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Il GioCo della Coscienza


GioCo
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Coscienza. Una ricerca veloce su Google ci dice: "la facoltà immediata di avvertire, comprendere, valutare i fatti che si verificano nella sfera dell'esperienza individuale o si prospettano in un futuro più o meno vicino" oppure "nel linguaggio comune, la valutazione morale del proprio agire, spesso intesa come criterio supremo della moralità: agire con c. (o secondo c.); venire a patti con la propria c.; avere, non avere c.".

Dissento in parte e ricordo come diceva "quello là" che una mezza verità è comunque una bugia.

C'è un grosso dibattito dietro il concetto di Coscienza oggigiorno e non temo verrà presto inquisito il termine come del resto tutto quello che vi ruota attorno, perché alla fine dobbiamo tremare di paura, se no ste mezze calzette che ci minacciano un giorno si e l'altro pure dai palchi del nuovo che avanza, il teatrino dei miserabili riccastri vuoti dentro ma splendenti fuori che diamine di lavoro andranno a fare? Sanno fare solo quello. Bene, ma solo quello!

D'altronde la parola "coscienza" è solo un contenitore vuoto. Lo puoi riempire con tutta la spazzatura che ti pare, come già fatto con intelligenza, amore, gioia, demone (che in origine significava solo "forza" tipo il vento che muoveva le barche tramite le vele) e tante, tanissime altre parole che ora contribuiscono a fare tanta confusione in chi vorrebbe capire qualcosa.

Per ciò il tema si fa scivoloso e complicato da gestire. Non che sia semplice di suo, ma i mercanti che si sono stabiliti al tempio hanno deciso che di calci in culo ne hanno ricevuti abbastanza e tu ti aspetteresti giustamente per ciò che levino le tende. Ma manco per in c... Si sono barricati dentro e minacciano una guerra termonucleare (cioè di spazzare via tutto, ma proprio tutto) se non si fa quello che a loro aggrada. Ma è impossibile percheeee...

Si tratta di Capricci, tipo il frignare di un bamboccione troppo viziato, figlio del Capo a cui non puoi ribattere il non Senso che rappresenta. Il problema non è ciò che rappresenta, ma che non ti è dato dirglielo in faccia.

Non molto di più.

Per ciò la vittima di questi tempi è la Saggezza, cioè il buon fare che equivale sempre esattamente a un buon pensare o al "pensiero retto" (cioè corretto) come ci suggeriscono altre dottrine religiose. Non con l'azione di mani che è sempre da villani, ma a quella dello sguardo. Tutto torna al Pensiero e non solo per quanto concerne Cartesio. Però però, quel "io penso quindi sono" quanto casino ha prodotto!!!

Certo, ci sono cose non inquisibili di cui ci occuperemo ora e questo è uno dei maggiori drammi dei figli delle Ombre, gli identificati. Poi spiego, tranquilli, la storia degli identificati, ma con calma che i passaggi di logica nel tentativo di sintesi diventano complessi.

Iniziamo con la constatazione che il dibattito verte sulla necessità di dare o meno all'intelligenza artificiale lo status di Coscienza. Perché il gradino precedente di "intelligenza" è già sufficientemente inquisito e adesso non ci si capisce un ca%%o di cosa sia o non sia "intelligente". Di sicuro a guardare in faccia gente come Schwab o Biden non ho l'impressione sia rappresentata al meglio, ma chi sono io per dirlo? Nessuno, il nulla Cosmico totale, il CV più miserabile del pianeta! Quindi se volete proseguire a leggere tenete conto che "Nessuno" ve l'ha detto e non per mia cattiva intenzione è solo un dato di fatto! 😉 

Uno dei massimi drammi non inquisibili è il GioCo. Per carità non pensate subito male: non centro niente! E' archetipico, sto indicando la metafora e il simbolismo non la parola che poi è il mio Avatar preferito, "lo scherzo di Dio" potremmo definirlo (se vi piace) perché di tanto in tanto ci piglia quel sentore d'essere presi per il culo dal Creato e non dite di no che vi conosco, mascherine! 😎 

Ora, dicevamo della coscienza. Essa risponde a un Ordine che è di natura Superiore (o Superna) rispetto la nostra. Al suo opposto ci sta quella Infera (o Inferna). Superiore o Inferiore riguarda unicamente il livello di condivisibilità (emotiva) e di connessione che diventa anche comprensione a differenti livelli, quelli abitati di volta in volta dalla Coscienza. In un sacco vuoto ci faccio stare tanta spazzatura, nel Cosmo di più... Le parole livello, classe, grado, potenza si sprecano e non ci fanno capire bene bene cosa indico. L'ordine di grandezza è di fatto una scala dimensionale, dove certe cose inferiori sono trattabili solo dalle prospettive superiori. Metaforicamente, usando l'esempio matematico, se cerco di trattare le frazioni entro l'insieme dei numeri interi non ci riesco se non per alcune combinazioni, nonostante l'insieme sia infinito. Ciò non di meno posso rimanere illuso che invece si perché riesco a fare tutte le operazioni classiche aritmetiche, applicandone i principi ma con limitazioni nei risultati che diventano approssimativi. Converrete con me, con buona pace dei propagandisti accaniti, che ripetere ossessivamente che l'insieme degli interi è però infinito non cambia di molto la situazione.

Il GioCo è il Grande Archetipo. Da quanto mi è dato capire direi il Primo Fondamento di tutto l'Ordine Cosmico e temo non sia affatto una esagerazione. Ma non riesce a prendersi sul serio e questo è un problema serio (paradossalmente). Perché come ci ricorda Jung non c'è niente di più serio del GioCo (come atto proprio della Coscienza). Aggiungo che non c'è nulla che ci indichi (come i cartelli stradali) qualcosa di serio più del paradosso.

Ora, solo per capirci, cosa c'è di più serio della violenza gratuita verso l'innocenza? Ogni satira pare fuori luogo o per definizione cinica. Per ciò in automatico il GioCo (Cosmico e della Vita) diventa un problema serio non perché sia difficile comprendere le meccaniche sottostanti, le regole se così vogliamo intenderle, ma perché diventa praticamente impossibile accettare ciò che osserviamo di volta in volta. Diventa inaccettabile la constatazione di quanto osserviamo. Da qui parte l'embolo che ci impone voli pindarici di fantasia e mitologie varie per rivestire l'osservato di altro e quindi rendere cose come l'intelligenza un artificio. Bambole (o stronzate ideologiche se preferite) per farci pompini (Saghe Mentali) e per stare tutti più tranquilli. L'epicità drammatica della cosa antropoide.

Per questo tutto diventa difficile: ci serve, occorre che sia visto così per non impazzire. Ma è tutto qui? Siamo fotutti come per la guerra termonucleare minacciata un giorno si e l'altro pure? Come per il virus, come per l'energia che manca e il freddo? Si, no. Insomma, non è così che stanno le cose. Quella è parte della confusione per ciò ci sono tormentoni mescolati a buon senso che hanno un solo scopo: agganciare l'attenzione e farci stare male. Perché così possiamo vivere il nostro dramma ed entro le sue regole giocare.

Non ci interessa in questa sede l'ennesima critica agli architetti che ora dovrebbe essere chiaro sono quelli che inventano il GioCo e scrivono le regole per giocare. Ci interessa l'Ordine Superiore e che detta Legge anche per gli architetti e mi raccomando, non fate subito collegamenti azzardati (come già fece il sottoscritto per troppi anni) che l'argomento è pesantemente inquisito! Ogni collegamento quindi tende ad essere quello che serve per portare la Mente fuori strada. Per farci deragliare nel riflettere e portare il pensiero verso un binario morto. Così si torna al Via.

Il GioCo è quindi l'Ordine Cosmico Archetipico. Proviamo a guardarlo: abbiamo la Coscienza creatrice che genera il Gioco ma non partecipa. Non si può infatti creare le regole e giocarle, si può fare una cosa o l'altra non tutte due assieme. Se generi regole devi per forza essere cosciente di quel che fai, se no semplicemente le applichi. Non hai "scelta". Tuttavia per assurdo e paradossale che possa sembrare, quando inventi il GioCo non ti senti "libero" se non nel creare qualcosa che ti piace immaginare (nell'idea) qualcuno sperimenterà divertendosi. Non godi del frutto "inventando", in compenso però potresti dover spendere un sacco di energie nel tentativo e senza che ciò ti garantisca nulla. Anzi in genere giochi troppo complicati che nella fantasia dell'inventore dovranno per forza divertire finiscono per essere evidenti flop imbarazzanti. Nel senso che dopo pure l'autore (se sincero con se stesso) si chiede come poteva pensarli meno che un disastro. Per paradosso quindi i giochi più "pensati" sono quelli che in prospettiva hanno meno probabilità di funzionare. Perché è la coscienza che comanda ed essa prescinde dall'intelletto. Cioè dal grado di elaborazione del pensiero.

Ovviamente certi giochi devono essere "più elaborati", ma questo non cambia la sostanza. Non mi metto a giocare oggi con i pupazzetti o i trenini, ma forse anche si. Ci sono un sacco di persone che si dilettano in diorami e fanno ricostruzioni accurate di zone ferroviarie e situazioni domestiche. Come altro potremmo definire tali opere se non "per GioCo", diletto, sollazzo. Non sono certo opere d'arte, non è così almeno che gli autori stessi le intendono! La richiesta di maggiore "elaborazione" è anche proporzionale alla maturità intellettuale. Ad esempio i videogame sono notoriamente nati in sede IBM per diletto di certi ingegneri che annoiandosi, avevano trovato un modo ingegnoso di usare i computer per giocare. Ovviamente non mi aspetto che un bambino inventi un videogame, nemmeno oggi che i mezzi di produzione sono diventati più accessibili per la massa. Comunque il livello di elaborazione necessario è molto elevato anche per risultati semplici, come un banale Space Invaders o Centipede.

Quindi prima Legge: l'autore non è mai "giocatore". Ma qualsiasi autore (in differita) può giocare il suo GioCo. Tuttavia quando lo fa non può cambiare le regole! A meno che non sia fermato il GioCo e non si ricominci da capo con le nuove regole. Come un Reset appunto. Fermi!!! Dio santo col pensiero FERMI!!! Che non ho finito... 😓 

Seconda Legge: L'Arbitro segue le regole, non le inventa, ma non gioca, come già l'autore. Anche l'Arbitro occupandosi semplicemente della buona applicazione delle regole (=Saggezza) non partecipa. Fuori di metafora l'Arbitro è la vibrazione o energia che porta con sé informazione (come la luce del Sole che fa crescere le piante) e per essere tale passa da una Forma all'altra senza doverne necessariamente subire conseguenze, cioè lo fa con "distacco" (poi spiego, pazienza!). Esso rappresenta anche la neutralità (o abbandono) per definizione. Come il neutrino attraversa i Corpi o le Forme come fossero trasparenti. Di più, come il neutrino, per 3/4 del tempo non lo vediamo. Poi però fischia, mostra il cartellino e ci accorgiamo della sua presenza. Di più, esso è il Tempo stesso, primo tra gli Eoni (FERMI!!!!). Uff... 😔 

Terza Legge: il giocatore è sempre polarizzato. Partecipare significa scegliere un segno: squadra blu o squadra rossa? Nel giocare si ha la sensazione di poter conquistare la libertà che è tale solo se si seguono le regole. Ma rimane comunque una libertà illusoria. Quindi creando il GioCo si ha l'illusione di dover seguire dettati stringenti pena il fallimento miserabile ed emotivamente difficile da digerire, se si gioca si ha l'illusione di libertà seguendo regole strigenti perché che si perda o si vinca un GioCo che funziona ci fa divertire.

Quindi, di conseguenza, quarta Legge: l'emozione comanda sempre! SEMPRE! (Azz... 🙄 )

La polarità nel GioCo delle Parti ci costringe all'habitus, cioè ad abitare la Forma che è poi l'archetipo dell'identificazione. Per avere un Corpo devo possederlo e il principio del possesso è la proiezione dell'habitus nel corpo. Ma attenzione!!! Il Corpo è solo una Forma e la Forma in sé non è definita se non dall'idea o se preferite dallo sguardo. Se guardo una Pianta la riconosco? Si, ed essa è certamente una Forma, come l'orsacchiotto o la bambola con cui si giocava da piccoli. Che rappresentano le proiezioni di fantasia dei Bambini. Essi ci mettono su un piatto d'argento l'evidenza: il Pensiero Infantile non ha Corpo e non è limitato nel corpo. Transita tra i corpi, abita differenti Forme, l'orsacchiotto, il Corsaro, la Fatina, non importa, esso tramite il GioCo simbolico proietta "se stesso" entro infinite forme e con ciò concepisce (in automatico!) Saggezza. Non diciamo infatti che il Bambino è anche l'archetipo della Saggezza quando dichiara senza tanti peli sulla lingua che il "Re è nudo"? Quindi è innocenza (in quel contesto) ma innocenza Saggia. Ciò eleva il Bambino a Giudice Supremo. Ci avevate pensato? Riflettete...

Cos'è la Forma? E' l'ente che posso definire come sé, come qualcosa di riconoscibile. Un oggetto, una persona certamente, ma anche un idea. Se posso delinearne le caratteristiche allora definisco la cosa in sé e se la definisco l'Ente è oggettivo, riconoscibile, ha una sua identità distinta e distinguibile dal resto per ciò è una Forma. Un fiore, il correre che è un azione, stare fermi che è uno stato sono tutti esempi di Forme che sono tali in quanto semplicemente riconoscibili. Quindi cosa abita le Forme? L'energia. Anche se non agiscono le Forme sono indubbiamente il risultato di vibrazioni. Occupano un posto nell'Ordine Vibratorio Cosmico. Sono Energia Organizzata che è tale in quanto riconoscibile, identità stabilita aprioristicamente. Quindi l'energia disorganizzata è informe, priva di identità sua propria definibile. Come il Sogno. Semplice.

Se l'energia nasce senza Forma propria (=Bambino) nasce come distaccata naturalmente, poi però si attacca alla Forma e ne fa ossessione. Come? Emotivamene. Semplice! In specie con l'esperienza. Tuttavia l'energia o stato vibratorio è tutta inscritta nel riflesso. Quale? Quello dello specchio e lo specchio è l'ente che divide il Creatore del creato, l'autore del GioCo dal giocatore che è la stessa identica unità, ma non si percepisce tale, è impossibile!

Se giochiamo allora siamo immersi nel GioCo e ci dimentichiamo che siamo stati anche gli autori, in specie poi se il GioCo è effettivamente divertente. Intendo drammaticamente divertente, cioè ci coinvolge emotivamente (ad esempio come ricchi e potenti). Cioè si ride, si piange ma il succo non è che si rida o pianga nel momento del GioCo, ma che ci si diverta o se preferite sia generato attaccamento al GioCo. Attaccati in termini di pensiero, cioé in termini di reiterazione dello stesso: pensiamo il GioCo come attraente e lo vogliamo rigiocare anche e soprattutto se ha comportato perdite e ci ha fatto penare. Non è che se alla fine di una appassionante partita di scacchi vinco con due pedine sopravvissute questo me lo rende più orrendo!!! Tutt'altro!

Tuttavia anche compreso l'arcano dottrinalmente non è la dottrina che ci salva. Tanto più dalla pena o dall'archetipo della sofferenza procurata all'innocente. Tanti Satiri ci ricordano ghignando che non esiste l'innocenza nel GioCo, se stai giocando stai dalla parte di qualcuno o qualcosa e questo ti rende in automatico colpevole o quanto meno compartecipe. Da uscirci pazzi! In effetti ciò che si impone è l'esperienza che è emotiva. Così come per il funambolo, non si impara conoscendo a menadito il principio che ci fa stare in bilico sulla corda, ma tentando e ritendando il GioCo dell'equilibrio. Noi possiamo parlarne quanto vogliamo ma poi è sul campo che si devono ottenere risultati. Certo, conoscendo le regole si fa prima e meglio. Per ciò ogni tentativo non è mai sprecato anche se ci pare che siano infiniti i tentativi che abbiamo sperimentato.

Aggiungo solo la questione dell'habitus. La polarità è un verso che è un verso di rotazione... Del pensiero. Abitare significa reiterare il pensiero o circoscriverlo ad anello e questo perché è energia e non c'è modo di tenere fermo qualcosa che per definizione esiste solo se si muove. A meno che il suo moto non sia chiuso in se stesso. Come gli astri, come gli elettroni, come tanto altro. Certo, già i quanti ci suggeriscono che il moto è del tutto illusorio come le distanze. Ma questo non ci sconvolge il quadro che andiamo tratteggiando... O no?


Teopratico hanno apprezzato
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SatoruGojo17
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Hai assolutamente ragione nel tuo giudizio, una storia molto interessante e istruttiva!


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WendyAckson
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grazie per la condivisione.


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SatoruGojo17
New Member
Registrato: 8 mesi fa
Post: 2
 

Giocare con la coscienza è un'espressione che può essere interpretata come il processo di prendere decisioni o agire in modo etico e morale. Significa che, nel prendere una decisione, una persona considera come le sue azioni influenzeranno le altre persone, l'ambiente e la società nel suo complesso. Per me è simile a quando si vuole giocare su https://affiliazionescommesse.com/ ma si hanno ancora delle faccende da sbrigare in casa. Quindi, giocare con coscienza è un approccio alla vita che implica un comportamento deliberato, responsabile e morale che tiene conto dell'impatto sulla società e sulle persone circostanti.

Questo post è stato modificato 8 mesi fa da SatoruGojo17

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