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Destra e Sinistra di R.Buffagni

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massi
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Da un commento di Roberto Buffagni postato su: http://ilblogdilameduck.blogspot.it/2016/11/make-italy-great-again.html#comment-form

In effetti e *oggettivamente*, secondo la formula prediletta da Stalin, oggi il clivage principale dello scontro politico non è tra sinistra e destra, ma tra forze favorevoli e contrarie alla UE e all’euro, quali che ne siano provenienza e cultura politica. In linea di principio e in un mondo migliore, la strategia del superamento del clivage destra/sinistra e della costruzione di un’alleanza – o addirittura dell’integrazione in nuovo partito – tra forze politiche provenienti da sinistra e da destra, allo scopo di uscire dall’eurozona e di riappropriarsi della sovranità nazionale alienata alla UE, sarebbe la più adeguata alla fase politica.

Peccato che secondo la mia valutazione – che può, beninteso, essere sbagliata – in Italia l’edificazione di questa alleanza è impossibile in tempi politici prevedibili (5-10 anni); non solo, ma il tentativo di crearla può rivelarsi gravemente controproducente.

Una forza politica che – pur tra limiti e contrasti interni – da anni si sta trasformando per superare il clivage destra/sinistra ed opporsi efficacemente a UE ed euro è il Front National di Marine Le Pen. Sinora, la riconversione strategica ha avuto successo, tant’è vero che il FN è il primo partito di Francia, e Marine Le Pen ha la reale possibilità di vincere le presidenziali del 2017. Il Front National, nato da Vichy e dall’OAS contro il gaullismo e de Gaulle, ha oggi una linea gaulliana, cioè a dire una linea politica patriottica che difende insieme l’interesse nazionale e l’interesse dei ceti popolari (il FN oggi si prende il voto operaio che fino a poco fa andava a sinistra). Questa metamorfosi ha dovuto innestarsi su una solida base di nazionalismo “di destra”, per il fatto elementare che il nazionalismo “di sinistra”, che pure in Francia c’era, è stato cancellato dall’adesione della sinistra alla UE.

In Italia, purtroppo, una riedizione come che sia aggiornata dell’esperimento FN è impossibile – almeno per un’ “ora” nient’affatto breve – perché l’Italia non ha avuto un Charles de Gaulle, cioè un nazionalista antifascista che, rappresentando nella sua persona la continuità dello Stato e l’indipendenza della patria dopo la sconfitta bellica e la collaborazione col nemico occupante, ha saputo risparmiare alla Francia il destino di nazione vinta e occupata dalle forze vincitrici della IIGM. L’Italia ha avuto Benito Mussolini e Pietro Badoglio, il 25 luglio e l’8 settembre: la continuità dello Stato, l’indipendenza della patria, persino l’idea di nazione e di interesse nazionale come valori sovraordinati alle appartenenze politiche, sono stati travolti dal disastro fascista, dalla fine disonorevole della dinastia, da una guerra civile in cui entrambi i campi si sono subordinati a potenze straniere, dalla sconfitta bellica e dall’occupazione militare alleata.
In Italia, quindi, manca la base – ancor prima culturale e ideologica che politica – su cui innestare un progetto di fronte nazionale, che, lanciando una parola d’ordine del tipo “la destra dei valori, la sinistra del lavoro”, si proponga di superare contrapposizioni politiche ormai incapacitanti in nome dell’indipendenza della patria, della sovranità dello Stato, dell’interesse della nazione e del popolo italiano.
Mi si obietterà: ma certo che c’è, la carta dei valori intorno alla quale costruire il Fronte Nazionale di Liberazione! C’è la Costituzione! La Costituzione italiana, che presidia la sovranità popolare, difende la democrazia e il lavoro, ed è incompatibile tanto con le usurpazioni di sovranità e legittimità commesse dalla UE con la complicità dei governi italiani, quanto con le politiche economiche imposte da UE ed euro, che intenzionalmente producono disindustrializzazione, disoccupazione di massa e progressivo peggioramento delle condizioni di vita del popolo italiano.

E’ così? Davvero la Costituzione italiana può far da base all’alleanza politica che darà vita al Fronte Nazionale di Liberazione dall’euro e/o dalla UE? Io penso di no. Spiego perché.

La Costituzione antifascista non è un valore o una piattaforma che possa accomunare destra e sinistra italiane antiUE/antieuro e farle ritrovare intorno a un programma minimo comune. L’aggettivo “antifascista” non è un fatto accessorio, è una qualificazione decisiva. Nella destra italiana, il fascismo è un residuo minimo, e dunque non è questo l’ostacolo. L’ostacolo principale è invece un fatto storico molto rilevante: che dopo il 1945, con la (benemerita) decisione di Togliatti e di Stalin di conformarsi a Yalta, e cioè di non perseguire anche qui la linea della guerra civile in vista dell’instaurazione di una “democrazia popolare” (come invece fu tentato proprio in Grecia), il PCI ha sostituito la linea “rivoluzionaria di classe” con la linea “antifascista e interclassista” e il mito (sottolineo due volte mito) della Resistenza. Cioè a dire, la linea del CLN.
Quando si proclamano “i valori della Costituzione” a un elettore di destra, automaticamente egli intende “valori di sinistra”. Non conta, qui, se l’elettore di destra sia un liberale, un leghista, un fascista, un cattolico tradizionalista, un nazionalista, etc.: conta che “la Costituzione più bella del mondo” per l’elettore di destra è anzitutto la Costituzione di una parte politica (non la sua). Quando la sente nominare, assocerà mentalmente cose diverse, a seconda dei suoi interessi e della sua ideologia: assistenzialismo e Roma ladrona se è leghista, sindacati e tasse se è un liberale, divorzio e aborto se è un cattolico tradizionalista, stragi partigiane e tradimento dell’alleato se è un fascista, occupazione americana e perdita dell’indipendenza se è un nazionalista, etc.: non assocerà mai “la preziosissima carta fondamentale della nostra patria”. La realtà a lui più simpatica a cui la potrà associare è la Prima Repubblica, per la quale alcuni (non tutti) gli elettori di destra provano una certa nostalgia, specie se non sono più giovani.
Qui non affronto il tema se l’elettore di destra abbia torto, ragione, torto e ragione insieme, etc.: segnalo soltanto il fatto che è così, e aggiungo un paio di esempi che possono illustrare meglio questa realtà.

Primo esempio. Al suo insediamento, il presidente Mattarella è andato a omaggiare i caduti delle Fosse Ardeatine. Così facendo, egli non ha reso omaggio alla nazione: altrimenti, avrebbe omaggiato l’Altare della Patria, che sta lì a due passi. Ha reso omaggio a una parte della nazione, quella che appunto si riconosce nella narrazione antifascista e di sinistra e nel mito della Resistenza. Però c’è anche un’altra parte della nazione che non vi si riconosce, e non è composta esclusivamente di nostalgici di Salò: anzi.
Secondo esempio. Quando gli antieuro/antiUE chiamano “fascista” la politica della UE e il meccanismo dell’euro, io capisco benissimo perché lo fanno: per sottolinearne l’antidemocraticità, l’illegittimità e l’incostituzionalità. Però, l’apposizione dell’etichetta “fascista” alla UE e all’euro segnala una contraddizione che rischia d’essere incapacitante, e un equivoco pericoloso. Perché?
In primo luogo, perché non tutti i regimi antidemocratici sono fascisti: anzi, in questo caso è vero l’esatto opposto. Sono proprio gli eredi legittimi dell’antifascismo (USA + classi dirigenti antifasciste europee, socialdemocratiche, liberali e cattoliche) ad avere impiantato e a sostenere UE ed euro. Mentre il fascismo (che si è reso storicamente responsabile di mali ben più gravi dell’euro e della UE) è affatto incompatibile con UE ed euro: il fascismo storico è una forma estrema di nazionalismo, che tutto avrebbe potuto fare tranne regalare sovranità a una entità sovranazionale come la UE; il fascismo storico fu anche antiliberale, statalista e dirigista, e dunque non avrebbe mai sostenuto il “più mercato meno Stato”, la libera circolazione di capitali e forza lavoro, la doverosa accoglienza di un numero imprecisato di stranieri sul suolo nazionale, e le altre formule liberali e liberiste care alla UE.
Insomma, la “democrazia”, cioè il principio legittimante secondo il quale la sovranità appartiene al popolo, può effettivamente essere un minimo denominatore comune tra destra e sinistra antiUE/antieuro, per la ragione principale che è l’unica arma di cui dispongono contro il comune nemico, che del parere dei popoli e delle elezioni fa volentieri a meno. Non può esserlo la Costituzione.

L’Italia è, malauguratamente, un paese profondamente diviso. Il giorno in cui, nei momenti solenni della vita nazionale, tutti gli italiani senza distinzione di parte politica trovassero naturale cantare insieme, spontaneamente e senza retropensieri, l’inno nazionale, si potrebbe pensare alla costruzione di un Fronte Nazionale di Liberazione. Oggi, questo può accadere – forse – solo quando la Nazionale italiana di calcio partecipa a una competizione internazionale importante. Purtroppo, non basta.
Segnalo un sincronismo assai significativo. La proposta di un Fronte Nazionale di Liberazione avanzata da più parti coincide con la proposta di un Partito della Nazione lanciata da Matteo Renzi. Lo trovo un sintomo da non trascurare, e anzi chiarificatore ed allarmante. Il più grave errore del fascismo storico, che origina dal suo rifiuto di principio del pluralismo politico, è proprio la pretesa di identificare, ossimoricamente, partito e nazione. La nazione, che è l’insieme di tutto un popolo che si radica nel passato dei suoi morti e si protende, attraverso i viventi, verso i suoi figli futuri, non può venire identificata con un partito, che ne è per definizione una parte, senza che ne conseguano due effetti: 1) chi non appartiene al partito non appartiene alla nazione, e dunque non gode, almeno sul piano etico e culturale, della piena cittadinanza 2) la nazione e l’interesse nazionale non potranno mai più essere valori sovraordinati alle altre appartenenze e lealtà, perché la nazione è stata identificata con una parte politica, e ne condivide la transeunte relatività e parzialità: simul stabunt, simul cadent.

In sintesi: chiunque fondi il “Partito della Nazione” prepara senza saperlo la dissoluzione, senz’altro spirituale ma in circostanze favorenti anche materiale e politica, della sua patria.

Nella lotta politica italiana dei prossimi tempi, il costituendo Fronte di Liberazione Nazionale potrebbe dunque contrapporsi al costituendo Partito della Nazione; e lo scontro si incentrerebbe, per forza di cose, intorno al quesito: “chi è autenticamente italiano? Chi appartiene davvero alla nazione?” Basta rifletterci un momento per accorgersi che questa è la ricetta della guerra civile, un piatto indigesto che ci siamo ammanniti più d’una volta, nella storia nazionale; e anche un buon compendio della tragedia politica nazionale italiana, inaugurata dal fascismo e solo rovesciata di segno dall’antifascismo.
Dunque, se non è possibile un Fronte Nazionale di Liberazione contro l’euro e/o la UE, è impossibile agire politicamente?
Io non penso. Spiego perché.

Si può sempre agire politicamente, non appena si sia designato il nemico : perché caratteristica fondante del politico è, appunto, la coppia di opposti amico/nemico.
La domanda a cui si deve rispondere è: la UE, con l’euro che della UE è strumento politico consustanziale, è un nemico? Personalmente, rispondo di sì.

Risponde di no, per esempio, la sinistra critica, che rappresenteremo in Stefano Fassina, perché sebbene egli constati che “nella gabbia liberista dell’euro” “la sinistra…è morta”, propone come sola “via d’uscita” “il superamento concordato della moneta unica, esemplificato ad esempio nella proposta di ‘Grexit assistita’ scritta dal Ministro Schäuble e avallata dalla Cancelliera Merkel”, e la giudica “l’unica strada realistica per evitare una rottura caotica dell’eurozona e derive nazionalistiche incontrollabili”.
Fassina dunque considera l’attuale UE un avversario, non un nemico; incardina il proprio disegno politico sullo spostamento degli equilibri politici interni alla UE, e lo subordina alla vittoria di una linea politica (minoritaria) interna al paese egemone. In sintesi Fassina ripropone, in forma più radicale, più seria e più coraggiosa – e dunque più dannosa perché più credibile – la tesi delle due UE: la UE realmente esistente (falsa e cattiva) e la UE possibile (vera e buona).

Le obiezioni alla tesi delle due UE sono note, ma qui ne sottolineo una: e se ti dicono di no? se lo spostamento degli equilibri politici interni alla UE non riesce, se la linea Schäuble perde, che fai? Qual è la tua ragion d’essere politica e la tua strategia? Detto altrimenti, qual è il tuo nemico? La UE e l’euro nel cui quadro “la sinistra…è morta” o le “derive nazionalistiche incontrollabili”?
La tesi delle due UE non conduce a un’azione politica vera e propria, ma a un circolo vizioso nevrotico: avanzare petizioni farcite di appelli ai principi di sinistra della “buona e vera UE possibile”, facendole seguire da violente, isteriche proteste verbali ogni volta che la petizione non viene accolta e i principi vengono disattesi dalla “falsa e cattiva UE realmente esistente”: l’esatta dinamica della sciagurata trattativa tra governo Tsipras e vertici UE.

Certo: è probabile che una recisa dichiarazione di inimicizia verso UE ed euro condannerebbe Fassina a una posizione minoritaria o addirittura testimoniale all’interno dei dissidenti del PD, a cui si rivolge in vista della creazione di una nuova forza politica. Però, la tesi delle due UE da un canto condanna la costituenda nuova forza politica a una posizione minoritaria o addirittura testimoniale all’interno della “UE realmente esistente”, e dall’altro replica lo schema tipico del rapporto di subordinazione e reciproca strumentalità tra sinistra di governo e sinistra massimalista (PD e SEL, per intenderci). La sinistra massimalista intercetta il dissenso antisistemico, e poi, nei momenti decisivi, lo spende per sostenere la sinistra di governo, che in cambio garantisce ai suoi quadri posti e finanziamenti: priva com’è di una strategia politica autonoma da quella della sinistra di governo, se la sinistra massimalista non segue questo schema semplicemente sparisce.

Uno spazio di azione politica vera e propria si apre solo se si risponde, senza ambiguità, alla domanda: la UE, con l’euro che della UE è strumento politico consustanziale, è un nemico?
Se si risponde di no – quali che siano le aggettivazioni e le mezze tinte che si accludono alla risposta – si agisce politicamente all’interno del quadro UE così com’è, con i rapporti di forza, le ideologie e gli schieramenti nazionali e internazionali realmente esistenti: e ogni riferimento a “un’altra UE possibile” resta pura e semplice espressione di un desiderio e/o mozione degli affetti a uso interno + slogan propagandistico a uso elettorale.

Se si risponde di sì, ne consegue immediatamente che i propri alleati sono tutti coloro che condividono la stessa valutazione, a prescindere dal resto (cultura e linea politica). Si può fare eccezione solo per chi si ponga su posizioni incompatibili con la nostra civiltà (per esempio, l’ISIS è certamente nemica della UE, ma non è un alleato possibile).

Per le ragioni esposte nella terza parte di questo scritto, non credo praticabile in Italia la via della costruzione di un Fronte Nazionale di Liberazione, e dunque considero sbagliata – non in linea di principio, ma di fatto – ogni proposta di alleanza strategica tra forze politiche organizzate provenienti da destra e da sinistra.
A mio avviso, se si vuole agire politicamente contro la UE le vie da percorrere oggi sono tre.

Una: influire culturalmente, nei canali disponibili e ciascuno secondo le proprie forze individuali o collettive, senza aderire ad alcun partito. Risulterà naturale che chi sceglie questa via si rivolga, principalmente, a chi appartiene alla sua cultura politica di provenienza: anche se probabilmente è proprio lì che incontrerà gli ostacoli e le sordità maggiori, perché nemo propheta in patria. E’ un lavoro indispensabile, prezioso e ingrato.
Due: aderire a una delle due sole forze politiche organizzate e rilevanti che in Italia si dichiarino (con gradi diversi di chiarezza e coerenza) nemiche della UE: Lega, e Fratelli d’Italia. Aderirvi in forma individuale o se possibile organizzata, partecipare al dibattito interno, scontare i limiti dell’adesione a una linea politica che non persuade per intero, e tentare di influirvi, cioè fare carriera nel partito per consolidarvi la vittoria (tutt’altro che definitiva) della linea anti UE e antieuro.

Tre: lavorare per dividere, mandare in confusione e battere la sinistra italiana. A mio avviso, infatti, la sinistra italiana è il problema principale, e senza una vera e propria metamorfosi non sarà invece mai (so che è una parola grossa) la soluzione.

In altri termini: la sinistra italiana è il nemico principale, all’interno dei confini nazionali, perché è il principale collaboratore della UE, che senza di essa non sarebbe mai riuscita ad affermarsi, a convincere e a vincere. Lo è perché nella sinistra italiana, sia quella di provenienza comunista, sia quella di provenienza cattolica, l’internazionalismo farà sempre aggio sulla difesa dell’interesse nazionale, e oggi l’internazionalismo si declina solo nel quadro UE; mentre la battaglia per il ripristino della sovranità dello Stato contro un’istituzione sovrannazionale come la UE può appoggiarsi solo su fondamenta nazionaliste: per prendere un topo ci vuole un gatto, non un cane.

Dunque la sinistra italiana va, anzitutto, divisa e mandata in confusione. Sono benemerite tutte le iniziative interne alla sinistra, individuali o organizzate, che la dividono, la indeboliscono, la riempiono di contraddizioni e le mettono in qualsiasi modo i bastoni fra le ruote e lo zucchero nel carburatore, per esempio incrementando l’astensionismo e la disaffezione di elettori e militanti. Particolarmente importanti le iniziative interne alla sinistra che contribuiscano a farle perdere la superiorità morale, il “moral high ground”, perché la dimensione morale del conflitto è la più importante, sul piano strategico (poi vengono la mentale e la fisica). Sono invece deprecabili, dannose e da battere le iniziative interne alla sinistra che si ripromettono di dividerla per creare altre formazioni di sinistra “autentica”, comunque denominate, perché non fanno altro che perpetuare l’equivoco, dare ossigeno a un nemico in affanno, e resuscitare per qualche anno o mese la cantafavola della superiorità morale della sinistra e la velenosissima tesi delle due UE, che è attualmente l’arma ideologica più potente del nemico.

Soprattutto, la sinistra italiana va battuta. Il primo obiettivo da proporsi è che la sinistra italiana subisca una chiara sconfitta elettorale, chiunque sia a infliggergliela, fosse anche Attila re degli Unni. Ogni volta che la sinistra perde, perde la UE (anche se non è vero che quando vince la destra vincono le forze nemiche della UE).
Non lo dico per pregiudiziale ideologica avversa alla sinistra, anche se la cultura politica della sinistra non è la mia. Lo dico perché se vogliamo che la sinistra italiana sperimenti un “riorientamento gestaltico”, come lo definiva Costanzo Preve, ovvero la metànoia o conversione che la conduca a dichiararsi nemica della UE e dell’euro, dobbiamo sapere se ne verificheranno le condizioni di possibilità solo in seguito a un evento traumatico maggiore: cioè a un’inequivocabile, dura sconfitta.

Ricordo che la stessa identica dinamica si è verificata per la destra italiana: nella quale sono sorte e hanno conquistato la leadership posizioni nemiche della UE e dell’euro solo in seguito al processo dissolutivo da essa subito con l’avvento del governo Monti, la subordinazione e collaborazione del suo principale leader Silvio Berlusconi tramutato in prigioniero di Zenda e capo dell’opposizione di Sua Maestà, etc.

So che le posizioni che ho formulato qui sulla sinistra sono brutalmente semplificatorie. La cultura politica della sinistra non è la mia. La mia cultura politica è quella di un nazionalista moderato (moderato dal cattolicesimo, perché per me prima della patria viene Dio, e quindi non è lecito fare qualsiasi cosa in nome e nell’interesse della nazione). Non ritengo che la cultura politica della sinistra sia malvagia o irrimediabilmente erronea in sé. Ritengo che abbia bisogno di una profonda revisione, che può avvenire solo dal suo interno: per questo ho ammirato e incoraggiato l’opera di Costanzo Preve, del quale mi onoro d’essere stato amico. Lo stesso vale, d’altronde, per la cultura politica della destra: qui la più importante revisione è stata compiuta da Alain de Benoist; altre sono in corso d’opera e sono benemerite. Ritengo altresì che uomini degni di rispetto e ammirazione – o di avversione e disprezzo – ce ne siano in tutti i campi politici.
La brutale semplificazione che ho proposto è motivata da questo: che siamo in guerra, anche se non si spara. Scopo della guerra è imporre la propria volontà al nemico, i mezzi dipendono dalle circostanze. La guerra oggi in corso, che vede in un campo la UE e i ceti dirigenti proUE (alle spalle dei quali stanno gli USA), e nell’altro le nazioni e i popoli d’Europa, viene condotta con mezzi economici, giuridici, amministrativi, psicologici; il fatto che sia una guerra che non osa dire il proprio nome non la rende meno pericolosa e meno aspra.
Anzi: finché questa guerra rimane segreta e sottaciuta, è impossibile difendersi e combatterla, figuriamoci vincerla; l’esempio catastrofico di Tsipras mi pare esauriente.
Ora, per difendersi da una guerra di aggressione bisogna anzitutto: a) accorgersi che c’è, cioè accorgersi che qualcuno ti ha designato come nemico b) ricambiare il favore, cioè designare nemico lui c) delimitare i campi, che possono essere solo due, e chiarire chi sta nel campo nemico e chi sta nel campo amico d) situarsi di qua o di là e) dividere e battere il nemico usando tutti i mezzi atti allo scopo (dai quali escludo i mezzi violenti, per la ragione elementare che un passaggio al livello militare dello scontro importerebbe l’immediata e totale sconfitta del campo in cui mi situo io).
Designo la sinistra come nemico principale all’interno delle frontiere italiane perché la sinistra italiana si è totalmente identificata con la UE (salvo benemerite eccezioni, purtroppo quasi sempre individuali) e perché la sinistra è la principale portatrice della funesta tesi delle due UE, che, ripeto, è attualmente l’arma ideologica più potente del nemico: sinistra = UE dal volto umano.

In altri termini: finché la sinistra resterà maggioritaria nell’opinione italiana, la maggioranza degli italiani continuerà a credere che la UE sia riformabile, cioè che la UE sia un compagno che sbaglia o alla peggio un avversario, non un nemico. Io invece penso che la UE sia un nemico. La guerra semplifica brutalmente: nemico, amico; di qua, di là; perdere, vincere. E’ brutto, è peggio che brutto, ma è così: prima ce ne persuaderemo, meglio sarà.
Insomma: la sinistra può svegliarsi dal sogno europeo? E se la risposta è “sì”, in che modo?
Sì, la sinistra può svegliarsi dal sogno europeo. In che modo? Se dopo una dura, inequivocabile sconfitta, le voci di chi, dall’interno della cultura politica della sinistra, ha saputo operarne una profonda revisione e le ha indicato come nemico la Ue e l’euro che di essa è strumento consustanziale, vi troveranno ascolto e ne conquisteranno la leadership.

http://www.conflittiestrategie.it/destra-e-sinistra-di-r-buffagni


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Primadellesabbie
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Questo signore ragiona come un dirigente aziendale che debba raggiungere il target assegnatoli per meritarsi il premio di produzione. E poi, fatta la parte, si arrangino gli altri.

Ecco, é proprio il metodo che non sarebbe mai dovuto entrare in politica e che, invece, ha consentito a persone di questo tipo di accedere alla politica e rovinarci.

E poi, mentre lui e quelli come lui studiano laboriose strategie per raggiungere risultati diversi da quelli dichiarati, la macchina continua a "scoprire" ragioni, o meglio pretesti accuratamente predisposti da tempo, per caricare debiti sul Paese.


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cdcuser
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@Pds
sinceramente non ho capito la tua critica;
io concordo, con l'autore dell'articolo, sul fatto che a questo punto (e ancora di più dopo il Referendum del 4 Dicembre) bisogna porsela la domanda "...la UE, con l’euro che della UE è strumento politico consustanziale, è un nemico?..."

... quali solo le "forze politiche" (un parolone visto il panorama, ma tant'è questo passa il convento, per ora) in Italia che ritengono la UE e l'euro un nemico?


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Primadellesabbie
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@Pds
sinceramente non ho capito la tua critica;
io concordo, con l'autore dell'articolo, sul fatto che a questo punto (e ancora di più dopo il Referendum del 4 Dicembre) bisogna porsela la domanda "...la UE, con l’euro che della UE è strumento politico consustanziale, è un nemico?..."

... quali solo le "forze politiche" (un parolone visto il panorama, ma tant'è questo passa il convento, per ora) in Italia che ritengono la UE e l'euro un nemico?

Ti propongo una diversa valutazione, che non significa che questa UE e questa moneta non siano trappole da eliminare risolutamente.

Constato e credo di poter affermare che la cosa più difficile, oggi, nella politica (e non solo in quella) consista nel riunire le persone attorno ad un'idea di società o di convivenza, fino a determinare un'unità di intenti capace di superare, non occasionalmente, il perseguimento di soli interessi settoriali.

Tieni a mente la destra spicciola, quella dei negozianti e piccoli imprenditori, quella che fa il numero, in perenne lotta con i dipendenti (troppo pagati, con troppi diritti, non se ne può più, ecc. ecc.), adesso ha vinto, i dipendenti sono sonoramente sconfitti e loro sono costretti, in conseguenza della vittoria, ad abbassare le serrande. Lo sapevano da sempre che il relativo benessere di quelli determinava la loro prosperità, ma...

Faccio questo esempio elementare per sottolineare le inevitabili conseguenze di un'ostinazione miope, travestita da ideologia ma priva del rispetto per gli avversari, e quindi del respiro necessario ad un'azione politica.

Dipendesse da me, mirerei a rimettere il PD sulla giusta strada ed i 5* su un sentiero di responsabilità conseguente alle aspettative che hanno risvegliato, piuttosto che darsi da fare per disperderli come sembra proporre l'autore dell'articolo.

Le linee populiste sono fuochi di paglia, abbaglianti quando divampano ma pronte a disperdersi con la stessa rapidità e leggerezza con cui si sono formate, e i guai che provocano superano le speranze che suscitano. E a cose finite il nemico é inesorabilmente più forte di prima.

Il novecento é stato un susseguirsi di fuochi di paglia e di intervalli in cui la politica ha faticosamente cercato di rimediare, adesso siamo riusciti a scoraggiarla e disperderla del tutto (la politica), tanto che ha dovuto (e potuto) darsi da fare un attore comico, addirittura.
E c'é chi propone di arrangiarci con i soli fuochi di paglia, e vorrebbe che li vedessimo e li considerassimo come "La" politica.

Un pacco, tanto per cambiare.


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Tieni a mente la destra spicciola, quella dei negozianti e piccolli imprenditori...adesso ha vinto, i dipendenti sono sonoramente sconfitti e loro sono costretti, in conseguenza della vittoria, ad abbassare le serrande. Lo sapevano da sempre che il relativo benessere di quelli determinava la loro prosperità, ma...

E la stessa cosa nei confronti dei migranti.
È vero che non puoi accoglierli tutti ma forse non si comprende che li facciamo venire
in base agli accordi del WTO relativi al cosiddetto Mode4, ossia il regolamento sugli spostamenti e trasferimenti di forza lavoro, che in pratica significa che le multinazionali spingono gli Stati ricchi ad accettare accordi sottobanco con quelli poveri per permettere una certa quantità di immigrazione "anche clandestina" altrimenti lo Stato del terzo mondo si rivolge a qualcun altro.
Dopodiché chi si occupa di questa immigrazione semi legale clandestina?
Altre multinazionali che ci guadagnano enormemente.

Vuoi interrompere questo schema?
Benissimo, però il paese povero con il quale facciamo affari, che quindi consente enormi profitti alle aziende e come trickle down un gran numero di posti di lavoro qui da noi, paese che noi impoveriamo e impediamo nello sviluppo per poterlo sfruttare a nostro vantaggio, si ritroverà immediatamente con un problema sociale che porterà a rivoluzioni e cambi di regime in seguito ai quali i nuovi governo saranno molto meno disponibili a rendere la vita comoda ai paesi ricchi abituati malissimo (e che non possono più fare a meno di un certo tipo di rapporto cripto coloniale).

Però oggi serve convincere gli elettori a votare contro l'oligarchia al potere quindi fanno bene i 5S a non insistere troppo a dire la verità.

PS: forse ad alcuni sarà sembrato strano che io prospettassi delle mosse "stupide" da parte delle élite messe alle strette da conflitti interni e dal populismo montante.
Eppure se vai a vedere la storia di questi ultimi decenni di autentiche "stupidaggini" ne trovi più di una...e torniamo al Katechon che non c'è più...


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Primadellesabbie
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Solo un aggiornamento culturale profondo, determinato da una coraggiosa quanto saggia interpretazione dei cambiamenti introdotti dall'avvento di tecnologie e conoscenze che danno accesso a scelte e potenzialità fin qui sconosciute ed oramai reali ed ineludibili, da parte di strati più estesi possibile dell'umanità, può impedire che chi detiene l'enorme potere dischiusosi, ed ha deciso di usarlo a suo bieco vantaggio, ci spinga ad una vera e propria degenerazione.

Altra cosa. Sospetto, da molto tempo (es.: arrivi in massa di cinesi e apertura sui due piedi di decine di attività commerciali indefinite, che se dovesse farlo uno di noi ci metterebbe tempi biblici), che ci siano accordi di tutti i tipi e tra i soggetti più diversi, potenti e pre-potenti, istituzionali e no*.

Credo che il governo, qualsiasi governo, sia messo di fronte alla situazione "in progress". Prendere o andarsene con un pretesto qualsiasi, come per le bombe H, con la differenza che a proposito di queste ultime, é tutto più semplice.

* I tapini non sanno che se prendessero Pietro come stagista...


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PietroGE
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Comitato di Liberazione Nazionale, UE come nemico e non come avversario, risoluzione della contrapposizione destra sinistra in una contrapposizione sovranista europeista? Mmm, c'è un po' di confusione nell'articolo.
Che vogliamo fare, dichiarare guerra alla UE? L'autore non sa che dalla UE uno può anche uscire? La Grecia ad esempio potrebbe benissimo uscire dall'euro e dalla UE e la sua decisione sarebbe accolta con favore da tutti gli altri Paesi. Quindi, di cosa parliamo?

Noto che l'autore è rimasto sorpreso dal fatto che i nuovi partiti, chiamati populisti, siano una sintesi di destra e sinistra poiché uniscono valori che sono da sempre difesi dalla destra classica alla protezione del lavoro e delle classi lavoratrici, un classico della sinistra da quando è nata.
Non è una novità, il nazional socialismo era appunto questo. Il partito NSDAP era il partito nazional socialista dei lavoratori tedeschi e la promozione e la difesa del lavoro era il tema economico principale del movimento.

Quello che si è verificato negli ultimi 30 anni è stato l'abbandono da parte della sinistra di questo obiettivo e la sua sostituzione con l'emancipazionismo individualista, la finanziarizzazione, il liberalismo dell'economia e la difesa dell'immigrazione. Tutto a scapito del lavoro.
Quello che è risultato chiaro persino a gente come Trump che di politica non ne capisce un tubo, non viene compreso a tutt'oggi dalla sinistra europea. E, aggiungo io, neanche dal M5S.

Detto questo, l'ossessione anti UE dell'autore rischia (volutamente?) di eclissare i veri problemi, economici e sociali che stanno esplodendo all'interno dei vari Paesi europei, Italia compresa. Noto che il messaggio di rabbia del referendum non è stato ancora compreso.
È ovvio che la UE, come tutto del resto, è riformabile. Bisogna vedere lungo quali direttive. Una confederazione di stati indipendenti che assicurano il benessere economico e la difesa dei popoli che ne fanno parte sarebbe già un buon punto di partenza. Bisogna però avere chiari i principi sui quali si costruisce questa confederazione. Questo è il vero punto della discordia.


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massi
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l'ossessione anti UE dell'autore rischia (volutamente?) di eclissare i veri problemi, economici e sociali che stanno esplodendo all'interno dei vari Paesi europei, Italia compresa. Noto che il messaggio di rabbia del referendum non è stato ancora compreso.

I problemi economici e sociali che stanno esplodendo in Italia e nei vari paesi europei sono causati dall'UE. Chiamala "ossessione anti UE" se vuoi, sta di fatto che l'UE è il punto focale, qui sono d'accordo con l'autore, e sarebbe ora di finirla una volta per tutte con la vaghezza e le ambiguità.
Le dichiarazioni come... "l'UE così com'è non va"... oppure "noi non siamo contro l'UE, ma va riformata" hanno ormai stancato. E' appurato ormai che servono solo a non prendere una posizione precisa e non esporsi troppo, da qualunque forza politica esse provengano.
O le forze di opposizione hanno il coraggio di assumere una posizione precisa, comune e di portare avanti una battaglia comune mettendo da parte le differenze e gli interessi particolari oppure inutile votare in massa NO ai referendum.

È ovvio che la UE, come tutto del resto, è riformabile. Bisogna vedere lungo quali direttive. Una confederazione di stati indipendenti che assicurano il benessere economico e la difesa dei popoli che ne fanno parte sarebbe già un buon punto di partenza. Bisogna però avere chiari i principi sui quali si costruisce questa confederazione. Questo è il vero punto della discordia.

Questo viene dopo, prima il giogo va spezzato.


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cdcuser
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@Primadellesabbie
grazie per la risposta;

concordo in parte, per esempio, con questo:

......
Constato e credo di poter affermare che la cosa più difficile, oggi, nella politica (e non solo in quella) consista nel riunire le persone attorno ad un'idea di società o di convivenza, fino a determinare un'unità di intenti capace di superare, non occasionalmente, il perseguimento di soli interessi settoriali.

Tieni a mente la destra spicciola, quella dei negozianti e piccoli imprenditori, quella che fa il numero, in perenne lotta con i dipendenti (troppo pagati, con troppi diritti, non se ne può più, ecc. ecc.), adesso ha vinto, i dipendenti sono sonoramente sconfitti e loro sono costretti, in conseguenza della vittoria, ad abbassare le serrande. Lo sapevano da sempre che il relativo benessere di quelli determinava la loro prosperità, ma...
............

ma non concordo con questo:

....
Dipendesse da me, mirerei a rimettere il PD sulla giusta strada ed i 5* su un sentiero di responsabilità conseguente alle aspettative che hanno risvegliato, piuttosto che darsi da fare per disperderli come sembra proporre l'autore dell'articolo.
....

rimettere il Pd sulla giusta strada? un'impresa titanica direi, con una battuta si potrebbe dire, bisognerebbe "riportarlo" ad Antonio Gramsci (a proposito, sull'etichetta "di sinistra", un Gramsci risponderebbe <>), penso non ci sia nulla da fare con il Pd, concordo con Buffagni quando afferma che solo dopo una sonora "sconfitta/batosta" forse, altrimenti sarà destinato alla pattumiera della storia;

l'M5S, che dire, se è vero che ha una struttura a "democrazia diretta", "uno vale uno" ecc... ecc... potrebbe essere "scalato", mediante la formazione di una, diciamo così, "corrente", con una base teorica, di proposta e visione concrete e coerenti (e fattibili) sui temi fondamentali e sulle 'necessità storiche" da affrontare, nell'immediato, per il Paese, ma ho i miei dubbi, "la ditta" che "controlla" (nel senso, paragonabile in questo caso, al controllo di maggioranza di una azienda tramite l'azionariato) lascerebbe fare? mmm .... non penso; io, sinceramente, temo che l'M5S, per semplificare, sia la "trappola Tsipras/Syrza" del caso;

altri, Berlusconi, Lega, Fdi, .... "mamma mia", degli "omuncoli", de nanetti politici, con questi, come scrisse La Grassa, la UE creperà dal ridere;

quindi, il "panorama" è desolante, ma bisognerebbe assolutamente darsi una mossa perché, inutile girarci intorno, la UE e l'euro sono in fase di "avvitamento", come scrive Dezzani, oltre al fatto che "questi" i circa 300bn di euro delle cosiddette "sofferenze bancarie" li vogliono fino all'ultimo centesimo.

Comunque interessanti (aldilà di concordare o meno) tutti i commenti sopra e poi per ritornare strettamente al tema del tread, qui, per chi è interessato, la risposta al commento di Buffagni di quelli del FSI: appelloalpopolo.it/?p=26256


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Apollonio
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Io la penso grosso modo come Pietro Ge
" la UE creperà dal ridere " leggendo quelli del FSI
scrive PietroGe giustamente a mio avviso ....
" l'ossessione anti UE dell'autore rischia (volutamente?) di eclissare i veri problemi, economici e sociali che stanno esplodendo all'interno dei vari Paesi europei, Italia compresa. Noto che il messaggio di rabbia del referendum non è stato ancora compreso."
Se spezzi il gioco ti tagli la testa, l' unica strada è riformare l' Eu sulla governance bancaria e finanziaria, come vuole fare Madame Le Pen.


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massi
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l' unica strada è riformare l' Eu sulla governance bancaria e finanziaria, come vuole fare Madame Le Pen.

Bisogna intendersi su cosa vuol dire "riformare". L'UE, così come è concepita, si fonda esclusivamente sulla governance bancaria e finanziaria... c'è poco da riformare. Senza questo potere, che poi è il vero giogo per l'Italia e altri stati, cosa rimane dell'UE?


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Adriano Pilotto
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Nonostante il piglio decisionista, anzi forse proprio per questo, si tratta di un'analisi grossolana e da un'analisi grossolana non possono che discenderne indicazioni grossolane e pertanto inutilizzabili.
Un solo esempio: il concetto di sinistra che omogenizza diverse dimensioni, indubbiamente correlate tra loro, ma non semplicistamente sovrapponibili, e dalle valenze operative molto variabili.
Il valore del concetto di "sinistra" suI piano elettorale non coincide con quello sul piano politico. Questa distinzione è probabile sia cosa che trattiene Renzi dal fondare il suo partito. La sua eventuale formazione non avrebbe alcun titolo per rivolgersi all'elettorato di sinistra. Per quanto sostenuta dai media sarebbe destinata a naufragare nell'illusione centrista. Monti docet. E questa distinzione mi porta a condividere l'individuazione del PD come il vero blocco della situazione politica in Italia.
D'altra parte, da vecchio seguace di Eraclito, sono dell'opinione che l'unico analista vero, l'unico in grado di definire la materia da analizzare e gli strumenti concettuali adeguati all'analisi, l'unico in grado di superare la materia stessa dell'analisi, sia pur sempre il caro vecchio Logos.


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Apollonio
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L' Eu è un mercato di 500 milioni di persone a cui accedere o no quindi l' Euro o chiamalo come vuoi è imprescindibile, altrimenti ti fai la £retta e vedi dove a finire, perchè se esci tu Italia gli altri rimangono attorno a France Germany e satelliti .
Occorre un controllo Politico diretto sulla Bce e nazionalizzare le maggiori banche in difficoltà, monetizzare il debt in eccedenza all' interno delle singole nazioni confederate separare Banche d' affari dalle Banche retail etc. etc.
poi non sono pagato per dire tutto a voi..


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Primadellesabbie
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@ cdcuser

Vedi, il PD esiste e come fa notare giustamente Adriano Pilotto, "...Il valore del concetto di "sinistra" suI piano elettorale non coincide con quello sul piano politico. ...", é per quello che dico che, se dipendesse da me, cercherei di recuperare quel partito (dove recuperare sta per epurare, licenziare bruscamente i parvenu che hanno trovato il partito incustodito, con un nome nuovo ad ogni stagione, e ne hanno occupato i vertici), e sono moderatamente sicuro che l'elettorato gradirebbe. Per i 5* vale la considerazione che ci sono, sono lì, non ben cementati magari, ma sono assieme oramai da tempo e questo é importante e, credo di non sbagliarmi, in gran parte abbastanza disponibili e desiderosi di alzare il tiro.

Per altri versi tendo a fare le considerazioni che ha messo qui sopra Apollonio, quando tratteggia la situazione ricordando la portata e la potenzialità di consumo dell'EU.

É chiaro che bisognerebbe mettere in riga quelli che spadroneggiano attualmente dall'alto dei loro forzieri, e sostituirli con dei politici-politici che, per esistere, devono poter crescere in un ambiente culturale propizio che attualmente non vedo. Il clima di terrorismo, anche se indotto, e anche quello applicato al sistema finanziario, non aiuta.

Una colpa del "popolo"? Essersi abituato, nel dopoguerra, ad essere diretto da personalità di una certa levatura, e non aver sospettato che queste erano il risultato di una selezione determinata da eventi straordinari. Chi mira al potere deve essere soppesato con molta cura, e la vigilanza non deve mai venire meno.

Il potere é una cosa delicata.


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Apollonio
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" Il potere é una cosa delicata "

proprio così, è un problema di Vigilanza e Regolamentazione

non di Deregulation, l' economia non è una scienza perfetta che si auto equilibra come vorrebbe la teoria neoliberista imperante, essa occorre sempre di interventi regolatori, Keines sosteneva che in un certo
ciclo economico conveniva pagare una squadra di operai per fare dei buchi
e poi pagarne un' altra per riempirli sembra un paradosso ma è cosi.
Ci sono momenti che occorrono dazi per proteggere altri aprire per compensare, il segreto è capire il ciclo economico per indirizzarlo.


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