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Cubatura zero


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Post: 33516
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(Tre anni fa, per il Padiglione italiano della Biennale di architettura di Venezia curato da Luca Molinari, scrissi questo appello che ho la sensazione sia – mai come in questi giorni, purtroppo – ancora attuale.)

Non esiste un solo ettaro in Italia di natura “naturale”. È bene non dimenticarcelo. Il paesaggio italiano, dalle Alpi fino a Lampedusa, è stato tutto modificato, manipolato, disegnato dall’uomo. Che sia nei suoi centri storici, o nelle metropoli, che sia nelle valli impervie o lungo le spiagge, l’Italia intera è come una sorta di tela, di progetto a dimensioni iperterritoriali. Super Land Art. La differenza quindi non sta nel sogno bucolico di tornare a una natura che non abbiamo mai conosciuto per davvero, ma nella consapevolezza che questo paesaggio antropizzato – che per millenni ha saputo trovare un equilibrio fra le esigenze di chi lo abitava e il rispetto per il ciclo delle stagioni – ha subito nell’ultimo secolo troppi shock, troppi strappi nella tela. Il bosco di castagni è economia tanto quanto la centrale idroelettrica, ma è anche paesaggio, scrittura materiale del territorio. Occorre cambiare la prospettiva economica, comprendere che lo sviluppo, di per sé, non può essere infinito perché il territorio a disposizione è finibile. Anzi: è ormai finito.

La sostenibilità è uno dei mantra dell’architettura del nostro inizio millennio. Ma che significa, in pratica? “Chilometro zero”, “emissione zero” (spero non “tolleranza zero”!), e poi? Una visione dell’Italia del futuro che non comprenda che il tema vero dovrà essere la “cubatura zero” è una visione ancora legata al narcisismo puerile dell’idea di moderno. Sappiamo che la popolazione nazionale comunque crescerà, anche grazie alle forze nuove che vengono dalle epocali immigrazioni globali. Ma dobbiamo abbandonare il mito devastante, e in fondo piccolo borghese, della frontiera (mito importato, imposto, deleterio). La sfida autentica sarà costruire senza neppure rubare un solo metro quadrato di territorio agricolo, di costa, di argine, di declivio. La cubatura zero è un imperativo morale.

Oggi 100 metri quadrati al minuto di Pianura Padana vengono cementificati nel nome delle magnifiche sorti e progressive. E gli ettari di abusivismo edilizio spalmati per l’intero stivale neppure si contano. Tutto ciò non si può più sostenere, è un suicidio simbolico, artistico e materiale. La tela dell’opera d’arte globale che è l’Italia ha bisogno di ricuciture degli strappi, di attenzione, di cura. Ecco la sfida per la nuova generazione di architetti: censire, discernere, conservare. Ma anche approntare cancellature nel palinsesto, non avere paura a demolire e riprogettare intere parti del territorio, riedificare meglio e con maggiore consapevolezza le nostre città. Contraendo, piuttosto che invadendo, modificando abitudini di mobilità privata, ridisegnando gli spazi metropolitani, estendendo le superfici dedicate all’ambiente.

Il lavoro è enorme. Riqualificare le coste, dalla Liguria alla Calabria, demolendo chilometri di inutile edilizia di scarsa qualità, seconde, terze case sfitte e decrepite; ridefinire e consolidare gli argini e i letti dei nostri fiumi, riforestare i crinali contenendo i dissesti idrogeologici, liberare la Brianza dallo sprawl indifferenziato, bonificare la Terra di Lavoro dalle discariche abusive tossiche , etc. etc.

Tecnologia e green economy. Non per un romantico approccio arcadico, ma per vieto interesse. La natura può fare a meno di noi. Noi, se vogliamo sopravvivere, non possiamo fare a meno della natura.

Gianni Biondillo
Fonte: www.nazioneindiana.com
4.06.2013


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claricola
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Post: 91
 

Parole sante in contrasto sia da chi vuole cementificare tutto ma anche da chi pensa che l'Italia debba assomigliare al Canada...


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Primadellesabbie
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Registrato: 2 anni fa
Post: 5039
 

Questa potrebbe essere, per il Paese, la nuova frontiera, ci sarebbe lavoro per decenni a venire.

Lo penso da molto tempo, ma non credo di essere il solo.

Equivarrebbe ad una quantità di ponti sullo stretto e desterebbe un incredibile interesse internazionale, potrebbe proporre un made in Italy dalle potenzialità sorprendenti. Potremmo finalmente mostrare di cosa siamo capaci.

Ci vogliono, però, gli uomini, le idee, le leggi, la mentalità e una serrata guerra ai pregiudizi e agli interessi dei soliti e onnipresenti profittatori e all'affollarsi di impiccioni di tutte le provenienze. Uno sforzo di queste proporzioni, potrebbe depurare l'ambiente da pseudo politici, burocrati...

Si deve anche ricordare che si può anche copiare dagli altri, si possono copiare leggi, sistemi organizzativi e tutto quanto valga la pena. Non é un delitto copiare: la ruota é stata inventata una volta sola!


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Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

Proverei ad inquadrare il problema anche storicamente: l'Italia è sempre stato un territorio nel quale le risorse sono sempre state scarse in relazione al modello economico e produttivo ed alla popolazione presente. Fin quando è stato possibile ed il modello produttivo lo permetteva, si è trovato un equilibrio, vuoi attraverso l'antropizzazione delle terre, vuoi attraverso l'imperialismo per conquistare nuovi territori, vuoi per le crisi economiche e sociali che diminuivano la popolazione, o attraverso l'emigrazione.
Con la rivoluzione industriale si è prima ricorsi all'emigrazione (ricordo che dal 1890 al 1920 dall'Italia se ne andarono 9 milioni di persone, una nazione come l'attuale Portogallo o Grecia...) ma ora non è più possibile, almeno non a quei livelli. In più con il "progresso" lo sfruttamento del territorio è arrivato alla saturazione.
E qui sta la vera sfida del futuro: cambiare un modello produttivo ed economico esclusivamente orientato alla crescita ed alla creazione di profitto per vivere in armonia nel territorio che abitiamo. Consumare molto meno ma soprattutto produrre molto meno. In una parola: decrescita. Una sfida molto ardua perchè coinvolge la nostra stessa mentalità. La mentalità di chi fa la raccolta differenziata poi pretende che l'investimento in banca gli frutti subito il 10% o chi ha una cieca fiducia nella tecnologia e crede nei suoi miracoli come l'E-Cat o qualcosa che potrà permettere di mantenere il suo livello di vita e consumo. A ben guardare, siamo tutti più o meno tecno ottimisti e crediamo che il problema maggiore di questo secolo, cioè la fine dell'energia fossile a basso prezzo, si risolverà in qualche modo e che si potrà continuare a sostenere la domanda di energia a livelli attuali o anche aumentarla, i gonzi...
Io sono pessimista. Non riusciremo ad affrontere questa sfida e in meno di un secolo la civiltà industriale crollerà, come crollò l'impero romano ed altri prima di lui, come crollarono gli imperi coloniali di Spagna ed Inghilterra o gli ottomani.
A differenza del passato questo crollo sarà più o meno globale (forse in Papuasia non ne risentiranno più di tanto), ma di sicuro l'Italia ci starà dentro fino al collo.


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Raziel79
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Registrato: 2 anni fa
Post: 293
 

Si però la seconda casa a Viareggio è la mia?!?!?!?!? Scherzo (vivo in affitto) era per dire che ci vorrebbe una dittatura altrimenti è un bel casino mettere d'accordo tutti ...


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