Cit.) "Tutto fila relativamente liscio" (nel biennio) minimizza la presa di posizione espressa dopo, nel banalizzare in forma infantile temi importanti:

La droga,

la fame di miliardi di persone ( lo slogan "fame nel mondo" e' un classico da cabaret)

e l’emancipazione-della-donna-nella-moderna-società-occidentale. (con i trattini, e questo discorso lo riprendo dopo riguardo alle citate "contingenze produttive").

La chiusa finale del primo paragrafo (Cit.)"corpo studentesco di secchioni e citrulli senza speranza" non e' nemmeno commentabile.

Il concetto successivo riguardo all'ingenuità dei giovani, capaci di commuoversi, viene senza motivo valido stigmatizzato con rabbia, come fosse un sentimento sbagliato a priori ed inteso (quel disprezzo) come verità oggettiva naturale e umana, con la colorita fraseologia sul (Cit.)"lavoro minorile dei miserandi negretti dell’Africa".

l'associazione della inesperienza di sapere geografico con le categorie Kantiane e' senza senso, tranne forse come rinforzo retorico al rancore espresso di cui sopra.

Il "dolce far niente" dei primi due anni e' una ulteriore assolutizzazione di giudizio semplicistica, unita all'altrettanto semplicistico giudizio personalistico su quali siano, o meno, "autori veri". Con tutto il rispetto degli autori del passato, si denigra la consuetudine giovanile di commuoversi (ingenua spesso, senza dubbio, ma associata tout court al "far niente ) di fronte a: (Cit.)"piagnucolose storielline su miserrime femmine musulmane dagli occhi pesti", in confronto allo studio (ovviamente utile, in sè, nella suo particolare scopo specialistico)...delle estetiche narrative , regole di comunicazione sofisticate che classificano, schematizzano, "oggettivizzano" le concettualizzazioni umane.

Sorvolando l'ennesima espressione di rancore in forma poetica (Cit.) "pianti, gli alti lai, il gemente cordoglio" ecc... con annesse offese non proprio idonee per un "vero" professore (Cit.)" somari che ragliano" arriviamo all'indignazione verso i genitori, tutti racchiusi senza distinzione caso per caso e stereotipizzati, cioè etichettati in un unico schema di giudizio (Cit.) "in tenuta da guerra"...velatamente minacciosi" ecc...

La distinzione tra "cialtroni" e "ribelli" (negli studenti) non e' ben precisata, e appare come "tutti", indistintamente, senza riflettere discernimento tra i veramente maleducati e "bambini" da una parte, nei confronti di reali motivi di ribellione ad un modello pedagogico e consuetudine ideologica aggressiva che non sembra mai messo in discussione, facendo di ogni fascio un campo, senza riflessione sui motivi che distinguono gli studenti, descrivendo in un unico calderone i comportamenti che, a prima vista, sono certo giustamente criticabili (Cit.)"scopiazzare, assenteismo, sabotaggio".

Il rinforzo allo stigma senza distinguere arriva con l'esempio induttivo derivante dall'aneddoto (Cit.)"ha copiato dal telefonino".

Il giudizio che compara i docenti (che si distingue giudicando da sè gli ignoranti e calabrache, dai "docenti veri") non ha fondamento di ragione seria, ma riflette una personalissima "visione mondo" stereotipata.

Ritorna il rinforzo ideologico della associazione
nullafacenti =
giovani ingenui commossi da storie di tristezza e disperazione...
e arriviamo al collegamento ad un articolo precedente scatenante polemica, gossip e offese, ma anche argomenti di contenuto che non sono stati minimamente presi in considerazione, ma sembra rimasto un sassolino nella scarpa che ha bisogno di reclamare un riscatto, estrapolando parole e simbolismi senza un criterio serio di analisi, nella critica ricevuta (contenente offese che in sè, sono giustamente criticabili).

L'auto elogio descritto come (Cit.)"apparizione inopinata", e di docente (Cit.)" non improvvisato", cioè espressione "neutrale" senza opinione soggettiva fa sorridere perchè non esiste, tranne quando si ripete a pappagallo una narrazione di un altro senza aggiunte personali, come quando l'unico scopo e' imparare una poesia a memoria.

Ora veniamo al "manifesto" del decalogo numerato.

1)
(Cit.)"La letteratura non è per tutti"
dipende, e' uno slogan, perchè può riflettere fondamento di verità (decisione di non intraprenderla, l' essere poco portati ecc..) ma anche presa di posizione ideologica escludente, che decide a priori (prima) chi può e chi meno, a prescindere dal possibile sviluppo di una persona (quindi classificandola per stereotipi, categorie pregiudiziali razziste).

Il proletariato, che presumo si intenda le classi sociali mantenute meno abbienti ed incolte, non proprio "si e' impadronito", dei vessilli e simboli delle antiche aristocrazie e moderne borghesie (chiamate "il nemico"come rinforzo retorico), semmai ne ha avuto maggiore accesso,ma non in larghissima parte, e "la letteratura, l’arte, la cultura, le scuole, le università" non sono naturalizzabili tout court, quelle evvenute storicamente, come le uniche possibili ontologicamente, (riguardo a contenuto e metodi), ma precisamente "la letteratura, l’arte, la cultura, le scuole, le università"...

PROPRIETARIE in senso autoritario, delle aristocrazie e moderne borghesie, che da sempre ne esercitano il controllo proprietario che lascia libertà solo nel permesso in funzione di protezione di loro stessi padroni. E in quanto determinate storicamente, possibili di trasformazione e miglioramento parziale in istituzioni "includenti" per tutti.

Il potere delle genti contadine e operaie nemmeno e' un assunto valido... (citare il popolo come "massa" serve sempre alla destra per sottolinearne la declinazione negativa auto giudicata a priori, da indurre come "naturale" ed immodificabile), perchè non e' vero per niente che "il popolo" e' riuscito a comandare come lascia indurre questa retorica che in altri contesti ammette (che il popolo e' stato represso) in funzione di stigma ontologico delle moltitudini.

Citare poi le persone del popolo, meno abbienti ed incolte, che :

Cit."non sapendo né maneggiare la letteratura, né innovarla, né tantomeno crearne una propria che fosse presentabile"

Significa decidere a priori (pregiudizialmente) cosa sia,o meno "presentabile" esprimendolo in termini universali, e "dimenticando" di dire, che questa situazione, e' determinata storicamente, e mantenuta, dalle stesse aristocrazie ereditarie e moderne borghesie ai fini di mantenimento del privilegio del potere per loro stessi.

E senza questa specificazione, ne risulta una favolistica naturalizzazione dell'esistente (di ieri e di oggi) occultandone appunto i presupposti storici.

Sorvoliamo sullo stigma sarcastico e bambinesco evidente, del popolo come Cit."carrozza fatata tornata zucca" e la Cit."fata borghese dal bel vestito".

Arriva una cosa giusta, l'insegnante di letteratura oggi e' (spesso) un "funzionario", specie quando riduce complesse vicende storiche nella sua personalissima (perchè giudicata con convinzione come giusta, il giudizio libero nasce come personale, non "oggetto&
quot; uguale per tutti...questa e' per l'utente Makkia) narrazione, comandata dalle classi dominanti.

Il vittimismo per la mancanza della "dovuta eleganza e rispetto", auto decisi a priori denota il rancore verso le reazioni bizzarre, non ragionandole nelle loro diversità, sui perchè, e distinzione tra reali reclamazioni di dignità potenziale contro l'aggressivita dell'ordine costituito, e la semplice maleducazione.

Non deve stupire, dunque, che tali funzionari siano bersaglio di odio feroce (spesso non giusto ed inopportuno) specie quando si naturalizzano le vicende umane col presupposto fisso e ideologico conservatore, espresso come giudizio di verità universalmente riconosciuto (e cosi non e'), solo derivante dal passato, di quel poco che conosciamo Cit."tornano a indossare i sacconi di tela e gli zoccolacci di sambuco che hanno rimarcato per millenni la loro storia" ecc..

2)
Cit."Un vero testo letterario è un meccanismo complesso"
dipende, anche un testo letterario semplice può benissimo essere "vero", specie in quanto la qualità del "vero" e' giudizio umano sempre opinabile e non sempre "fisso" stabilito a priori per tutti.

I giudizi seri che non possono essere colti attraverso una lettura distratta e' verissimo, ma qua siamo di fronte ad una associazione retorica che associa:

La lettura distratta
con
Un testo letterario semplice pregiudicato come "non vero".

Stendiamo un velo pietoso sulla esplicita posizione ideologica classista verso gli "inabili" (decisi tali dal professore tronfio di ego di turno) da relegare a "classe intellettiva secondaria"...legittima posizione, ma crudele ed elitaria (e spesso falsa, quando superficialmente etichetta le persone per stereotipi negandone il potenziale come possibilità di sviluppo, anche in altre specializzazioni in cui possono essere più portati)

Quindi vediamo che la "fama di negriero" può avere contenuti legittimi nonostante la colorita espressione inducente al vittimismo.

3)
Cit."La letteratura non ammette superficialità"

Qui torna la associazione induttiva arbitraria di prima che, ripetiamolo, associa:

La lettura distratta
con
Un testo letterario semplice pregiudicato come "non vero".

Rinforzando questa associazione ideologica con l'aiuto retorico dello stigma (in sè legittimo) dell' infantilizzazione del popolo dei social network, spinta e condizionata appunto dalle classi dominanti egemoni che controllano i mezzi di comunicazione ai fini di controllo e privilegio, con il fare tipico classista del paternalista elitario che dichiara a se stesso (per meglio convincersi) "il popolo non può che essere condotto alla banalità"

L'ultimo paragrafo contraddice tutto l'impianto scritto prima:

Cit. "L’esistenza di una sfera dello scibile sottratta al giudizio sommario istantaneo della comare e del pescivendolo e che richieda la trasformazione di questi ultimi in esseri raziocinanti per poter essere pronunciato"

Perchè presuppone "il possibile" sviluppo culturale del popolo tutto, in contraddizione della "fissazione" ontologica arbitraria del suo essere naturalmente inferiore ben esplicitata fino a qua.

4)
Cit."Il testo letterario ci pone a confronto con un’alterità spesso radicale"

Verissimo, pero c'e' chi interpreta questa cosa in due pesi e due misure (solo quello che piace al narratore e' da indurre con una connotazione positiva e simbolo di "verità", velata ma convincente con la retorica...mentre "altri" testi non graditi, cioè senza il "mi piace" diventano spesso giudicati come "fantasie filosofiche astratte"

Quindi e' giusto non cadere nella soggezione delle sirene intellettuali persuasive, senza un giudizio critico libero e spontaneo, per giudicare da sè.
Che il nostro sistema, i nostri valori, la nostra configurazione sociale, dunque, non rappresentano l’unico mondo possibile...

A parte l'appellativo "nostro" che e'spesso usato simboleggiando per condizionare un senso di "proprietà" a priori, e' una ovvia banalità, come banale e' il fatto che lo stesso principio vale per tutte le culture di ogni sorta, ed il libero giudizio del giusto e sbagliato ne determinano la costruzione di liberà e spontanea personalità.

Non si capisce quale sia qua la funzione induttiva del Boccaccio, perchè il giudizio libero non sta nel conformarsi o meno agli "intenti di Boccaccio", ma se il principio di emancipazione della donna, a pari dignità e rispetto, si ritenga giusto o meno.

Che il fatto che le lotte del movimento femminile nella storia, siano state spesso strumentalizzate da opportunisti (come mille altri contesti di volontà di riscatto) per lo sfruttamento produttivo, e che ancora oggi non sia ben realizzato scatenando faide orrende tra l'universo maschile e femminile, contro una più giusta parità nel diritto e dignità...non inficia per nulla la scelta libera e personale sul fatto di cosa sia giusto o meno.

Specie quando si tenta di ridurre secoli di storia del movimento femminile (con anche le giuste critiche da fare, di opportunismo ed errore) nella macchiettistica espressione di frasi ad effetto piene di rancore Cit."comprensione nelle più intelligenti, indignazione berciante nelle oche mestruate"

Riducendo complessità di lotte e sentimenti e fatti storici, nella sola dimensione decisoria degli opportunisti egemoni (il "codificatore" borghese che tutto comanda)

5)
Cit."La letteratura decentralizza"

E' un primato assolutistico, anche il buon senso personale libero di scegliere "decentralizza", perchè solo i bambini ingenui ed i loro retori possono credere che viviamo in un epoca come Cit."il momento più alto, luminoso e assiomatico dell’evoluzione umana"
I connotati etici legati alle "contingenze" dipende, bisogna vedere caso per caso, ma sopratutto, e' una proposizione che nega di principio la possibilità di giudizio personale di ogni persona, in definitiva trattata e considerata come un burattino automa incapace di scegliere quali connotati etici siano giusti per lui, o meno, riducendo il tutto al solo potere di coercizione delle classe dominanti, quando non sempre e' cosi, e questo dipende anche dalla casta di intellettuali, se solo tutti sempre "funzionari" degli oppressori, o anche qualcuno "maestro" di indipendenza di pensiero.

L'associazione con Marx andrebbe dettagliata un po meglio di poche frasette persuasive riguardo al principio di libertà del popolo.

I valori etici e sociali creduti immutabili non e' da intendere "per tutti" e "oggetto" da conoscere, fuori dal nostro giudizio. Si possono ritenere "immutabili" nella nostra interiorità, per chi decide autonomamente di farli propri perchè giudicati di valore, per se stessi.

Che i "valori etici" siano strumentalizzati dalle classi dominanti e' ovvio. Diversa la "credenza" che essi siano sempre e solo stati "inventati" e decisi come giusti, a fini di sfruttamento ed oppressione.
Questa e' una tesi un po bambinesca e complottista all'estremo non dimostrabile, se non all'ingenuo che si lascia persuadere a "scelgliere" precisi valori e connotati etici che si sviluppano da queste credenze estreme e favolistiche (spesso il cinismo e l'individualismo egoista come sfogo del risentimento)

Non basta l'aneddoto della repubblica fondata sul lavoro per dimostrare la tesi indotta, cioè valori sempre e solo "inventati" a fini di sfruttamento ed oppressione.

P
erchè c'e' la motivazione dell'oppressore opportunista (reale senza dubbio) del lavoro come sfruttamento ai fini di privilegio...e "la scelta" libera di giudicare questo valore come principio che rappresenta la volontà di vivere bene con il proprio impegno e non sullo sfruttamento dell'altro.

Che ci giochino su, sfruttando gli ideali giusti e' pacifico, e' ovvio, ma non toglie di un grammo la giustezza di quel principio ( di impegnarsi con le proprie capacita e non sulle spalle degli altri) che chiunque può fare proprio per libera scelta.
Purtroppo capita spesso, di decidere di "sfruttare l'altro" perchè ci si convince che sempre...e comunque, quei valori sono falsi a priori e usati SOLO in funzione di sfruttamento.

6)
Cit."La letteratura è memento dell’impermanenza"

Questo e' apprezzabile, dal mio punto di vista, specie se si sottolinea per bene che "ANCHE" le idee determinano, in un divenire di alternanza tra condizioni materiali che determinano, ed idee che fanno altrettanto, ed enfatizzando l'una o l'altra cosa e' fuor di senso perchè ci si perderebbe nell'infinito a ritroso, modus descritto con la massima "uovo o gallina"?

Altro discorso il credere che il popolo non possa...non abbia il "permesso" perchè non può per natura, decidere, scegliere, quali valori da praticare come immutabili per sè stessi e pratica quotidiana.
Quindi la letteratura come "messaggero dell'apocalisse" e' una bella frase poetica, ma dipende...sempre dipende. Con valori e ideali decisi come giusti, spesso la letteratura (quella giudicata a livello personale come portatrice di giudizi sbagliati) si attacca al kaiser dell'apocalisse.

7)
Cit."La letteratura costringe a crescere"

Non si capisce chi sarebbe quel "moccioso" che "vuole imporre" al giudizio dello scrivente, se le decisioni di giudizio sono decise per se stessi e non imposte (ognuno ha diritto ad esprimere le proprie opinioni ecc...) non c'entra nulla "il moccioso", a meno che dichiarare per partito preso che chiunque "osi" mettere in dubbio la sacra letteratura nei suoi giudizi di valore, sia da considerarsi moccioso.

Cit."La letteratura che ci costringe ad abbattere le strutture mentali candide e rudimentali della nostra infanzia e ad elaborarne continuamente di nuove e più complesse dipende"...non e' una cosa assoluta, e' legittimo "fissare" nel proprio intimo,nel limite del possibile, il giudizio che si ritiene giusto e migliore, per tutto l'arco della propria vita, nonostante il mondo possa prendere pieghe barbare ed incivili come purtroppo spesso e' successo, quel mondo che considera inciviltà e barbarie come "crescita e maturazione", almeno dal mio punto di vista.

E capire questo e' sicuramente strada di maturità.


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Georgejefferson,
ieri per molto, moltissimo meno, Tao mi ha cassato un post sul GrandeFratello, le consiglio di farne copia, non si sa mai!! ❗ 😉

Mi complimento per la puntigliosa analisi in cui si è prodotto circa l'articolo in home, ma una cosa mi lascia sbigottita: il suo richiamare makkia.
Avete dei trascorsi kilometrici sterili, dal mio punto di vista, e ciò nonostante continua a soffermarsi sull'utente citato che particolarmente occhiuto resta per me un replicante, insignito forse di laurea in giurisprudenza o quasi o comunque similare. 😉


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Georgejefferson
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Grazie.

Faro' una nota breve per Makkia.
E' perche' riguarda un tema importante che deriva da un precedente fraintendimento con lui sui principi della personalita', originalita' di idee da non confondere col giudizio.

Oggi o stasera dovrei trovare quell'oretta per correggere meglio bozze e refusi.


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Georgejefferson
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La nota per Makkia e' ricavabile da questo testo allargante la questione scritto di la...

Il fraintendimento nasce quando Makkia mi disse di contraddirmi quando parlavo di "personalissima opinione", e contemporaneamente servilismo verso "il verbo" della autorita', criticando quella "personalissima".

Mi riferisco sempre al giudizio (personale) che puo benissimo coincidere con l'approvazione del "verbo" della autorita',considerandolo giusto.

Confondere la liberta di giudizio, con l'originalita dello stesso, e' alla base del fraintendimento.

Le bozze del testo sopra le correggo domani.

----------

Il sapere non e' tutto comparabile come contenuto. Il sapere umanistico, di scienza sociale, per es.

le motivazioni alla base di eventi storici..

le motivazioni di giudizio nella storia filosofica..

le motivazioni di scopo delle scelte economiche,

le motivazioni iniziali inconscie della psiche nello sviluppo delle scelte di tutti i giorni,

le motivazioni di fondo sentimentali di narrative poetiche

ecc..ecc.. non sono un "oggetto" fisso e "scoperto" in tutto da insegnare, ritenendo la ripetizione a pappagallo come "il sapere".

Non sono saperi come quelli riguardanti l'operativita tecnica in se stessa (semplificando il "sapere" come avvitare una vite nel bullone, fino alla competenza specialistica misurabile con l'esperimento)

Sono "saperi" che esprimono giudizio di altri nel passato, e ripetere a memoria altre interpretazioni di altri ancora (l'autorita') non e' garanzia di verita', l'unica garanzia di verita' e la nostra convinzione interiore, da esprimere e cercarne condivisione, eventualmente, democraticamente.

Ma una persona, e considerata tale dal principio con dignita verso il suo potenziale (alto o basso che sia), deve essere libera. Libera di decidere con il suo giudizio spontaneo e autonomo. E l'insegnamento in questo e' proprio trasmettere fiducia in se stesso e sua liberta di giudizio.Quando questo viene negato dal principio, con esagerata disciplina di negazione di se' come fosse una prassi militaresca di esecuzioni di ordini prestabiliti intoccabili, produce frustrazione, rabbia e risentimento, perche (fin da piccoli) si nega una fiducia a priori verso se stessi.

E magari da grandi si insegna anche, replicando pari pari questo modus operandi violento, divenendo "funzionari" del potere che determina questi diapositivi di controllo.E allora dovrebbe essere un processo, graduale di accompagnamento, alla liberta del suo giudizio (dell'allievo) con "amore" in senso lato ovviamente, affettivita, appartenenza ad un condiviso intendere umano della liberta di scelta. Questo non vuol dire assolutamente permettere tutto, non porre limiti, esagerata tolleranza come la destra elitaria (e quella piccola al seguito che scodinzola compiaciuta di una falsa attribuzione di importanza)... cerca di far credere, quando si parla di affettivita di rispetto nei rapporti scolastici (con bambineschi esempi per stigmatizzare col romanticismo indantilizzato banalizzando la questione).

Significa educare la persona a non aver sempre bisogno della testa di un'altro per giudicare con buon senso, e magari dibattere, alla fine di un percorso, giudizi che si criticano a vicenda (tra maestri e allievi) e non importa se un giudizio "deciso" come giusto sia simile o uguale a quello di un altro, non e' l'originalita di pensiero che rende autonoma una personalita, ma la sua liberta' di esprimersi, decidere scelte ed interagire dentro di se', senza soggezione (nel limite del possibile) senza coercizione psicologica con la paura e rigore esagerato. Fermo restando la giustezza della disciplina e rigore, ma non debordanti troppo da una certa misura.


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Famed Member
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come avvitare una vite nel bullone,

Non vite ma dado, discettare sull'universo mondo e confondere una vite con un dado.....????? ❓ ❓ ❓ ❓
A questi errori sono soggetti gl'intellettuali tipo il Grande Fratello. che di empirismo sono completamente digiuni. 😯 😕 😯


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Georgejefferson
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Fatto, adesso dovrebbe essere più leggibile, anche se sicuramente non perfetto.


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