La confusione tra e...
 
Notifiche
Cancella tutti

La confusione tra estetica e perfezione


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2206
Topic starter  

Il principio luciferino non è da confondere con il "pieno" potere inferico, ma è la rappresentazione simbolica dell'ingresso agli inferi.

Se ammettiamo che il principio primo, quello da cui poi discende qualunque manifesto è "la perfezione" (simbolicamente per ciò "l'Uomo" per estensione, non l'umanità in generale) vissuta interiormente, lo sarà sempre in parte. Non potrò vivere il tutto, farne esperienza, senza essere il tutto e con ciò però divenire "immoto" (fermo, privo di moviemento) e quindi in una certa misura assurdamente rimanere "assente". Nel senso di non-manifesto.

Archetipicamente signfica "calmo" o "silente" interiormente, senza emotività a scuotere l'animo e per ciò "ricaduto all'interno", introspettivamente. Il Mondo e le cose rimangono come sullo sfondo, distanti, prive di ogni senso aggressivo o appagante. Si vive l'armonia e con essa un altro livello di pace (per logica).

Se infatti poniamo la carne come elemento parziale, tipo un vestito o un meccanismo tramite cui fare esperienza nel manifesto (pensiamo a un omino di un videogame ad esempio) l'essenza che è "dietro" è quella porzione di ologramma che racchiude in sé l'informazione del tutto e che è in noi. Il frammento di "luce" che è tutto anche la sua negazione. Quindi non luce fotonica, ma di conoscienza del creatore e del creato. Da essa quindi tutto promana e  tutto torna nell'istante, ma siccome è "la fonte" ha certamente più senso simbolicamente rappresentarla come luce e non come un buco nero. Dal nostro punto di vista intendo.

Dio? Ni. Non c'è possibilità di andare oltre la perfezione. Non si può "conoscere" quello che sta oltre se da essa poi procede il manifesto. Quindi è qualcosa che più di ogni altra si avvicina all'orginie del creato, al creatore, al Padre, ma che non può confondersi con lo stesso senza "smettere di essere" del tutto. In altre parole la perfezione è il massimo del manifesto (e del conoscibile ed esperibile) possibile.

Ma non è di certo un esperienza che noi facciamo di solito. Tutt'altro! Allora cos'è "l'esperienza" che di solito facciamo nella carne, nel corpo e nella mortalità? Un riflesso. Un pezzetto (meglio ancora). Che non potrebbe essere tale senza l'Ombra. Vedi e non vedi. In altre parole vedi una porzione non perché il resto ti è inaccessibile, è impossibile, ma perché ignori "volutamente". Tuttavia è una volontà che sta oltre quella ordinaria. Per poter fare esperienza nel Mondo della materia, discendere in essa, devi concentrarti su una parte del tutto e con ciò vedi le cose "sparire" e "apparire", come un @GioCo di prestigio, mentre la maggior parte deve essere "ignorata", ma è solo apparenza, illusione. Niente sparisce davvero.

Allargando un poco la visuale rispetto il ristretto Mondo della materia, potremmo comprendere la porzione in ombra. La realtà materiale è fatta (come detto) di riflesso, ma non tutta la luce fotonica è fisicamente riflessa. Una parte è rifratta, cioé assorbita. I corpi materiali sono per ciò l'esperienza nella luce riflessa, ma proprio per questo "si genera" un altro Mondo accanto al nostro fatto di luce "filtrata" da questo Mondo. Il Mondo dell'ombra (appunto) e dove il buio è "solido". In essa le vibrazioni che si producono in questo Mondo continuano ad esistere e a manifestarsi ma con principi fisicamente differenti. Quindi continui a possedere un corpo e ad abitare un Mondo per tramite di quel corpo ma non è più quello della carne e non ti permette di vivere con le stesse prerogative e per fare le stesse esperienze.

Il Mondo dell'ombra non è l'Ombra. C'è un motivo per cui uso la maiuscola per questa parola. L'ombra è quella di un fenomeno fisico che possiamo osservare anche nel nostro Mondo (in continuità con quello che ci è più vicino e accanto) e che è sempre dovuta all'assorbimento di luce. L'Ombra è invece quella parte "oscurata" (di coscienza) che ci permette di vivere il momento come se fosse tutto e solo un pezzetto della realtà originaria. Diciamo che in ultima sintesi è sovrapponibile con l'attenzione perché essa è l'esercizio della focalizzazione di un pensiero che procede secondo un unica linea temporale (la sua) e che di fatto poi è tutto ciò che siamo nel concreto: "forme pensiero".

Ora, il pensiero produce come dicevamo vibrazione e l'aspetto vibratorio è da noi vissuto sotto forma di emozione. L'emozione è quindi il significato che noi diamo alla realtà che ci circonda perché essa si plasmerà, prenderà forma, in quello che possiamo considerare come "un involucro emotivo". Che sopravvive alla carne e che quindi andrà a formare "l'habitus" che ci permetterà di sperimentare "la Vita dopo la vita nella carne". A quel punto ci accorgiamo che la Vita va ben oltre il corpo ma "è tardi" per fare ammenda. Il primo dramma infatti che si vive nel Mondo dell'ombra è una parziale quanto stravagante "incomunicabilità" con il Mondo della carne. Che dipende dal timore per la Morte che altro non è che il timore per un evento del tutto illusorio che però diviene oggetto di adorazione implicita. Se ne fa un feticcio e con ciò si carica la morte di significati che non ha mai avuto e mai avrà.

Nel momento in cui ci si identifica totalmente nel corpo e nella realtà sensibile viene perduta una visione più ampia, perché l'immaginazione ritiene non esista (o non debba esistere) niente oltre, in altre parole la posizione del credente che pensa di essere ateo, ma è solo uno sciocco più sciocco del credente che fa propria una religione senza avere un ordine e un principio che metta ordine. Senza che vi sia l'uso dell'intelletto che con Mercurio (altro principio) ci mette in connessione con l'infinito. Mercurio è lo specchio, cioè la superficie che riflette completamente la luce e con ciò crea un velo perfetto di "assenza di luce" aderente come una pellicola al punto di totale riflessione, diciamo un portale per semplificare, tra noi e il Mondo dell'ombra e che ci mette in continuità, come due stanze di un unico appartamento.

Il Mondo dell'ombra ha caratteristiche prossime a quelle del Sogno. Ma anche a quelle della "terra piatta". In effetti potremmo dire senza temere di uscire dal seminato e dal buon senso che il concetto di terra piatta vive in noi perché è quello che descrive meglio il territorio dell'ombra che è il luogo dove andiamo a finire nell'immediato non appena perdiamo il corpo materiale. Nel nostro intimo ne abbiamo fatto più e più volte esperienza e quindi lo "conosciamo bene". O meglio, una parte di noi conosce bene quel Mondo e tuttavia siccome ci sforziamo di tenere lontano da noi ogni prospettiva che dia senso a tutto ciò, ovviamente non possiamo riconoscerla come "nostra". In altre parole, dal momento che tutto ciò che per noi esiste è inscritto nella realtà fisica e materiale della esperienza sensibile è evidente che l'esperienza che abbiamo fatto fuori dal corpo e che ci appartiene, ci rifiuteremo di farla nostra e di riconoscerla. La biricchina però non sparisce e ovviamente si paleserà tramite "falsi ricordi", fantasie o sogni. Poco importa, tanto non gli daremo mai lo status di "realtà reale tanto quanto quella del corpo". Intenderemo quindi una realtà assolutamente fisica ma alternativa come illusoria (de-esistendola concettualmente in quanto "assurdità per allocchi") e con ciò l'illusione che poi è quel "ignorare" la porzione del tutto per fare esperienza nel "qui ed ora", diverrà in automatico "la reltà" perché è ciò che rimane da considerare incontrovertibilmente e per contrasto. Diviene una realtà senza oggettivamente mai esserlo.

Quando morirà il corpo andremo quindi incontro a uno Shock, nella misura in cui sarà per noi evidente che l'esperienza del "qui ed ora" continua. Lo stesso. Se ne fotte del nostro "punto di vista". Potremmo per ciò persino "rifiutare la morte" del corpo e di solito infatti il Mondo dell'ombra o anche "basso astrale" e pedissequamente abitato dai pesi massimi in imbecillità esotica che rifiutano la loro morte e desiderano "tornare" tra i viventi (nel corpo). Cioè è abitato da anime perse che hanno fatto propria l'ingnoranza circa le cose che riguardano lo Spirito o animo e l'Ordine che governa queste cose. Se preferite e se vi semplifica le cose, il corpus emotivo. Vibrazionale. Energetico. Quello che avete ora insomma e che purtroppamente nessuno vi ha mai detto che è tutto ciò di cui dovreste occuparvi. Diciamo la vostra ipoteca futura.

Se infatti c'è sempre una scusa per vivere da disperati nel Mondo della carne, come se non ci fosse un domani, poi la realtà arriva con il domani e ci esplode in faccia con tutta la sua crudelissima carica di realismo. Che si traduce nel corpo che abiterai e da cui dovrai dipendere. Se tale corpo è pesante, putroppamente anche in questo caso ti legherà obbligatoriamente al basso astrale. Come un ippopotamo, più che le paludi dell'essere non potrai conoscere e poco importa se in esse ti muoverai come un Signore. Sarai il Signore degli Stracci e degli Straccioni, uno straccivendolo insomma. Un essere che vive di miseria, si nutre di miseria e dipenderà con ciò dalla miseria. La tua in specifico.

In soldoni, se coltivi rabbia (ad esempio) quello sarà il tuo corpus emotivo che ti porterai dall'altra parte e sarà un eredità estremamente pesante e appiccicosa da cui dipenderai. Per poter "vivere" dovrai nutrirti di rabbia, non conoscerai altro modo, ma non potrai più produrla perché quella qualità specifica di vibrazione si produce solo a partire da un corpo che agisce come uno strumento musicale. Senza non ottieni quel "suono", è impossibile. Vibrazione da cui ora dipende la tua sussistenza di base nell'ombra. Sussistenza che è obbligatoria in un Mondo che rimane simile a quello della materia: ci sono esseri più o meno amichevoli, ci sono pericoli e c'è un Mondo di relazioni dove non domina di certo l'amore. Nemmeno quello terreno che poi è affetto. Come non domina la luce che è solo quella che filtra da questo Mondo. Quindi di fatto la rabbia ti sarà necessaria quanto qui da noi è per il corpo l'aria.

Per produrre una vibrazione che ti permetta di "essere autonomo e indipendente energicamente" anche oltre il corpo e per non dipendere dal Mondo terreno del riflesso quando il corpo lo perdi, c'è un solo modo. Coltivare emozioni con vibrazioni superiori che ti portino oltre e che ti permettano di trascendere (la tua dipendenza emotiva dal Mondo della materia).

Ora il verbo trascendere acquista un altro significato meno esotico, n'evvero? 😊 😋 

Quali sono queste vibrazioni? Quelle proprie di un significato che metta ordine nel caos della tua Mente e da cui può derivare armona e pace interiore.

Chi è responsabile (archetipicamente) del disordine della tua Mente? Lucifero, colui che scambia l'estetica con la sostanza. Ad esempio le parole con i significati (indicati) veicolati e che non sono verbali. Se ti offendo e tu ti fai offendere, le parole non hanno il potere di offendere. Sono solo suoni articolati in un certo ordine. Sono i significati che dai a quei suoni che ti offenderanno e se coltivi quelli sbagliati (per il bene della tua proiezione astrale) saranno quelli legati alla rabbia oppure ad altri stati d'animo "pesanti". Come il senso della vendetta o dell'invidia per la presunta capacità migliore di offendere con le parole che tu non hai.

Stati d'animo che in ultima sintesi si possono tutti ricondurre all'amore corporeo, identificato nel corpo e nel Mondo sensibile. Per esempio mi innamoro di qualcuno ma per la parte estetica e propria di ciò che vorrei fosse. Magari d'aspetto bellissimo ma nel cuore una merda. Quindi in superficie mi innamoro della bellezza, ma in sostanza sposo la merda. Sarà impossibile non inzaccherarmi con lo sterco e non puzzare di merda poi quando trapasso, perché il significato emotivo si tradurrà sempre in un certo specifico modo di falsificare la realtà. Dovrò cioè elevare la merda a qualcosa di irrinunciabile e bellissimo. Così spesso fa il ricco proprietario nel Mondo terreno, impara cioè l'abilità di nascondere dietro una superficie lucente montagne di spazzatura e sterco (emotiva) di variabile intensità ributtante.

 

P.S.

Avviso come sempre che quel che scrivo non ha nulla a che fare con la verità. Non cerco, non pretendo ne ho verità da distribuire. Mi riconosco miserabile e dalla mia prospettiva tutto ciò che mi limito a fare e provare, nel mio piccolo, a rimettere le cose a posto per opera della coerenza. Osservo l'evidenza che proprio perché evidente tendiamo a non considerare a non usarla come materia intellettualmente interessante e cerco in essa correlazioni non banali con i principi e per tramite della logica e del buon senso, rifletto e pongo al mio interlocutore prospettive che hanno il fine di stimolare la riflessione e nient'altro.


Citazione
Condividi: