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Femminismo: una creazione Sionista mondialista


antiUsrael
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Femminismo: una creazione Sionista
Osserviamo e meditiamo su quello che è avvenuto negli ultimi anni nella riduzione del Ruolo della Madre e della Donna ad un mero tramite biologico di incubazione di nove mesi: l’uomo ingannato è il più felice, l’idiota retrogrado autodefinito come “maschilista”, che ride con stupide battute che mettono in ridicolo la donna, specie per quello che riguarda l’intimità. La Donna è stata ridotta a un mero oggetto di piacere decorativo, una vile mercanzia, denigrata, sfruttata. Una macchina da penetrazione. Salvo alcuni nobili casi, la Donna è trattata come un oggetto sessuale: se le mancano le tette c’è il silicone; se è in sovrappeso c’è la liposuzione. La pubblicità vende milioni con i suoi reggiseni e fondoschiena.
Mai come ora è stato sfigurato il suo ruolo naturale nella lotta per l’esistenza. Non basta che la donna sia vista attraente e seducente, splendendo per la sua bellezza, mettendo in risalto il suo corpo che fu sempre oggetto di ammirazione ed emblema di estetica, ispirazione di artisti. Questo non è sufficiente. Dalla più tenera età, la si induce a vestire in modo “provocante”. In ultima analisi, senza moralismi è palese che ci si trovi davanti non a una desessualizzazione del nudo nel nome di un culto del Bello, bensì a una volgarizzazione del corpo, questo avviene nei prodotti commerciali, negli show televisivi, nei film. E l’espressione massima dell’umiliazione dell’immagine della donna: la pornografia, si avvale dell’indegnità di volgari puttane per coltivare un’immagine della Donna come merce e del sesso come atto di uso e consumo in cui i corpi sono meri oggetti. [..]Dove sono Emma Bonino e quelli/e che urlano in piazza per un’assassina fedifraga come Sakineh Ashtiani (ricordiamo il caso sapientemente manipolato in funzione anti-iraniana dai megafoni di Sion, principalmente dal francese Bernard-Henry Levy) quando la dignità della donna è così vilipesa? La risposta è che è ormai in atto, da decenni, una politica di distruzione della famiglia e di ciò che è sano, famiglia negata come organizzazione basica di ogni Nazione, di conseguenza la donna si è allontanata dalla casa, dal suo sposo, dai suoi figli.
A partire dalle famose femministe americane come Betty Friedan (Batty Goldstein) e Gloria Steinem vediamo come una corrente ideologica e filosofica dalla chiara matrice mondialista e sionista abbia agito senza maschera in questa direzione. Al proposito citiamo l’estratto di un cinico scritto, di Gustav Perednik, giornalista dell’Hagshamà, Dipartimento dell’Organizzazione Sionista Mondiale:
“ Più di due secoli fa, un’istitutrice inglese, Mary Wollstonecraft, “Una rivendicazione dei diritti delle donne”, nella quale esigeva risvegliare la mente repressa delle sue pari con mezzi educativi. Da allora l’ideale femminista ha percorso un tragitto sinuoso, in molti casi con protagoniste delle ebree d’avanguardia, come Berta Pappenheim in Europa ed Emma Goldman negli Stati Uniti d’America. In buona parte furono ispirate dalla tradizione ebraica”
Parte di questo reazione “femminista” delle donne ebree può essere onesta, di certo, ma non come un consolidamento di inesistenti valori di rispetto per la donna da parte del giudaismo, ma come ribellione contro la sottomissione delle quali sono vittime come donne e spose ebree. Nel suo libro autobiografico “Life so far”, Betty Frieman riconosce che,
Betty Friedan mentre guidava le proteste femministe degli anni 60, accettava perfettamente che nella sua casa il marito Carl Friedan la picchiasse e la trattasse con permanenti aggressioni. L’organizzazione delle donne sioniste chiamata WIZO (Women International Zionist Organization) è uno degli organismi istigatori del femminismo diffuso come “liberazione della donna” nella forma che abbiamo descritto qui. La WIZO recluta ormai molte donne non-ebree come membri onorari, specie tra le “first-lady” di ogni nazione, e nell’agenda dei nostri ministri per le “pari opportunità” ci sono spesso incontri con questa organizzazione e altre parallele. Praticamente non esiste lider femminista non ebreo che attualmente non sia vincolato come membro onorario alla WIZO. La sua presenza è costante in campagne a favore dell’aborto e dei “diritti uterini” della donna.
E’ curioso che questo interesse femminista venga da persone appartenenti a una religione e ad un popolo che, fondamentalmente, pone molte restrizioni alle donne e obbligandole a certe pratiche di sottomissione interna al matrimonio, come due relazionali sessuali obbligatorie la domenica e cose del genere, eppure questi sono gli stessi che stranamente si ricordano solo del velo musulmano.
L’umiliante posizione della donna nella struttura familiare e religiosa del giudaismo è stata manifestata più volte nei ruoli che il sionismo le ha assegnato nella sua conquista mondiale, conquista, ci teniamo a precisarlo, che non ha niente di complottista ma è sotto gli occhi dell’intera umanità in tutta la sua chiarezza con i suoi nomi, le sue organizzazioni, i suoi soprusi internazionali, le sue sigle ecc…
Una Donna
Uno dei casi più patetici degli ultimi anni fu quello della signorina Monica Lewinsky, ebrea, che fu utilizzata nel 1995, di sua volontà, come un mezzo sessuale per infangare l’allora Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. Un’intelligente trappola tesa dal Mossad così che Israele, ricattando il Presidente, potesse estorcere la corrispondenza segreta dei capi palestinesi con il governo nordamericano, per la liberazione di alcune unità di spionaggio del Mossad detenuti negli USA e per obbligare questi a interrompere i suoi rapporti con l’Iraq, che sfociò in un nuovo bombardamento del paese arabo. Clinton, che visse circondato da ebrei nella sua Casa Bianca, finì per essere solo un burattino di Israele attraverso questa gente, specie la Lewinsky.
Altro indizio del basso gradino che occupano le donne nella gerarchia di questi stessi che oggi le inviano a insegnare il “femminismo” ai gentili, si trova nel ruolo assegnato alle donne dal Libro di Esther compiendo un vecchio archetipo molto ben maneggiato dai giudei, e che possiamo chiamare “la tentazione fatale di un’ebrea”. Così come Esther giunse ad avere profitto dalla sua relazione sentimentale con il Re di Persia in favore del suo popolo, anche oggi è comune – troppo comune – che donne ebree contraggano matrimonio con non-ebrei di famiglie influenti, di circoli intellettuali o ruoli di comando, giustamente con proposito di ottenerne dei benefici. Il Libro di Esther esalta questo ruolo con un dettagliato tornaconto di quanti persiani, compresi donne e bambini, sono stati sgozzati in quanto “nemici di israele”, questo massacro è festeggiato nel giudaismo con la festa del Purim.
Fonte:
http://www.corrente88.net/2012/08/19/12-agosto-festa-della-madre/

''..Dopo aver litigato con i genitori, che volevano costringerla ad abbandonare gli studi da insegnante per sposarsi, all'età di 14 anni Golda Meir si trasferì a Denver, Colorado, presso la casa della sorella. Sheyna Mabovič Korngold e il marito erano soliti organizzare dei dibattiti culturali, e in tali occasioni la Meir entrò per la prima volta in contatto con il mondo letterario, il femminismo e il pensiero sionista. Lei stessa scriverà, nella sua autobiografia: Denver fu un vero punto di svolta, perché lì ebbe inizio la mia vera istruzione. A Denver la vita mi si aprì innanzi per davvero[8].''
fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Golda_Meir


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radisol
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Le prime forme di femminismo, le famose "suffragette" inglesi e poi americane, peraltro allora represse ferocemente da quegli stati, nascono in tempi in cui il sionismo esisteva solo come vaga teoria appunto di qualche teorico ed il "mondialismo" non era nemmeno lontanamente immaginabile ...

Lo stesso femminismo di fine anni settanta ed inizio ottanta del secolo scorso, nasce in una situazione in cui il sionismo aveva le sue brave gatte da pelare in Medio Oriente e certo si interessava poco di quello che poteva avvenire nel "sociale" europeo .... ed anche allora il "mondialismo" era quasi solo uno slogan avveniristico e velleitario ...

Nell'epoca invece, cioè oggi e gli ultimissimi decenni, in cui sionismo e mondialismo ( che comunque non sono la stessa identica cosa) sono trionfanti, è praticamente scomparso il femminismo ... con gravissime conseguenze, a mio giudizio, tipo il "femminicidio" che è diventata parte integrante delle cronache quotidiane ... o i continui e ripetuti tentativi chiesastici, non solo cattolici, di attaccare le sacrosante conquiste delle femministe di un tempo ....

Lasciatelo dire, tu, per dirla con una famosa battuta teatrale di Benigni ( che naturalmente immediatamente definirai come "servo di Sion" ), c'hai dei problemi col genere femminile .... è evidente ....

P.S. Anche il comunismo internazionale, la cui "caduta" peraltro considero all'origine dei "mali", compresi sionismo trionfante e globalizzazione capitalistica, con cui tanto te la prendi, è nato in gran parte da leaders, rigorosamente atei, ma di origine ebraica ..... lo stesso Marx, Engels, Trotzky, Bela Kun, Rosa Luxemburg, Rosemberg, in Italia i vari Treves, Labriola, Turati .... scommetto quindi che per te anche il comunismo, che nasce secoli prima del sionismo di cui parliamo oggi e dello stesso stato di Israele, è un "complotto sionista", come del resto sosteneva un certo Adolf .... e così tutti i salmi finiscono in gloria .... a quando l'elogio del passo dell'oca e delle leggi razziali ?


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antiUsrael
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c'hai dei problemi col genere femminile .... è evidente ....

Mi sa proprio che li hai tu invece...
Sempre off topic e sempre a difendere il padrone eh sfigatello? 😆

Le prime forme di femminismo, le famose "suffragette" inglesi e poi americane

Chissa perchè questi movimenti nascono proprio negli imperi dell'ultracapitalismo.......
E poi mi ricordano tanto le suffraggete di piazza Tharir sfruttate da otpor
(dopo la ''rivoluzione'' gli stupri in piazza si sprecano e anche di giornaliste) o le pussy riot e le femen.
Mammamia che museo vivente delle banalità..
Si davvero le femministe hanno cambiato il mondo: ora sono una massa di schiave sterilmente (in)felici al servizio del capitale.


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antiUsrael
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Ci sono ampie dimostrazioni delle connivenze fra organismi internazionali femministi e sionisti(WZO).
E' ovvio che la quasi totalità persone che danno credito al femminismo siano in buona fede. E' proprio su questo che puntano lorsignori...


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radisol
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Chissà com'è che storicamente pure il sindacalismo come concezione nasce prima in Gb e poi negli Usa ....

Forse perchè lo sviluppo industriale e culturale di quei paesi a quell'epoca poneva le condizioni minimali perchè questo avvenisse ?

Fosse che ovviamente il sindacalismo non poteva certo nascere dove non c'erano fabbriche ?

Così come il femminismo non poteva nascere dove alle donne era preclusa la scolarità o dove magari c'era pure il diritto maschile all'harem o l'omicidio di onore riconosciuto dalla legge ( cioè in Italia fino ai sessanta del secolo scorso ) ?

Oppure anche il sindacalismo è "complotto sionista" ? Forse si ....

Ma a sto punto pure il diritto di voto alle donne, la possibilità per esse di lavorare, di studiare, chessò, anche di prendere la patente di guida .... magari la stessa invenzione dell'automobile .... o proprio il passaggio ad un mondo industriale da quello contadino .... tutti "complotti sionisti" per far uscire le donne dalle case, per distruggere la famiglia .... che peraltro è considerata "cosa sacra" nella tradizione ebraica ancora di più che in quella cristiana ....

Prima ho citato un certo Adolf ... ma probabilmente mi sbagliavo, tu sei rimasto al medioevo .....


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antiUsrael
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ma radi radi non ti scaldare tanto per difendere il tumore della società ovvero la chiesa mondialista universale che ha schiavizzato veramente ogni essere su questo pianeta facendogli credere che lo ''liberava''.
Quasi tutto ciò che viene dall'orbita angloamericana è roba che ha un doppio fine quasi sempre culturalcoloniale soprattutto i movimenti sociali e di protesta e il femminismo non fa eccezione.
Penso che sei tra i pochi che ancora non l'ha capito.
Esilarante il fatto che tirate fuori sempre Hitler, il nazzismo e altri bau bau quando dovete cercare di screditare qualcuno dall'alto della vostra ragione in sintonia col comune sentire di questo sistema criminale...
Cresci, evolvi e smettila con queste banalità da borghesotto veterosessantottino arcigno dinfensore del sistema capitalschiavista. Altrimenti rimani indietro...altro che medioevo 8)


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antiUsrael
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Alternative Femminili
a cura del Cuib Femminile
Se non ora, quando la donna deve liberarsi definitivamente dalle catene della società borghese?
Se non ora, quando la donna deve cominciare a riscoprire e a riappropriarsi di se stessa?
Intervista con Edy Minguzzi
Femminismo addio - La donna riscopre se stessa
L’illusione di essere donne, ha portato le femministe ad imboc¬care una strada senza uscita, al cui termine c’è la distruzione di ogni organico rapporto sociale.
«Il femminismo dopo aver sovvertito i valori spirituali e na¬turali che reggevano la società tradizionale ¬ e che in parte erano già scomparsi sotto la ma¬rea di valori effimeri propostici dalla civiltà del progresso e dalla democrazia ¬ è destinato a pro¬vocare la “Nuova Apocalis¬se”». Questa è una delle innumere¬voli ed interessanti constatazioni emerse dall’intervista che ci ha rilasciato la professoressa Edy Minguzzi, autrice del Libro Femminilità e femminismo. Sag¬gio sulla donna nel mondo della Tradizione, già nota per il prece¬dente Alchimia. Il cammino del¬la potenza, nonché consulente editoriale della casa editrice Mursia e delle edizioni De Ago¬stini.
D. ¬ Che cos’è il femmini¬smo?
R. ¬ Il femminismo è il frutto ultimo della degenere¬scenza della società in cui viviamo. Alla donna è venuta meno una finalità trascendente che nella visione tradizionale era il senso e il fine della sua vita: ciò che le è rimasto attualmente non è che un sedimento di imposizioni prive di
significato, perché non più orientate verso una meta superiore.
D. – Il femminismo dobbiamo inquadrarlo nell’ambito della cosiddetta lotta di classe, oppure dobbiamo considerarlo separatamente?
R. – É questo un dilemma che sta alla base di molte incongruenze. Femminismo nella società o contro la società? La risoluzione si avrà con un serio ed approfondito esame del significato della femminilità e del suo rapporto con il femminismo. Direi che senz’altro la lotta femminista, paradossalmente, non si svolge né all’interno né all’esterno della civiltà attuale, perché, come ho detto prima, è il frutto maturo di questa società e contemporaneamente è il seme della sua distruzione.
D. ¬ Il giudeo – cristianesimo ha sempre considerato la donna come responsabile del peccato originale; conseguentemente i Padri della Chiesa considerano la donna «cloaca massima» e «chiave del peccato». A suo giudizio, sussiste una responsabilità della Chiesa per l’avvento del
femminismo?
R. – In parte sì, soprattutto perché la Chiesa sostituì all’ideale virile e gerarchico della Romanità Pagana quello femminile ed egualitario, che sfocerà poi nel materialismo.
D. – La donna si è liberata? E, se sì, da che cosa?
R. – Due sono state le direttive dei movimenti femministi: liberazione dal sesso e liberazione del sesso, ma non liberazione per il sesso. Ecco quindi riemergere chiaramente la donna che non si è liberata, anzi è entrata in schiavitù: libero è chi domina una forza, non chi vi rinuncia o chi se ne lascia assoggettare.
D. – Emanciparsi, liberarsi, no alla donna angelo del focolare. Ma ciò da cosa è motivato?
R. ¬ Dal fatto che il focolare col suo valore simbolico, è stato sostituito dalla cucina a gas, che di simbolico non ne ha affatto. Giustamente oggi viene respinta la figura di angelo del focolare. Mi spiego: giustamente, perché la dimensione sacrale della vita non esiste più e il focolare, come centro di una presenza spirituale, è scomparso ed oggi l’espressione «angelo del focolare» suona come copertura di attività materiali e degradanti.
D. – Collegata all’immagine della donna angelo del focolare è venuta a porsi l’immagine, veicolata dai mass¬media, della donna realizzata grazie al rifiuto del focolare…
R. ¬ ma è logico, il movimento femminista ha cercato di sostituire con interessi esterni l’appannarsi delle motivazioni interiori; così la famiglia, che sappiamo essere nucleo primo nelle civiltà tradizionali perché è il canale di trasmissione dei principi e dei valori più alti, viene abbandonata.
Da ciò la donna che lavora, che viene forzatamente equiparata all’uomo…
D. ¬ …se ne deduce che il femminismo è ormai ben presente nella società attuale, è radicato e la sua opera sovvertitrice prosegue con successo.
R. – Certo: il mondo oggi è all’insegna del femminile e tende all’indifferenziato. Il femminismo è una della manifestazioni della decadenza.
D. – Abbiamo parlato della famiglia, nucleo primo e fondamentale per la formazione della persona umana. Perché i movimenti femministi l’hanno distrutta?
R. – Perché la famiglia è patriarcale; per questo la stanno disintegrando. Manceaux disse: «Le donne saranno libere quando saranno liberate dalla famiglia». Del resto si sono perse le funzioni di padre e quella di madre.
D. ¬ Cosa pensa dell’aborto e della maternità, quest’ultima spesso considerata dalle femministe come atto di sopraffazione?
R. – L’aborto è l’estrema capitolazione, rappresentando la rinuncia della femmina ad incarnare la Forza – Vita, fonte del suo potere; una capitolazione inevitabile, poiché i legami che univano la donna al piano più profondo e archetipo del suo essere sono ormai definitivamente spezzati.
D. – Amore e sesso.
R. ¬ … sul problema due sono le alternative: o cerebralizzare o infangare, quando si sia eliminato anche il lato sentimentali stico esaltato dalla società borghese.
Si è arrivati alla commercializzazione della sessualità e si è giunti addirittura a predicare il lesbismo che, nel mio libro ho considerato per vari motivi il punto d’arrivo inevitabile del movimento femminista. Anche il sesso è perduto; l’amore regredisce a livello biologico e diventa frutto di reazioni chimiche, riducendosi ad un asettico gioco di attrazioni molecolari.
D. ¬ Concorda con la fa¬mosa e discussa affermazione di Cesare Musatti che ha definito le femministe «donne castranti»?
R. ¬ Concordo perfetta¬mente con Musatti e rincaro la dose chiamandole «castrate ca¬stranti».
D. ¬ Come mai le femmini¬ste nel loro osceno linguaggio, si rifanno sempre agli organi geni¬tali maschili e mai a quelli femminili?
R. ¬ L’evocazione fallica può avere due significati. Primo: riconoscere la supremazia del potere divino del membro virile («Il culto fallico dell’antichità», collana di Studi Pagani, Edizioni Basilico, Genova n.d.r) e quindi conferma della situazione subalterna e devozionale della donna nei confronti dell’uomo. (È forse una vocazione inconscia). Oppure è il segnale indirizzato al maschio della propria disinibizione verso queste faccende, è un dimostrarsi «disponibili». In entrambi i casi il turpiloquio non depone a favore della causa femminista. Infatti l’adottare una terminologia maschile dimostra che la donna si adegua alla cultura fallocratica e non sa proporre una propria cultura alternativa.
D. ¬ Delle femministe pen¬tite, che negano quanto hanno fatto finora, cosa ci può dire?
R. ¬ Tutto il male possibile.
Il loro atteggiamento attuale attesta l’irresponsabilità con cui hanno intrapreso la loro opera di demolizione e conferma le tesi della conoscenza tradizionale. Distruggendo i valori per cui erano veramente donne, hanno scoperto che a loro non è rima¬sto proprio nulla.
D. ¬ Il suo libro Femmini¬lità e femminismo in che rappor¬ti sta con il fondamentale Metafisica del sesso di Julius Evola?
R. ¬ Ne è l’ideale prosegui¬mento. E forse perché scritto da una di loro le donne lo accolgono meglio.
D. ¬ Qual è il significato della verginità?
R. ¬ Il significato della verginità è questo; attestare la pre¬senza nella donna del potere ar¬cano femminile, nella sua forza sorgiva. Il falso e vano moralismo borghese del secolo scorso ha considerato la verginità come un «valore», che aumen
ta la quotazione della fanciulla da maritare e così l’integrità fisica, ridicolizzata, è stata consegnata alla furia iconoclasta del materialismo attuale. Il risultato è verginità intesa, letta come handicap di cui bisogna liberarsi per evitare l’emarginazione. Oggigiorno quindi per la donna non vi è più alcuna differenza – come sono giunte ad affermare certe femministe – tra l’imene e le tonsille.
D. ¬ Quale sarà la donna del futuro?
R. ¬ Se vogliamo uno spira¬glio di speranza, lo troveremo nelle donne semplici, genuine, oneste che cercano di riscoprire i valori distrutti dal materialismo. Questo, se si vuole lasciare l’iniziativa alle donne. Ma è l’uomo che deve riscat¬tare nella donna la Donna. Ne concludo quindi che si dovrebbe auspicare il ritorno del vir e di quella virtus (che non coincide con il virtuismo che, secondo Vilfredo Pareto è il contrasse¬gno della civiltà borghese) alla quale la donna si dovrebbe ispi¬rare. Si conclude qui l’incontro con Edy Minguzzi che rispondendo alle nostre domande ha sintetizzato alcune considerazioni svolte ampiamente nel già citato Femminilità e femminismo (edi¬trice Alkaest, Cso Sardegna 50 Genova) opera che viene a col¬mare una lacuna, opponendosi al modo attuale di considerare la donna e una sua rivalutazione nell’ambito di una concezione del mondo anti egualitaria e ge¬rarchica. Una donna passiva, duttile, custode della vita, conservatrice delle forme; sorta di materia fluida che attende il sigillo del maschio; terra che si solidifica nelle forme. È questa la donna che non piace alle femministe ma che auspichiamo nel futuro.
Tratto dalla rivista Il Dissenso


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antiUsrael
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La femminilizzazione delle élite
di Alain de Benoist - 15/02/2011
Dice il pediatra Aldo Naouri: «La società ha adottato integralmente, senza limiti e contro-poteri, valori femminili».
Lo testimoniano il primato dell’economia sulla politica, dei consumi sulla produzione, della discussione sulla decisione; il declino dell’autorità rispetto al «dialogo», ma anche l’ansia di proteggere il bambino (sopravvalutandone la parola); la pubblicità dell’intimità e le confessioni da tv-verità; la moda dell’umanitario e della carità mediatica; l’accento costante su problemi sessuali, riproduttivi e sanitari; l’ossessione di apparire e piacere e della cura di sé (ma anche il ridurre il corteggiamento maschile a manipolazione e molestie); la femminilizzazione di certe professioni (insegnanti, magistrati, psicologi, operatori sociali); l’importanza dei lavori nella comunicazione e nei servizi, la diffusione di forme tondeggianti nell’industria, la sacralizzazione del matrimonio d’amore (un ossimoro); la voga dell’ideologia vittimista; la moltiplicazione dei consulenti familiari; lo sviluppo del mercato delle emozioni e della pietà; la nuova concezione della giustizia che la rende non più mezzo per giudicare equamente, ma per risarcire il dolore delle vittime (onde «elaborino il lutto» e «si rifacciano una vita»); la moda ecologica e delle «medicine alternative»; la generalizzazione dei valori del mercato; la deificazione della coppia e dei suoi problemi; il gusto per la «trasparenza» e per il «mischiarsi», senza dimenticare i telefonini come surrogato del cordone ombelicale; infine la globalizzazione stessa, che tende a instaurare un mondo di flussi e riflussi, senza frontiere né punti di riferimento stabili, un mondo liquido e amniotico (la logica del Mare è anche quella della Madre).
Certo, dopo la dolorosa «cultura rigida» stile anni Trenta, non tutta la femminilizzazione è stata negativa. Ma ormai essa provoca l’eccesso opposto. Oltre a significare perdita di virilità, porta a cancellare simbolicamente il ruolo del Padre e a rendere i ruoli sociali maschili indistinti da quelli femminili. La generalizzazione del salariato e l’evoluzione della società industriale fanno sì che oggi agli uomini manchi il tempo per i figli. A poco a poco, il padre s’è ridotto al ruolo economico e amministrativo. Trasformato in «papà», si muta in semplice sostegno affettivo e sentimentale, fornitore di beni di consumo ed esecutore di volontà materne, mezzo assistente sociale e mezzo attendente che aiuta in cucina, cambia i pannolini e spinge il carrello della spesa.
Ma il padre simboleggia la Legge, referente oggettivo al di sopra delle soggettività familiari. Mentre la madre esprime innanzitutto il mondo di affetti e bisogni, il padre ha il compito di tagliare il legame fra madre e figlio. Figura terza, che sottrae il figlio all’onnipotenza infantile e narcisistica, permettendone l’innesto socio-storico, ponendolo in un mondo e in una durata, assicura «la trasmissione dell’origine, del nome, dell’identità, dell’eredità culturale e del compito da svolgere» (Philippe Forget). Ponte tra sfera familiare privata e sfera pubblica, limite del desiderio davanti alla Legge, si rivela indispensabile per costruire il Sé. Ma oggi i padri tendono a divenire «madri qualsiasi». «Anche loro vogliono essere latori dell’Amore e non solo della Legge» (Eric Zemmour). Senza padre, però, il figlio stenta ad accedere al mondo simbolico. Cercando un benessere immediato che non si misuri con la Legge, trova con naturalezza un modo d’essere nella dipendenza dalla merce.
Altra caratteristica della modernità tardiva è che la funzione maschile e quella femminile sono indistinte. I genitori sono soggetti fluttuanti, smarriti nella confusione dei ruoli e nell’interferenza dei punti di riferimento. I sessi sono complementar-antagonisti: s’attirano combattendosi. L’indifferenziazione sessuale, cercata nella speranza di pacificare i rapporti fra sessi, fa scomparire tali relazioni. Confondendo identità sessuali (ce ne sono due) e orientamenti sessuali (ce ne sono tanti), la rivendicazione d’eguaglianza fra genitori (che toglie al figlio i mezzi per dare un nome ai genitori e che nega importanza alla filiazione nella sua costruzione psichica) significa chiedere allo Stato di legiferare per convalidare i costumi, per legalizzare una pulsione o per garantire istituzionalmente il desiderio. Non è questo il suo ruolo.
Paradossalmente, la privatizzazione della famiglia ha proceduto di pari passo con la sua invasione a opera dell’«apparato terapeutico» di tecnici ed esperti, consiglieri e psicologi. Col pretesto di razionalizzare la vita quotidiana, tale «colonizzazione del vissuto» ha rafforzato la medicalizzazione dell’esistenza, la deresponsabilizzazione dei genitori e le capacità di sorveglianza e controllo disciplinare dello Stato. In una società ritenuta sempre in debito verso gli individui, oscillante fra memoria e compassione, lo Stato-Provvidenza, dedito alla lacrimosa gestione delle miserie sociali tramite chierici sanitari e securitari, s’è mutato in Stato materno e maternalista, igienista, distributore di messaggi di «sostegno» a una società coltivata in serra.
Ma tutto ciò è evidentemente l’esteriorità del fatto sociale, dietro il quale si dissimula la realtà di ineguaglianze salariali e donne picchiate. Radiata dal discorso pubblico, la durezza torna con tanta più forza dietro le quinte e la violenza sociale risalta sotto l’orizzonte dell’impero del Bene. La femminilizzazione delle élite e il posto preso dalla donna nel mondo del lavoro non l’hanno resa più affettuosa, tollerante, attenta all’altro, ma solo più ipocrita. La sfera del lavoro dipendente obbedisce più che mai alle sole leggi del mercato, il cui fine è il continuo lucro. Si sa, il capitalismo ha sempre incoraggiato le donne a lavorare: per ridurre i salari degli uomini.
Ogni società tende a manifestare dinamiche psicologiche che s’osservano anche a livello personale. Alla fine del XIX secolo regnava spesso l’isteria, all’inizio del XX secolo la paranoia. Oggi, nei Paesi occidentali, la patologia più comune sembra essere un narcisismo diffuso, che si traduce nell’infantilizzare chi ne è colpito, in un’esistenza da immaturi, in un’ansia orientata alla depressione. Ogni individuo si crede oggetto e fine di tutto; la ricerca dello stesso prevale sul senso della differenza sessuale; il rapporto col tempo si limita all’immediato. Il narcisismo genera un fantasma d’auto-generazione, in un mondo senza ricordi né promesse, dove passato e futuro sono parimenti appiattiti su un perpetuo presente e dove ognuno si pensa come oggetto di desiderio e pretende di sfuggire alle conseguenze dei suoi atti. Società senza «padri», società senza «ripari»!
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it


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antiUsrael
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Lavoratori sfruttati, schiavizzati spremuti fino all’ultimo: questo l’esaltante panorama del mondo del lavoro oggi. Ci vogliono tutti piccoli ingranaggi di un grande meccanismo; mentre noi sudiamo loro ingrassano. Il lavoro non è il fine della nostra esistenza. Il lavoro non è la ragione di vita. Il lavoro è un mezzo per poter vivere e seguire più degni interessi.
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MILANO – Aveva chiesto mezz’ora di lavoro flessibile per poter riprendere la figlia da scuola, ma l’azienda, la Ipc Faip di Vaiano Cremasco (Cremona), ha deciso di risolvere il problema più drasticamente, licenziandola. Raffaella, operaia di 40 anni, aveva fatto domanda per poter avere trenta minuti di flessibilità da utilizzare per accudire la sua bambina, ma dopo un lungo braccio di ferro è stata messa alla porta.

Fino a qualche settimana fa la donna, divorziata e senza altri redditi se non la sua paga di mille euro, per prelevare la figlia a scuola aveva sempre usato la pausa pranzo. Recentemente un accordo sindacale l’ha accorciata però di mezz’ora. La signora aveva chiesto quindi una deroga, con la disponibilità a recuperare la mezzora o a perdere la retribuzione. Ma niente da fare: dopo una serie di iniziative, e dopo gli scioperi di mezzora indetti dalla Flm Uniti-Cub per consentire alla lavoratrice di accudire la figlia, l’azienda ha deciso il licenziamento.

La decisione della Ipc Faip, azienda leader nella produzione di strumenti per la pulizia domestica e professionale ad acqua, è stato subito impugnata; la prima udienza davanti al giudice è fissata per il 9 gennaio a Crema.

http://www.azionetradizionale.com/2006/12/21/cara-lavoratrice/


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antiUsrael
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Il mito della donna selvaggia

In ogni donna si nasconde una forza potentissima, selvaggia, formata da istinti, creatività passionale e un sapere ancestrale. Purtroppo secoli di cultura e civiltà hanno soffocato la donna, talvolta annullata, cercando pervicacemente di soffocarne gli slanci più pericolosi e incanalandola in uno stereotipo piuttosto rigido di sottomissione. Così si è perduto un tesoro inestimabile, si è eliminato quanto di più vitale esista nell’animo femminile. Di conseguenza la “donna selvaggia” – paragonabile alla lupa, ferina e al contempo materna – diviene iperaddomesticata, timorosa, priva di iniziative. Pinkola Estés mostra come sia possibile – e necessario – recuperare l’istintualità e la capacità visionaria perdute nel corso del tempo. Attraverso un lavoro di ricerca ventennale ha raccolto un’ingente mole di materiale attinto dal patrimonio delle fiabe, dei miti, dei racconti popolari e su tale base ha costruito un’interessante interpretazione psicoanalitica ed una serie di archetipi di tipologie femminili.
Autore: Clarissa Pinkola Estés

Editore: Frassinelli

Pagine: 608

Anno: 2010
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__donne_che_corrono_coi_lupi.php


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radisol
Illustrious Member
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Il Cuib femminile ? De Benoist ? Cioè la quintessenza del neofascismo del "terzo millennio" ? Auguri ....

Con questo ragionamento, pensandoci bene, pure la rivoluzione francese fu "complotto sionista" e magari, perchè no, pure il Concilio Vaticano secondo ...

Nel 1968, che peraltro credo ebbe più carattere "generazionale" che non "di classe", ero bimbetto .... certo, da bimbetto, tifavo in modo naturale per gli studenti capelloni e non per i poliziotti fascistoidi, ma francamente non ci capivo un tubo .... gli studenti capelloni mi ricordavano i Rolling Stones per cui andavo pazzo e i poliziotti il vecchiume di una società in cui, a pelle, sentivo che non era "per giovani" .... ma le mie confuse categorie di riferimento erano i "giovani" e i "matusa", non certo il proletariato e la borghesia .... tutto qua ..... e scontavo anche un anticomunismo di fondo che mi derivava da una famiglia molto cattolica osservante ....

La mia "rivoluzione" è arrivata dopo, a contatto con la realtà sociale quotidiana della borgata romana in cui vivevo e vivo ancora e poi col mondo del lavoro, in particolare quello bancario in cui ho vissuto oltre 30 anni da informatico di varie ditte appaltatrici ... e dove, citando la più famosa delle "olgettine", ne ho viste veramente "di ogni" ... fino a maturare un odio feroce per tutto quello che è capitalismo finanziario ....

P.S. Curioso che per portare acqua al mulino di tesi medieval/fascistoidi si citi una battaglia sindacale della Cub, cioè di alcuni tra gli ultimi pochissimi "marxisti ortodossi" rimasti in Italia ....


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