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La rivoluzione (dei "tanko") di latta


Tao
 Tao
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Se sono terroristi gli aspiranti rivoluzionari arrestati per aver immaginato il bis del romantico e un po’ comico assalto a San Marco del 1997, significa che la parola “rivoluzione” ha perso ormai ogni credito.

Leggendo le intercettazioni e le prove raccolte dai Ros nell’indagine della Procura di Brescia, è lampante che ci troviamo di fronte ad un minuscolo gruppo di sognatori ansiosi di menare le mani dopo una vita di speranze frustrate. Idealisti pasticcioni, che non sono neppure in grado di raccogliere abbastanza fondi per comprarsi una mitragliatrice come si deve e devono ripiegare su un piccolo cannone, una specie di grande cerbottana, da installare su un carrarmato di fortuna, replica del famoso “tanko” dei Serenissimi di sedici anni fa. Riunioni, cene, incontri, ore di telefonate vagheggiando il blitz dimostrativo che dovrà far da miccia all’insurrezione generale.

Il loro scopo è abbattere lo Stato italiano, archiviando per sempre le illusioni elettoralistiche, referendarie, da anime belle legalitarie.

Uno degli arrestati, per esempio, nelle conversazioni intercettate liquida con realismo brutale il pio desiderio di rivolgersi alle istituzioni internazionali per staccarsi dall’Italia: il diritto non fa che confermare l’atto di forza; e qua vedono giusto: nessun’autorità, da che mondo è mondo, si arrende a chi vuole rovesciarla, per questo i profeti disarmati dei referendum digitali sono secessionisti da operetta. Hanno chiaro il punto fondamentale: per rompere l’ordine costituito non esiste altra via che forzarlo con un’azione di rottura violenta. Non armata ma violenta, di popolo.

A parte il ricorso allo pseudo-blindato costruito in garage, sbaglia chi li ridicolizza come macchiette: i loro propositi sono serissimi. E non foss’altro perché si stanno facendo la galera per le proprie idee, giuste o sbagliate che siano, meritano umano rispetto.

Peccato che rovinino tutto illudendosi a loro volta di scatenare chissà quali cataclismi eversivi con un putsch improvvisato, isolato, affidato a generali senza truppe, con l’aiuto di persone che non farebbero male a una mosca come Franco Rocchetta (in manette soltanto per aver partecipato al battesimo del panzer di cartapesta e aver fatto da consulente storico-culturale all’impresa: qui i magistrati hanno ecceduto in zelo persecutorio), scambiando un tentativo di sedizione un po’ situazionista per una rivoluzione anti-Stato.

Le rivoluzioni si accendono sì con rivolte che in un giorno distruggono la Bastiglia simbolo del potere, ma s’impongono e vincono solo con la forza di processi storici a più variabili. Di cui la fame e l’oppressione fiscale rappresentano solo il movente, ma che necessitano come il pane anche di agenti motivati e politicamente intelligenti: avanguardie preparate e spregiudicate, movimenti di massa, perdita di ogni tabù verso istituzioni e mostri sacri.

La rivoluzione non è un pranzo di gala. Ma non è nemmeno un “tanko” di latta. Solidarietà personale ai tankisti, dunque, ma nessuno li svilisca a vittime (uno di loro, Chiavegato con dignità di combattente si è proclamato “prigioniero politico” e ha cominciato uno sciopero della fame) o li issi ad eroi.

Sono rivoluzionari della porta accanto, sostanzialmente innocui, ma punte d’odio di un malcontento diffuso che bene o male c’è in ognuno di noi sudditi.

Alessio Mannino
Fonte: www.ilribelle.com
4.04.2014


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mendi
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Lo ripeto: Mannino è un colto meridionale che non capisce niente del Veneto. Mi pare di capire che ci abita, ma resta un foresto e le sue cosiddette analise fanno ridere.


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dana74
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infatti il disagio dei veneti viene relegato a fastidio da parte di tutti gli altri.
Non è da ieri che il Veneto punta all'indipendenza, già all'epoca del risorgimento collaborò all'Unità d'Italia solo per liberarsi dal giogo austriaco ma poi le strade si sarebbero divise. Questi furono i patti, traditi.

Ma pare che i veneti siano cittadini di serie B e gli amanti dell'autodeterminazione dei popoli (di destra quanto di sinistra, entrambi innamorate di uno stato centrale forte) riconoscono le istanze di tutti gli altri (baschi, bretoni, scozzesi, sardi) ma non dei veneti. Bell'esempio di eguaglianza


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radisol
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Ilvo Diamanti, come da decenni, è uno dei pochi che ci capisce qualcosa :

http://www.repubblica.it/politica/2014/04/04/news/il_male_del_veneto-82685973/?ref=HREC1-10

Ma debbo dire che mi hanno stupito positivamente, in questo senso, anche i "centri sociali del nord-est" ... in verità già in passato sul "venetismo" hanno detto cose intelligenti e fuori degli schemi ... però poi spesso, in una logica "identitaria", come nel caso dei cosiddetti "forconi" ... tema su cui insistono un pò forzatamente anche in questo lungo documento ... sono riusciti a rimangiarsi tutto il capitale della felice intuizione ... però stavolta la riflessione generale mi sembra assai più profonda :

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/la-nostra-indipendenza-non-ha-confini/16853

E comunque credo che la storia parta da molto lontano ... certo anche dal Risorgimento e dal tradimento sabaudo del Veneto ...

Ma poi, anche in tempi più recenti, il Veneto ha partorito fenomeni ribellistici grossi, di segno anche diverso ma tutti con un qualche istinto "separatista" e questo ben prima della nascita della Liga Veneta ...

E' stato il centro di tutti gli estremismi dei settanta ... di una autonomia operaia diffusa, a partire dall'autunno caldo del 1969, nel territorio e nel tessuto produttivo .... anche nella provincia più provincia ... forse l'unico unico caso simile, e certo legato al particolare tessuto produttivo di quelle zone, in una Italia dove invece il fenomeno era stato soprattutto metropolitano ... e con appunto, dietro l'impostazione teorica originalissima di Toni Negri e di altri teorici soprattutto padovani e veneziani ( all'inizio c'era anche Massimo Cacciari), una impronta locale del tutto anomala ed originale dove già si parlava appunto di "indipendenza" e di "autonomia" anche territoriale ...

Ma anche di un estremismo di destra che, se certamente in alcuni casi
( Freda, Zorzi e c. ) molto "utilizzato" dalle strutture Nato che hanno base in quel territorio, fu comunque anche questo, sia pure in misura minore, un fenomeno di massa e non solo una mera questione di "trame" e "complotti" ... e con una sua elaborazione teorica autonoma dal neo-fascismo classico e fortemente legata anche questa alle particolarità locali ...

Ed anche poi di un diffuso fenomeno lottarmatista di sinistra ( BR, Prima Linea, Pac) solo in parte erede diretto dell'"autonomia operaia diffusa" di cui si parlava prima ..... ma anche di destra ( i Nar di Fioravanti ebbero soprattutto a Treviso e Padova il loro retroterra logistico) ... e, come dicevo in altra discussione, anche di uno stranissimo e del tutto particolare banditismo a tratti "sociale" come quello rappresentato dalla "mala del Brenta" di Felice Maniero che finì poi per intersecarsi molto anche coi lottarmatismi di cui sopra ... basato sulla diffusa sub-cultura dei "tosi de provincia" che si emancipano da un potere, anche criminale/classico, che li vuole "sciavi" sottomessi ...

Tutti fenomeni indicativi di una terra e di una comunità che da sempre si sente "oppressa" dallo stato centrale ... e certamente con buoni motivi ...


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Anonymous
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Tutto quello che vuoi, radisol, ma non vorrei che di questo passo si finisca per essere indulgenti con certe degenerazioni di lottarmatismo indipendentista come ETA, che per sopravvivere a se stessa trafficava cocaina e imponeva il pizzo chiamandolo "imposta rivoluzionaria".
La realtà è che quando, dietro i sentimenti indipendentisti, non c'è un'idea alternativa di Stato, o almeno di organizzazione sociale, e ci si rifugia nel localismo e nella guerra fine a se stessa col "nemico" scelto, si è destinati alla sconfitta o alla manipolazione.


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helios
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infatti il disagio dei veneti viene relegato a fastidio da parte di tutti gli altri.
Non è da ieri che il Veneto punta all'indipendenza, già all'epoca del risorgimento collaborò all'Unità d'Italia solo per liberarsi dal giogo austriaco ma poi le strade si sarebbero divise. Questi furono i patti, traditi.

Ma pare che i veneti siano cittadini di serie B e gli amanti dell'autodeterminazione dei popoli (di destra quanto di sinistra, entrambi innamorate di uno stato centrale forte) riconoscono le istanze di tutti gli altri (baschi, bretoni, scozzesi, sardi) ma non dei veneti. Bell'esempio di eguaglianza

bell'esempio di come quando non si vuole capire non c'è verso che si capisca. I patti traditi restano per intere generazioni e il torto non può essere tramutato in barzelletta solo per i veneti.
Il tutto non fa che peggiorare le cose.

La rivoluzione non è un pranzo di gala. Ma non è nemmeno un “tanko” di latta.

se vogliamo dirla tutta sono stati i Ros a parlare del carro armato che poi è diventato un trattore. Se gli stessi non riconoscono a prima vista un trattore e lo fanno passare per carro armato vuole dire che i 'secessionisti'
sono da barzelletta ❓

Il Veneto oppresso dallo stato centrale? vogliamo parlare della DC, degli accordi di sagrestia, delle banche del vaticano, delle basi USA?

Il Veneto è oppresso da chiunque.
Fortunatamente è vicino al Trentino Alto Adige, che potrebbe essere il suo futuro.


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radisol
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Tutto quello che vuoi, radisol, ma non vorrei che di questo passo si finisca per essere indulgenti con certe degenerazioni di lottarmatismo indipendentista come ETA, che per sopravvivere a se stessa trafficava cocaina e imponeva il pizzo chiamandolo "imposta rivoluzionaria".
La realtà è che quando, dietro i sentimenti indipendentisti, non c'è un'idea alternativa di Stato, o almeno di organizzazione sociale, e ci si rifugia nel localismo e nella guerra fine a se stessa col "nemico" scelto, si è destinati alla sconfitta o alla manipolazione.

Vero, ma la storia è piena di fenomeni di questo tipo ...

E si può persino dire che tutte le rivoluzioni di segno marxista, salvo quella originaria sovietica, sono fortemente "segnate" da una impostazione "nazionalista", derivano quasi sempre da lotte di liberazione nazionale ... e questo, oltre al fatto che sono avvenute in paesi a prevalenza rurale e non operaia/industriale come teorizzava Marx, in parte ne ha pure falsato un pò il senso in più di una occasione ... direi anzi quasi in tutte le occasioni ...

Sull'Eta basca non sarei così riduttivo ... furono loro ad abbattere definitivamente il franchismo con l'azione contro Carrero Blanco ... "vola Carrero, vola" .... se fosse stato per i "comunisti" di Carrillo, il franchismo ci sarebbe forse ancora oggi .... ed a subire gli effetti più nefasti, nei decenni precedenti, della repressione del regime ... poi certo è anche vero che, nei decenni successivi, si sono trasformati in qualcosa di altro, a volte persino, in una logica distorta di "contropotere armato", in un tipo di "mafia" locale ... ... cosa che vale però, in forme diverse, anche per corsi, bretoni, irlandesi, scozzesi e financo palestinesi ... e persino per le Farc colombiane che pure si definiscono marxisti ortodossi ... ma non c'è un dubbio al mondo che la "questione basca" come tutte le altre citate ha un suo chiaro fondamento ... ed infatti è comunque ancora in piedi ... anzi il problema si è allargato alla vicina Catalogna ...

Tornando da noi va detto che se la Padania è una invenzione storica, non è mai esistita nemmeno come sub-cultura ... il venetismo, come pure il sardismo ed a tratti anche il sicilianismo invece un fondamento storico e sociale ce l'hanno e come ...


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orckrist
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I veneti fondarono un impero che durò ottocento anni.

Dalla fine dell'impero romano per il veneto passò la storia d'Europa.

Non è poi tanto strano che siano dei rompicoglioni che non vogliono dimenticare tutto questo.


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radisol
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L'ULTIMO "TANKO" A VENEZIA (la contro-pagliacciata di Stato) di Daniela Di Marco e Vincenzo Baldassarri*

3 aprile.

24 arresti, 33 perquisizioni in diverse regioni, tra cui Veneto e Lombardia. Questo il bottino dell’operazione repressiva orchestrata dai Ros e dalla Procura di Brescia.

Gli arrrestati sono stati colpiti in base al famigerato Art. 270 bis, ovvero:

«Chiunque promuove, costituisce, organizza, dirige o finanzia associazioni che si propongono il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico è punito con la reclusione da sette a quindici anni. Chiunque partecipa a tali associazioni è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. Ai fini della legge penale, la finalità di terrorismo ricorre anche quando gli atti di violenza sono rivolti contro uno Stato estero, un'istituzione e un organismo internazionale. Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l'impiego».

Chi abbia avuto modo di entrare nella notizia, di ascoltare gli inquisitori, di leggere gli stralci delle intercettazioni, di osservare la “pistola fumante”, la ruspa camuffata da “tanko”, sarà rimasto stupito dalla sproporzione tra l’azione simbolica che gli arrestati stavano effettivamente progettando e le gravissime accuse.

Siamo in presenza dell’ennesima vergognosa montatura giudiziaria, patetica però, non meno dei progetti degli arrestati, che non ci sentiamo tuttavia di coprire di ridicolo, come stanno facendo certi giornalisti prezzolati.

Siamo sideralmente distanti dall’idea di fare del nostro Paese uno spezzatino di piccole patrie, ma stesse sono le ferite che noi portiamo sul nostro corpo, quelle causate da un regime ingiusto e predatorio. Diverso è il nostro sogno da quello loro, stesso è però l’incubo che ci opprime.

Tra gli arrestati diversi attivisti di quello che fu il Movimento 9 dicembre, tra cui Lucio Chiavegato e Patrizia Badii. Alla combattiva Patrizia hanno distrutto la famiglia, arrestato anche il marito e denunciato la figlia maggiore, con le due minori che rischiano ora di essere affidate ai servizi sociali.

Gli inquirenti hanno sottolineato, furbescamente, che il loro attacco non riguarda il Movimento 9 dicembre.

Dobbiamo credergli? Più no che sì.

Diciamo che si è voluto prendere due piccioni con una fava.

Sì, certo, lo Stato non tollera certe velleità indipendentiste: chi si fa certe idee se ne stia calmo e non provi ad alzare la testa. Intanto però, seppure a scoppio ritardato, è stato portato un colpo a chi ha organizzato la protesta iniziata il 9 dicembre, e che in Veneto ebbe uno dei suoi punti di forza. Il criterio di chi è preposto a difendere l’ordine costituito è noto: colpiscine uno per educarne cento. Lo Stato parla a nuora perché suocera intenda, spaventa i cittadini, li minaccia, li terrorizza affinché restino sudditi e accettino lo stato di cose senza ribellarsi.

Una strategia che in effetti sin qui ha sempre portato frutti ai dominanti. Ma ha funzionato per l’efficacia del mix repressione, corruzione economica, e narcotico mediatico. Ora che il sistema è al collasso, che la miseria cresce, mentre non ha più risorse a cui attingere per corrompere, sempre meno potrà contare sull’efficacia dei suoi sonniferi.

Il 9 dicembre è stata solo una spallata al regime. La prossima sarà più potente, e non potrà essere fermata da magistrati e sbirri zelanti in cerca di notorietà. Avrà per questo bisogno di un'organizzazione più capillare e meno improvvisata, di una direzione adeguata, di una visione politica chiara, di un piano d'azione non velleitario.

Basta con le montature giudiziarie!
Liberate i detenuti!

* Daniela Di Marco e Vincenzo Baldassarri sono stati i due portavoce del Comitato 9 Dicembre di Perugia

http://sollevazione.blogspot.it/2014/04/lultimo-tanko-venezia-la-contro.html


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Anonymous
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Sull'Eta basca non sarei così riduttivo ... furono loro ad abbattere definitivamente il franchismo con l'azione contro Carrero Blanco

D'accordo, ma la degenerazione è avvenuta dopo, come dici. E tanto danno ha fatto al loro paese che hanno ottenuto la metà di quello che ha ottenuto la Catalogna grazie ad una classe politica con le palle.

Tornando da noi va detto che se la Padania è una invenzione storica, non è mai esistita nemmeno come sub-cultura ... il venetismo, come pure il sardismo ed a tratti anche il sicilianismo invece un fondamento storico e sociale ce l'hanno e come ...

Può darsi, ma rimango convinto che i localismi e l'internazionalismo di sinistra siano due rette parallele. Non sai quanto discuto con i miei amici catalani di questo.


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