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la coscienza di Tito


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Da: www.cdt.ch/commenti-cdt/commento/45075/la-big-society-di-cameron.html

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La "Big Society" di Cameron

di Tito Tettamanti - 30 maggio 2011

Politici che aspirano alla direzione del governo del proprio Paese annunciano talvolta un’idea portante destinata ad influenzare e determinare programma e azione oltre che a raccogliere consensi.

Tony Blair, che ha intelligentemente riconosciuto l’utilità della cura Thatcher per la ripresa economica dell’Inghilterra, ha cercato a suo tempo di lanciare la «terza via» che avrebbe dovuto permettere di realizzare postulati del laburismo senza distruggere i benefici del mercato.

David Cameron, con il suo discorso alla Hugo Young lecture del novembre 2009 (l’anno prima della sua elezione a primo ministro) ha lanciato il tema della Big Society.

Gli intellettuali che hanno accompagnato Blair e Cameron hanno pubblicato libri sui rispettivi temi per elaborare e diffondere la tesi politica. Anthony Giddens tra l’altro con il libro La terza via – Manifesto per la rifondazione della socialdemocrazia (1998), Philip Blond con Red Tory (2010) e Jessy Norman, membro del Parlamento inglese, con The Big Society – The Anatomy of New Politics (2010).

Ecco la tesi di Cameron, rivolta all’Inghilterra, ma valida anche per gli altri Stati del mondo occidentale: «Le dimensioni ed il ruolo del Governo hanno raggiunto un livello che non solo non è di aiuto, ma è di ostacolo a politiche che tendano a ridurre la povertà, combattere le ineguaglianze e promuovere il benessere generale». Oltretutto viene ostacolata la solidarietà. Nella sua critica Cameron contrappone al big government, alla bulimia statale, la società. Postula una decentralizzazione non solo amministrativa, ma un vero passaggio di competenze e responsabilità a strutture genuinamente locali e indipendenti.

La critica all’elefantiasi dei governi (di tutto il mondo) e alla rispettiva burocrazia penso sia difficilmente contestabile. È innegabile che nel corso dell’ultimo mezzo secolo sempre maggiori competenze sono state assunte dai governi, con sempre più leggi, la maggior parte delle quali note e comprensibili solo agli specialisti, ciò che crea una grossa frattura con una moltitudine di cittadini. Quale conseguenza, a maggiori leggi fanno riscontro ampliamenti di poteri per l’amministrazione statale, creazione di nuovi uffici per l’implementazione e il controllo, ulteriore appesantimento della macchina burocratica e relativi aumenti di costo.

Ma vi è di peggio: la procedura per l’emanazione di leggi, regolamenti, ordinanze di applicazione, creazione di nuovi uffici e magari bizzarri incarichi, è una procedura definita «top down», vale a dire dall’alto in basso. In Svizzera ci protegge parzialmente la nostra pressoché unica posizione di democrazia semidiretta.

Spostando, come vorrebbe Cameron, le competenze dall’apparato burocratico statale sempre più paralizzante e paralizzato, anche per le dimensioni ormai difficilmente gestibili, a favore della società si otterrebbero una serie di vantaggi. Una più immediata aderenza alle necessità (anche locali), una più articolata conoscenza della realtà che non viene umiliata ed ingabbiata da visioni centralistiche e pianificatorie (UE docet), una origine di regolamentazioni «bottom up», cioè dal basso (realtà locale) verso l’alto, il contrario di ciò che avviene oggi.

Cameron si augura inoltre di creare le premesse di una più vivace, responsabile partecipazione della società civile ai diversi livelli, di risvegliare il senso di attiva partecipazione civica, di poter meglio e capillarmente sfruttare la creatività, la capacità gestionale, il desiderio di volontariato che esiste in moltissimi cittadini. Sarebbe sciocco cercare di mitizzare un progetto politico che incontrerà le sue difficoltà in una realtà ormai appiattita sulla centralità dello Stato e onnipotenza della burocrazia. Comunque Cameron lancia il progetto perché ritiene (e molti con lui) che l’attuale sistema di governi interventisti e centralizzatori costituisca ormai una paralisi pericolosa per lo sviluppo della società stessa. Se avrà successo riuscirà anche a ripristinare il senso di responsabilità che decenni di cure stataliste ci hanno portato a dimenticare.

Come può interessare la Svizzera la cura Cameron? Sicuramente per analogia già a livello di rapporti tra Confederazione (potere centrale) e Cantoni. Ci invita a smetterla di appiattirci su forme di federalismo cooperativo che trasformano i Cantoni in semplici esecutori della volontà di Berna e batterci per un federalismo vero, quello concorrenziale. Maggiori rischi, ma maggiore dignità ed autonomia.

-- Commento del commento --
Per chi non sapesse chi e' Tito Tettamanti: e' un anziano finanziere ed imprenditore. In gioventu' fu Consigliere di Stato del Canton Ticino in rappresentanza del partito allora detto conservatore (l'analogo della DC italiana, per semplificare di brutto), carica che dovette lasciare di corsa per uno scandalo.

Dotato di vivace intraprendenza, il nostro s'e' dedicato alla finanza, investi' in particolare nell'oro, poi divenne imprenditore. Note le sue partecipazioni nel tentativo di salvare Saurer (fabbrica di camion e altri mezzi di trasporto pesanti), la sua partecipazione attiva nella Sulzer di Winterthur e ultimamente il suo tentativo di controllare la stampa basilese. Insomma i suoi investimenti "imprenditoriali" non sono mai stati discreti, ne' facili ne' si puo' dire che ebbero un successo eclatante.

Ora e' anziano, diciamo pur vecchio. Essendo pero' sempre molto ricco ed essendo di spirito liberale pipidino che fa il nostro Tito? Si mette a scrivere sui giornali, fa l'opinionista. Predica il liberismo sfrenato e paga un sacco di tasse direte voi. Ahi ahi, lui che difende a spada tratta la democrazia dal basso s'e' abbassato fino a trovar domicilio in un principato che accoglie solo poveracci e funzionari di stato di infimo livello: il principato di madre Teresa. Non proprio, quello di Montecarlo.

Non e' tutto. Lui che si atteggia ad opinionista di ampie vedute, la crisi finanziaria manco l'ha vista arrivare. Quando e' arrivata balbettava, non aveva spiegazioni. Solo dopo anni ha trovato qualche barlume di filo logico sulla questione.

Come si evince molto bene dall'articolo, non e' che dica cose del tutto sbagliate. Purtroppo le dice in modo sbilanciato e anche un po' surreale. La stiamo osservando tutti la politica dal basso di Cameron: bombarda dall'alto la Libia. Non parliamo poi del grandissimo benessere tatcheriano di cui godono i lavoratori indipendenti inglesi. Stanno talmente bene che molti hanno escogitato un modo per lavorare come piccoli imprenditori "settimanali" in Svizzera. Tolte le spese di viaggio vitto ed alloggio, gli conviene di piu' intonacare le case svizzere che quelle inglesi, perche' in Inghilterra prendono retribuzioni da fame.
Inoltre il buon Tito se ne guarda bene dall'indicare l'elefantiasi delle multinazionali, veri governi mondiali che dettano agende a destra e sinistra. Stiamo sempre aspettando un suo pamphlet sul notissimo complesso militar-industriale statunitense, quello si' cresciuto a dismisura e completamente impazzito in modo pericolosamente diabolico. Come fa' uno che venne eletto come rappresentante del partito cattolico per eccellenza non dire mai mezzo cip su queste vere abnormita' del nient'affatto libero mercato?

Tettamanti, lei che e' o era un imprenditore, perche' non da' una mano e contribuisce a lanciare l'industria dell'energia nucleare del futuro. A lei che ama andare controcorrente dovrebbe stuzzicare l'idea. Adesso la raffreddo negli entusiasmi, non le propongo di lanciarsi nel nucleare al torio, no, le propongo di lanciarsi, dal basso, nella fusione fredda. Magari in partnership con un'azienda energetica co
operativa, stile fans dell'Ambri'.

Come mai certe iniziative sono ben viste in campo business-sportivo ed invece non saltano in mente a nessuno in campo energetico?

Tito, ripeta lentamente: fusione fredda.

Aspetto un suo pamphlet al riguardo, possibilmente non fra 50 anni.


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