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Crisi di Gaza provocata per accelerare in Siria?


marcopa
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Un ipotesi simile e' nell' articolo di fondo di oggi del Messaggero che ho riportato nel post successivo

La scorsa settimana si sono incontrati al Cairo i ministri degli esteri della UE e della lega Araba......

Approfittando dell' interesse generale concentrato su Gaza oggi sono uscite notizie gravi sulla Siria che per ora sono passate quasi completamente inosservate:

L' Italia avrebbe riconosciuto la Coalizione nazionale Siriana come legittima rappresentante del popolo siriano. Così avrebbe detto Monti ma credo che su questo debba pronunciarsi il Parlamento.

a questo link:

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=53973

Nel frattempo invece alcune grosse brigate islamiche che controllano territori nel Nord della Siria attorno ad Aleppo hanno detto di non riconoscere alcun coordinamento, neppure la neonata Coalizione, se non propongono uno stato islamico.

a questo link:

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=53963

Tutto questo si puo' trovare con difficoltà ricercando con google, e' riportato solo da brevissime notizie di agenzie di stampa.

Dobbiamo fare il possibile perchè queste notizie escano, ma teniamo di conto che la crisi di Gaza nasconde la Siria e potrebbero approfittare per fare passi che in un altro momento sarebbero più visibili e contestabili.

Sul Messaggero di oggi l' articolo di fondo spiegava che la crisi di Gaza poteva essere provocata volontariamente per fare in Siria alcuni passaggi. Ma forse il giornalista ha sbagliato la direzione di questi passaggi, che non vanno verso un disimpegno dalla guerra civile, come ipotizza l' autore dell' articolo di fondo, ma vanno verso una accelerazione veloce della guerra civile.

Marcopa


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marcopa
Illustrious Member
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Gaza, a chi serve questa crisi
di Ennio di Nolfo

ROMA - Non esiste una mano misteriosa e potente che orienti ciò che accade in questi giorni tra Israele e Gaza. Tuttavia un aspetto sorprendente affiora. Da quando la crisi è iniziata, un sinistro silenzio è sceso su ciò che accade in Siria.

Ma in Siria il presidente Assad continua, ora indisturbato, lo sgretolamento delle forze ribelli e a poco per volta recupera il suo potere. Il che corrisponde all’interesse di tutti i suoi vicini (salvo, forse, l’Iran), poiché nessuno di loro desidera che la guerra civile siriana dilaghi oltre i confini, con effetti imprevedibili ma dirompenti.

È possibile collegare questo silenzio con la crisi israelo-palestinese? Diversi motivi inducono a pensarlo. Il collegamento avviene in modo indiretto ma politicamente assai chiaro. Due infatti sono le possibilità: o la crisi israelo-palestinese prelude a una guerra vera e propria; oppure essa verrà risolta con un compromesso non dissimile da quelli che costellano la situazione di quei luoghi.

Se l’ipotesi di una crisi che porti a una guerra vera e propria è fondata, allora tutta l’argomentazione sin qui svolta perde senso poiché si aprirebbero scenari nuovi e tutto ritornerebbe in gioco. Ma se la crisi avrà termine, entro pochi giorni (o poche ore) con un compromesso, allora l’interpretazione di ciò che avviene tra Israele e Gaza cambia. L’interpretazione di ciò che avviene come una colossale operazione concepita per allontanare l’attenzione internazionale da ciò che accade in Siria, cioè il collegamento ipotizzato nelle righe precedenti, acquista un valore innegabile.

Il punto di partenza di questa ipotesi è molto semplice. Nessuno, nemmeno Israele e l’Iran, ha interesse a che il Medio Oriente sia oggi sconvolto da una guerra che travolgerebbe tutto poiché tutti i paesi dell’area, oltre a quelli della sponda meridionale del Mediterraneo, hanno disperato bisogno di tranquillità, per risolvere il problema del consolidamento delle nuove forze politiche dopo la cosiddetta primavera araba.

Hanno bisogno di pace soprattutto i maggiori Paesi coinvolti nelle questioni mediorientali: la Turchia, l’Egitto e gli Stati Uniti. La Turchia, perché una crisi generale si estenderebbe proprio alla Siria e rinnoverebbe il rischio di una sollevazione dei curdi turchi (e iracheni); l’Egitto, perché il nuovo governo deve fronteggiare delicati problemi di composizione politica ma soprattutto deve consolidare la propria posizione internazionale, che in gran parte dipende dagli aiuti economici che, in termini più o meno declamati, giungono dagli Stati Uniti; gli Stati Uniti, infine, poiché l’area è stata sinora una parte del loro sistema di controlli internazionali e una crisi bellica li costringerebbe invece a prendere posizioni drammatiche rispetto a Israele, all’Iran e a tutto il mondo arabo, proprio nel momento in cui il governo di Washington è concentrato nella costruzione di una nuova politica di contenimento della Cina nel sud-est asiatico.

Sicché scontri, scambi di missili, vittime numerose, ma inferiori per numero a quelle di scontri passati, armamenti più avanzati, debbono essere considerati con estrema prudenza, con durezza di linguaggio, come è abituale per tutto ciò che riguarda la presenza di Israele in quella parte del mondo, ma senza che le parole o gli scontri limitati si spingano sino a una guerra aperta, cioè si spingano alla determinazione israeliana di attaccare massicciamente la Striscia di Gaza.

Ciò corrisponde a quanto il premier turco, Erdogan, ha detto con chiarezza nel corso della visita di venerdì scorso al Cairo: «Se la Turchia e l’Egitto si terranno uniti, allora tutti alzeranno canti di pace nella regione. E se noi restiamo uniti, questa regione non sarà più dominata dal dolore e dal pianto». Parole che Issander El Amrani, uno studioso che guida il gruppo degli Arabisti, anch’egli in visita al Cairo, confermava nella notte tra sabato e domenica, quando diceva: «Ho visto e sentito un gran discorrere qui della necessità di fare qualcosa poiché esiste una collettiva responsabilità araba di agire… Ma nessuno ha proposto qualcosa di concreto». Non si tratta di volenteroso ottimismo, ma di scelta tra mali minori e mali maggiori.

Lunedì 19 Novembre 2012 - 08:55

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/gaza_commento/notizie/232606.shtml


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