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Diego Fusaro- il '68

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Arcadia
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Diego Fusaro da fb
34 min ·

Il Sessantotto non c’entra nulla con il sogno comunistico della Rivoluzione: è l’anno di emancipazione non dal, bensì del capitalismo, che si libera della cultura borghese. Dopo due secoli circa di convivenza con la cultura borghese, il capitale deve ucciderla. Perché? Elementare, Watson! Il capitalismo assoluto, basato sull’estensione illimitata della forma merce a ogni ambito del reale e del simbolico, è, nel suo sviluppo, incompatibile con la cultura borghese, con l’idea borghese dell’“eticità” (Hegel), con la visione borghese della religione e dello Stato, della misura e del limite. Dopo averla incorporata per duecento anni circa, deve ucciderla. È ciò che sta accadendo – lo ripeto – dal Sessantotto ad oggi.


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Anonymous
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Il 68, il nord industriale con forza lavoro giovane del sud Italia, bassi salari, mancanza di abitazioni, malsane, più una scuola arretrata...
In breve ecco il 68 italiano.
Nessun comunismo da realizzare, pura spontaneità, rivendicazioni materiali niente di più.
L' abbiamo scritto circa cinquant'anni fa.


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radisol
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Il 68, il nord industriale con forza lavoro giovane del sud Italia, bassi salari, mancanza di abitazioni, malsane, più una scuola arretrata...
In breve ecco il 68 italiano.
Nessun comunismo da realizzare, pura spontaneità, rivendicazioni materiali niente di più.
L' abbiamo scritto circa cinquant'anni fa.

A parte quel "l'abbiamo scritto" che francamente fa un pò sorridere ... l'hanno scritto in tanti, mica solo Lotta Comunista ....e alcuni, tipo Panzieri, Negri, Tronti, Modugno ecc. ecc., l'hanno addirittura teorizzato già nei primissimi sessanta, in tempi quindi non sospetti .... l'analisi è giusta, anche se altrettanto giustamente - visto che del 1969 spesso ci si dimentica - è un'analisi che è più "misurata" sul 1969 operaio ... o che comunque, ancora più giustamente, mette insieme 1968 e 1969 italiani, oggettivamente inscindibili l'uno dall'altro ...

Rimane il fatto che se non ci fosse stato il 1968/69 realisticamente non c'era nemmeno Fusaro ... prima di allora un presunto "filosofo comunista" ospite fisso in tv era impensabile ... cacciarono Dario Fo e Franca Rame e persino Enzo Tortora che certo comunista non era ma "ipercritico" sul sistema di potere in Italia invece si ...

Poi, personalmente, pur ricordando che fu proprio grazie all'innesco del 1968 italico col successivo 1969 operaio che il fenomeno globale del 1968 qui da noi durò 10 anni e non solo qualche mese come nel resto del mondo ... e portò innegabilente ad enormi conquiste sociali e civili .... molti non hanno proprio idea di cose fosse l'Italia prima del 68/69 .... credo però che il livello di scontro più alto, e di cui si parla poco e quel poco a puro scopo di criminalizzazione, fu invece quello sviluppatosi nel 1977 ....

Non a caso quel pò di "effervescenza sociale" che stiamo vedendo in questi anni in Italia .... pur al netto di fenomeni "violenti" adesso pressochè inesistenti .... risponde ancora oggi più ai canoni del 1977 che a quelli del 1968/69 ..... mentre invece le tesi di Fusaro, pur volendo mettere per un attimo da parte le sue "contaminazioni" con Lega e fascistume vario, rispondono più a logiche da anni cinquanta, di tipo togliattian/stalinista ...


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yakoviev
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Poi, personalmente, pur ricordando che fu proprio grazie all'innesco del 1968 italico col successivo 1969 operaio che il fenomeno globale del 1968 qui da noi durò 10 anni e non solo qualche mese come nel resto del mondo, credo però che il livello di scontro più alto, e di cui si parla poco e quel poco a puro scopo di criminalizzazione, fu invece quello sviluppatosi nel 1977 ....

Sul 77 ci sarebbe da discutere forse in maniera più approfondita, ma il legame, qui in Italia, fra il 68 studentesco e il 69 operaio è innegabile e imprescindibile. Tutta una serie di diritti (assolutamente "provvisori", e lo stiamo vedendo oggi) in fabbrica e fuori, furono conquistati in quel periodo.


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yakoviev
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Diego Fusaro da fb
34 min ·

Il Sessantotto non c’entra nulla con il sogno comunistico della Rivoluzione: è l’anno di emancipazione non dal, bensì del capitalismo, che si libera della cultura borghese. Dopo due secoli circa di convivenza con la cultura borghese, il capitale deve ucciderla. Perché? Elementare, Watson! Il capitalismo assoluto, basato sull’estensione illimitata della forma merce a ogni ambito del reale e del simbolico, è, nel suo sviluppo, incompatibile con la cultura borghese, con l’idea borghese dell’“eticità” (Hegel), con la visione borghese della religione e dello Stato, della misura e del limite. Dopo averla incorporata per duecento anni circa, deve ucciderla. È ciò che sta accadendo – lo ripeto – dal Sessantotto ad oggi.

E' un discorso in parte ispirato dalle riflessioni di Preve, anche se secondo me è dogmatico perché coglie solo una parte del "fenomeno". Comunque già Preve in un suo documento (che forse ho in casa da qualche parte) quando militava in DP (fine anni 80), in occasione di un congresso, sosteneva che il capitalismo sta distruggendo la cultura borghese e uno dei compiti dei comunisti era difenderla.


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radisol
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Nella vita e nella storia, un pò tutto è assolutamente "provvisorio" ...

Ma tornando all'analisi raffazzonata di Fusaro ... in questo oggettivamente Babuskin in pochissime righe dice molto di più e di più serio ... la verità vera è che le pulsioni del 1968/69 ... pur mettendoci oltre un decennio, una repressione paragonabile a quella del fascismo contro i suoi oppositori ( ad un certo punto fu ripristinato persino il confino !), un pò di stragi e tentativi di golpe, e poi però anche una serie di innegabili aperture di tipo "riformista", furono comunque in qualche modo assorbite e poi annegate nella overdose consumistica dell' "Italia da bere" degli anni ottanta ...

Mentre invece alle istanze/pulsioni del 1977 si rispose solo ed esclusivamente con la repressione più bieca, senza alcun tipo di mediazione sociale ... e questo fa si che siano ancora irrisolte, anzi ferocemente aggravate dalla crisi in atto ... ed in questo trovo del tutto normale che chi scende oggi nelle piazze abbia più presente, come termne di paragone, il 1977 che non il 1968/69 .... anche oggi come allora si è "irrappresentabili" ... ed anche oggi come allora sono saltati tutti i tradizionali termini di "mediazione sociale" ....

Del resto, non è un caso il fatto che molti ex sessantottini - anche se pure su questo non è il caso di generalizzare - siano in qualche modo oggi nel gangli del potere, non solo e non tanto di quello politico, ma anzi direi soprattutto in quelli relativi alla comunicazione ed alla "cultura" .... mentre invece di ex settantasettini in quei luoghi non se ne vedono proprio ....


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Rosanna
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Condivido molte analisi che fa Fusaro, ma questa sul '68 è decisamente sbagliata, spero almeno che non sia eterodiretta in maniera ambigua e disonesta,

probabilmente il ragazzo dagli occhi azzurri non conosce bene la storia, se la conoscesse riconoscerebbe che il dopo '68, cioè gli anni '70 hanno visto in Italia le UNICHE E ULTIME RIFORME SOCIALMENTE FAVOREVOLI: Riforma diritto di famiglia, Statuto dei lavoratori, Organi collegiali a scuola, Legge sul divorzio, Legge sull'aborto.

Riforme del genere, cioè "Vere Riforme" utili alla società, non si sono più fatte dal '68 in poi.

Fusaro non ha capito, o finge di non aver capito, nel suo nuovo ruolo di opinion leader, che la borghesia ha semplicemente mutato veste, ha subito una mutazione genetica, passando da produttiva a speculativa esattamente come il capitale. Quindi il ’68 non si è prostrato dinnanzi al capitale, e il capitale non ha ucciso la cultura borghese, semplicemente perché non si può disgiungere capitale e borghesia, quindi la borghesia non è mai morta, ha semplicemente subito una mutazione culturale, da borghesia moderna a borghesia postmoderna, da industriale a finanziaria.

La sovrabbondanza di simulacri ed esuberi che accompagna questa "nuova" borghesia (edonismo, diritti estetici, sessuali etc..) che si sovrappongono ai vecchi valori del “sacro” su cui poggiava la borghesia moderna è la cifra della postmodernità. Quello di Fusaro è, ancora una volta, un tipico “camaleontismo postmoderno”, o peggio clientelismo intellettuale, o forse gattopardismo di coscienza, che permette a filosofi e analisti di pescare nel torbido della cultura di massa per ricavarne magari qualcosa di utile per sé.

Brutta storia ... perché uccidere il '68, screditare la sua cultura, criticare in maniera pregiudiziale la "sacralità dei suoi valori", ancora strettamente saldati ai principi della Costituzione, vuol dire fare killeraggio della "verità storica" e dunque favorire l'immondizia dei nuovi tempi.


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yakoviev
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C'è però da dire che il 77 mancò della componente operaia, e non è poco. Intendo dire non che non c'erano lavoratori, ma che le lotte non toccarono i luoghi di lavoro in maniera significativa. Io più che una cosa a sè stante lo vedo come una conclusione del ciclo aperto dal 68-69. Riguardo agli anni 80 e all' "Italia da bere", non la vedo come riassorbimento-proseguimento-degenerazione del 68 ma come rottura. Fu proprio in quel periodo che si cominciarono a mettere in discussione e ad attaccare le conquiste sociali precedenti, e l'inizio (dopo la sconfitta dell'occupazione FIAT) fu il primo attacco alla scala mobile con la
differenziazione del punto di contingenza.


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Primadellesabbie
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.... molti non hanno proprio idea di cose fosse l'Italia prima del 68/69 ....

Su questo non ci piove, eppure basterebbe fare un giro nel mondo delle canzonette dell'epoca, chiudere gli occhi, e immaginare che mondo poteva esserci intorno.

Si materializzò una grossa crepa, nelle coscienze, tra la società borghese e la Chiesa, di cui la vicenda del divorzio fu un'anticipazione, e in quelle circostanze le gerarchie religiose si dimostrarono impreparate ad ogni livello.

Poi fu la volta del Partito Comunista di dimostrarsi impreparato, pur utilizzando in modo anche troppo responsabile il suo ascendente nell'amministrare la protesta (mi vengono i brividi nel pensare a come potrebbero degenerare faccende come quella francese se quelle folle, emozionate a puntino, verranno usate da irresponsabili).

Io insisterei nell'additare l'apertura delle coscienze provocata dal trasferimento ai giovani delle esperienze vissute dai protagonisti e dall'uomo della strada, durante l'ultima guerra, che ha "autorizzato" e spinto ad accedere a visioni sociali fin lì praticabili da pochi martiri, per usare un eufemismo.


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radisol
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C'è però da dire che il 77 mancò della componente operaia, e non è poco. Intendo dire non che non c'erano lavoratori, ma che le lotte non toccarono i luoghi di lavoro in maniera significativa. Io più che una cosa a sè stante lo vedo come una conclusione del ciclo aperto dal 68-69. Riguardo agli anni 80 e all' "Italia da bere", non la vedo come riassorbimento-proseguimento-degenerazione del 68 ma come rottura. Fu proprio in quel periodo che si cominciarono a mettere in discussione e ad attaccare le conquiste sociali precedenti, e l'inizio (dopo la sconfitta dell'occupazione FIAT) fu il primo attacco alla scala mobile con la
differenziazione del punto di contingenza.

Ma si ... è vero anche questo .... però il 1977 è fenomeno profondamente diverso dal 1968 .... non c'era più una "torta" da dividere socialmente meglio .... e c'era già una crisi economica pesante, anche se diversa profondamente da quella odierna ... e soprattutto, col Pci ormai nell'area di governo, erano saltate tutte le possibili "mediazioni" di cui parlavo prima ... ed in questo la somiglianza con l'oggi è enorme ...

Ed anche se certo non si può fare un paragone col 1969 ... non è affatto vero che nel 1977 mancarono i lavoratori ... solo che non erano più l'operaio-massa del 1969 .... ma bensì la figura negriana dell' "operaio sociale", in soldoni qualcosa di molto simile ai "precari" di oggi ... e poi, visto che il 1977 fu un fenomeno soprattutto romano-bolognese-napoletano, in quei posti la "classe operaia" o non c'era proprio, come a Roma .... o subiva un controllo sociale pesantissimo da parte del Pci come a Bologna ... mentre invece a Napoli la partecipazione operaia ci fu e come ... persino quella un pò "aristocratica" dell' Italsider ... all'Alfa Sud poi, come del resto anche alla Fiat di Cassino, l'autonomia operaia fu nel 1976-78 del tutto egemone ...

E a Roma, ed in misura minore anche a Bologna, ci fu l'enorme partecipazione al 1977 dei giovani "desperados" delle borgate ... fenomeno che fino ad allora si era visto solo episodicamente ed a corrente alternata ... e che invece nel 1977 vide la migrazione in massa, ogni sabato pomeriggio, delle comitive "coattesche" al centro di Roma per partecipare agli scontri con polizia e carabinieri ... fenomeno che atterrì il potere al punto da fargli dare il via libera all'inondazione di eroina, nelle borgate romane, da parte della Magliana, sul modello di quanto era già avvenuto negli Usa rispetto ai ghetti neri e portoricani ...

Ma di tutto questo cosa ne può sapere un borghesuccio dottrinario e rampante come Fusaro ?


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helios
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Ma di tutto questo cosa ne può sapere un borghesuccio dottrinario e rampante come Fusaro ?

sò ragazzi!!!

cresceranno anche loro ❗


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Rosanna
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Poi fu la volta del Partito Comunista di dimostrarsi impreparato, pur utilizzando in modo anche troppo responsabile il suo ascendente nell'amministrare la protesta (mi vengono i brividi nel pensare a come potrebbero degenerare faccende come quella francese se quelle folle, emozionate a puntino, verranno usate da irresponsabili).

@Primadellesabbie,

quelle folle emozionate a puntino, cotte sul bracere del terrore, vengono già strumentalizzate, ad ogni ora del giorno anche sui nostri tg, dove i segugi dell'eurogendfor trovano cellule terroristiche sotto ogni sottoscala dello stivale ... e dell'Europa.

E' iniziata "l'era della sorveglianza", che baratta un po' di sicurezza, con la libertà. La stessa situazione storica che anticipa le dittature e le guerre mondiali.


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Georgejefferson
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Non può sapere Fusaro, perchè certe situazioni non le ha vissute, ma può comprendere studiando, e non credo che metterebbe in dubbio i resoconti di assoluta dignità che descrivi tu Radisol.

Secondo la mia opinione il punto in questione pero e' un'altro.

Si può essere d'accordo o meno, legittimamente, ma tante persone non considerano la cultura borghese come un unicum e compartimento stagno non buono a prescindere, e la critica parte da questa considerazione, che ripeto, legittimamente e' di diritto pensarla diversamente.

La distinzione e' tra l'alta borghesia, rappresentati oggi dalle famiglie storiche miste tra l'alta borghesia dei secoli scorsi con altrettante rimanenze aristocratico/nobiliari...e la borghesia medio piccola.

Quando fusaro cita la volontà del capitale di disfarsi dei residui ultimi di borghesia frenante io penso si riferisca ai valori tradizionali borghesi, che pur avendo motivo di critica (paternalismo / gerarchia /bigottismo e moralismo) rappresenta pur sempre un limite di misura al darwinismo sociale estremo, rappresentato dalla visione del mondo anarco/capitalista che tutto riduce a merce compresi i rapporti umani come "fatto di natura" e destino manifesto, quindi un approccio quasi religioso in senso ontologico che (come appunto dice Fusaro) tutto e' permesso, basta avere i soldi per comprarlo (non importa poi se il controllo di larga parte del potere, storicamente determinato, sta ben saldo in poche mani e le "pari opportunità" siano una palese favola).

Quando dice che dal 68 si e' passati dal conflitto contro il capitale, alla emancipazione del capitale stesso (di quella visione del mondo ultra individualista) parla appunto di questo, che i valori "contro" del 68 sono stati traditi da alcuni, e fraintesi da altri (vedi i movimenti anarchici individualisti punk e il nichilismo dilagante dei giovani dopo) lo stesso stravolgimento e' avvenuto con il percorso storico rappresentato dalla sotto cultura rock, che mentre fino a prima era sintomo di ribellione contro l'autorita repressiva ma in senso di solidarizzazione dei popoli e' passato alla ribellione (oggi apparenza delle star patinate) dell'individuo come cifra egocentrica del fregarsene del prossimo e dei problemi del mondo e pensare solo alla "propria" libertà come unico sbocco permesso naturalizzando l'esistente come un destino manifesto.

Al punto di rendere questo individualismo cieco e fanatico con tutto quello che riguarda la vecchia cultura borghese, anche quello che di buono, potrebbe ancora porre un freno a questo dilagante darwinismo sociale. Almeno in termini di alleanze di classe che riguardano più l'alto contro il medio e basso insieme.Solo poi si può intraprendere strade di movimenti di opinione diversi.

Ma capisco che certi dogmi siano intoccabili e la questione che la verità non sta in semplificazioni estreme (fascisti contro comunisti /piccoli borghesi contro operai ecc...) e che e' fatta invece da mille sfumature che vanno dal fascistoide razzista al semplice artigiano laborioso e mite...dal fanatico comunista massimizzante al semplice operaio tutto amici birra e partita...dal semplice studente appassionato e coscienzioso nel sociale, all'operaio che ciancia di diritti stando in mutua per un raffreddore appena puo.

Certi tabu muoiono solo con l'avvenire di nuove generazioni meno chiuse ideologicamente. Per questo ed altri motivi i nuovi giovani vengono "ghettizzati" in precarieta e forzosa volonta di vivere alla giornata per campare.

Gli anziani spesso (anche se studiosi e sapienti) sono innoqui, chiusi nelle loro catene auto costruitesi dai tabu. E vengono agevolati in questo.

Questa la mia opinione. Poi non e' che non sia criticabile Fusaro, ci mancherebbe. Come anche quello da me scritto.


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Rosanna
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Non può sapere Fusaro, perchè certe situazioni non le ha vissute, ma può comprendere studiando, e non credo che metterebbe in dubbio i resoconti di assoluta dignità che descrivi tu Radisol.

Secondo la mia opinione il punto in questione pero e' un'altro.

Si può essere d'accordo o meno, legittimamente, ma tante persone non considerano la cultura borghese come un unicum e compartimento stagno non buono a prescindere, e la critica parte da questa considerazione, che ripeto, legittimamente e' di diritto pensarla diversamente.

La distinzione e' tra l'alta borghesia, rappresentati oggi dalle famiglie storiche miste tra l'alta borghesia dei secoli scorsi con altrettante rimanenze aristocratico/nobiliari...e la borghesia medio piccola.

Quando fusaro cita la volontà del capitale di disfarsi dei residui ultimi di borghesia frenante io penso si riferisca ai valori tradizionali borghesi, che pur avendo motivo di critica (paternalismo / gerarchia /bigottismo e moralismo) rappresenta pur sempre un limite di misura al darwinismo sociale estremo, rappresentato dalla visione del mondo anarco/capitalista che tutto riduce a merce compresi i rapporti umani come "fatto di natura" e destino manifesto, quindi un approccio quasi religioso in senso ontologico che (come appunto dice Fusaro) tutto e' permesso, basta avere i soldi per comprarlo (non importa poi se il controllo di larga parte del potere, storicamente determinato, sta ben saldo in poche mani e le "pari opportunità" siano una palese favola).

Quando dice che dal 68 si e' passati dal conflitto contro il capitale, alla emancipazione del capitale stesso (di quella visione del mondo ultra individualista) parla appunto di questo, che i valori "contro" del 68 sono stati traditi da alcuni, e fraintesi da altri (vedi i movimenti anarchici individualisti punk e il nichilismo dilagante dei giovani dopo) lo stesso stravolgimento e' avvenuto con il percorso storico rappresentato dalla sotto cultura rock, che mentre fino a prima era sintomo di ribellione contro l'autorita repressiva ma in senso di solidarizzazione dei popoli e' passato alla ribellione (oggi apparenza delle star patinate) dell'individuo come cifra egocentrica del fregarsene del prossimo e dei problemi del mondo e pensare solo alla "propria" libertà come unico sbocco permesso naturalizzando l'esistente come un destino manifesto.

Al punto di rendere questo individualismo cieco e fanatico con tutto quello che riguarda la vecchia cultura borghese, anche quello che di buono, potrebbe ancora porre un freno a questo dilagante darwinismo sociale. Almeno in termini di alleanze di classe che riguardano più l'alto contro il medio e basso insieme.Solo poi si può intraprendere strade di movimenti di opinione diversi.

Ma capisco che certi dogmi siano intoccabili e la questione che la verità non sta in semplificazioni estreme (fascisti contro comunisti /piccoli borghesi contro operai ecc...) e che e' fatta invece da mille sfumature che vanno dal fascistoide razzista al semplice artigiano laborioso e mite...dal fanatico comunista massimizzante al semplice operaio tutto amici birra e partita...dal semplice studente appassionato e coscienzioso nel sociale, all'operaio che ciancia di diritti stando in mutua per un raffreddore appena puo.

Certi tabu muoiono solo con l'avvenire di nuove generazioni meno chiuse ideologicamente. Per questo ed altri motivi i nuovi giovani vengono "ghettizzati" in precarieta e forzosa volonta di vivere alla giornata per campare.

Gli anziani spesso (anche se studiosi e sapienti) sono innoqui, chiusi nelle loro catene auto costruitesi dai tabu. E vengono agevolati in questo.

Questa la mia opinione. Poi non e' che non sia criticabile Fusaro, ci mancherebbe. Come anche quello da me scritto.

Scusa Georgejefferson, ma il sillogismo di Fusaro non sta proprio in piedi dal punto di vista storico e filosofico,

e non è giustificabile il fatto che lui non abbia vissuto quell'epoca, perché lui si propone come opinion leader della contemporaneità, in ambito storico/filosofico, quindi la sua interpretazione deve seguire ncessariamente un nesso logico, se vuole essere credibile.

Lui dice: Il Sessantotto si libera della cultura borghese ...

Allora spiegami le Riforme fatte negli anni '70, da quale "sacralità dei valori", ancora strettamente saldati alla Costituzione derivano?

Poi dice: Il capitalismo assoluto, basato sull’estensione illimitata della forma merce a ogni ambito del reale e del simbolico, è, nel suo sviluppo, incompatibile con la cultura borghese, con l’idea borghese dell’“eticità” (Hegel), con la visione borghese della religione e dello Stato, della misura e del limite.

Quindi il capitale oggi sarebbe distinto dalla borghesia? sono d'accordo che si è distinto dai valori di una certa cultura borghese, come dicevi anche tu, ma non può essere disgiunto dalla borghesia, perché i capitali a quale classe sociale appartengono, se non alla borghesia? e poi la sua analisi non tiene presente che invece è la borghesia che ha mutato pelle, e si è trasformata da industriale a finanziaria, in seguito all'avvento del "postmoderno".

Purtroppo ho paura che sia una brutta storia ... perché uccidere il '68, screditare la sua cultura, criticare in maniera pregiudiziale la "sacralità dei suoi valori", ancora strettamente saldati ai principi della Costituzione, vuol dire fare killeraggio della "verità storica" e dunque favorire l'immondizia dei nuovi tempi.

Quello di Fusaro è, ancora una volta, un tipico “camaleontismo postmoderno”, un "camouflage improbabile", o peggio clientelismo intellettuale, o forse gattopardismo di coscienza, che permette a filosofi e analisti di pescare nel torbido della cultura di massa per ricavarne magari qualcosa di utile per sé.

Come ho detto poco sopra ...


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Georgejefferson
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Ma si Rosanna io non e' che ti do proprio torto. Io penso che le semplificazioni di Fusaro nei media (tipo il 68 ha distrutto la cultura borghese senza specificare quale parte e le conquiste sociali ecc..) siano pensate per il target Mainstream che e' stato abituato alle semplificazioni e "riduzioni ad unicum".

Certo in termini di "strategia" si e' in diritto di criticare, giusto. La interpretazione a mia opinione io l'ho data, e penso anche che questa stortura nei media (semplificare) sia pensata in funzione di scontro con gli opportunisti in Tv se si colorano la morale con valori sessantottini formalmente, ma in sostanza eseguono tutti gli ordini impliciti (cioe non espressi ma intuiti) delle alte oligarchie verso la destituzione del potere statale in quanto ultimo residuo di limite ai sovra stati in potenza oggi.

Anche io sono scettico su questo modus strategico, ma credo che cosi sia.
Ma d'altra parte ho fiducia nella buona fede di Fusaro (almeno in termini di meno peggio nel confronto con simil Cacciari o Boldrin in economia).

Quindi sono di parte ed e' legittima la critica


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