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Jallud e i ribelli libici berberi Nafusa


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Da: www.gdp.ch/articolo.php?id=2795

Libia
«I sicari del tiranno pronti a sostituirlo»
Carlo Panella: «Ma la battaglia non è finita»

di Gregorio Schira - 24 agosto 2011

«Tripoli non sta cadendo per mano delle “armate brancaleoni” di Bengasi, bensì grazie all’ordinata ed efficace azione dei berberi delle Montagne Nafusa (nell’Ovest del Paese). E questo è stato possibile grazie al “voltafaccia” dell’ex braccio destro di Gheddafi, Abdessalam Jallud, che tre giorni fa è fuggito dalla Libia e ha spostato la sua tribù dei Magharia da una posizione inizialmente neutrale ad un atteggiamento di conflitto nei confronti del regime». È l’opinione del giornalista italiano Carlo Panella, attento osservatore del mondo arabo e profondo conoscitore della realtà libica.

Dopo mesi di lotta e di aiuti e appoggi internazionali (da parte della NATO in primis), quindi, non sono stati il Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) di Bengasi e i ribelli della Cirenaica a sconfiggere il regime di Gheddafi?
La NATO sperava che il CNT di Bengasi e le sue truppe fossero tali. Invece si è verificato che erano dei pagliacci. D’altra parte sarebbe sufficiente guardare alla composizione del CNT per capire che qualcosa non va. Immaginate che in questo consesso siedono insieme l’avvocato delle 1200 vittime della strage nel carcere di Tripoli (nel 1996), quello che allora era il ministro della Giustizia e colui che compì la strage.
Ecco perché alla fine, da un punto di vista militare, la forza determinante nel far crollare il regime è stata quella dei berberi Nafusa. Tutti i reportage dal fronte ci dicono dello stupore dei corrispondenti nel paragonare l’inconcludente attività delle truppe di Bengasi (che nemmeno ora riescono ad avanzare da Est sulla litoranea e che non sono per nulla arrivati nella capitale) a fronte dell’efficacia e della serietà dei berberi delle montagne Nafusa, che sono quelli che hanno poi preso Tripoli (grazie, certo, all’aiuto dei francesi).

Come mai ciò è avvenuto proprio in questi ultimi giorni?
È stato fondamentale l’aiuto giunto dalla tribù dei Magharia, che occupa il terreno di raccordo tra la litoranea (partendo da Sirte) e le montagne Nafusa (da cui sono partiti, appunto, i ribelli alla conquista di Tripoli). Il fatto che questa tribù, che fino a poco tempo fa stava con Gheddafi, abbia varcato il Rubicone è stato ciò che ha segnato l’imminente fine di Tripoli e che ha permesso ad Abessalam Jallud di conquistarsi i galloni di futuro padrone della Libia (come ha già incautamente dichiarato ieri il ministro degli Esteri italiano Frattini e come domani riconoscerà la comunità internazionale intera). Gheddafi è caduto nel momento in cui Jallud (suo ex braccio destro) e la sua tribù hanno tolto il sostegno alle sue truppe e hanno deciso di aiutare l’avanzata dei ribelli berberi su Tripoli.

È preoccupante, però, il fatto che il futuro della Libia cada nelle mani di uno dei peggiori sanguinari del regime di Gheddafi...
Certamente. Il quadro che abbiamo davanti è esattamente quello di una Libia consegnata a Ribentropp al posto di Hitler, a Galeazzo Ciano al posto di Mussolini, ad Alì il Chimico al posto di Saddam Hussein. L’intervento della NATO ha risolto la partita a favore degli aiutanti macellai per deporre il macellaio. Non è un processo democratico, ma esattamente quello che è successo nella Romania di Ceausescu, laddove i principali esponenti dei ministeri della forza sono passati dall’altra parte e hanno processato e ucciso il dittatore.
Questa non è una rivoluzione, bensì una serie di golpe di Palazzo che porteranno al potere i più spietati “colleghi” di Gheddafi. Abdessalam Jallud, all’interno del quadro dirigente libico, è sempre stato il più oltranzista. Gheddafi, a confronto, era il moderato. Avremo quindi una dirigenza libica che non ha le minime carature democratiche.

Torniamo all’attualità: nessuno sa dove sia finito Muammar Gheddafi. Secondo lei, che fine farà?
Il suo atteggiamento è sconcertante. Fino a quindici giorni fa poteva ottenere qualunque cosa. Addirittura il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, sosteneva che bisognava ritagliargli un ruolo, magari un’altra stanza della casa... Siamo di fronte a un atteggiamento paranoico e politicamente ben poco intelligente. Non so dire se morirà nel suo bunker oppure riuscirà (cosa molto difficile) a scappare in un’ambasciata di Cuba o del Venezuela.

Ieri, però, è riapparso suo figlio Saif al Islam, che tutti credevano agli arresti, e ha dichiarato che la capitale non è per nulla ancora nelle mani dei ribelli.
E ha ragione. Gheddafi ha tenuto misteriosamente fuori dai combattimenti la 32ma divisione (quella guidata dal figlio Khamis), la più efficiente e meglio addestrata di tutto l’esercito libico. Pare che in questa divisione vi siano state pochissime defezioni. Con questi militi, quindi, Gheddafi può ancora fare grossi danni.


Citazione
Levdtrotzkij
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L'ex storico Del Boca, livoroso verso Gheddafi per una censura subita a Tripoli, assieme a Panella pompa la figura di Jalloud, cugino di Gheddafi e affetto da cancro (quindi con poche aspetattive di vita), attribuendogli il ruolo risolutore nell'eliminazione di Gheddafi e nella distruzione della Jamahiriya. Balle. Semmai, in vista dell'offensiva (Operazione Sirena) dei mercenari della Blackwater dalla Tunisia, con ampio sostegno della NATO e degli eserciti di Qatar, Giordania e Tunisia, e una spruzzatina di qualche centinanio di libici vari, predoni berberi soprattutto, nel ruolo di facciata mediatica, Jalloud passa dall'altro lato della barricata, mettendosi al servizio di coloro che percepisce quali vincitori.
Panella e Del Boca, dicendo queste cose, svolgono soltanto un servizio a favore della Farnesina e di Frattini-La Russa. Lo scopo è duplice: il primo, è appunto annebbiare il ruolo dei mercenari e della Nato nell'agressione alla Jamhiriya, attibuendo il successo della missione a un gruppetto di qualche centinaio di scalzacani, che benchè superamati dai francesi con missili antiaerei e anticarro, come evita di dire il Del Boca* di pingendoli come poveri contadinotti armati di schippo.
L'altro punto, è far gonfiare ancordi più il petto a Frattini, facendolo passare per un garnde stratega politico, le cui mosse porterebbero alla fine della Libia socialista. Un modo per aggrazziarsi un ometto abbastanza vanesio e fatuo, e anche di far brillare di luce propria una Farnesina e un corpo politico-diplomatico che si sono disitinti per fellonìa, viltà e cecità.

A buon intendere.

*(da sempre finto amico della Libia). Tra l'altro Del Boca, per il suo libro su Gheddafi, aveva intervistato Khalifa Hiftar, senza però dire che questi comandava una organizzaizone armata finanziata dalla CIA, e che egli stesso viveva a pochi chilometri da Langley, comando dell'agenzia.)

http://sitoaurora.altervista.org/home.htm


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