La maschera comica ...
 
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La maschera comica di Checco Zalone

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mincuo
Illustrious Member
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L'80% oggi ovunque è o la risata facile o un'orgia di effetti speciali o un po' di figa politically correct.
Salvo le eccezioni, per fortuna. Ma una volta era comune vedere cose come "Soldato blu", come "Arancia Meccanica", come "Qualcuno volò sul nido del cuculo", come "Il cacciatore", come "Quel che resta del giorno", come "Amarcord". Così, detti alla rinfusa, e i primi che mi vengono in mente.
Uno dietro l'altro. Ce ne era sempre almeno uno di quella tacca. Sempre.

Io penso che sarebbero dei flop oggi. Forse per quello anche non li fanno.
Il cinema sembra più che debba stordire e che la gente stessa voglia stordirsi, che altro.
Era un'altra cosa andare al cinema, almeno secondo me...


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diotima
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L'80% oggi ovunque è o la risata facile o un'orgia di effetti speciali o un po' di figa politically correct.
Salvo le eccezioni, per fortuna. Ma una volta era comune vedere cose come "Soldato blu", come "Arancia Meccanica", come "Qualcuno volò sul nido del cuculo", come "Il cacciatore", come "Quel che resta del giorno" come "Amarcord". Così, detti alla rinfusa, e i primi che mi vengono in mente.
Uno dietro l'altro. Ce ne era sempre almeno uno di quella tacca. Sempre.

Io penso che sarebbero dei flop oggi. Forse per quello anche non li fanno.
Il cinema sembra più che debba stordire e che la gente stessa voglia stordirsi, che altro.
Era un'altra cosa andare al cinema, almeno secondo me...

Certo che sarebbero dei flop. Stesso discorso per la letteratura: è scaduta ad un livello pauroso. Esagero, ma , nei circuiti ufficiali, non se ne produce più.


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spadaccinonero
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stasera mi son fatto raccontare il film...
insomma dopo 4,5 parole avevo già capito l'antifona, un film propaganda in salsa sel super/ultra/mega sponsorizzato...

i teleutenti (prendiamo in prestito da mincuo il suo cavallo di battaglia) non smettono mai di sorprendermi, negativamente parlando

buonanotte


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mincuo
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"Qualcuno volò sul nido del cuculo" di Miloš Forman, che costò un piatto di lenticchie, incassò più di un Kolossal iperpompato dai media e con protagonisti le stelle mondiali del momento.
Non saprei oggi un film di quel tipo...

Io amo Kurosawa. Ma capisco che è pesante, lento, e che può annoiare e non piacere. Non c'è nulla di male in questo.
Ma ricordo che c'era la sala piena a vedere Dersu Uzala o Kagemusha o Dreams. E parlo di uno che legittimamente secondo me può benissimo non piacere o stufare.
E avrà stufato più di qualcuno. Legittimamente. Però era andato a vederlo, almeno una volta. E sapendo benissimo che non andava a vedere "Vacanze di Natale".
Questo è il punto.
Era andato precisamente per vedere qualcosa d'arte, di cultura, non solo per divertirsi o stordirsi. E tutti facevano così.
Poi magari non gli è piaciuto Kurosawa. Sfiga. E niente di male.
Ma gli è piaciuto però Amadeus, che era andato a vedere con lo stesso intento. E non va bene così?
Quello che non va bene è oggi....


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Teopratico
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Decadenza si, questa viviamo. Ho frequentato tempo fa un corso di sceneggiatura per esempio ed il prof. non faceva che ripetere di scrivere films né troppo intellettuali, né troppo beceri, per farli andare bene a tutti, per avere la certezza di vendere, per rassicurare il produttore sul profitto garantito. Beh, le stessi frasi le ho sentite in confidenza da registi e sceneggiatori professionisti, né troppo... e né poco... Un vero squallore, nessuno osa, nessuno rischia e così i pochi cervelli validi si bruciano, si assopiscono, pur di campare. Uno schifo.


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sankara
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Io amo Kurosawa. Ma capisco che è pesante, lento, e che può annoiare e non piacere. Non c'è nulla di male in questo.
Ma ricordo che c'era la sala piena a vedere Dersu Uzala o Kagemusha o Dreams. E parlo di uno che legittimamente secondo me può benissimo non piacere o stufare

Di Kurosawa ho visto "Ikiru" ("Vivere"), per me uno dei film più belli che abbia mai visto. Lo si trova anche in streaming in italiano.


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mincuo
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Io amo Kurosawa. Ma capisco che è pesante, lento, e che può annoiare e non piacere. Non c'è nulla di male in questo.
Ma ricordo che c'era la sala piena a vedere Dersu Uzala o Kagemusha o Dreams. E parlo di uno che legittimamente secondo me può benissimo non piacere o stufare

Di Kurosawa ho visto "Ikiru" ("Vivere"), per me uno dei film più belli che abbia mai visto. Lo si trova anche in streaming in italiano.

Io amo tra le varie cose Shakespeare, il balletto e la pittura cinque-seicentesca.
Quindi Kagemusha per me.....è un film che viene dal Cielo.
Kurosawa fa dei quadri, delle opere d'arte. Che si muovono.
Poi Kurosawa ha l'uomo dentro la natura e la natura dentro l'uomo, sono una cosa sola, non distinta, non separabile, e poi l'uomo che è anche il suo passato ed è il passato di tutti gli uomini contemporaneamente e anche quello non è separabile. Non so spiegare bene. Lui ha la realtà che si fonde nella fantasia e ritorna realtà, e poi ritorna fantasia e di nuovo realtà, ma non è detto bene così perchè è un unicum.
E tutto si muove con grazia, dentro una musica e con le forme di un balletto. E anche quelle sono un tutt'uno e un tutt'uno col resto.

Se ti capita di vedere in Dreams il pezzetto che dedica a Van Gogh è qualcosa di incredibile. Pigliano forma i suoi quadri, vivono, si muovono. Tu vedi "il volo dei corvi sul campo di grano" che Van Gogh sogna e tu lo vedi lui Van Gogh sognare e poi prende forma e sembra che lo stai dipingendo tu..... Un sogno...
Tu cammini nello schermo e camminando si forma un altro quadro, il Caffè di notte...dalla realtà al quadro, ci cammini dentro....
Kurosawa è la dimensione fantastica, magica e panteistica dell'uomo.
E in un certo senso la sua dimensione Divina.


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yago
 yago
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Tra i film citati manca c'era una volta in America . E' un capolavoro assoluto che ha consacrato Sergio Leone come uno dei migliori registi di tutti i tempi.
Senza dimenticare Morricone o De Niro che in questo film per me hanno dato il massimo. Checco Zalone riesce a far ridere e suscita simpatia e non è poco.
E' sbagliato paragonarlo ai grandi classici, è come paragonare Volare con La Traviata, sono cose diverse ma non è la bellezza dell'una che sminuisce l'altra.


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Rasna
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Non ho visto l'ultimo film ma ho visto i precedenti due (in televisione).
Trovo Zalone un bravo comico ma ciò che mi fa pensare sono i temi trattati nei suoi film che mi rendono chiaro il perché i suoi film siano spinti così tanto.
Prendiamo il primo, cado dalle nubi, quello parla di un aspirante cantante del sud che va a Milano nella speranza di fare carriera nel campo della musica.

NOTA: se non avete visto i film ma lo volete vedere non leggete oltre.

ci sono dei punti che sono significativi che spiegano perché il suo personaggio è funzionale ai programmi della politica:

1) lui è uno che, come tanti, è convinto che i gay siano gente malata. Al nord però, va a vivere a casa del cugino, gay che convive da molto tempo con un uomo. Col tempo Checco comprende che l'essere gay è "accettabile", fino al punto di convincere l'intero gruppo di parenti al sud, fortemente radicati alle loro convinzioni, ad accettare il rapporto gay del cugino.

2) lui ha un rapporto perfetto con gli immigrati: fa battute sulla loro "inferiorità" nei diritti sociali ma si avvale di un manager nero, immigrato dall'Africa, che fa il barista al suo paese.

3) il prete è visto in una forma moderna: non usa l'abito talare, si impegna attivamente nella comunità aiutando i figli dei carcerati a venire a patti con il loro stato.

Insomma, il meglio del buonismo all'italiana, dove l'ambiente gay è assolutamente inserito nella società e per niente malato, dove gli extracomunitari immigrati, anche clandestini, sono giustificabili in quanto brave persone e la chiesa svolge il suo ruolo di guida spirituale e sociale senza nessuna traccia di "sporcizia".

Capite perché Checco piace molto alla nostra politica, perché viene portato in alto? L'attore è bravissimo, secondo me, e ha messo la sua bravura al servizio dell'élite la quale lo coccola in quanto divulgatore di una cultura buonista a loro tanto cara.

Scusate la velocità con la quale ho scritto questo post ma devo scappare. Ci tenevo però a dire la mia.


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yakoviev
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Sordi ha fatto film (...)

Ma come si fa a paragonarlo a questo qui...

Ma come si fa.....

A parte il fatto che Sordi è stato un grande attore completo, e non solo un comico, direi che quello di Sordi era cinema, questo qui invece è il proseguimento della TV con altri mezzi


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gix
 gix
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D’accordo con Mincuo su tutta la linea, ma mi pare che più o meno siamo tutti d’accordo (qui dentro però, non fra quelli in coda per vedere il film) nel non vedere un paragone possibile tra un film di Zalone e uno qualsiasi anche della più scalcagnata commedia all’italiana. Di Zalone ho visto gli altri film, non questo che non so se vedrò al cinema. Personaggio simpatico, che fa al massimo fa sorridere, non certo ridere di gusto, o tanto meno ridere riflettendo. Credo che lo stesso Zalone, che sicuramente un minimo intelligente lo è, sappia che non può assolutamente paragonarsi a quel tipo di cinema. Il fatto è che sono gli stessi autori di questo cinema, sceneggiatori e registi, che non possono assolutamente paragonarsi a quelli di prima. Dalla sceneggiatura di un qualunque film di Alberto Sordi, magari ci si sarebbe potuto ricavare un romanzo o un testo con un minimo di profondità. Prendi un film magari superficiale, come “Finchè c’è guerra c’è speranza”, che affronta un tema importante con tutti i limiti di tempo e contenuti di un film di un paio di ore; in poche battute era comunque in grado di suggerire alcuni ragionamenti e considerazioni anche a chi lo guardava con assoluto disimpegno. Forse è proprio questo il punto, quei film suggerivano spunti per ragionamenti e riflessioni, questi di oggi al massimo ti suggeriscono delle battute più o meno intelligenti o idiote, dipende dai punti di vista.


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Matt-e-Tatty
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Forse qui sono l'unico che non ha mai visto un film di Zalone.
Quindi non so quasi di cosa parliate, quasi perché ho visto la pubblicità.

Il cinema italiano ha iniziato a scadere negli anni 80, la decade della decadenza. In televisione davano "Drive in", e sono spuntati tutti quegli attori che hanno portato su un altro livello tutta la produzione, Boldi, De Sica, Calà, Greggio etc. da li è andata sempre in peggio, ed è un peccato perché i nostri facevano un bel cinema.

PS: Pochi giorni fa mi sono riguardato "il federale", un vecchio film comico in bianco e nero, non so di che anno ma con Tognazzi giovane. Forse è solo la mia impressione, ma anche le attrici di ieri erano più belle di quelle di oggi, non solo i film.


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[Utente Cancellato]
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Se posso, vorrei spezzare una lancia a favore del cinema dei nostri tempi. I registi ci sono e gli attori e le sceneggiature anche. E negli ultimi anni qualcosa si è mosso anche in Italia. Mincuo ha citato alcuni dei mostri sacri del cinema mondiale ma purtroppo i Kubrick, Lumet, Fellini o Scorsese non nascono tutti i giorni. Resta che un certo tipo di cinema oramai non finisce nemmeno più nelle sale (al massimo vengono proiettati per pochi giorni in quelle più importanti) ma di grandi artisti e bei film se ne vedono ancora.

P.s.: Da circa dieci anni a questa parte le serie tv anglosassoni hanno surclassato buona parte delle produzioni cinematografiche. Ci sono serie tv di grandissima qualità che vengono perlopiù distribuite tramite pay-tv. Se però uno ha un minimo di dimestichezza col web trova tutto al costo della sola connessione internet.


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Arcadia
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.."PUNTI DI VISTA"...

QuoVado?/3. La sala ride con Checco Zalone. Renzi e Repubblica?

Pubblicato il 5 gennaio 2016

In Quo Vado? c’è tutto, proprio tutto. Anche ciò che i critici non vogliono riconoscere a Luca Medici, alias Checco Zalone: il genio. Da dove questo bisticcio? Dal fatto che la sua comicità non si arrende ai luoghi comuni incipienti. Chiamatelo pure scorretto. Ma in lui c’è un fattore di semplicità che lo pone fuori dalle dispute di bottega e lo fa entrare dritto dritto nella pancia, nel cuore e nella testa degli italiani. La ricetta è semplice quanto la pasta-aglio-olio-e-peperoncino (e per questo altrettanto buona): leggere la realtà con categorie non sempre calate dall’alto.

Zalone, smaschera i nuovi “mostri”. Così – alla faccia degli esterofili e dei moralisti di professione – ciò che sta a nord dell’Italia non è sempre sinonimo di perfezione. E ci mancherebbe. Ma anche che non te ne fai nulla di vivere in un paese «civile», con file alla posta ben allineate, dove nessuno suona il clacson ai semafori, se poi il tasso di suicidi è alle stelle e il Sole – sì, il Sole – scompare per sei mesi l’anno. La verità è che per vivere bene ci vuole «l’educazione». Già, quella stessa categoria che ti fa comprendere che se fai passare avanti alla cassa qualcuno che ha soltanto una bottiglietta da pagare, in fondo, non casca mica il Mondo.

Insomma, c’è questo. Ma anche altro. Partendo dalla difesa estrema di quel posto fisso che ha segnato la grandezza sociale di una Nazione. Oggi, però non è solo una chimera, ma un male metafisico. Per una strana osmosi, ciò che il sistema non riesce più a garantire in termini di coesione – di negazione in negazione – non diventa più il fallimento di un modello (economico-politico, sic), ma la colpa degli ultimi della filiera. Così un posto garantito diviene il segno dell’inguaribile arretratezza italica. Lo dicono i signori dei mercati finanziari, i tecnici dei conti pubblici e qualche ruffiano. C’è da credergli? Forse no.

È chiaro che il posto fisso in stile primo repubblicano è al vertice di molti vizi nostrani, ma le cure somministrate finora sono spesso peggiori del male, se non dei meri palliativi. Così arriva la cancellazione delle Province che all’atto pratico si sta risolvendo in un travaso collettivo di competenze che non fanno risparmiare un euro a nessuno. E mentre i grillini sbraitano, e Matteo Renzi mette in agenda riforme e referendum costituzionali tra l’indifferenza della stampa che conta, Zalone fa partire una scoppola che con il politichese c’entra ben poco. Intanto in sala si ride. Qualcosa vorrà pur dire. E c’è già da scommetterci, tra venti o trent’anni, gli storici troveranno in questa pellicola un documento straordinario che dipinge, seppur tra caricature, il Paese vero ai tempi della Crisi. Alla stregua (abbondiamo!) di Un borgese piccolo piccolo di Mario Monicelli, con il grande Alberto Sordi.

Di Fernando Massimo Adonia
http://www.barbadillo.it/51791-fenomeno-quo-vado3-la-sala-ride-zalone-renzi-e-repubblica/


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Arcadia
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Marco Travaglio:
Ma è così difficile rassegnarsi all’idea che Zalone voleva solo farvi ridere?

Checco Zalone più Matteo Renzi uguale ‘Renzalone’

No, il dibattito su Checco Zalone no! Almeno non su Quo vado?, film disimpegnatissimo e divertentissimo come gli altri tre, che va semplicemente visto e applaudito per i meccanismi comici perfetti e per la leggerezza di fondo che lo sostiene per aria. Invece, per favore, sì il dibattito sì su quelli che vanno a vederlo e, appena usciti, sono colti da un’irrefrenabile voglia di discuterlo, sistematizzarlo, incasellarlo da qualche parte: a destra, a sinistra, al centro, pro o contro l’antipolitica, il qualunquismo, il populismo, dentro o fuori dalla satira politica o sociale o di costume, alla scuola di Sordi, di Totò, di Tati, di Keaton, di Bombolo. Gente che non solo non capisce il film, ma manco il titolo: ma dove credete di andare? Ma è così difficile rassegnarsi all’idea che Zalone voleva solo farvi ridere?

Poi, certo, per far ridere ci vogliono intelligenza e cultura, ma vanno nascoste bene. Ed è naturale ispirarsi alla vita, alla realtà che conosciamo meglio: i nostri tic, vizi, vezzi, manie, ossessioni e quelli di chi ci sta vicino o lontano, e anche sopra, al potere: il posto fisso, le auto in doppia fila, l’assenteismo e il fancazzismo negli uffici pubblici, la finta malattia professionale, la falsa invalidità, le riforme che non cambiano nulla se non il nome degli enti inutili, la raccomandazione del politico, la mancia che diventa subito corruzione, la fila saltata al discount, le battute da bar maschiliste, sessiste e xenofobe e gli altrettanto insopportabili birignao del politicamente corretto, i ricercatori costretti a emigrare al Polo Nord, la mammoneria del bamboccione che all’estero crede di diventare civile ed evoluto almeno finché non scopre che Romina e Al Bano si son rimessi insieme e che parcheggiare in doppia fila è tanto liberatorio. Così chi va al cinema ci vede subito se stesso o qualcuno che conosce. Ma senza, per questo, introiettare “messaggi” né “istanze” particolari, tantopiù che il lieto fine lava tutto con una redenzione tutta privata e individuale. All’italiana.

Non c’è niente da fare: anche stavolta, come per tutti i fenomeni nazionalpopolari, il dibbbattito politologico, filosofico, culturale e sociale incombe, urge e prorompe puntuale, ineluttabile, inarrestabile e surreale come solo noi italiani sappiamo farlo. Comico almeno quanto il film, forse anche di più. Gasparri, che quando può dire una pirlata non si tira mai indietro, twitta che Zalone ce l’ha con Renzi, “bugiardo imbroglione” per via delle Province abolite per finta.

Il Giornale pensa a una satira contro la “riforma della PA”, cioè “ai provvedimenti del governo Renzi”, anche se – scandalo! complotto! – “sparisce la battuta antirenziana” contenuta nella canzone-trailer. Libero, pure, ci vede “un film anti-riforme” che “coglie un’esigenza della gente, arcistufa dei nuovi politici”, “l’idea che gli anni del rigore, della rottamazione e del grillismo, delle loro retoriche puritane abbiano stancato”, insomma “l’inno dell’Anti-antipolitica”, perchè Checco è “l’unico che capisce gli italiani”. Dall’altra parte, a sinistra, lo scrittore Lagioia lo definisce su Repubblica un “qualunquista buono” e paventa il “rischio” forse “pericoloso” di un “qualunquismo dei buoni di cuore risolutivo a fin di bene” (boh). Per Riccardo Barenghi, la Jena de La Stampa, se “milioni di italiani corrono a vedere Checco Zalone”, siamo “ingenui noi che ci meravigliamo che al governo ci sia Renzi”. Quindi Checco, a Renzi, gli tira la volata, o forse viceversa.

Era già accaduto, il dibbbattito, dopo il penultimo film Sole a catinelle. Michele Serra vi notò tracce evidenti di berlusconismo. E, paradossalmente, pure Brunetta, che vide in Checco, a occhio nudo, “la filosofia positiva, generosa, anticomunista, moderna, serena di Berlusconi”, perché “il colore azzurro della sua risata è il nostro e la sinistra non può farci nulla”. Poi Zalone lo sfanculò alla sua maniera: “La sua interpretazione è un po’ troppo alta, anche se per Brunetta è un ossimoro”. E allora Renatino svoltò: “Il suo banale razzismo non fa ridere, Zalone ha superato l’esame: non è un berlusconiano, è un comico di sinistra”. Cosa che peraltro sosteneva pure Marco Giusti, nel suo decalogo semiserio “Perché Zalone è quasi comunista”. A metà strada si collocò il cosiddetto ministro Franceschini, che spiegò al Foglio l’ultima storica anzi epica mutazione genetica della sinistra che “oggi non ha più paura di Checco Zalone”. E furono soddisfazioni.

Par di vederlo, oggi, Checco riunito in un baretto di Bari col suo gruppo di complici che il regista Gennaro Nunziante definisce “un branco di deficienti”, mentre mette giù il soggetto del prossimo film. Protagonisti: i meglio politici, commentatori e intellettuali del bigoncio che si interrogano pensosi sul successo di un film comico e non si capacitano della voglia degli italiani di farsi qualche sana risata senza l’aiuto della triade da cinepanettone culi-tette-scoregge, in un Paese dove c’è poco da ridere. E il presidente del Consiglio Renzi, noto imbucato, che non resiste alla tentazione di saltare sul carro del vincitore facendo notare che lui non l’ha mai “ignorato” o “snobbato” o detestato”, anzi è sempre stato dalla sua parte: mica come quei gufi dei “professionisti del radical chic” (espressione che lui pronuncia senza conoscerne il significato e apparirebbe un po’ vecchiotta in bocca a un colonnello in pensione in marcia con la maggioranza silenziosa nei primi anni 70, figurarsi in un politico quarantenne). Poi corre a leccare la marmitta a Marchionne. Ma forse quest’ultima scena è troppo volgare per entrare nel prossimo film di Checco.

Il Fatto Quotidiano, 5 gennaio 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/05/checco-zalone-piu-matteo-renzi-uguale-renzalone/2350540/


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