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Contro la meritocrazia

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MatteoV
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Quello della meritocrazia è un mito del capitalismo che diventa uno slogan politico buono per tutti i partiti. Ne ha fatto un vessillo la stampa con i suoi giornalisti di punta che periodicamente lanciano campagne per chiedere “più merito”; gli economisti ne esaltano le presunte virtù salvifiche per l'economia e i politici ne promettono ad ogni comizio. Ne è stato promotore Renzi che ha ripetuto queste due parole, “merito” e “meritocrazia”, in modo quasi ossessivo nel corso della sua ascesa politica.
L'istanza della meritocrazia è semplice: gli incarichi direttivi siano affidati ai più capaci! Siano premiati i migliori! La scuola selezioni gli allievi più meritevoli! Si faccia questo e tutto andrà per il meglio!
La parola meritocrazia è in realtà sinonimo di un'altra, che i suoi alfieri preferiscono non usare: aristocrazia. Aristocrazia significa proprio “governo dei migliori” e indica una società in cui il potere è affidato agli individui considerati più validi. Un'aristocrazia non deve essere per forza ereditaria, come anche lo è stata in passato, ma può essere anche elettiva, o, infine, meritocratica, cioè selezionante sulla base di alcuni sistemi di valutazione. La meritocrazia è la forma moderna di aristocrazia. Forse l'unica differenza tra quella attuale e quella antica è che mentre quest'ultima premiava di più il coraggio e le virtù morali, la meritocrazia ha un'accezione quasi esclusivamente tecnica, mira cioè a valutare le abilità professionali degli individui e il loro rendimento indipendentemente dal loro profilo psicologico... [CONTINUA]


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fuffolo
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La meritocrazia è più utopistica del socialismo perchè è veramente estranea alla natura umana


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Ci stanno due problemi di fondo sulla questione della meritocrazia.
Che è indispensabile ma appunto, senza affrontare questi due nodi, diventa aristocrazia che finirà inevitabilmente per trasformarsi da selettiva a quasi totalmente ereditaria o quantomeno confinata a un gruppo che diventerà irreversibilmente egemone (il che in un tempo abbastanza breve porterà a snaturare gli stessi criteri meritocratici).

1) chi sceglie i meritevoli? Anche "come si scelgono", infatti l'articolo parla della inefficacia e imprecisione della valutazione del QI.
È ovvio che se chi sceglie fa parte dell'aristocrazia lo farà in base agli interessi del suo gruppo usando metodi che tenderanno a confermare la preminenza di quel gruppo e - indirettamente - a inculcare nella mentalità dell'intera società l'idea che è necessario che ci sia un gruppo egemone.
Quale?
Quello di chi sceglie.

2) il "talento" più importante per una persona è la sua capacità di relazione con gli altri. A diversi livelli, fino a quello più "alto" che è la capacità di comando.
Questo presuppone orgoglio (superamento del senso di soggezione sociale) e consapevolezza. Sono necessari per prima cosa un ambiente familiare dove orgoglio sociale e consapevolezza siano parte del "capitale" di famiglia e occorre una consuetudine fin dalla giovinezza con le persone (coetanei e adulti) delle classi sociali almeno di livello medio alto.
È evidente quindi che il QI in un contesto simile non ha più la funzione di selezione ma di "conferma" perché l'intelligenza da sola è impotente e finirà per essere asservita o nel migliore dei casi cooptata da quelli che hanno le più elevate capacità di relazione e/o comando ossia due qualità che si acquisiscono solo partendo da una situazione avvantaggiata rispetto agli altri (cioè si nega a priori la possibilità di autentica meritocrazia).

Quindi se si parla di meritocrazia bisogna innanzitutto parlare di scuola.
La scuola deve essere solo pubblica e i ragazzini devono andarci in divisa (non divise militari, devono essere vestiti tutti uguali).

Se dici queste cose arrivano i nugoli di moscerini a sfracassarti le palle quindi uno le dice solo qui e si risparmia le scocciature.


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La meritocrazia è più utopistica del socialismo perchè è veramente estranea alla natura umana

Stante l'attuale situazione sociale sono d'accordo con la sua dichiarazione, però c'è sempre la possibilità di cambiarla, la socialità, solo le montagne, e nemmeno queste, stanno ferme. 😉


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Posto che per me la meritocrazia è solo la scusa per far passare il concetto che se non si è "meritevoli" è giusto avere meno diritti di altri, credo che al riguardo un'analisi eccellente sia stata fatta sul blog Il Pedante.
ilpedante.org/post/appunti-di-meritocrazia
Ne incollo di seguito i primi 3 paragrafi.

La meritocrazia è il governo - e per estensione, il primato civico - dei meritevoli. Chi sono i meritevoli? E che cos'è il merito? Definirne le qualità è un esercizio certo possibile, ma epistemologicamente improduttivo. Perché il merito esprime un giudizio, non un criterio di giudizio.

Lo ripetiamo: il merito esprime un giudizio, non un criterio di giudizio. I meritevoli sono cioè coloro che si è già deciso essere tali, secondo canoni di valutazione che precedono l'invocazione meritocratica e non ne sono pertanto causati. Sicché premiare il merito non è altro che premiare ciò che è bene, o meglio, o encomiabile, secondo il preesistente e inespresso criterio di ognuno. La meritocrazia piace a tutti perché offre a tutti la promessa di un mondo perfettamente regolato secondo le proprie, personalissime, scale di valore. E continua a piacere proprio perché non mantiene la sua promessa - né può farlo, a pena di accontentare pochi per scontentare molti. È, la meritocrazia, come la locandiera del Goldoni: seduce tutti perché non si concede a nessuno.

Se ciascuno è singolarmente in grado di esprimere il proprio standard di merito, accade anche che ciascuno ritenga se stesso meritevole: per capacità personali, potenzialità inespresse (per via, ça va sans dire, della mancanza di meritocrazia), o più semplicemente perché ce l'ha messa tutta. Il miraggio della meritocrazia naufraga così ulteriormente nella sua stessa seduzione: non solo perché inconciliabilmente disseminato tra i suoi celebranti, ma anche perché, garantendo indistintamente la gratificazione di tutti, non può realizzare la sua missione selettiva e premiante.


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Da Google: "meritocrazia
me·ri·to·cra·zì·a/
sostantivo femminile
Sistema di valutazione e valorizzazione degli individui, basato esclusivamente sul riconoscimento del loro merito: caratteristico della società liberista."

Ma con la generale invidia che c'è in giro temo sia irrealizzabile. :/


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Primadellesabbie
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La meritocrazia é, prima di tutto, un metodo, e noi viviamo nell'epoca dei metodi, che hanno il vantaggio essenziale di sollevarci dalla responsabilità.

Poi, siccome non funziona in sé, ed é impossibile da seguire per la difficoltà di fissarne i criteri e le modalità di applicazione, consente discussioni infinite ed inconclusive nella ricerca delle ragioni che spieghino i disastri che ne derivano.

Il ponte é caduto, ma il progettista aveva tutti i titoli in regola! I timbri erano al loro posto! Sarà stato il cemento? L'imperizia del capomastro? Avrà comperato la laurea? Le condizioni climatiche? Il malocchio?

L'importante é non mettere in discussione il metodo, la cui applicazione ci sembra ineludibile, ci soddisfa e ci trova d'accordo perché ci fa assomigliare a delle macchine.

E noi viviamo nell'epoca delle macchine...

Che, rispettando le regole di un metodo, un idiota possa trovarsi a maneggiare un bisturi o a pilotare un bastimento, non lo vogliamo ammettere nonostante ne abbiamo esperienza, accada di frequente e lo sappiamo benissimo tutti.

E non si aggiusta "mettendo a punto" il metodo, siatene certi. É l'idea stessa di "metodo" che é assurda.

Ed é proprio applicando sconsideratamente dei metodi che ci siamo allargati fino a metterci in un mare, di guai dai quali non usciremo se non pagando un prezzo enorme.

Riflettere!


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PietroGE
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Eh già. Siccome il QI non è un metodo privo di lacune e la meritocrazia è sinonimo di aristocrazia, aboliamola questa meritocrazia! A cominciare dal voto scolastico per passare al periodo di prova nell'impiego poi ai concorsi ecc. ecc. Alla fine la gente su chiederà perché sgobbare sui libri se tanto tutti prendono lo stesso voto, se ai ministeri ci vanno solo i raccomandati dai politici o dai mafiosi. Non parliamo poi della sanità. Al Sud primari e direttori delle ASL sono scelti dai mafiosi per cui la gente che vuole una assistenza sanitaria decente si deve mettere in macchina caricare il malato e cercare di trovare un posto in qualche ospedale del Nord.
In un certo senso siamo anche fortunati a non avere centrali nucleari. Con l'abolizione della meritocrazia sai quanti casi Chernobyl avremmo avuto?
Il ponte è caduto perché l'appalto per il ponte se lo è comprato la criminalità organizzata, ha fatto lievitare i prezzi, ha messo materiale scadente, ha intascato i profitti e li ha portati all'estero dove sono stati riciclati da gente selezionata attraverso la meritocrazia oltre che la lealtà mafiosa. Perché loro alla meritocrazia ci credono.


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PietroGE

Ma parti per la tangente da solo?


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Primadellesabbie
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Inoltre, il ricorso all'applicazione di un metodo consente, come il cambio automatico nei suv, a persone che mai sarebbero in grado, di praticare, o anche solo di avere un'opinione, in un certo campo o su un certo argomento, di prendervi parte ed esercitare, perfino da protagonisti, incasinando tutto e tutti.

Alzi la mano chi non se ne é mai reso conto!


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PietroGE
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PietroGE

Ma parti per la tangente da solo?

Ma quale tangente, Vai a vedere quanti professori universitari si portano in Università o addirittura in facoltà moglie e figli come professori, ordinari o associati. La gente qualificata va a cercare un lavoro all'estero perché sa che in questo Paese regna il nepotismo e la mafia. e non mi pare che siano pochi. La meritocrazia sarebbe la rivoluzione in questo Paese dove si cerca di cambiare tutto per cambiare niente, altro che aristocrazia. Le start-up che hanno fatto la fortuna degli americani qui sarebbero impossibili


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PietroGE

Ma parti per la tangente da solo?

Ma quale tangente, Vai a vedere quanti professori universitari si portano in Università o addirittura in facoltà moglie e figli come professori, ordinari o associati. La gente qualificata va a cercare un lavoro all'estero perché sa che

in questo Paese regna il nepotismo e la mafia. e non mi pare che siano pochi. La meritocrazia sarebbe la rivoluzione in questo Paese dove si cerca di cambiare tutto per cambiare niente, altro che aristocrazia. Le start-up che hanno fatto la fortuna degli americani qui sarebbero imili

Ho capito, va bene, sto solo dicendo che secondo me i test del QI non sono molto utili.


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Georgejefferson
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Questo me lo appunto perchè e' un'articolo bellissimo, proprio ben fatto, ma anche perchè, come spesso succede, manca sempre un tassello in questi discorsi. L'intervento di Persicus e' altrettanto stimolante ma, non sono proprio d'accordo su tutto, almeno le tesi di fondo non sono chiare, e andrebbero spiegate meglio. (Prima apre un'altro discorso ancora, cioè la critica al metodo in sè come prassi storica, e allargheremmo parecchio gli argomenti).

Basti dire comunque che il tassello che manca e' sempre la chiarezza negli scopi...non ha nessun senso parlare di merito senza delineare verso quali scopi, e se condivisibili, quanto, poco, tanto ecc...l'articolo di Matteo lascia trasparire la visione sua, e non solo sua, proprio della sinistra (al meno per come la vedo io), e lo si capisce meglio leggendo quel paragrafo finale altamente "meritevole".

I vestiti uguali a scuola e' una questione irrilevante, anzi, per certi versi anche criticabile, dovrei articolare meglio e adesso non ho tempo.

L'articolo del pedante (prima o poi riuscirò a trovare il tempo di andare a trovarlo, ma prima passo da dezzani)...e' molto stimolante anch'esso, ma e' migliore quello di matteo, non perchè più sintetico, ma perchè, almeno un po, delinea chiaramente la preferenza sugli scopi (da cui poi dare il senso al "merito"), che ovviamente, li ritengo più giusti di altri. Il pedante critica abbastanza bene (a parte le contraddizioni, che non si accorge di scrivere) ma non prende tanto posizione sugli scopi, non e' chiaro e quindi e' un po irrilevante al dibattito. Fermarsi alla critica e' un lavoro a meta.


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Georgejefferson
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Riguardo al paragrafo finale dell'articolo di matteo, che ho nominato, mi riferisco a quello di Young ovviamente. Tenendo conto del contesto dei tempi (anni 50, dove parlare di società senza classi, a parte le semplificazioni denigratorie, non era uno scandalo), lo copio incollo anche qua perchè molto valido, notiamo come delinea bene, dal suo punto di vista, gli scopi più giusti, la pluralità, quindi la critica all'esistente e' riferita all'arbitraria imposizione di criteri di giudizio riduttivi della persona umana:

https://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Young_(scrittore)

"La società senza classi sarà quella che avrà in sé e agirà secondo una pluralità di valori. Giacché se noi valutassimo le persone non solo per la loro intelligenza e cultura, per la loro occupazione e il loro potere, ma anche per la loro bontà e il loro coraggio, per la loro fantasia e sensibilità, la loro amorevolezza e generosità, le classi non potrebbero più esistere. Chi si sentirebbe più di sostenere che lo scienziato è superiore al facchino che ha ammirevoli qualità di padre, che il funzionario statale straordinariamente capace a guadagnar premi è superiore al camionista straordinariamente capace a far crescere rose? La società senza classi sarà anche la società tollerante, in cui le differenze individuali verranno attivamente incoraggiate e non solo passivamente tollerate, in cui finalmente verrà dato il suo pieno significato alla dignità dell'uomo. [...] Il bambino, ogni bambino, è un individuo prezioso, e non soltanto un potenziale funzionario della società. Le scuole non devono essere vincolate alla struttura occupazionale, non debbono limitarsi a fornire individui idonei a svolgere le mansioni considerate importanti in un particolare momento, ma debbono dedicarsi a incoraggiare lo sviluppo di tutte le qualità umane, siano o non siano queste del tipo richiesto da un mondo scientifico. Alle arti e alle abilità manuali deve essere dato altrettanto risalto che alla scienza e alla tecnologia. (M. Young, L'avvento della meritocrazia, Edizioni di Comunità, Roma, 2014, pp. 194-195)."


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fuffolo
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Prescindendo dalla natura o funzione del criterio del merito, comunque evanescente ed ipocrita per come utilizzato.
La questione prima di tutto è esistenziale, la tua vita ed il tuo tempo valgono quanto il tempo e la vita degli altri.
Se sei bravo e capace giustamente puoi aspirare a fare il "capo" e farai del bene alla società (collettività per i mangiapreti).
Ma ciò non basta a farti diventare più uguale degli altri, sei anche tu come sugli alberi le foglie
Meritocrazia per selezionare chi deve avere "responsabilità direttive" ma non per quanto riguarda le retribuzioni. Essere tra i migliori non giustifica un valore maggiore del tempo e della vita rispetto a chi arriva dopo in "classifica"


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