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Galapagos - Il prezzo della ribellione


Tao
 Tao
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Di fronte alla rivolta del Maghreb, la Fao lancia l'allarme: i prezzi dei prodotti agricolo-alimentari ai livelli più alti dal 1990. La siccità in Russia, le alluvioni in Australia, il prezzo del petrolio schizzato in alto e la speculazione spingono le quotazioni di grano, mais, riso e zucchero. Cresce, con la fame, il disagio sociale e il rischio di rivolte violente nei paesi poveri. Così come era accaduto nel 2008 Sotto l'incalzare della rivolta del pane che ha incendiato il Maghreb e l'Egitto, la Fao ha lanciato l'allarme: i prezzi dei prodotti agricoli alimentari a gennaio sono saliti a nuovi livelli record. i più alti dal 1990. Per l'agenzia dell'Onu a preoccupare è soprattutto «la situazione dei Paesi a basso reddito» molti dei quali, come i paesi arabi a cominciare da quelli più poveri, sono costretti a importare materie prime alimentari. I dati della Fao sono fondati sulla base di un indice costruito su un paniere composto da materie prime come grano, riso, carne, prodotti caseari e zucchero. In gennaio, questo indice ha registrato un nuovo aumento del 3,4% rispetto a dicembre, salendo a quota 231, contro una base (del 1990) di 100 punti. Tutti i prezzi delle materie prime monitorate sono aumentati, ad eccezione di quello della carne che è rimasto invariato rispetto a dicembre. «I nuovi dati dimostrano chiaramente che la pressione sui prezzi internazionali degli alimentari è tutt'altro che in via di estinzione», afferma Abdolreza Abbasian, economista della Fao. Che ha timore che questi livelli di prezzo «proseguiranno anche nei prossimi mesi. I prezzi alti sono una fonte di preoccupazione specialmente per i Paesi a basso reddito e con significativi deficit alimentari e per i cittadini più poveri che consumano gran parte delle loro risorse proprio per l'acquisto di cibo». In dettaglio, secondo i dati della Fao, l'indice che misura i prezzi dei cereali è salito a 245 punti (+3%), il massimo da luglio 2008, quello di oli e grassi ha registrato un incremento del 5,6% arrivando a 278 punti. L'indice di latte e latticini è salito del 6,2% rispetto a dicembre a 221 punti, mentre quello dello zucchero ha segnato un +5,4% a 420 punti. Tra le ragioni alla base degli aumenti: i cattivi raccolti dovuti al maltempo che negli ultimi mesi ha colpito molte potenze agricole come la Russia nella quale c'è stata una fortissima siccità estiva. In Australia, invece, i raccolti sono a rischio per le disastrose inondazioni.

Altra causa degli aumenti è il balzo nel prezzo del petrolio e la forza della Cina, disposta a rifornirsi a qualsiasi prezzo. Infine, come sempre, c'è la speculazione che giocando sui future, da mesi è tornata a prendere di mira i prezzi delle cosiddette «commodities». Più in generale occorre tenere presente che l'agricoltura ha dei propri cicli. E' possibile programmare una maggiore produzione, ma occorrono parecchi mesi tra la fase di semine e quella di raccolta. Tenendo però presente che anche i semi stanno aumentando notevolmente di prezzo mettendo in difficoltà i produttori con scarse disponibilità finanziarie. I potenziali rischi dell'impennata dei prezzi alimentari tanto sulla tenuta sociale di molti Paesi in difficoltà, quanto sull'inflazione a livello mondiale erano state recentemente anche al centro delle preoccupazioni del Forum economico di Davos. Occorre ricordare, infatti, che nel 2008, quando i prezzi toccarono un massimo (ma inferiore all'attuale) esplosero una serie di violente rivolte sia in Africa, in particolare in Egitto, che nel Sud Est Asiatico L'aumento dei prezzi delle materie prime non preoccupa solo i paesi più poveri. «I rincari delle materie prime agricole e le scorte in calo rischiano di favorire protezionismo e manovre speculative. Preoccupazioni che crescono con le tensioni che in questi giorni si stanno registrando in alcune aree mondiali, come in Egitto», ha dichiarato Giuseppe Politi, presidente della Cia-Confederazione italiana degli agricoltori. Che ha anche sottolineato come si tratti di «rincari che - come paventa la stessa Fao - possono avere effetti devastanti», anche in Italia che è fortemente dipendente dall'estero per il 40% di grano duro, per il 60% per di grano tenero, per il 15% di mais, per il 90% di soia e per il 50% di carni. Anche se in questo momento sulla carne non si avvertono tensioni particolari. Secondo Politi, si corre il serio pericolo «di pagare un conto salato sia in termini di maggiori costi che di minore disponibilità». Anche perché la speculazione è sempre in agguato. E c'è il rischio - aggiunge Politi - «che questo preoccupante trend possa proseguire per tutto il 2011, con risvolti anche drammatici». Per questo servono « nuove regole per governare il mercato». Infine Politi ha espresso apprezzamento per «la proposta dal commissario Ue per il mercato unico Michel Barnier per combattere la speculazione sui prezzi delle materie prime sui mercati finanziari anche arrivando a porre dei limiti sulle posizioni degli operatori».

3,4% È L'AUMENTO registrato in gennaio dall'indice del paniere di materie prime alimentari calcolato dalla Fao. Si tratta dell'ottavo mese di crescita consecutiva. Complessivamente i prezzi sono saliti al livello più alto dal 1990.6,2% È L'INCREMENTO in un solo mese del prezzo del latte e dei latticini. Finora, invece, non ci sono perticolari tensioni sul prezzo della carne. Alla base dell'aumento, il maggior costo dei mangimi e del petrolio.5,4% È LA CRESCITA del prezzo dello zucchero in gennaio rispetto a dicembre. Da segnalare che dal 1990 la quotazione dello zucchero ha fatto un balzo enorme: il prezzo è più che quadruplicato

Galapagos
Fonte: www.ilmanifesto.it
4.02.2011


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