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Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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Si scrive “default”, si legge “fallimento”. E’ quanto è stato appena evitato, ma per le borse il re è rimasto nudo nell’equazione elementare Stato = debito statale. La bancarotta degli Stati Uniti: apparsa all’orizzonte con l’ineluttabilità delle notizie che tocca dare, quasi un sogno di mezz’estate che all’ultimo istante deve svanire come il vascello di Pirati dei Caraibi. Invece non è un sortilegio malefico, una chimera da scrollarsi di dosso con un ”non è successo niente”. Stiamo pagando, abbiamo già pagato, pagheremo ancora, anche per quel che è accaduto tra il Congresso e il governo USA. Il presidente Obama ha calato le brache. Questa è la sintesi di quanto hanno scritto i giornali americani. Tutti tagli, non un centesimo in più di tasse, per tirare avanti senza soluzione e senza prospettive di ripresa economica. Per una volta, non siamo tacitabili di sbruffoneria mediterranea, se affermiamo che siamo uguali agli Stati Uniti. Il “New York Times” commenta lapidario: “quest’episodio dimostra l’efficacia dell’estorsione” – altro termine fin troppo familiare. Bastano un tot di quelli che vogliono restare padroni in casa propria, a Monza come nel Minnesota, e il capo della superpotenza democratica finisce per cedere quasi su tutto. Esercitano un potere capace di ricatto, la destra più estrema con il suo elettorato effettivo e potenziale, i media, le agenzie di rating, le istituzioni economiche sovranazionali, le borse. Se vuole farsi avanti qualcun altro, basta guardare al nostro paese, c’è ancora spazio. Intanto, per l’impossibilità provata di governare in modo sovrano, i mercati finanziari, origine del disastro, restano l’unico mistero oracolare da cui tutti pendiamo. Forse, a questo punto, ci sentiremmo più sicuri sulla nave di Capitan Barbossa che non esiste.

Helena Janeczek
Fonte: www.unita.it
2.08.2011


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