Sentiamo spesso parlare di quanto siano ricchi gli italiani sul piano quantitativo e di come questo come venga poco preso in considerazione dagli organismi sovranazionali. In vero questi soggetti conoscono anche troppo bene la ricchezza italiana, non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo, quello che purtroppo su cui molti referenti politici non si soffermano quasi mai. Secondo Bankitalia, prendendo i dati di fine 2011, la ricchezza complessiva delle famiglie italiane ammonterebbe a oltre 8,3 trilioni di euro (dato che oggi sarà certamente diminuito), suddiviso rispettivamente in approssimativi cinque trilioni, riconducibili sia ad immobli residenziali e non (come fabbricati, terreni, garage e cosi via) ed i restanti 3,3 trilioni investiti in attività finanziarie di varia natura. Nello specifico questo ammontare di ricchezza non tangibile è così ripartito: un primo 30% in obbligazioni corporate, per lo più di matrice bancaria e parabancaria, anche di emissione comunitaria, un secondo 30% in depositi e giacenze bancarie di varia natura, un terzo 30% in strumenti finanziari emessi da OICR (come fondi & company) ed infine un residuo 10% in titoli di stato italiani con varie scadenze e tipologie.
Come sappiamo ormai lo stock di debito pubblico italiano ha superato abbondantemente i 2 trilioni di euro (2.020 per la precisione a fine Novembre 2012): qualcuno pertanto a questo punto potrebbe chiedersi che senso ha continuare a preoccuparsi di questo fardello di debito avendo il debitore così tanto patrimonio da cui attingere. Pur tuttavia questa considerazione rimane ridondante e fuorviante allo stesso tempo: in quanto non tiene assulutamente conto di due aspetti determinanti in questo momento per esprimere un giudizio complessivo ed oggettivo ovvero la sostenibilità di questo debito e la distribuzione di questa ricchezza patrimoniale. Sul primo punto ormai non vi sono più di tante sfaccettature: se l'Italia con il prossimo governo (qualunque esso sia) non riesce a dare abbrivio alla crescita del PIL quella dannata percentuale (debito/pil) di cui sentiamo spesso menzionare alla televisione diventerà la nostra istanza di fallimento conclamata in Europa che produrrà l'intervento del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) o simili per dare supporto finanziario a fronte di trasformazioni epocali per tutta l'economia e la società italiana.
Sul secondo punto invece è triste rappresentarvi come anche il nostro paese si stia americanizzando almeno questo si evince dall'analisi della distribuzione della ricchezza, infatti circa il 10% della popolazione possiede quasi il 50% dellla ricchezza nazionale. Questo dato deve essere soppesato con macchiavellico tatticismo dal futuro governo in quanto una politica faziosamente aggressiva nei confronti dei contribuenti benestanti potrà produrre una migrazione di capitali ed attività finanziarie oltre confine (cosa che sta già ampiamente accadendo da due anni, ecco perchè il dato dei 3,3 trilioni già oggi forse è di molto ridimesionato). Ancora più interessante invece risulta sul piano dell'analisi finanziaria il quadro complessivo della consistenza del patrimonio delle famiglie italiane dalla quale si può delineare embrionalmente un comportamento di suicidio finanziario. Deltronde il binomio ricchezza e stupidità vanno spesso a braccetto. Gli italiani per decenni sono stati volgarmente definiti con il termine di bot people o per essere più sofisticati di loan country buyers, letteralmente compratori del debito del proprio paese.
Non cè niente di male a comprare il proprio debito anzi si dovrebbe incentivare a farlo soprattutto adesso, tuttavia si deve sempre discernere tra investire, massificare e diversificare. Proprio quest'ultima infatti manca platealmente nei portafogli delle famiglie italiane, nello specifico la diversificazione del rischio paese. Riflettete un momento, la famiglia media italiana ha investito il 60% del suo reddito e risparmio cumulato nel tempo in una o più abitazioni residenziali in Italia, ha sottoscritto le obbligazioni bancarie della banca italiana presso cui detiene giacenze e disponibilità varie, ha investito una parte residuale dei propri risparmi in titoli di stato italiani, proprio quelli che adesso stanno mettendo in difficoltà le stesse banche italiane, ha contratto una copertura previdenziale privata con una compagnia di assicurazioni italiana che investe massicciamente sul debito italiano. A questo punto rimane lecito chiedersi se gli italiani sono dei grandi veggenti e sapienti analisti in quanto confidano che i prossimi governi risaneranno finalmente il paese oppure sono una popolazione di stupidi e poveri illusi che sino ad oggi hanno vissuto sempre di rendita grazie a titoli di stato con rendimenti a due cifre ed un mercato immobiliare solido e costante nella crescita. Voi che dite, quale delle due ipotesi si può considerare più sensata ?
Eugenio Benetazzo
Fonte: www.eugeniobenetazzo.com
7.02.2013