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Je suis False Flag-Media e la Regia della Paura


Eshin
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I Media e la Regia della Paura

#FalseFlag che sventolano nel mainstream. Com'è difficile non essere 'complottisti'. Un saggio di Glauco Benigni su un mondo in cui il Vero e il Falso vanno a braccetto

di Glauco Benigni.

Il tumulto dei chomsky - 17

A proposito di attentati, narrazioni e ricostruzioni mediatiche, "false flags" e dubbi, credo ci sia bisogno di un'analisi che illumini alcuni aspetti, propriamente tecnici, della comunicazione di massa globalizzata e che consenta pertanto - se condivisa - una maggiore consapevolezza sugli accadimenti di cui affannosamente e tristemente si dibatte.

In alcuni testi e video, alcuni mirabili, che circolano nella Rete, gli autori chiedono ai propri lettori e spettatori di decodificare quel grande puzzle del "terrorismo" con intuito sagace e buon senso (che i media mainstream definiscono "complottismo e dietrologia").
Spesso si tratta di appelli lanciati nell'area di appartenenza a forme pensiero antagoniste e condivise, piuttosto che inoppugnabili dimostrazioni. È pur vero che tali dimostrazioni sono lunghe (l'abbiamo visto nel caso dell'11 settembre 2001), difficili, ostacolate e perversamente commentate dai Guardiani del Potere.
Un contributo al dibattito, di natura più tecnica, credo dunque che sia necessario, al fine di erigere barricate tra vero e falso molto più solide e difendibili e di offrire alla coscienza pubblica elementi sempre più condivisibili, anche se noiosi da gestire.

Per cominciare bisogna distinguere - quale scelta di metodo dichiarata, anche se non esaustiva - per lo meno 4 diverse aree di analisi e intervento fondamentali, all'interno delle quali - come vedremo - esistono un gran numero di sottoaree e segmenti differenti e spesso tra loro in contrasto.

Le 4 macro aree sono:
- il Content e la sua Produzione,
- le azioni di Networking finalizzate alla distribuzione del Content,
- gli Scopi delle Regie
- la divulgazione dei messaggi di Rivendicazione e/o Smentita.

Il CONTENT e la sua PRODUZIONE

Con Content (traducibile in "Contenuto", ma anche in "Significato/Significante") si intende sia il fatto avvenuto che la sua registrazione su supporti riproducibili quali testi, foto, video, grafica e toponomastica 2D e 3D, effetti speciali e virtuali.
Il fatto può anche essere spontaneo-casuale, cioè manifestatosi in assenza di Regia. Ma questa ipotesi, nel caso di attentati, è assolutamente remota. C'è sempre una Regia, una multiRegia e uno o più scopi dietro un attentato. Di solito pertanto questo tipo di fatto si verifica: a seguito di progettazione e con continuità di Regia; con soggetti consapevolmente partecipanti e/o con soggetti inconsapevolmente partecipanti; con presenza e gestione di strumenti e oggetti reali che possono però essere sostituiti da strumenti e oggetti virtuali nella narrazione che ne scaturisce.
La registrazione del fatto può avvenire in uno Spazio Tempo reale o già in parte modificato, sia con scenografie materiali che con scenografie virtuali/digitali; può verificarsi in uno Spazio Tempo ricostruito interamente o in parte; in un unico circoscritto luogo dove c'è continuità di Spazio Tempo o in N. diversi Spazi Tempi, in contemporanea o in differita.
(Indimenticabili le videoclip sulla presunta cattura di Osama Bin Laden)

In relazione alla produzione e registrazione del Content, molto importanti sono i soggetti osservanti, il loro ruolo e il punto di osservazione e capturing ("cattura immagini e audio"). Il soggetto osservante può essere casuale-spontaneo ed è questo il caso della moltitudine di persone che filmano con i loro smartphone. In tal caso il prodotto che ne deriva si definisce Contenuto Generato dagli Utenti - CGU, tanto più se il Soggetto spontaneo organizza anche la diffusione-distribuzione autonomamente, grazie (per esempio) a YouTube o altre comunità o siti web disposti a ospitare.
Il Soggetto osservante può essere anche un "professionista" pagato che si trova nella scena per filmare o fotografare altro e filma/fotografa invece anche l'attentato. Ma può essere anche un altro tipo di professionista: pagato da organizzazioni militari, paramilitari e/o di intelligence, che filma/fotografa da una certa angolazione concordata e che eventualmente non diffonderà o diffonderà solo in parte il Content catturato o lo diffonderà a seguito di modifiche.
Lo spettatore medio, ma anche molti giornalisti, non hanno una vera consapevolezza di questo possibile mix di variabili e tendono a non considerarlo.

Ovviamente invece ogni differenza è importante, ma quella fondamentale è che ci sia o meno una Regia, perché, come vedremo, la regia è la prima vera responsabile del perseguimento/raggiungimento degli Scopi.
A sua volta la regia rimanda a 4 diversi aspetti:
1) la regia dell'evento che i mediologi definiscono "a terra", ovvero le azioni, le persone e gli oggetti da riprendere (morti, feriti, spari, esplosioni, inseguimenti, ecc.);
2) la regia delle riprese audiovisive e fotografiche (uno o più punti di capturing immagini; uno o più congegni di ripresa);
3) la regia della distribuzione di quanto filmato (packaging e apparizione del content nelle diverse reti e media);
4) la regia delle rivendicazioni.

Mentre i fatti avvengono il Content filmato di cui stiamo scrivendo può essere inoltre: "live" o registrato (recorded). Nel primo caso: può essere distribuito immediatamente e integralmente SOLO grazie a live tv broadcasting o live webstreaming (sono casi infinitamente rari, il più eclatante fu l'attentato a J.F. Kennedy); oppure può essere distribuito immediatamente ma parzialmente. C'è da sottolineare che il concetto di "immediatamente" è teorico e prevede comunque un ritardo.
Tale ritardo, anche se di pochi secondi, rende il Content live comunque un ibrido "live - recorded" e può prevedere nel passaggio di mano (e di tempo) dall'autore originario a una fonte di distribuzione autorizzata, un intervento di regia. Ciò non esclude quindi che nel "transito" si possa inserire un soggetto i cui scopi siano e rimangano finalizzati alla modifica della realtà avvenuta.
L'aspetto cruciale comunque è che all'aumentare e al variare di tali passaggi di mano, di tempo e delle autorizzazioni e dei veti a distribuire, si possono giocare molte partite. In ogni caso, una volta divenuto "recorded" su supporto riproducibile, la distribuzione di Content può essere differita cioè distribuito in un Tempo successivo. È ovvio che più il Content è "live" più si rispetta la cosiddetta Verità, più è differito nel tempo più si rischia "perdita di verità" a discapito del falso.

Il Content live maggiormente pregiato, nei casi di attentati in luoghi abitualmente videosorvegliati, è la registrazione video effettuata dalle telecamere di sorveglianza. Certe volte è gestito in modo impeccabile, altre volte no. Ufficialmente per motivi di indagine e di privacy. Questo pratica, effettuata dalle Autorità, non convince sempre.
Nel caso di Content Recorded, la cosiddetta Verità comincia a essere modificata di fatto in maniera proporzionale al variare della quantità e qualità dell'edizione o postproduzione alla quale è sottoposto il Content originario. Il Content infatti, una volta registrato può essere facilmente sottoposto a modifiche che giungono a mutare, anche quasi totalmente, il suo carattere di testimonianza della Verità.

Le modifiche possibili sono quasi infinite. Modifiche classiche sono quelle di inserimento di altri filmati o foto che danno una diversa percezione allo spettatore sia dello Spazio che del Tempo in cui si è svolta la scena. Altre modifiche classiche sono quelle delle "testimonianze". In caso di testimonian
ze dubbie o preorganizzate l'interpretazione della realtà soffre. E infine si può giungere a insert di filmati ottenuti con effetti speciali e tecniche digitali che riproducono Spazi e Tempi assolutamente non esistenti.
Sul tutto, la regina delle modifiche è la colonna audio. È la più semplice da attuare. Ciò è di solito sottovalutato, ma soprattutto le parole a commento o riassuntive di quanto accaduto costituiscono - come vedremo meglio in seguito - un veicolo privilegiato per l'organizzazione di consenso/dissenso di massa. È stato ampiamente dimostrato infatti che, nonostante si mostrino sequenze video uguali, la percezione finale può essere addirittura opposta al variare dell'audio che le commenta.
Inoltre: la gran parte della gente non è in grado di riassumere ciò che ha visto ma ciò che ha "sentito".
Tralascio altri elementi che possono intervenire tra il momento in cui avvengono i fatti e la fruizione del Content da parte di audience più o meno vaste e remote, ma concludo l'analisi di questa prima area facendo riflettere su ciò che viene definito abitualmente il Montaggio (Edizione e Postproduzione). Tale pratica, possibile solo a seguito della nascita e dell'evoluzione di Radio e Cinema prima e di Tv poi, consente di MODIFICARE sostanzialmente il Tempo della Testimonianza reale e conseguentemente - se non se n'è molto consapevoli - consente di modificare la percezione e il messaggio complessivo.
Quanto finora descritto non è un'enunciazione di complottismo e dietrologia, ma semplicemente ciò che la tecnologia contemporanea consente.

Nella storia degli umani, in relazione alla Comunicazione, a grandi linee possiamo individuare alcuni cambi di paradigma (salti) che modificano la testimonianza e la percezione: la scrittura; la pittura; l'invenzione dei caratteri mobili a stampa; l'adozione delle tecniche di montaggio audiovisive e infine la comparsa sulla scena di smartphones in grado di filmare e caricare Content in rete (in particolare su YouTube).

Tale premessa è utile anche per affrontare la seconda grande area delle 4 citate.

Il NETWORKING

Si intende con "Networking" sia le azioni di diffusione e distribuzione, che le infrastrutture-reti che consentono il trasporto del Content e le "finestre" di visibilità rappresentate dai diversi media.
Quindi c'è da distinguere - come accennato - tra l'immissione nelle reti dei diversi tipi di Content: live; recorded; editato solo con grafica e suoni; editato con colonna audio parlata; postprodotto con effetti speciali, con immissione di scene, oggetti virtuali e filmati eventualmente provenienti da fonti diverse dalle originarie.
C'è da distinguere tra il trasporto di Content a mezzo stampa, via cavo o via etere.
E c'è da distinguere il ruolo dei diversi media che ospiteranno i messaggi.

È evidente che il Networking è in grado di selezionare, censurare e "arbitrare". È in questa fase che il Content assume una forma definita, pensata affinché la sua fruizione ottenga gli effetti che i diversi soggetti coinvolti tentano di ottenere. È in questa fase che al di là della dinamica delle affermazioni pro o contro una certa interpretazione si crea comunque una "dominante semantica", cioè un flusso di opinione forzosamente maggioritario che esercita pressione sulla coscienza pubblica.
Quindi c'è da porsi qualche domanda.
Il Networking è sempre neutrale e obiettivo? La risposta è "quasi mai", anche perché la neutralità ha dei costi molto elevati e la concorrenza impone tempi compulsivi e modi conformisti.
E inoltre: chi controlla il Networking? Non c'è un'autorità in nessun territorio che si ponga la questione ... il controllo coincide con l'«autocontrollo» ed è orientato e affidato al dunque all'etica degli affari, alla sudditanza dei media e alla politica che ben conosciamo.

La stampa pur svolgendo un ruolo molto importante, si conferma quale medium poco emozionale/emozionante, autorevole (o falsamente autorevole) e riflessivo. Svolge funzione di sostegno al perpetuarsi della "dominante semantica".
Le foto possono svolgere anch'esse un ruolo molto importante, sono infatti facilmente manipolabili e riproducibili, vengono spesso usate dal mainstream quale "immagine di sintesi e sostegno" in favore di affermazioni talvolta esili se non ambigue.
La massima autorità dell'organizzazione consenso/dissenso emozionale di massa resta la TV. Abbiamo visto più volte come essa tenda spavaldamente a manipolare e a reimpastare testimonianze e commenti, sia video che audio, anche ormai grossolanamente e talvolta ai limiti del ridicolo.
Per svolgere questo suo ruolo diventano fondamentali gli archivi audiovisivi, una delle grandi varianti storiche che hanno assunto importanza nello scorso secolo. Fino a pochi decenni fa gli archivi potevano essere considerati "fonti" di testimonianze (memoria vera) alle quali accedere per sostenere la ricerca di verità. Oggi sappiamo che tali fonti sono state inquinate a causa dell'immissione, negli archivi stessi, di Content - false flag.

La radio continua a sostenere - diciamo dall'esterno - le affermazioni di stampa e tv anche se il suo ruolo, dal secondo dopoguerra ad oggi, è stato minimizzato. Fino all'inizio degli anni cinquanta è stato il medium di massa per eccellenza e sicuramente ha veicolato e sostenuto molte "false flags".

Giungiamo alla valutazione del ruolo svolto dalla Rete in generale e da alcune sue roccaforti aventi caratteristiche uniche.
Intanto c'è da dire che, nel mosaico degli attentati e della "narrazione del terrorismo", uno dei ruoli del web è stato quello di consentire l'accesso immediato alla continuità di una incessante Cronaca. Idealmente nella Rete "no one can hide" (nessuno può nascondersi) in quanto rintracciabile/visionabile in ogni momento da chiunque disponga di larga banda. Quindi dobbiamo rilevare una prima forte incidenza del Web sul concetto di tempo percepito. Raramente si ha una vera consapevolezza dell'accesso ai diversi tempi che si può avere grazie al Web.
Di solito le percezioni del tempo nel Web si aggrovigliano, specialmente se relative all'immediato passato. Contemporaneamente all'assunzione di tale ruolo, il Web ne svolge uno complementare: è diventato l'immenso ARCHIVIO della contemporaneità, consultabile sia da qualunque utente periferico che dagli addetti ai lavori. Come già accennato però, non sappiamo più quanto tale archivio sia "costruito spontaneamente" e quanto invece sia "organizzato ad hoc".
È proprio questo suo ruolo che sta consentendo diverse attività una volta precluse: consultazione e ricostruzione di fatti, eventi, affermazioni, dettagli fotografici e video, spezzoni audio, ecc., riconducibili ad attori ufficiali ed eventualmente occulti. Rinvenimento di volti di esecutori, presunti esecutori e testimoni.
Purtroppo la natura di tale archivio, ad un esame attento e onesto, appare bivalente, essendo il web inevitabilmente infarcito di vero-falso in quanto costruito mirabilmente sia da fonti anonime che da fonti (che si autodefiniscono) autorevoli, ma al dunque fortemente partigiane, non consente in modo inoppugnabile di sostenere e affermare verità. Nondimeno - come vedremo in seguito - si accettano e accreditano rivendicazioni a mezzo Web. E ciò è molto discutibile.

Il Web ha assunto però una funzione che prima non esisteva nella comunicazione globalizzata, una funzione che potenzialmente mette in discussione e sfida tutto il "teatro del mainstream": consente infatti di svolgere, grazie a blogger e opinionisti, ruoli di sorveglianza antagonista non episodici e strutturati e consente altresì di contrastare con una forza misurabile, e in qualche caso con effetti importanti, le affermazioni del conformismo compulsivo, ottuso e dominante.
Il web consente inoltre una fondamentale fac
oltà di confronto tra i Tempi e gli Spazi dei Fatti descritti in quanto una sua caratteristica è la PERMANENZA di lunga durata dei Content da esso ospitati.
Tale caratteristica, a sua volta a rischio, è purtroppo messa in discussione dall'ipotesi di "rimozione" che macro soggetti quali Google operano in ottemperanza ufficiale del diritto di oblio, ma (dobbiamo ritenere) anche a copertura di segreti di Stato, misfatti di intelligence, false testimonianze di varia natura e volgari questioni di business.

Altra caratteristica, assolutamente innovativa quale elemento di cambio del paradigma, è la presenza costantemente in crescita di utenti periferici più o meno anonimi, più o meno professionali che "caricano" testimonianze live e/o registrate direttamente sulla scena degli attentati. Sono i già citati Contenuti Generati dagli Utenti. Purtroppo anche questo può essere un fenomeno bivalente. Non si può escludere infatti che le Regie occulte intervengano "caricando" a loro volta in rete filmati a sostegno di false flags e/o di interpretazioni ambigue.

SCOPI e TARGET

Al di là degli scopi propriamente "mediatici" che sono banalmente riassumibili nell'accumulazione del maggior consenso/dissenso possibile, esiste inevitabilmente tutta una serie di scopi politici che variano al variare delle regie:
- la destabilizzazione di territori e quadranti strategici sia locali che internazionali;
- l'assunzione di ruoli che consentono di agire potentemente sul bipolo controllo/libertà;
- la generazione di pulsioni di impotenza, sconforto e paura a discapito del target finale: cittadini, elettori, consumatori, contribuenti e loro famiglie.

Tutto ciò è già mirabilmente descritto da molti blogger e da pochi giornalisti onesti.

In termini di comunicazione generale però resta in ombra un aspetto che riguarda gli orientamenti dei cittadini target di riferimento.

L'imponente passaggio dalla tradizione orale al sistema mediatico moderno, tende a relegare la prima in un ruolo subordinato.
Secondo alcuni analisti invece lo scambio orale resta assolutamente rilevante, in quanto, nel nostro caso esso costituisce (probabilmente) la rete e il veicolo privilegiato per il raggiungimento dei traguardi voluti dalle Regie. Nel caso di attentati infatti non ci troviamo di fronte all'organizzazione di consenso/dissenso su questioni che vivono e si alimentano esclusivamente di media; ma ci troviamo di fronte alla volontà di una o più Regie finalizzata al raggiungimento del "consenso emozionale profondo", amicale, nel piccolo e medio gruppo, concertato attraverso stimoli fondati sulla pressione di gruppo, tale da realizzare conformismo e massima uniformità di posizione su questioni geopolitiche e religiose.

Tali obiettivi - come insegnano alcuni sociologi e linguisti - si raggiungono in modo maggiormente agevolato attraverso la comunicazione orale. Quindi dobbiamo immaginare che la gran parte dei media mainstream sia impegnata ad attivare parole d'ordine ("terrorismo"; "nemico", "guerra"; "complottismo", "dietrologia", ecc.) al fine di ottenere adesioni nei commenti da bar, da desco familiare , tra colleghi, in autobus , etc...

L'obiettivo consiste dunque nella costruzione di identità che, sostenute da immagini e audio circolante nel mainstream, generano assonanza di vedute, empatia e convincimento emozionale profondo, in quanto espresso tra simili legati da affetti e visioni del futuro comune (la famosa difesa dei "nostri valori").
Ovviamente esiste un groviglio inestricabile tra pressione mediatica e formazione della coscienza individuale e di gruppo ma, in tale groviglio l'importanza della comunicazione audio e orale non deve rimanere in ombra.

RIVENDICAZIONI e SMENTITE.

Finora abbiamo descritto una scena mediatica innervata di possibili forzature e distorsioni della realtà realizzabili grazie alla tecnologia ... quest'area della comunicazione è, senza dubbio, quella in cui si potrebbe annidare l'ambiguità.
La partita più perversa si gioca in ogni caso sul Marchio che rivendica e/o smentisce, sulla sua credibilità e (perché no?) autorevolezza, sulla sua capacità di farsi riconoscere e di essere prontamente identificato.
Senza andare molto lontano nello Spazio e nel Tempo rammentiamo i modi in cui rivendicavano le Brigate Rosse e Cosa Nostra e dintorni. Gli strumenti e la pratica di auto-attribuzione del misfatto erano assolutamente rituali. In difetto di ritualità la rivendicazione veniva messa in discussione in primis dalle Autorità e dai media.
Oggi non più.

Chissà perché ormai la maggioranza dei cittadini "accoglie" la rivendicazione, ma sarebbe meglio dire "l'attribuzione" a Marchi terroristici che negli ultimi tempi sembrano in franchising, cioè usabili da chiunque manifesti una risonanza con loro.
El Pueblo "accoglie" ormai quasi con sollievo la rivendicazione per avere almeno la certezza di un nemico individuabile. Circoscritto. Nominabile. Lo fa per non sentirsi infiltrato e/o circondato da N. nemici occulti e invisibili.

Talvolta si è giunti a formulare un'ipotesi di ritualità che identificherebbe i responsabili: Al-Qa'ida, fratelli musulmani, ISIS e dintorni
- bombe che vengono fatte detonare quasi simultaneamente
- nessun avvertimento da parte degli attentatori
- attentati compiuti nella prima mattinata per attirare l'attenzione sopra tutte le altre notizie per almeno un giorno intero
- bombe fatte esplodere in un momento e in un luogo dove fosse possibile provocare il maggior numero di morti e feriti tra la popolazione civile.

Per "credere" però... semplicemente "per credere" alle rivendicazioni di default... servirebbe per lo meno un mix di tre "testimonianze" robuste:
a) i video delle telecamere di sorveglianza (quando ci sono);
b) i video generati dagli utenti (quando ci sono) che si trovano nella scena per caso
c) infine - e SOPRATUTTO - il documento di "rivendicazione vera e propria", mostrato nei dettagli e inequivocabilmente riconducibile al Marchio.

Già da tempo abbiamo scoperto che spesso l'attribuzione/rivendicazione è stata effettuata da un sito di analisti strategici di Washington DC noto quale "SITE Institute". Al riguardo si legge su Wikipedia che «l'istituto traccia/osserva la rete del terrorismo globale e intercetta e distribuisce messaggi, video e minacce di attentati rinvenuti all'interno della comunicazione dei gruppi terroristici stessi». Sull'indipendenza e l'attendibilità del SITE è già stato scritto molto, non voglio aggiungere commenti a quanti sono già stati espressi.
Il mainstream però a tal riguardo non si pone più la questione e si limita a titolare o a far leggere dai conduttori delle news una semplice frase «L'attentato è stato rivendicato da X» senza citare la Fonte. Senza far notare che quasi tutte le rivendicazioni compaiono nel web e pertanto sono per lo meno "poco attendibili". Non va bene.

Pertanto, se gli elementi di identificazione, pur essendo presenti nella scena, sono parziali o mancano vistosamente nella ricostruzione dei fatti avvenuti e/o non vengono divulgati da autorità e media, la "narrazione" delle vicende sconfina nella fiction e emana un forte odore di "false flag". Che lo si voglia o meno.

Se inoltre ciò che viene diffuso dai media è palesemente riconducibile alla cieca visione di parte, alla mancanza di intelligenza critica... allora è l'ipotesi di false flag quella che assume credibilità e autorevolezza.

È l'assenza di esibizione di documenti originali e video-live a sostegno delle rivendicazioni che crea i dubbi maggiori. Le videoclip palesemente registr
ate e editate non bastano più. La sensazione, in questi casi, al di là del complottismo, è semplicemente il dubbio di San Tommaso. Ed è lecita se si considera la Storia degli umani e le decine di imponenti false flag grazie alle quali è stata manipolata la verità storica (alcune delle quali recenti e ancora sottoposte a verifica e dibattito).

La sensazione di dubbio è lecita se si considera il gran numero di possibilità di modificare ricostruzioni audio, video e digitali, se si considera che esistono società di produzione audiovisiva, le quali promuovono e offrono spavaldamente la possibilità di realizzare documentari taroccati di attentati con morti, feriti, sangue e ogni altro dettaglio utile a renderle assolutamente verosimili.
Se non c'è portavoce ufficiale, firma e marchio riconoscibili, ritualità manifesta nella rivendicazione, luogo di comparsa, permanenza e rintracciabilità della rivendicazione, testimonianze video-live quali telecamere di sorveglianza e video caricati spontaneamente in rete da CGU... se tutto ciò non viene diffuso e mostrato diligentemente dalle Autorità ai cittadini... Se al posto di tutto ciò c'è soprattutto (spesso) maldestra o disinvolta ricostruzione mediatica, l'ipotesi di false flag ne esce rafforzata .

I questi casi si apre uno scenario ulteriore di tragico confronto, di ansia impotente. Un confronto tra l'intelligenza, l'onestà e il conformismo mediatico e politico. Un confronto che comunque mina la credibilità dei poteri costituiti e ci fa sentire in balia dell'ignoto.

http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=126308&typeb=0&i-media-e-la-regia-della-paura


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