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dibattito sull'italiano GR


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http://www.cdt.ch/commenti-cdt/editoriale/83154/il-dibattito-sull-italiano-ad-una-svolta.html

Il dibattito sull'italiano ad una svolta

di Moreno Bernasconi - 8 maggio 2013

L’iniziativa popolare lanciata ieri nel Cantone dei Grigioni che vuole estromettere l’insegnamento dell’italiano dalle scuole elementari nelle regioni germanofone è particolarmente insidiosa.

Finora, infatti, il Parlamento retico era sempre riuscito – in nome del trilinguismo iscritto nella Costituzione cantonale – a rintuzzare i tentativi di anticipare l’insegnamento dell’inglese precoce a scapito dell’italiano. Attualmente viene insegnato l’italiano a partire dal terzo anno delle scuole elementari e l’inglese dal quinto. Se stavolta la questione fosse affrontata non in sede parlamentare (dove la solidarietà fra regioni linguistiche l’ha sempre spuntata) bensì anche in sede di votazione popolare, il rischio che l’idea passi è reale. Con gran danno del plurilinguismo non solo nel Cantone Grigioni, ma nell’insieme della Svizzera per l’effetto domino che abbiamo già denunciato a più riprese.

Cosa chiede esattamente l’iniziativa cantonale lanciata ieri?
Che nelle scuole elementari dei Grigioni venga insegnata, oltre alla lingua madre, una sola altra lingua: inglese o tedesco.

Concretamente, ciò significherebbe che l’insegnamento dell’italiano verrebbe rinviato alle medie. Molto abilmente, i promotori dell’iniziativa non si pronunciano esplicitamente contro l’italiano (una delle tre lingue del Cantone), ma avanzano due argomenti che possono facilmente fare breccia:
1. Nella scuola primaria, occorre anzitutto rafforzare la lingua madre, il cui livello continua oggettivamente a scendere presso i giovani (non solo grigionesi).
2. I Grigioni sono ormai diventati un unicum, poiché praticamente tutta la Svizzera orientale ha già adottato l’inglese come prima lingua straniera. Sottinteso: il Cantone non ha interesse a perdere il treno. Ne andrebbe della capacità competitiva dei Grigioni come luogo di attrazione di aziende internazionali. Avevano fatto discutere negli ultimi anni le dichiarazioni del CEO di un’azienda estera presente sul territorio (non è un caso che figuri fra i promotori dell’iniziativa) il quale si lamentava del fatto che i suoi figli e quelli di alcuni collaboratori stranieri non potessero essere scolarizzati in inglese già alle scuole elementari.

È bene chiarire subito che agli argomenti dei promotori di una simile iniziativa (e delle decisioni che altri Cantoni svizzero-tedeschi hanno preso, a partire da Zurigo) non si può rispondere in modo velleitario o ideologico. Anzi – proprio perché il dibattito è nazionale e riguarda il futuro dei giovani svizzeri in un’economia e una società globalizzata – è bene approfittare del dibattito sull’iniziativa per smontare alcune affermazioni presentate come evidenti ed invece tutt’altro che convincenti.

Anzitutto non si vede per quale ragione sostituire l’insegnamento precoce dell’italiano (lingua d’uso storicamente radicata nel Cantone) con l’inglese precoce permetterebbe di rafforzare la lingua madre.
In secondo luogo, lasciar intendere che puntare sul bilinguismo (tedesco e inglese) anziché sul plurilinguismo (tedesco/inglese e italiano) sia controproducente per i nostri giovani e per il Cantone, è un argomento miope.
Il plurilinguismo non va infatti difeso come un vecchio rudere istituzionale che nuoce agli interessi delle giovani generazioni di svizzeri. Va invece promosso, perché rappresenta un valore aggiunto anche economico in un mondo globale. A parte il fatto che nei Grigioni un Gruppo come Repower, che occupa centinaia di persone e decine di apprendisti ha come lingua base l’italiano, si dimostra facilmente quanto oggi conti, nella concorrenza internazionale, più del monolinguismo anglofono (che ormai è bagaglio di tutti) un vero plurilinguismo, che i giovani svizzeri – per la stessa configurazione del Paese – possono conquistare molto più facilmente di altri.

Questo discorso – che a Zurigo magari è meno immediatamente percepibile – dovrebbe essere evidente nel trilingue Cantone Grigioni. Le sue lingue sono infatti veri e propri gioielli di famiglia, che sarebbe bene trasmettere ai propri figli e non gettare alle ortiche perché incantati da superficiali sirene. Ciò che cercano le grandi aziende multinazionali oggi sono dei collaboratori abituati a passare da una lingua all’altra e da una cultura all’altra con facilità. Una flessibilità mentale che è il primo requisito del mondo globale. Anziché seguire l’onda...della Svizzera orientale, i Grigioni avrebbero interesse a valorizzare le proprie peculiarità capitalizzandole a vantaggio dei propri giovani. Ancora una volta colpisce quanto poco la Svizzera sia consapevole della forza che le viene dalla propria diversificazione.

Ben venga quindi il dibattito sull’iniziativa lanciata ieri. Esso rappresenta – dopo quello condotto alcuni anni fa sulla Legge sulle lingue – una vera possibilità di prendere coscienza non solo dell’importanza dell’italiano ma in generale dei vantaggi competitivi del plurilinguismo elvetico.


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