Credetemi, il meno peggio è Obama

Qualche giorno fa ho scritto in un commento che l'opportunismo di Barak Obama mi faceva venire la tentazione di fare il tifo per John McCain. Mi premuro di chiarire che si trattava solo di una battuta, detta nello spirito ozioso di chi osserva gli eventi senza aver modo di influire su essi; e soprattutto detta in una zona del mondo dove gli sviluppi della politica americana si ripercuotono in maniera indiretta e attutita. Sono sicuro che non vi è angoletto del pianeta, dal Medio Oriente all'America Latina all'Asia centrale, in cui la gente che sta ricevendo i benefici dello spirito missionario USA nell'esportare democrazia e diritti umani non preferirebbe mille volte Obama e i democratici, piuttosto che McCain e i repubblicani.

E in ogni caso, dissento da chi crede che l'uno o l'altro faccia poca differenza. Se penso alla Colombia - la chiave di volta dell'interventismo USA in Sudamerica - e alle infinite difficoltà che sta incontrando in queste settimane Alvaro Uribe, lo scenario di una Casa Bianca alla quale si trasferisca l'atteggiamento di freddezza verso Bogotà del Congresso a maggioranza democratica (che ha portato al congelamento del Trattato di Libero Scambio e a una rimodulazione degli aiuti finanziari del Plan Colombia a favore di progetti sociali e a scapito delle spese militari) segnerebbe quasi certamente la fine del narco-para-presidente.

Faccio questa precisazione per via delle immagini della Convention repubblicana, in cui l'evidente rinuncia di McCain a costruire per sé e il partito repubblicano un'immagine alternativa al bushismo, si combina alla figura di Sarah Palin e alla determinazione - di cui essa è sintomo - di cavalcare con ancor più decisione tutte le componenti psicopatiche della società statunitense.

Del resto, ammettendo che John Mccain sia un personaggio politico più lucido dell'immagine sguaiata che sta dando di sé in questo scorcio di campagna elettorale, cosa potrebbe mai fare alla Stanza Ovale, condizionato dal voto del fondamentalismo evangelico, e costretto a gestire una fase di recessione in cui gli elementi di leadership dell'economia USA dipendono sempre meno dalla qualità di beni e servizi e sempre più dalla capacità di imporre un controllo manu militari dei mercati internazionali?

Del resto da qui a qualche settimana assisteremo all'October Surprise, il regalino avvelenato che i repubblicani fanno sempre ai candidati democratici nell'anno elettorale. I casi più famosi furono i contatti tra Nixon e il presidente del sudvietnam Thieu, nella campagna del 68, per far fallire la Conferenza di Pace di Parigi e strappare a Lyndon Johnson il merito di un'accordo che ponesse termine alla guerra (con un sovrappiù di altri 20.000 soldati nordamericani morti); e i contatti nell'80 tra l'entourage di Ronald Reagan e la cupola khomeinista a Theran per mandare a vuoto i tentativi di Carter per un rilascio degli ostaggi dell'ambasciata attraverso la via diplomatica.

L'unico dubbio se vi sarà un'October Surprise dipende solo dalla possibilità che l'attacco all'Ossezia del Sud inaugurasse quest'anno la August Surprise, per la coincidenza con i giochi olimpici che serviva - così ci si illudeva - a legare le mani di Mosca. Ma data la magra riuscita di Saakashvili non vi è affatto di che stare tranquilli. Chi può augurarsi che le presidenziali siano vinte da questa associazione a delinquere?

PS. Leggo che Sarah Palin ha affermato nel suo discorso di ieri che i soldati USA in Iraq sono lì "in missione per conto di Dio". Abbiamo almeno questo in comune io e lei, siamo fanatici dei Blues Brothers.

Gianluca Bifolchi
Fonte: http://achtungbanditen.splinder.com
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4.09.08