Il Demone o Maestro...
 
Notifiche
Cancella tutti

Il Demone o Maestro Interiore


GioCo
Noble Member
Registrato: 1 anno fa
Post: 2009
Topic starter  

Noi non siamo liberi. Non pensiamo liberamente, non esistiamo liberamente e non agiamo liberamente.

Perché non abbiamo nemmeno idea di cosa sia la libertà, dal momento che non l'abbiamo mai sperimentata. Come dico spesso anche agli amici, se la casalinga di voghera dovesse sperimentare una tale epifania, probabilmente servierebbe a poco perché ci rimarrebbe secca sul posto e poi dovesse avere un altra opportunità, tornerebbe in vita immemore del suo passato.

Una piccola idea iniziamo ad averla dopo morti perché l'evidenza (quantomeno del fatto che il materialismo è una ca%%ata cosmica micidiale di cui ci siamo imbevuti) si fa così evidente che non è praticamente più possibile ignorarla. Ma è tardi. Non si può tornare indietro nel veicolo appena abbandonato e a meno di occasioni eccezionali non c'è modo di comunicare con i vivi. Poi anche riuscendo quasi certamente non si ottiene nulla di buono. Perché l'inquisizione ci ha tenuto a formare nella nostra mente una specifica ignoranza tale da provocare puro orrore quando e se dovesse accadere. Per ciò in vita nessuno attribuisce il giusto peso a una tale esperienza e dopo ci si accorge della fregatura. In tutta la sua splendida assurdità.

C'è anche chi dall'alto della sua totale ignoranza "salta lo steccato" a pié pari per vedere cosa cela la selva oscura di cui tutti hanno parlato con orrore e dimostrare l'indimostrabile. Un po' scimmiottanto il maghetto eroico delle fiabe anche moderne, un po' con l'incoscienza di Pierino e il Lupo di "lei non sa chi sono io", da brava sboronica e narcisistica autoincensazione, magari si fa una bella (si fa per dire) seduta spiritica. Senza avere nemmeno i principi di base che possono dare un senso a ciò che si appresta a fare.

Dire che equivale a infilarsi come una calzetta l'amo in corpo per fare da esca a tutto ciò che di là dimora è puro eufemismo.

Quindi passiamo senza soluzione di continuità da un eccesso all'altro e ciò che manca in ogni nostro intento è l'equilibrio minimo essenziale. Tipo, se non sai ammetti l'ignoranza e agisci solo se sei costretto e non per fati bello, perché è divertente o perché "ti sei informato" presso la biblioteca esotica. La pratica non ha mai potuto sostituire la teoria anche dove questa era la migliore disponibile.

Ma noi non siamo liberi e a prescindere da come agiamo, dovremmo intendere il nostro agire come un modo che ha l'altra forza in @GioCo per dirci qualcosa che è sempre altro rispetto quello che crediamo. Perché non è un atto di fede ma di coscienza, di logica e di coerenza. Quindi la lettura dovrebbe essere rovesciata: non è importante ciò che accade ma avere un idea del perché accade.

Se noi non capiamo, l'altro, il Maestro Interiore, non è che poi demorde o perde la speranza. Non c'è l'ha, è infinito. Non è di questo Mondo. Non è parte della realtà fisica e terrena comunque caduca. Non è entro lo spettro dell'esperienza sensibile. Ma è in tutto ciò che accade, perché ogni cosa che ci accade, accade per sua diretta volontà e per scopi che trascendono l'ordinario. Così ci picchiamo di dire "nostro" quello che in realtà non è mai stato. Pensiamo di esercitare una volontà che è sempre etero-diretta. Abbiamo l'ossessione di essere controllati mentre stiamo in catene. Se sperimenteremo il Male siamo subito prondi a scaricare la responsabilità su altro. Tutto pur di non approfondire, pur di rimanere in superficie nel giudizio. Perché se si gratta poi appena appena... Aah, che dolore!!!

Dovremo constatare tutta la nostra infinita miserabile nullità. Non perché siamo nullità ma perché non abbiamo fatto altro fino a quel momento se non pensare di essere quella nullità. Ci siamo identificati e nell'identificarci abbiamo creduto che tutto, ma proprio tutto, corrispodesse alla maschera. Avevamo successo o insuccesso perché c'era un teatro e gli spettatori. Per il buio. Per la parte recitata. Per il costume. Per la scenografia. Per qualsiasi cosa... Purché limitata a un dettaglio marginale. La nullità che avevamo creduto fondante e tra tutto la più importante.

Eravamo medici, avvocati, giuristi, attori, metalmeccanici, maestri, presidenti, quasiasi cosa. Eravamo noi ed eravamo quello che decretava il nostro evidente e sicuro successo. Materiale.

Poi siamo morti e ci siamo trovati "oltre lo specchio" e abbiamo visto. Non una ma centinaia di migliaia di volte e ogni volta ricominciando da capo, anche se non vale per tutti. Alcuni rammentano. Accediamo alle Lande e se siamo abbastanza fortunati anche al Villaggio. Entrare nel dominio delle Lande (data la vastità) è come entrare in un Bosco sterminato, dove domina l'incoscienza. Non sai nulla. Tutto ciò che vedi e che vivi ti appare drammatico, assurdo e insieme inquietante. Ma sopra ogni cosa l'evidenza evidente che non puoi farci niente. Non passa molto prima di iniziare a vagare in cerca disperata di qualcosa che ci possa dare conforto.

Naturalmente se hai un idea di quello che ti aspetta puoi riconoscere qualcosa e magari anche gestirti un poco meglio della media. Esoteristi e necromanti in genere sono tra costoro e agiscono più o meno come un infermiere davanti a l'immediata emergenza. Ma non sfuggono dalla regola e si illudono se per grazia di ciò che è stato loro concesso in coscienza possono qualcosa di effettivo più degli altri. Semplicemente sono più illusi e basta.

Per esempio provi fame e freddo, ma non puoi ne morire dell'uno ne dell'altro. Da impazzire, come e peggio di una tortura. Questo perché la memoria anagrafica (ma dovremmo parlare di identificazione e di corpo emotivo in senso esotico) che diverge da quella semantica si consolida su certe esperienze che conservano una seconda semantica di natura simbolica e metaforica che perdura perché non è attaccata al corpo ma alla coscienza collettiva. La fame equivale alla penuria di affetto, dato o ricevuto e il freddo all'indifferenza, tua verso gli altri e degli altri verso di te. Vivi nell'altro piano la dimensione della separazione (la tua) che non hai riconosciuto o saputo riconoscere quando eri nel veicolo, meglio noto come corpo fisico. Perché hai creduto che fosse il corpo fisico l'unico elemento di senso compiuto e adesso che non ce l'hai ti rendi conto fino a che punto sbagliavi. Ma non che la base sia sempre e comunque la conservazione del Bene che hai per il prossimo tuo e per te stesso insieme.

La base è arrivare a voler Bene a prescindere e se non c'è quella il peso che porti ti ancora al Basso Astrale e ti costringe a sperimentare le Lande.

Quando "dialogo" con il mio demone, lui è di solito sempre abbastanza perentorio. Mi costringe a vedere a prendere atto che le cose non sono quelle che ritenevo certe e sicure anche solo pochi istanti prima. Tuttavia non cerca di instillare dubbio. Faccio un esempio di Vita vissuta per chiarire il punto della "costrizione" che riguarda la semantica attribuita all'accadere mentre accade.

Tanti anni fa la mia famiglia ebbe a che fare con un piccolo possidente terriero della periferia. In verità non fu l'unico ne il peggiore incontrato negli anni, ma ebbe modo di macchiarsi di una "colpa" abbastanza pesante. Diede ai miei genitori da prima la sua parola che il terreno era per la destinazione d'uso che i miei avevano in mente (l'ufficio tecnico del Comune era inaccessibile all'epoca per rielezioni e i tempi per eseguire il trasloco erano vincolati) e che comunque li avrebbe tutelati conoscendo bene l'ambiente amministrativo locale, poi venne fuori che il Comune aveva tutt'altre mire per quella zona, il proprietario se ne lavò le mani appena dopo la firma del contratto e la giunta alla fine non ebbe simpatie verso i miei, la sincerità, la disavventura e le loro migliori intenzioni e da qui iniziò una persecuzione amministrativa che mise in ginocchio la loro attività imprenditoriale (di servizi). Fecero causa al proprietario e "sospesero" il versamento dell'affitto sulla pregiudiziale che avendo ricavato perdite secche di introiti da qualche parte queste perdite dovevano saltare fuori e incredibilmente vinsero la causa in tutte le sedi giudiziarie appropriate. Poi vennero a mancare uno dopo l'altro e nell'arco di 5 anni mi ritrovai senza famiglia e con sta eredità di trascorsi per nulla piacevole addosso. Misi ogni cosa in vendita e mi occupai di tutt'altro senza remore e nel lasso di tempo più breve che potevo. Presi un piccolo monolocale in affitto e trovai un lavoro retribuito altrove, cambiando radicalmente Vita. Troppi ricordi drammatici mi spingevano lontano dai luoghi e dai tempi che avevano rivestito tanta importanza per i miei. Ma non avevo un soldo bucato e mi rimaneva tra le dita oltre la scia di funerali una vecchia mini (automobile) e l'età giovane che di solito ti carica di speranza verso il futuro ma anche di incoscienza verso il presente. Poi fui chiamato dagli acquirenti dell'attività dei miei. Mi dissero che il proprietario si era preso tutto quello che si trovava sul terreno, in quanto lo riteneva suo e che per ciò non potevano più darmi altro denaro oltre l'anticipo rispetto il concordato (meno di 1/4 di una cifra già molto conveniente). Come se l'avviamento con centinaia di clienti fosse stato un particolare gratuito. Mi dissero di andare a parlare con il proprietario. Ci andai. Era un ufficio ricavato in un vecchio stabile, con uno scranno e una scrivania scuri e una gigantesca libreria sullo sfondo. Tutto era vecchio dentro quell'ufficio. Tipo film horror per intenderci, perché certe scenografie si ripetono e mai a caso. Ti sbattono in faccia la realtà che Vivi, solo che si fa finta che no, non sia quella la realtà. Trovai lui e il suo ufficio miserabili, talmente tanto che ebbi per lui sincera compassione. Trovavo la sua figura piccola e incredibilmente distante, tristemente seduta al suo posto dietro tutti quei paraventi che ne incensavano il potere (finto). Mi disse atono, quasi come fosse una macchinetta che siccome i miei non avevano pagato l'affitto che gli era dovuto aveva trovato giusto requisire tutti i loro beni che si trovavano sul suo terreno e che se non mi stava bene potevo anche fargli causa. Tanto a lui (così disse) non gli importava nulla... E se non gli importava (mi dissi dentro e in silenzio mentre parlava) perché accanirsi così verso di me che non ero nulla? Manco si era posto due domande, coltivato dubbi. Perché? Come per rispondermi sentii una voce femminile che lo chiamava da fuori, come quelle scene di film ambientati a Napoli. Non vedevo chi era, se una madre o una moglie potenziali, ma lui rispose sempre gridando e rimanendo a fissarmi. Una scena surreale. Lo apostrofava in tali e svariati modi questa voce incorporea che avrebbero fatto arrossire persino Barbalù e di nuovo provai per lui un senso di estrema pena, più forte ancora rispetto quella iniziale. Cera chi lo dominava come fa un vampiro e senza nemmeno tanto girarci attorno, platealmente. Non ividiavo nulla di ciò che rappresentava e non volevo avere nulla a che fare con tutto ciò che vi ruotava attorno. Ne avevo schifo istintivamente. Se così voleva, rubare per stare in pace e lasciarmi in pace, allora così doveva essere. Certo, sapevo che era come prendere a calci la memoria dei miei genitori e insieme la giustizia terrena, ma la loro lotta non era la mia e anche quand'erano in Vita non avevo mai appoggiato le loro "scelte". Tutt'altro! Pur seguendone il destino li avevo invitati infinite volte a cambiare registro, rimanendo inascoltato perché il demone comanda. E se devi ballare nudo sui tavoli, non importa cosa pensi in merito, ballerai nudo sui tavoli che tu lo voglia oppure no... Tutte le volte che LUI lo riterrà necessario.

E' Giusto? Dipende. Da che parte guardi. Dalla parte di chi subisce non sembra. Ma nemmeno dalla parte di chi aggredisce. Allora forse il Giusto non può limitarsi a ciò che appare nella dimensione materiale... O no?

Non pretendo d'essere creduto, qui la fede non c'entra. Non cerco e non spaccio Verità. Semplicemente chiedo di riflettere attentamente e di rimanere coerenti. Perché in @GioCo c'è TUTTO, solamente TUTTO quello che ci accade.


Citazione
Condividi: