Quello della legalità è un vessillo molto in voga in Italia negli ultimi tempi. L'appellativo di Sciascia di “professionisti dell'antimafia”, per riferirsi a certi magistrati, potrebbe essere convertito in “professionisti della legalità” intendendo tutto quel clero di giornalisti e scrittori che grazie alla retorica legalista ottengono un facile notorietà sui media. Si pensi al caso editoriale e televisivo di Roberto Saviano e alle sue pillole legalitarie dispensate in libri, articoli e spettacoli per le masse degli indignati a comando. L' “ondata”legalitaria, infine, non poteva non fare la sua incursione anche in politica, con l'idea del “fronte degli onesti” di cui il Movimento Cinque Stelle è il maggiore interprete.
A cosa si deve il successo del legalismo in Italia? A un'antropologia basica, innanzitutto, che divide gli individui in “onesti” e “corrotti” o “mafiosi”, di facile comprensione e di immediato impatto emotivo. Nell'era del ripudio delle ideologie (ovvero di tutte le ideologie tranne di quella del mercato sovrano) e di ogni idea di totalità filosofica l'antropologia legalista si innesta perfettamente su questo nichilismo politico. Essa infatti non interroga convinzioni politiche ma soltanto la “coscienza privata” dell'individuo, la moralità riferita alla cerchia individuale... [CONTINUA]
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31 Ottobre 2016 13:13