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Guerra Spirituale: le ragioni della Forza


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Oggi mi è capitata una cosa strana e il mio demone mi chiede di condividere. Penso abbia senso e quindi senza troppo protestare (per una volta) accondiscendo.

Vorrei sottolineare che non è perché è capitato a me, non cerco alcun conforto ne comprensione se non delle dinamiche sottostanti. Non voglio nemmeno apparire come il "ras della fossa", quello insomma fico che fa le cose migliori, infatti insieme all'accaduto aggiungerò tutte le perplessità del caso.

Quello che farò e riportare la situazione (ovviamente dal mio punto di vista) con la massima sincerità e trasparenza che mi riesce.

Il caso è uno di quelli molto banali di diatriba stradale, di quelli che capitano un giorno si e l'altro pure un po' a tutti, basta stare in quei luoghi abbastanza per sperimentarne qualcuno e in specie in città, dove è più facile che ci siano poi occasioni per il confronto-scontro di opinioni sull'accaduto spiacevole. Voglio anche essere molto preciso e quindi non mi limiterò a spiegare l'accaduto, ma aggiungo l'esatto luogo e tempo non solo per dovere di cronaca ma per chiarire bene tutte le dinamiche intervenute. Allo stesso tempo però cercherò di non farla lunga dato che non voglio annoiarvi.

Mi trovavo esattamente a bordo di uno scooter in una rotonda intorno alle 17:30 di questo pomeriggio (qualche ora fa) e stavo per uscirne mentre una macchina che aveva preso la corsia di immissione secondaria laterale e proveniva dalla mia destra stava per accedere alla stessa strada. Doveva darmi la precedenza secondo le regole del codice e i segnali stradali e la sua vettura era testa testa con il mio mezzo. Di solito quando vedo che non ci sono intenzioni di "cedere strada" non sto a prendermela, non mi interessano le mie migliori ragioni, metto al primo posto la sicurezza stradale mia e del mio prossimo e se l'altro non è dello stesso avviso gli do volentieri spazio anche perché non è un autodromo e non stiamo facendo gare di sorta, il mio obbiettivo è solo ed esclusivamente arrivare intero e incolume dove devo arrivare, poi di teste di ca%%o (mia compresa) il Mondo e pieno e tanto vale non prendersela per così poco.

A questo proposito voglio essere chiaro: non sono "generoso", non sento che devo qualcosa a qualcuno, il mio è un discorso esclusivamente egoistico e miserabile ed è la prosecuzione logica del mio modo di vedere le cose, del pensiero che ho deciso di coltivare. Se arrabbiarmi "mi costa", non me ne frega niente di quali siano le migliori ragioni che governano il momento, che siano le tue o le mie,  non spendo emozioni "a perdere" così come tu non butteresti via quello che possiedi (o che non hai perché l'hai preso in prestito) per nessun motivo logico e sensato, rimanendo povero in canna. Per me ogni emozione negativa A PRESCINDERE è un debito che pago e peggio, una responsabilità tremenda gestita male, perché se tra noi due sono quello che ha migliore consapevolezza di come agiscono le emozioni, allora sono anche quello che DEVE gestirle per tutti e due. Senza scampo! Come si fa con i bambini, uguale, non ho molto da aggiungere nel constatare al momento chi gestisce cosa. Solo che le persone con cui ho a che fare raramente sono bambini nel corpo, piuttosto lo sono nella Mente, nel modo di agire emotivamente.

Non capiscono cioè i meccanismi che li dominano e di conseguenza fanno casino. Come i bambini con le cose che non capiscono, uguale. Per ciò se un adulto fa casino non è la stessa cosa di quanto è un bambino a farlo, anche se poi materialmente pare lo stesso brutto guaio. Non è lo stesso grado di responsabilità, nessuno lo penserebbe.

Perdonate il quasi-pippotto, ora procediamo. Lo guardo e vedo bene come non vuole cedere strada ed è deciso a correre avanti. Un pensiero scatta "da sé" e mi attraversa la Mente: stavolta non cedo perché è giusto così. Lui frena, suona, si indigna. Iniziamo un percorso diritto (per fortuna) e lui mi raggiunge si mette al mio fianco sinistro, abbassa il finestrino e inizia a gridare cose... Gli replico che la precedenza era mia e che doveva fermarsi ma lui non si calma, allora gli chiedo di calmarsi (mentre stiamo andando, lui in macchina e io in scooter) ma avverto qualcosa mentre discuto. Come un tremore dentro di me e immediatamente il mio pensiero valuta la situazione generale rapidamente: perché non gli ho dato strada? Perché lui ha sbagliato? No, non va bene, non va proprio bene, sto perdendo energie ed è evidente che non vanno nella direzione corretta. Lui non ammette l'evidenza. Quindi? Quindi è emotivamente obbligato a subire un aggressione ed io con lui.

Come un posseduto e infatti sembrava proprio un posseduto. Urlava dentro il suo abitacolo e pur ammettendo che doveva darmi la precedenza, lo avevo costretto a rallentare e dato che il suo mezzo era certamente più potente gli avevo intralciato la strada rischiando l'incidente. Un bambino a cui avevo rubato il giocattolo e mentre lo guardavo lo capivo. Era evidente che non aveva l'abitudine ad arrabbiarsi, non era uno scalmanato ma uno qualunque, di quelli che al lavoro conserva modi mediamente garbati e tranquilli, magari un padre di famiglia che mi stava dicendo che avevo corso un rischio inutile. Aveva ragione. Perché? Ecco, qui entra in @GioCo la guerra spirituale di cui ho accennato ultimamente (ad esempio QUI). Non so se sia vero ma aiuta a "mettere in ordine" il pensiero indiscutibilmente.

Mentre infatti osservavo ciò che accadeva e "mi risucchiava energie" facendomi tremare (letteralmente) ho fatto uno più uno: non è lui il problema. Qualcos'altro che non vediamo sta evidentissimamente agendo tra di noi. Solo che lui non se ne stava accorgendo. Qual'è la mia priorità? La ragione e il torto o il bene che voglio al prossimo e a me stesso? Voglio la guerra per la giustizia e la libertà o la consapevolezza di quello che accade e il controllo di me stesso e per ciò per ricaduta della situazione? Bramo il riconoscimento del torto o che l'altro possa essere felice e avere quanto chiede ma che non è in grado di ottenere da sé stesso?

"Prendetene e fatene ciò che volete" mi risuonò come un tuono in testa. Guardai la strada avanti a me, il rischio per entrambi era grosso, più questo scambio di opinioni proseguiva più l'incidente diventava probabile e se ci si fermava non avremmo risolto, ma portato solo un poco gli eventi avanti nel tempo. Alla fine ci saremmo comunque fatti male entrambi e per cosa? Forse avevo dei debiti con lui che mi trascinavo da altre vite, forse era giusto così, se no non sarebbe successo: non volevo accettare? Cos'era giusto?

Avvertivo distintamente la spinta interiore della rabbia e della violenza che mi faceva già prudere le mani e mi obbligava a fermarlo per imporgli la ragione con la forza, dato che non voleva capire con le buone. Ma non era mia, semplicemente. Non era "cosa mia", la stavo assumento come tale ma non lo era.

Se la vostra Mente vola dove credo (tipo la guerra?) dati i tempi che corrono, allora abbiamo fatto centro.

Torno a guardarlo e con un gesto della mano come per tagliare un invisibile cordone maligno che ci legava gli dico "hai ragione, scusa!" mettendoci tutta la sincerità che riuscivo e in quel momento le cose si sono fatte "bizzarre": la sua testa è scattata in avanti, s'è immediatamente calmato e il suo volto si è rilassato come se istantaneamente fosse svanita l'intera scena e non fosse mai successo nulla. Come se lo avessi esorcizzato!

Ma peggio, ancora peggio, in quell'esatto istante ho sentito distintamente le mie energie tornare e il pensiero bramoso di violenza che mi dominava "fermarsi". Tanto che dopo pochissimi secondi non sentivo neppure la necessità di calmarmi come di solito accade in questi casi. Iniziò invece una lotta silenziosa dentro di me per recuperare il controllo che avevo indubbiamente perduto per qualche istante, del tipo: "ecco il codardo che ha paura di far valere la giustizia". Non era una voce distinta, ma un sussurro appena percettibile, tipo una provocazione silente al pari di uno sguardo severo. Era come una lingua velenosa che ti lecca la ferita rimarginata di fresco per tentare di spillare ancora sangue.

Sono stato debole e mi sono fatto fottere. Non posso per ciò vantarmi dell'accaduto, non è questa una di quelle vicende di cui posso andare fiero. Non che di solito mi vanto, costantare la mia miserabile persona me lo rende difficile. Però diciamo che le mie piccole rivincite me le prendo perché costa un sacco di esercizio ottenere risultati anche mediocri in questo tipo di strana guerra.

Con questo pensiero ho cacciato via anche l'ultimo assalto e pochi minuti dopo sorseggiavo placido un caffé al bar con un dolcetto per festeggiare. Perché il bene va sempre festeggiato e in specie in questi luoghi ameni dove è così difficile riuscire a far prevalere "il giusto" in senso spirituale almeno qualche volta!


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