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Giorgio Cremaschi - Uomini e cani


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
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Il massacro di 100 cani husky in Canada è una rappresentazione del capitalismo selvaggio di oggi. Anche il Corriere della Sera titola in prima pagina "Il massacro dei cani disoccupati", dando così una dimensione sociale collocata nell'attuale sistema economico. Il bell'articolo dell'etologo Danilo Mainardi coglie soprattutto l'aspetto della ferocia dell'uomo verso il suo migliore amico animale, ma tralascia la dimensione umana che pure è nel titolo.

La storia è questa. Una delle attività collaterali, l'indotto, delle Olimpiadi canadesi era costituita dal portare in giro i turisti in slitta. I cani husky erano il motore. Finito il successo dell'iniziativa, l'imprenditore, un giovane rampante di 29 anni, si è trovato con 100 bocche canine improduttive da sfamare. Allora ha deciso di liquidare l'investimento e ha affidato al suo dipendente, che era anche l'allevatore a cui i cani erano affezionati, il compito di ucciderli tutti. Puntando al massimo risparmio, visto che una puntura per una morte dolce costa 100 dollari a cane, e usando tutta la sua autorità imprenditoriale sul suo dipendente, ha quindi imposto un barbaro massacro. Gli husky sono stati così uccisi a coltellate e la notizia si è saputa perché il loro carnefice non ha retto agli incubi successivi e ha chiesto i danni per lo stress psicologico.
Sono sicuro che adesso ci diranno che riflettere su questo terribile episodio significa abbandonarsi alle solite generalizzazioni dei comunisti, che vedono profitto e mercato dappertutto. Il problema è che profitto e mercato sono davvero dappertutto e hanno trasformato tutto in merce, anzi, in merce usa e getta. I cani sono stati soppressi perché improduttivi, nel civilissimo Canada, uno degli otto paesi più ricchi al mondo.

Naturalmente adesso si dirà che quello è un caso estremo, ma la misura della produttività della natura, degli animali, delle persone, non è forse il criterio guida di ogni scelta economica e sociale oggi? Non vorrete mica paragonare i cani alle persone, immagino ci si dica. Eppure, se le persone, come alla Fiat e in tante altre aziende, vengono costrette a uno sfruttamento che le rende rapidamente improduttive, perché non domandarsi che fine faranno? Certo, per gli esseri umani ci sono lo stato sociale, la cassa integrazione e l'indennità di disoccupazione, ma non sentiamo dire che tutto questo costa troppo? Cosa succederà il giorno in cui ci diranno che il debito pubblico e il profitto privato non possono più permettersi di mantenere assenteisti, improduttivi, persone che comunque non fanno guadagnare il dovuto?

Ebbene sì, abbiamo associato il massacro dei cani all'omelia terribile del vescovo di Munster, raccontata da Paolini in un suo bellissimo spettacolo. Quel vescovo, durante il nazismo, ebbe il coraggio di alzare una voce contro il massacro dei disabili che il nazismo praticava nel nome della selezione della specie. Quel vescovo disse che non si può uccidere un essere umano solo perché improduttivo. Quanto è avvenuto in Canada, ha avuto tanto scalpore non solo per la crudeltà del fatto in sé, ma perché ha smosso una paura riposta nella nostra coscienza profonda. I cani uccisi sono stati in fondo umanizzati, tanto quanto è stato bestiale l'atto umano che li sopprimeva. E' la rottamazione di esseri viventi nel nome della produttività di mercato che ci colpisce e ci fa sentire quel massacro come un monito alla nostra umanità.

E' questo che mette i dubbi anche al Corriere della Sera. Fin dove si spingerà questa logica? Nel medioevo i guerrieri venivano abituati alla crudeltà sugli esseri umani, partendo da quella con gli animali. Chi doveva combattere, fin da piccolo, era educato ad essere feroce senza ragione verso gli animali perché poi lo fosse anche verso i nemici, le loro famiglie, i loro figli. Noi oggi viviamo in una società dell'informazione nella quale però la fisicità del male viene celata. Siamo in guerra, lo vediamo sui telegiornali, ma gli unici morti che vediamo sono quelli celati nelle cerimonie ufficiali. Il sangue, il male, il dolore, non si vedono, tanto è vero che quando riescono ad emergere ne siamo tutti sconvolti. Non sarà allora che ci si vuole riabituare, come nel medioevo, alla inevitabilità della crudeltà per sopravvivere? Non sarà che nel nome della produttività e della selezione sociale e dell'autorità imprenditoriale, un po' alla volta, ciò che è rimosso dall'informazione riemerge nei nostri comportamenti come ferocia assoluta? La rieducazione alla ferocia oggi non si fa più nel nome di una razza o di un regno, ma semplicemente nel nome del profitto e della produttività. Per questo il massacro degli husky non solo ci indigna, ma ci inquieta, ci spaventa. Ci fa riflettere su questa società mostruosa e sulla mega macchina dello sfruttamento che la muove. Se non proviamo a fermarla essa ci divorerà.

Giorgio Cremaschi
Fonte: www.liberazione.it
3.02.2011


Citazione
tres1219
Eminent Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 44
 

L'ennesimo articolo che non riesce (anzi non vuole) ad individuare i veri mandanti.
Ahoooo, me lo date a me il vostro stipendio e vengo io a scrivere al posto vostro ?

Chi sono i mandanti ? Ehhh scomodo scriverlo in un giornale comperato spesso anche dagli stessi vero ?

I mandanti sono quelle merde che andando a fare la vacanzina vedono nella bestiola l'ennesimo sollazzo, e allora tra un cocktail con l'ombrellino e il karaoke serale c'è il giretto sul dromedario, tra il massaggio tonificante e la tisana rilassante c'è il giretto sul cavalluccio, in questo caso c'era il giretto con i cani e l'imprenditore e il suo operaio sono soltanto i boia della situazione, probabilmente i veri mandanti hanno il giornale tra le mani o hanno dato il buongiorno al bar all'articolista mentre insieme prendevano un caffè.

Ogni volta in maniera patetica si cerca l'orco, lo si impala e tutti felici e contenti, al massimo si da la colpa generalizzata al mercato, alla società, ma guai a dire direttamente chi sono i colpevoli.

Io della società descritta qui non ne faccio parte e quindi gradirei sapere quelli che ne fanno parte chi sono, ma poi vien fuori che a fanne parte è proprio il cognato, il fratello, la moglie, la nonna, l'amica, il titolare e così è meglio generalizzare che prendere una posizione e delle distanze, è sempre sconveniente, per gli altri, io invece uno sputo in un occhio ce l'ho per chiunque.

Il turismo è sempre intoccabile vero ?

Patetico il paragone con il pretaccio, non è che è sbagliato il fatto di ucciderli perchè improduttivi, ma è sbagliato renderli produttivi.
Per il paragone con le persone faccio notare che quelli l'imbragatura se la mettono da soli, anzi la richiedono a gran voce!


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dana74
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 14765
 

l'errore di Cremaschi:

- contestare il profitto/capitale non è roba da comunisti, capisco che ci tengono al copyright ma lo fanno anche chi comunista non è.
Porelli, usano ogni argomentazione per "ricavarsi un pò di spazio"
Strano, fino a quando l'inseguimento del profitto/capitale ha generato posti di lavoro non si son mai posti problemi "etici", hanno sempre difeso operai impegnati in impianti distruttivi ed inquinanti, vedi battaglie contro acciaierie.
Ora non solo voglion far credere di essere stati gli unici a contestare profitto/capitale, ma di avere anche sensibilità a temi ambientali/animalisti.
Per favore, cosa non si fa per riciclarsi.
Diamo pure atto della buona fede di questa nuova coscienza, mi urta che facciano credere che a loro, e solo a loro, sia sempre importato degli animali e dell'ambiente.

- ancora una volta i paragoni non solo fuori luogo come episodi di 60 anni fa, ma episodi ancora avvolti del mistero e spesso mistificazione.
Meglio non far sapere che quelle dittature, fasciste e naziste posero ben più di un freno al dilagare capitalista, esattamente come Stalin e per questo "puniti ed additati".
Eh già, anche questo incrinerebbe la loro immagine di "unici contestatori" nella storia del capitale che avanza.

Disgustoso il modo con cui si usa un agghiacciante episodio come il massacro degli husky per fini economici per fare digressioni


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