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Il nostro patrimonio


cubainforma
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Graziella Pogolotti cubainformazione.it

Le ricerche sul tema dell'identità insistono nel cercare le radici di ciò che siamo nelle nostre più remote origini fondamentalmente europee ed africane. Da queste premesse derivano alcune impronte culturali. Le fonti nutritive della formazione di un popolo fermentano e maturano nel tempo per formare l'humus, sempre rinnovato, che alimenta le nostre radici. L'idioma che parliamo ci venne dalla Spagna con qualche impronta andalusa. Al vivere tra noi andò acquisendo intonazione, sfumature ed un accompagnamento gestuale che lo rende inconfondibile.

Le nostre radici, e quindi la nostra identità, costituiscono una argilla scolpita lungo mezzo millennio di storia. E' il risultato di un processo di ininterrotta costruzione culturale, fatta del contributo di coloro che, successivamente, per propria volontà o per violenta imposizione, stavano arrivando da Africa ed Asia, così come dalla mescolanza razziale iniziata con l'arrivo dei primi colonizzatori. Questa eredità, evidente nelle tangibili testimonianze nelle nostre città e nella zona intangibile della memoria, dei costumi, costituisce l'insieme del nostro patrimonio. All'opera dei nostri antenati, si aggiunge quella che hanno edificato le attuali generazioni, non trascurabile nei piani del pensiero, educazione, scienza e della creazione artistico-letteraria.

Nonostante gli sforzi realizzati, resta ancora molto per ottenere una piena comprensione dell'importanza dei valori del patrimonio. La commemorazione degli anniversari della nascita delle nostre città è parte di una strategia progettata con il proposito di divulgare tra il popolo il riconoscimento del significato di tale eredità ricevuta. E' un modo di contro arrestare gli effetti delle tendenze depredatorie e coinvolgere tutti al rispetto del bene pubblico. Si è incorporato alla conoscenza comune della necessità di preservare i monumenti edificati in epoca coloniale, ma continuiamo a trascinarci gravi deficienze nella comprensione della necessità primordiale di preservare l'ambiente urbano nel suo complesso, il tracciato e la manutenzione delle strade, piazze e parchi, così come il rispetto per l'ambiente edificato nel XX secolo.

Nonostante la sua grande importanza, il concetto di patrimonio trabocca in gran parte dell'universo tangibile della città. Abbiamo un vasto patrimonio documentale depositato negli archivi e biblioteche, spesso minacciato dall'aggressività di un clima caldo, umido, favorevole alla proliferazione di insetti. La memoria storica si costituisce in fattore dinamizzatore del riconoscimento identitario quando il suo recupero si rinnova attraverso una rilettura contemporanea. Per godere la sorpresa della riscoperta, dobbiamo ritornare, sistematicamente, a quelle carte polverose. Dimenticati in un congelatore, privi di sangue e di ossigeno, moriranno vittime dell'inedia.

Siamo noi con le nostre preoccupazioni, curiosità e domande che le diamo di nuovo la vita che un tempo ebbero. Dell'ambiente in cui viviamo, dei testi accumulati nelle biblioteche, delle opere conservate nei musei, delle melodie e ritmi registrati nelle partiture derivano le essenze di una spiritualità che animano il senso più profondo della nostra identità, sino ad accompagnarci oltre i confini dell'isola. Sono beni che cominciarono ad accumularsi da quando il primo creolo decise di imprimere il suo marchio personale in un festeggiamento, in una celebrazione commemorativa od in qualcuno dei numerosi conflitti chiariti con le autorità. Sono essenze impalpabili che si trasmettono per via famigliare, della scuola e dei media. La preservazione di questa ricchezza che aiuta a configurare il profilo di ciò che siamo, avviene spontaneamente. Richiede inoltre la progettazione di strategie per la gestione di un bene che non può sommergersi nel dimenticatoio, ma non deve dilapidarsi e, tanto meno, volgarizzarsi.

Tra i tanti tesori, il più sacro risiede nella vigenza della parola Martiana. Dal mio punto di vista, il più toccante monumento all'Apostolo è costruito nel Parco Centrale per iniziativa di un popolo che intuiva la forza incandescente della sua parola, gesto e comportamento. Molti allora non l'avevano letto, quando i suoi testi rimanevano inediti o dispersi in numerose pubblicazioni periodiche.

Restava, tuttavia, il ricordo della sua viva parola e dell'arte dispiegata per organizzare la guerra necessaria attraverso la costituzione dell'unità di intenti dalla base della società.

Il lettore cubano dispone, attualmente, dei tomi pubblicati della sua rigorosissima edizione critica. Ci sono, inoltre, raccolte di testi con ordinamento tematico e la progettazione di un graduale approccio, di bambini e giovani, alla sua opera elaborato da Cintio Vitier. E' un capitale che non abbiamo saputo usare. Scissa dalla sua feconda matrice, trasformata in aforisma con sarcasmo di dogma, la ripetizione delle stesse frasi limita la curiosità di sapere, senza intermediazione, un'opera caratterizzata dall'immaginazione, dalla ricchezza di sfumature, dalla sagacia penetrazione nella complessità dell'essere umano e dalla sconvolgente lucidità di uno sguardo che attraverso il presente intuisce le minacce del futuro.

Siamo alla vigilia di un anniversario della sua nascita. E' momento propizio per interrogarci sul modo più efficace di gestire la diffusione e la viva presenza della sua opera. Riscattiamo, per porla nelle mani dei bambini e giovani, le selezioni antologiche dai suoi scritti. Lì c'è il suo modo di riconoscere il valore dei forgiatori della nazione, il suo modo di aprire ampi orizzonti ai suoi contemporanei, la tenerezza delle sue lettere a Maria Mantilla, l'analisi preveggente della conferenza monetaria panamericana. Non mi piace la visione di un José Martí distante, trincerato nel suo fronte monumentale. Preferisco l'uomo dalla redingote logora, forgiata l'anima dalla suo estrema vulnerabilità.


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