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Galloni su economia, finanza, covid, clima e Kissinger

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Hospiton
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@Pietro

Ci sono singoli punti su cui posso esser d'accordo, però questi spunti conducono inevitabilmente ad un'analisi globale che rimescola tutto.

Sulla questione della telefonata di Kohl abbiamo solo la testimonianza di Galloni, per quel che ne so, quindi possiamo anche non ritenerla una prova sufficiente. Ciò cui però si è assistito negli anni '90 è la chiara dimostrazione che qualcuno l'Italia nell'euro la volesse eccome, o quantomeno esistesse una precisa volontà di spolparla gradualmente, forse non Kohl (comunque un politico, figure secondarie nella gerarchia del potere) ma certamente ambienti altolocati: senza un fortissimo appoggio esterno non sarebbe stata possibile un'operazione come quella di Tangentopoli, volta chiaramente ad eliminare l'ormai ingombrante CAF e varie figure scomode (Gardini?). Quali poteri di matrice esclusivamente italiana avrebbero potuto spazzar via Craxi (contrario agli accordi di Maastricht), eliminare Andreotti (un conoscitore senza eguali della storia e degli intrighi italiani, in grado di ricattare chiunque), dissolvere l'intricata ragnatela di interessi facenti capo a DC e socialisti, manipolare la magistratura e nel contempo favorire l'ascesa di personaggi totalmente compromessi con gli equilibri politici, finanziari ed industriali della Prima Repubblica come Berlusconi e Prodi, il tutto nel giro di così breve tempo? Nessuno, a parer mio si mossero forze di spessore internazionale...

in quanto a Draghi non penso sia mai stato un convinto keynesiano, nel 1970 aveva solo 23 anni, un ragazzo con nessuna esperienza e una consapevolezza presumibilmente molto approssimativa del funzionamento di certi meccanismi. Probabile che Caffè l'avesse influenzato, ma una volta Oltreoceano ha compreso da che parte stesse soffiando il vento. Se il monetarismo divenne la teoria più in voga è perché evidentemente Friedman e i Chicago Boys piacquero nei circoli più conservatori che in quel momento riguadagnavano terreno per vari motivi, per fare un esempio gli economisti della scuola di Chicago collaborarono col governo di Pinochet, salito al potere con il sostegno della CIA, di Kissinger e dell'Amministrazione Nixon nell'ambito della più ampia e micidiale "Operazione Condor". Friedman in seguito prese le distanze dal regime, sta di fatto che il suo allievo Pinera divenne ministro del lavoro alla fine degli anni'70, attuando diverse riforme. I dibattiti sull'opportunità e il successo delle politiche monetariste proseguono tutt'ora tra gli storici dell'economia, la paternità dello stesso "Miracolo cileno", attribuita proprio alle teorie di marca friedmaniana, viene contestata da studiosi di altri orientamenti, insomma in generale pare impossibile metter ordine nelle interminabili dispute tra sostenitori delle varie scuole di pensiero economico-finanziario. 

Che anche le tesi keynesiane presentassero punti deboli è innegabile, detto questo l'esagerazione con l'attuazione di politiche improntate all'austerity poteva esser considerata un mero errore fino a 15 anni fa, dopo diventa un qualcosa di programmato, scientifico e voluto. A questo punto mi chiedo se tutto il processo innescato negli anni '70, con l'ascesa di modelli in seguito implementati da Reagan, Thatcher e l'establishment "neoliberista" (una denominazione che trovo semanticamente ingannevole), non fosse stato pianificato a puntino oltre 50 anni fa, per poi esser magari modificato in corso d'opera, osservando gli sviluppi della situazione. 

Non sono uno specialista quindi non mi addentro in tecnicismi, del resto anche se fossi Galbraith, Stiglitz o Von Hayek si finirebbe nel vicolo cieco di cui parlavo prima...noto però che le teorie vanno e vengono, che le accademie pompano l'uomo giusto al momento giusto (dal punto di vista delle èlites, s'intende) e lo rendono, in un dato momento, la suprema autorità in materia per i governi di mezzo mondo (Friedman nobel 1976, per l'appunto);

gli scenari cambiano in superficie, le crisi trasformano la società e mutano gli equilibri apparenti ma alla fine della fiera ai posti di comando rimangono sempre gli stessi istituti bancari privati che dominano la scena da oltre un secolo. Qualsiasi evento si verifichi nessuno di questi colossi viene non dico limitato nel suo strapotere o addirittura spodestato - fantascienza allo stato puro - ma neppure sfiorato da critiche di un certo tipo, argomentate, precise, strutturali, sistemiche; niente, è come se si trattasse di entità primigenie, inscalfibili, dei tabù... al massimo, in situazioni delicate, si sacrifica qualche pedina (es. Lehman Brothers).

Secondo me, ciò costituisce la riprova che il club di privilegiati che detiene il controllo dei flussi monetari, del debito, del cartello bancario, che pianifica a piacimento crack e boom economici, rappresenta l'apice "visibile" del Sistema, gli altri debbono inchinarsi ai voleri di tale esclusiva cerchia pena l'estromissione - fisica o professionale - dal Grande Gioco. Ogni calcolo puramente politico viene dopo, che riguardi Mitterrand, Kohl, Craxi o qualsiasi altro contendente impegnato nell'agone elettorale atto a catturare l'attenzione dell'opinione pubblica.


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PietroGE
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A questo punto mi chiedo se tutto il processo innescato negli anni '70, con l'ascesa di modelli in seguito implementati da Reagan, Thatcher e tutto l'establishment "neoliberista" (una denominazione che trovo semanticamente ingannevole), non fosse stato pianificato a puntino oltre 50 anni fa, per poi esser magari modificato in corso d'opera, osservando gli sviluppi della situazione. 

Su questo sono d'accordo anch'io. Metterei l'accento non tanto sul liberismo quanto sulla globalizzazione iniziata con l'internazionalismo finanziario della Tatcher (cioè degli interessi della City di Londra) e della finanza ebraica. Quanto all'Italia nell'euro, io in quegli anni vivevo in Germania e ti assicuro che gli ambienti finanziari tedeschi più la CSU e i liberali erano contrari all'entrata dell'Italia nell'euro. L'Italia veniva giudicata non affidabile dal punto di vista finanziario e con un debito, già allora troppo elevato. So che circola la leggenda metropolitana che vuole che la Germania spingesse per l'Italia nella moneta unica per non dover subire la concorrenza sui prodotti industriali. In realtà l'Italia è stata fatta entrare nell'euro per motivi geopolitici : l'Italia come Paese mediterraneo faceva comodo alla Francia per bilanciare la potenza economica tedesca sorretta dai suoi satelliti economici e per impedire che la Germania facesse per tutti una politica di austerità. Questa è stata anche la ragione dell'ingresso della Grecia nell'euro. Poi la Germania la politica di austerità l'ha fatta ugualmente. Oggi ci si accorge che il liberismo economico e i processi 'just in time' di manifattura e commercio sono di una fragilità tale da mettere a repentaglio l'intero sistema economico. Manca un chip o un materiale in qualche azienda asiatica e si blocca tutto anche in Europa e in USA. È ovvio che non può continuare così, c'è bisogno di una scala di priorità di approvvigionamento di energia, materie prime e prodotti strategici  a livello nazionale o possibilmente europeo. Altrimenti si finisce ricattati su tutto, non solo sui migranti.


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oriundo2006
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Ciao Pietro, c'è bisogno della PROGRAMMAZIONE ECONOMICA. Un tempo esisteva un ministero in Italia deputato a questo, i cui lavori peraltro nessuno ha mai nè visto, nè verificato nè controllato...un Paese di cialtroni, il nostro.

Il 'liberismo' di cui Hospiton diceva era ingannevole perchè la 'programmazione' nel senso del mercato globale già esiste e la fanno supercomputer ( a questo servono ) un domani anche 'quantistici': c'è dunque, il liberismo è solo una foglia di fico per un 'laissez faire' a favore di chi controlla questo sapere e queste tecniche, che sono la vera 'intelligenza artificiale' cui tutti mirano ( tutti tranne quei cretini che in Italia pensano che noi tutto sommato ci stia bene di essere dei camerieri e dei pizzaioli col culo a strisce ). 

Di qui, dalla programmazione cibernetica, si va verso un socialismo pseudoliberista ad impronta fabiana o comptiana, il cui vero 'terminus ad quem', il suo vero obiettivo, è un malthusianesimo che regoli l' offerta di esseri umani e la pianifichi come ogni altra 'merce': evidentemente eliminandone il surplus o manipolandone i geni a' propri scopi o addirittura fabbricando esseri umani in via industriale. Già oggi la medicina è semplicemente la porta d'accesso all' industria. 

Qualche bagliore in fondo al tunnel in cui ci hanno cacciato si intravede nelle prossime direttive della Kommissione europoide circa il 'green' applicato agli immobili od alle auto o chissà a che altro, ma solo per ristrutturare in senso totalitario la sorgente normativa della politica attuale, ampia introduzione al commissariamento della società dovuto al falso problema del 'debito impagabile' ed alla sua falsa soluzione.

Una società diretta autoritariamente dall' alto, con nessuna possibilità per i 'sottoposti' di poterci mettere becco, anzi proprio nessuna possibilità neppure di sapere attraverso i media qualcosa, di capirci alcunchè: e resta escluso 'in re ipsa' di potersi opporre al TINA...in nome della 'democrazia' e del 'bene comune'.

Nell' eterogenesi dei fini della società odierna ne vediamo la manipolazione estrema ed il pericolo mortale verso tutto ciò che abbiamo amato.


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