Questa è la seconda parte dell' intervista di Todd in cui si viene a ripetere il tema del nichilismo come fatto 'culturale' e 'politico', quasi indiretto, quando invece è il risultato voluto di una metodologia massonica e cabalistica di 'solve et coagula'. Todd non lo dice chiaramente ma indica invece l'assenza di esempi probanti nella storia antica e recente per indicare l'esito dirompente nelle coscienze del tracollo occidentale e le sue cause.
Qui a mio avviso c'è un travisamento che conduce ad errore. A parte un certo argomentare ecessivamente 'colto', utilizzando un terminie 'nichilismo' che pochi davvero capiscono nelle sue sfumature, l'esempio storico che Todd non rinviene invecec'è: basta pensare non ai vincitori ma ai vinti e gli esempi si trovano ovunque.
Ad esempio nella cosidetta 'caduta dell' impero romano d'occidente', quando furono perseguitati con ogni mezzo i pagani sino allo sterminio totale da pii cristiani invasati cristianamente dal loro mortifero 'dio', all'eradicazione completa di ogni loro scritto, ogni vestigia che si riferisse alla storia di Roma ed alla sua grandezza pagana: noi di quell'epoca abbiamo solo al più il 5%. Tutto il resto molto nichilisticamente venne distrutto.
Oggi ci attende lo stesso destino, 'ceteris paribus', ad opera della 'santa alleanza' dei Poteri Riuniti nell' occidente collettivo: sarà così ?
Per il momento la considerazione che vorrei esplicitare è che come al solito, i dotti non escono dalla rappresentazione dei vincitori e si chiedono da questa posizione assolutamente comoda, che non da fastidio a nessuno avendo un sottile ed ambiguo tono apologetico, le ragioni delle 'cose' che accadono: e chiamano a testimonianza termini aulici, difficili, che danno un tono forse neppure voluto qui da Todd.
Invece mettersi dalla parte dei vinti aiuta a capire.
E non parlo anche del nichilismo che dovettero subire i vinti dopo l'esito tragico della Seconda Guerra Mondiale.
Fu distrutta la loro memoria storica e le ragioni, sì c'erano anche quelle, dei loro regimi, deliberatamente irrisi e colpevolizzati: solo le scelte scellerate furono tenute a testimonianza della 'damnatio memoriae', non le ragioni e le costrizioni che le favorirono, le obbligarono anzi.
Su questo tutto si tace.
Per non molto ancora.
Ho letto l'intervista e devo dire che, umilmente per la caratura del personaggio, non mi convince appieno. Al di là di qualche frase dal significato forte e chiaro mi sembra invece che l'analisi parta da alcuni assunti un po' traballanti. Ad esempio, l'idea secondo cui gli attuali politici sarebbero intimoriti dai grandi giornali e dal loro presunto potere di critica: non avrei voluto leggere un simile scivolone, quando si sa bene che a quel livello nulla accade per caso ed anche le volte in cui la stampa sembra aver avuto un effetto significativo (su tutti, lo scandalo Watergate o la tangentopoli italiana), ciò non era dovuto al coraggio di intraprendenti giornalisti ma ad un "via libera" che già guardava all'obiettivo vero che si intendeva raggiungere. Mentre il pubblico era distratto dai dettagli di "cronaca". Comunque, al di là di questo, non vedo inquadrata bene nemmeno la questione difficilissima del nichilismo in sé. Quando l'autore parla dei suoi studi minuziosi sulle società europee (al plurale, per fortuna), pare di osservare un quadro già ampiamente superato: il genio creativo, le peculiarità territoriali e i rapporti con il territorio che egli ha studiato sono connotati, a mio avviso, già dissolti da lungo tempo. Nell'Italia dei palazzi fiorentini o nella sua Francia, da anni ormai è venuta meno persino la normale struttura demografica: il calo di nuove nascite che io vedo come un "segno di questi tempi" che negano qualsiasi immaginazione accessibile del futuro e non sono un problema meramente economico lascia spazio ad una nuova generazione già assolutamente dissolta e sradicata dove l'europeo è ormai minoranza etnica sostituita da "nuovi europei" in bilico fra tradizioni islamiche, slave e cibo spazzatura. Privi di una vera e seppur minima istruzione, perché non si sa cosa insegnare loro. Ecco una declinazione del nichilismo di questi anni Venti. Non ci sono precedenti storici a cui riferirsi, afferma l'autore. Non lo so, anch'io sarei tentata di ricercarli nella fine dell'impero asburgico o della Russia zarista o ancora della Germania post bellica. Forse egli fatica, comprensibilmente, ad accettare la crisi del sistema di valori pragmatici e luterani che pareva eterno e indistruttibile. Eppure sta accadendo e in buona misura non per caso. Perché su una cosa è vero che non vi sono precedenti: il disvelamento delle intenzioni profondamente massoniche e gnostiche più che mai decise ad inaugurare un mondo "nuovo" nel quale non dovrà esserci spazio per alcun retaggio del passato, men che meno se ispiratore di principi morali. Solo uno dovrà sopravvivere e sarà autorizzato: indovinate quale.