Qualcuno di voi ha sentito parlare di Tiziano Della Ratta o di Jessica Provisiero? Due spunti sull'Italia genocida di oggi
Come da titolo. Intendiamoci, non si tratta di casi totalmente tacciuti, ma si tratta di casi che, messi nella luce corretta, danno idea di quanto di terribile stia avvenendo nella nostra Nazione (e anche dei probabili colpevoli).
Tiziano Della Ratta (o della guerra fratricida)
L'appuntato dei carabinieri Della Ratta è stato ucciso il 27 aprile scorso a Maddaloni, nel casertano, nel corso di una rapina finita malissimo, con diversi morti e feriti. Tra questi ultimi, anche il maresciallo Domenico Trombetta. Come da titolo, avete sentito parlare di Della Ratta e del ferito Trombetta? Avete visto molti servizi televisivi e letto molti articoli di giornale in cui si sviscerava la storia personale almeno dell'ucciso? Avete visto o letto interviste a parenti del morto o del ferito? Avete visto e sentito o letto politici o giornalisti dibattere in maniera accorata di questo fatto? La risposta é: poco o nulla (con tendenza al nulla).
Ora, fatte il confronto con il caso di Luigi Preiti, l'attentatore di Palazzo Chigi, e del carabiniere da lui ferito, Giuseppe Giangrande [5 maggio 2013]. Quante altre volte avete sentito parlare di appartenenti alle forze dell'ordine uccisi o solo feriti? Una infinità. Ma la quasi totalità delle volte si è trattato di accenni, come nel caso di Della Ratta e di Trombetta. Gli unici casi differenti, per così dire, sono, giustamente, quelli che riguardano la guerra tra Stato e Mafia (essendo o dovendo essere vera e propria guerra).
E allora, perché di Giangrande abbiamo saputo tutto? Solo per il clamore derivante dal luogo in cui è avvenuto il ferimento? Chi si è interposto tra attentatore e bersaglio ha meritato particolare attenzione solo in funzione del bersaglio, non per la normalità del suo ruolo. Ma anche questo è ovvio, tutto sommato. Questo conta sicuramente, ma la ragione profonda è peggiore della mera spettacolarizzazione giornalistica.
La ragione autentica è che andava contrapposto a Preiti il carabiniere Giangrande. Proprio perché Preiti ha sparato verso un Palazzo del Potere, andava contrappostogli un altro cittadino, per annullare simbolicamente il suo gesto, per quanto forsennato. Tale contrapposizione significa, inoltre, tenere a distanza di sicurezza (anche simbolica) i veri bersagli del gesto, ossia la casta politica. I cittadini vedono, a causa di tale spettacolarizzazione, un cittadino comune che spara contro altri cittadini comuni. Cosa che è avvenuta nei fatti, ma che non era la ragione iniziale, né è il simbolismo autentico di quanto accaduto davanti Palazzo Chigi.
Gli spari, comunque sia, erano contro un Palazzo del Potere. Il Potere pretende che esso sia intangibile (per quanto colpevole della crisi sociale, economica e culturale attuale), perciò si nasconde dietro il corpo ferito una volta, ma da ferire simbolicamente più volte, di un cittadino in divisa. Contrappone uomo comune a uomo comune, cittadino a cittadino. Non altrettanto fa, ad esempio, quando ci sono di mezzo criminali comuni, come nel caso di chi ha ucciso Della Ratta. Lì non serve il santino, il martire, il buon padre di famiglia. Lì è solo una notizia. Il politico di turno partecipa alle esequie, ma poi tutto finisce in giornata. Non serve lo spettro della guerra fratricida. Non serve la guerra civile mediatica. Quella esiste già, tutti i giorni, in tutte le strade d'Italia, contro i cittadini comuni, con proiettili, picconi, inquinamento, colate di cemento o tassazioni inique. Perché parlarne?
Jessica Provisiero (o del razzismo anti-italiano)
La poco più che ventenne Jessica Provisiero era, sino ad un paio di settimane fa, una candidata dell'UDC alle elezioni comunali di Portici, nel napoletano. "Era" perché nel frattempo si è scoperto che lei è nipote di Luigi Vollaro, detto 'o Califfo, noto e potente boss della camorra, ora all'ergastolo. A quel punto, il candidato sindaco del suo partito, il giudice di Torre Annunziata, Nicola Marrone, decide, infatti, di costringere la ragazza ad abbandonare la competizione elettorale.
La Provisiero ha pendenze con la giustizia? Che si sappia, no. Ci sono altri motivi per l'allontanamento? No. Quindi, solo la parentela col boss e il vivere in una data zona di Portici ha prodotto ciò. Che la ragazza sia in gamba o non lo sia, che sia onesta o non lo sia, non sembra importare molto.
Ora, fatte il confronto col caso dello zingaro assassino Remi Nikolic [17 maggio 2013].
Nikolic uccide il vigile milanese Niccolò Savarino. Viene catturato, ma il giudice Daniela Guarnieri lo condanna a 15 anni, con le attenuanti "etno-culturali". In quanto zingaro, vissuto perciò in ambiente (perlomeno) criminogeno, non gli è stato dato il massimo della pena prevista, perché non abituato ad altro se non al crimine stesso (a detta del giudice).
La Provisiero, invece, è una ragazza comune, tranquilla e onesta, che decide un giorno di candidarsi con una certa forza politica. Lei, però, appartiene ad una zona e ad un ambiente difficili, dove la criminalità detta legge. Ma questo non gli viene perdonato dal candidato sindaco (il quale, guarda caso, è un giudice).
Riguardo Nikolic, avevamo chiesto se le attenuanti "culturali" si applicano anche ai mafiosi. Ai mafiosi propriamente detti non sappiamo, ma di sicuro non si applicano agli italiani.
http://euroholocaust.blogspot.it/2013/05/qualcuno-di-voi-ha-sentito-parlare-di.html