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LE LEVE DEL POTERE E LA POLITICA


LuxIgnis
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La scoperta che la gestione del potere “democratico” è pervasivamente manipolato da soggetti (élite, oligarchie) dietro le quinte è la base per iniziare ad avere una percezione realistica del mondo contemporaneo.
Parimenti, assumere come canone interpretativo di default, che ciò che viene promosso e sostenuto dagli apparati mediatici mainstream risponde sistematicamente ad agende che niente hanno a che vedere con le motivazioni dichiarate è una ricetta ermeneutica preziosa (una peculiare lectio difficilis): capiterà infatti qualche volta che le motivazioni dichiarate, essendo funzionali, siano anche vere, ma è opportuno intendere questa come l’eccezione e non come la regola.
La regola è invece la manipolazione strumentale per finalità inesplicite.
Queste scoperte però portano con sé un rischio che bisogna stare molto attenti ad evitare.
Il “nemico” invisibile, proprio perché invisibile, è spesso immaginato più grande e compatto di quanto sia realmente.
Immaginarselo così può forse avere una funzione nel mettere in allarme, ma può anche ottenere un effetto molto deleterio, ovvero la caduta nello “sconfittismo”, nella rassegnazione di fronte a forze invisibili e preponderanti. Se iniziamo a sentirci come dei combattenti muniti di un temperino che tenzonano contro eserciti di giganti invisibili, il pericolo di sentirsi semplicemente impotenti è molto serio. E, come sanno gli strateghi militari, chi si crede sconfitto è già sconfitto.
Quello che invece è opportuno comprendere è che nel mondo odierno effetti di coordinamento dall’alto che danno l’impressione di essere “complotti onnicomprensivi” possono essere ottenuti coordinando poche forze strategicamente poste. Per comprendere questi meccanismi basta vedere come pochi grandi investitori, cogliendo il momento giusto, possono indurre crisi valutarie o finanziarie (il caso descritto da Soros intorno a come manipolò con una leva finanziaria la crisi valutaria della sterlina del 1992 è esemplare).
Questo significa che effetti massivi e di sistema possono essere indotti anche quando una minoranza di “oligarchi” si accordano, senza bisogno di credere che ci sia un “complotto onnicomprensivo”.
E dove sta la consolazione in questa idea?
Sta nel capire che comunque gli attori in campo, anche a livello apicale, sono numerosi, e che non tutti sono “d’accordo”.
Ci sono divergenze d’interessi tra nazioni (ed è ciò che vediamo in tutti i contrasti geopolitici), ma ci sono anche divergenze d’interessi tra gruppi di pressione e tra singoli “oligarchi” (i casi eccentrici di Trump o di Ellon Musk sono significativi).

Questo significa che esistono continuamente spazi di manovra e brecce che possono essere sfruttate per contrastare efficacemente certi processi.
Che gruppi di pressione e coordinamento delle èlite mondiali esistano e che tentino di produrre agende dominanti è certo (non è complottismo riconoscere l’esistenza e la forza di organizzazioni come il World Economic Forum, il gruppo Bilderberg, ed altre).
Che abbiano le leve e i contatti per cercare di indirizzare la politica mondiale in forme del tutto refrattarie a qualunque istanza democratica è altrettanto certo.
Ma che siano una sorta di falange compatta ed onnicomprensiva (e dunque invincibile), questo è sicuramente falso.
Gli spazi per l’azione politica democratica ci sono e continuano ad esserci.
Il più grande ostacolo qui è rappresentato dall’inerzia e dall’incapacità (coltivata scientemente negli ultimi decenni) di agire politicamente, di dialogare e di costruire dal basso.
Il modello sociale coltivato in ambito capitalistico è quello governato dai meccanismi di “exit” e non di “voice” (per riprendere una celebre distinzione di Hirschmann): se qualcosa non si conforma ai miei desiderata “esco” dalla relazione e mi rivolgo ad un altro “fornitore sul mercato”.
Ma questo atteggiamento, tipico delle relazioni di mercato, ha esiti pessimi sul piano della politica democratica, perché induce a non costruire nulla, a non dialogare (“voice”), preferendo invece optare per “deleghe” alternative (“punisco” un partito votandone un altro, così come “punisco” un fornitore scadente di servizi rivolgendomi ad un fornitore differente.)
Quando questo atteggiamento è generalizzato, tuttavia, ciò che avviene è semplicemente un crollo progressivo della qualità dell’offerta politica tutta.

 

Andrea Zhok

https://www.controinformazione.info/le-leve-del-potere-e-la-politica/


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Papaconscio
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Riflessioni condivisibili. Quanto agli spazi di manovra, essi possono essere stabiliti con una proposta politica organica, una visione d'insieme lungimirante che rappresenti un nuovo progetto di nazione. Personalmente credo che si dovrebbe fare una nuova Costituente, che apra un dibattito si cosa deve diventare l'Italia, che insomma crei una nuova mitologia per la nostra nazione, senza tralasciare alcuna opzione, compreso quella della forma federale. Parlo da terrone che sogna un nuovo "regno delle due sicilie" 😉


LuxIgnis e danone hanno apprezzato
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danone
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Post: 29
 

Il dato di realtà più certo, a proposito del livello occulto del potere, Zhok lo ha omesso, probabilmente non perchè non lo sappia, ma perchè il suo scritto è un monito ai complottisti pessimisti, che non credono di poter affrontare la sfida e quindi cerca di alzare il morale.

Zhok scrive a proposito del potere.. "Ma che siano una sorta di falange compatta ed onnicomprensiva (e dunque invincibile), questo è sicuramente falso."

Intanato questa affermazione non è dimostrata da Zhok in nessun passaggio, poi comunque è certo che finchè la maggioranza delle persone, o per lo meno una sufficiente massa critica, non viene a conoscenza di questo livello occulto del potere e finchè non ne riconosce il vero volto e i veri obiettivi, che siano compatti come una falange o divisi in mille rivoli, il potere resterà gioco-forza invulnerabile, perchè ciò che non esiste non si può sconfiggere.


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LuxIgnis
Reputable Member
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@ Papaconscio

Ho sempre pensato anch'io che l'Italia sia adatta a una sorta di federalismo, è la sua storia millenaria che lo indica. Poi sono terrone anch'io. Anche se nato e vissuto a Roma le mie origini non sono lontane dalle tue: sono Lucano.

@danone Beh non credo avrebbe potuto spiegare i come e perché in uno scritto di poche righe. Ma comunque io condivido quello che dice, il potere non è una sorta di falange compatta e invincibile. Il problema non è tanto nella coscienza delle persone, quelle saranno sempre così- lo sono sempre state. La maggioranza è sempre stata così. Il problema sono le enormi divisioni egocentriche che vi sono in chi, almeno a parole, dichiara di aver compreso. Un fronte variegato e pittoresco che non ha nessuna forza, un po' perché si castra da solo recitando il ruolo della vittima, un po' perché si divide a volte su delle stronzate. A volte le divisioni sono giuste ma si può sempre creare un fronte compatto per affrontare il nemico sempre che lo si voglia veramente, e io ho qualche dubbio su questo visto che credo che molti in realtà vorrebbero solo sostituire un potere con un altro magari anche peggiore.

E' rivolto principalmente a loro questo scritto, che sarà come spesso accade lettera morta. 


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sarah
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Avete ragione tutti, anche sull'idea di federalismo indipendentemente dalla nostra appartenenza regionale. E questo soprattutto alla luce dell'insanabile crisi politica che questo paese sta vivendo. Concordo con Andrea Zhok in modo particolare su un punto, quello della falsa percezione di infallibilità. Al di là del fatto che la compattezza e l'efficacia di azione di certe strutture di potere restino da dimostrare, non si può negare il potere di deterrenza creato dalla/e narrazione/i che le circondano. Lo ho detto molte volte ma colgo l'occasione per sottolinearlo: al momento è difficile individuare un'opposizione credibile anche perché, molto spesso, la controparte al potere ha letteralmente sfruttato la forza comunicativa di messaggi che hanno semplicemente "seminato il panico", convincendo anche molti osservatori attenti a desistere da ogni tentativo di resistenza. Si trattava di vera infallibilità? Probabilmente no ma l'effetto ottenuto è stato lo stesso. 


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