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Gambescia - Qualche riflessione sugli "anni di piombo"


Tao
 Tao
Illustrious Member
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La stretta di mano fra Alberto Franceschini e Agnese Moro. Qualche riflessione sugli "anni di piombo"

La stretta di mano tra Alberto Franceschini e Agnese Moro dovrebbe far riflettere sulla grande capacità di perdono che hanno gli esseri umani. Ma anche su un fatto molto importante: quando si potrà finalmente parlare in modo imparziale degli “anni di piombo? Probabilmente tra qualche secolo. Oggi probabilmente, al di là dei bel gesto tra persone ragionevoli e culturalmente predisposte al perdono, manca ancora la necessaria distanza storica. Si può comunque provare a chiarire almeno alcuni punti, come dire, “metodologici”.

Va subito ammesso che il terrorismo è una questione complessa. In primo luogo perché è un fenomeno sfuggente: l’etichetta di terrorista, per limitarsi ai moderni, fu usata per Mazzini, strenuo difensore della proprietà privata e dell’esistenza di Dio, e per Stalin, comunista e ateo militante. Il primo organizzava moti insurrezionali, spesso finiti nel sangue, il secondo assaltava i treni per autofinanziarsi. In secondo luogo, il giudizio sull’uso della violenza, può mutare secondo i risultati: nel 1870, il Mazzini, sconfitto da Cavour, venne di nuovo arrestato dalla polizia italiana e rinchiuso a Gaeta. Mentre Stalin, una volta giunto al potere, e soppressi i suoi avversari, assurse a padre dei popoli, buono e generoso. Ciò, ovviamente non signfica giustificare o favorire qualsiasi tipo di violenza. In terzo luogo, le vittime del terrorismo e i terroristi sconfitti, vengono automaticamente rimossi dalla storia. A riguardo è esemplare il caso dei vandeani e di Robespierre: vittime e carnefice furono costretti a subire la stessa congiura del silenzio, perché entrambi sgraditi all’ affarismo borghese degli anni Trenta dell’ Ottocento, che voleva tenersi le terre confiscate alla Chiesa e temeva il ritorno del moralismo giacobino. Luigi Filippo il re borghese, Casimir Périer il suo banchiere, e Guizot l’occhiuto ministro liberale dell’interno, ritenevano infatti che la verità dovesse sempre essere funzionale ai buoni affari.

Sorvolando sulla distinzione tra terrorismo di stato e terrorismo contro lo stato, che porterebbe troppo lontano (spesso il primo, come nel caso dei regimi di “socialismo reale”, non è che una continuazione del secondo…), si può ipotizzare che dietro il terrorismo vi sia la progressiva “radicalizzazione” dei movimenti sociali, spesso causata dalla crescente incapacità istituzionale di risolvere i problemi reali della gente. Un gruppo si trasforma in movimento sociale (una specie di microsocietà che aspira a farsi “macro” attraverso il proselitismo), quando non può o non vuole esprimersi, rischiando però di commettere errori di valutazione storica, attraverso i canali istituzionali: sindacati, partiti, gruppi di pressione, istituzioni politiche. Di qui il riaccendersi del conflitto che può assumere, tra le varie forme extra-istituzionali, anche quella più sbrigativa e sanguinaria, della lotta armata e del proselitismo terroristico .
All’inizio degli anni Settanta, la sinistra radicale, si proponeva come interprete e veicolo di una “nuova società”, una specie di mondo nuovo da edificare. Perché criticarla? Era ed è sempre giusto sognare… Ma alcuni movimenti scelsero le armi e designarono come propri nemici, oltre alle istituzioni, quelle forze politiche che per tradizione erano considerate “non progressive“, come il Movimento Sociale. Di qui quella pratica delle rose “rivoluzionarie” e del piombo che provocò la morte di molti giovani di destra. Di qui anche quelle reazioni mimetiche, tipiche di certe situazioni limite e generazionali (a destra e sinistra l‘età media dei “soldatini” politici era molto bassa), che portarono a loro volta, molti ragazzi di destra a scegliere la strada delle armi.. Ovviamente, altri sostengono, con pari dignità interpretativa e attenta documentazione, che fu la destra a cominciare, puntando sul piombo e sul ferro di un colpo di stato alla cilena. E qui si ritorna alla domanda iniziale… Chissà quando si riuscirà a parlare di quegli anni con l’imparzialità dello storico…
Chi vinse? Chi perse? Vinse sicuramente lo stato (come è giusto che fosse), ma in particolare il fronte politico moderato: l’Italia non era assolutamente in una situazione pre-rivoluzionaria, né sull‘orlo di un nuovo 1922, come invece riteneva la sinistra radicale; né sul punto di essere invasa (e dunque “salvata”) dai carri armati sovietici, come pretendeva certa destra. Così il terrorismo per reazione rinforzò le forze riformiste (il Psi e il Pci) e conservatrici (la Dc), aiutate pure dall’eccezionale crescita economica degli anni Ottanta. Persero perciò tutti quei giovani, a sinistra e destra, che si erano, volenti o nolenti, combattuti. Le rose dei grandi e spesso fraintesi ideali appassirono, e rimasero solo il piombo e il carcere. Ma per molti di quei giovani si aprì anche la strada del pentimento sincero, e della restituzione a una nuova vita.

Consideriamo perciò quella stretta di mano tra Franceschini e Agnese Moro come un nuovo inizio. E cerchiamo di apprezzarla.
Da uomini di buona volontà.

Carlo Gambescia
Fonte: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/
21.11.06


Citazione
Truman
Membro Moderator
Registrato: 3 anni fa
Post: 4113
 

Gambescia vede il terrorismo come poteva forse essere un secolo e mezzo fa.
Ma dalla rivoluzione francese in poi il potere ha imparato molto sul terrorismo.

Oggi il terrorismo è semplicemente il più potente dei mass media, intendo dei mass media unidirezionali tradizionali, da uno verso molti. In questo senso ha ormai scalzato la TV. Le mitologie del nuovo millennio nascono ormai tramite le favole sul terrorismo.

Che il terrorismo sia un medium, controllato dalle stessi assetti di potere che controllano gli altri media, è evidente dal fatto che buona parte degli eventi cosiddetti "terroristici" potrebbero essere fatti sparire senza problemi. Basterebbe relegarli negli orari morti, neutralizzarli confrontandoli con le altre cause di morte.

Leggevo una statistica dove si riportava che negli USA, oggi, è più facile morire da soli affogati nella vasca da bagno che morire per un attentato terroristico. Allora: o dobbiamo parlare del terribile potere dell'acqua calda nella vasca da bagno oppure dobbiamo accettare che il terrore è un medium.

Il terrorismo va caso mai confrontato ai vari media basati su internet: ai web site, ai forum, ai newsgroup, ai servizi di messaggistica. Questi media hanno un approccio paritario, consentono a tutti di dire la propria, fanno emergere qualche verità. Ecco perchè si parla in continuazione dei rischi di internet, non perchè sia pericoloso per gli utenti, ma perchè e pericoloso per il potere.


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carlogambescia
New Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 2
 

Oltre a ringraziarvi per l'attenzione che di solito mi riservate, vorrei solo ricordare che nel post definisco il terrorismo un fenomeno concettualmente sfuggente (o comunque una questione complessa). E dunque aperto a correzioni e integrazioni. Pertanto non ho nessuna difficoltà a recepire e fare mie le osservazioni di Truman...
Che ringrazio 🙂
Un cordiale saluto,
Carlo Gambescia


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