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Lettera al panino mcItaly


Tao
 Tao
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Arriva l´hamburger tricolore. Ma Zaia e McDonald´s rispondano a queste domande Lettera al panino McItaly

«Se c´è mai stato un segno della bancarotta morale del governo di Silvio Berlusconi, è la vista di un grembiule McDonald´s avviluppato attorno alla snella figura del ministro dell´Agricoltura, Luca Zaia, che ha aiutato a lanciare la nuova linea di hamburger "McItaly"».
Ecco servita la prima risposta internazionale al tentativo di «globalizzare il gusto italiano» da parte della sorprendente accoppiata Zaia-McDonald´s. Il patrocinio ufficiale del ministero alla catena di fast food più famosa del mondo, per il lancio della nuova linea di prodotti con solo ingredienti italiani, è addirittura visto da Matthew Fort, editorialista del Guardian, come il più «mostruoso atto di tradimento nazionale», ben peggio di tante altre ombre del governo, minuziosamente elencate nell´articolo in questione.

È vero che l´apertura dello stesso McDonald´s in cui è stata scattata la foto promozionale con Zaia, quello di Piazza di Spagna a Roma, fu una delle cause della nascita di Slow Food, ma io voglio essere meglio disposto di Matthew Fort o di altri, resistere al mio scetticismo e dare una qualche chance al "McItaly".
Dunque apriamo un dibattito. Nella campagna si sottintende che il nuovo hamburger è più buono di quelli "convenzionali", fa parte della nuova strategia degli archi d´oro che mira ad accontentare i gusti nazionali (parlare di "locale" mi sembra però esagerato) e forse tutto questo è già una piccola ammissione sulla vera qualità del prodotto storico, come se avesse un po´ segnato il passo. Forse è così, il "McItaly" è più buono e asseconda il gusto italiano. Resta un dubbio, perché le parole dello slogan «Quando il gusto inconfondibile di McDonald´s incontra gli ingredienti tipici della nostra tradizione» suonano come minimo strane, ma fidiamoci e parliamone perché io voglio chiedere un po´ di cose ai protagonisti.

Prima di tutto a McDonald´s. Non discuto le vostre scelte di marketing, ma vorrei sapere se siete in grado di garantire la qualità delle materie prime di cui usate il nome. Parlo di caratteristiche organolettiche che non hanno nulla a che fare con il «gusto inconfondibile di McDonald´s»; caratteristiche che peggiorano con certi trattamenti, certi trasporti, certe trasformazioni. E, cosa più importante, siete disposti a dichiarare quanto pagate i contadini e gli artigiani che le producono? Perché i prodotti italiani sono già ampiamente presenti nei circuiti della grande distribuzione, ma non è che ne escano tanto bene in termini di redditività. Anzi, sono sviliti, mai storicamente pagati così poco, tanto che in molti casi i contadini non rientrano neanche dai costi di produzione; tanto che i consorzi più grandi, che hanno esasperato quantità e omologazione a scapito di qualità e ricchezza in diversità, disperati, sono quasi costretti ad affidarsi a questi nuovi canali, gli unici in grado di assorbire le eccedenze. Se il McItaly fosse soltanto una nuova via per sfruttare i contadini, pagandoli poco, imponendo un´ulteriore standardizzazione produttiva che non può far altro che impoverire uomini, gusto e tradizione, allora sarebbe una bella presa in giro. Chiediamo soltanto un po´ di trasparenza, per capire meglio: non voglio sapere cifre aggregate, il totale dei soldi che si muoveranno e mai sapremo in che tasche finiranno. Per favore dichiarate a quanto acquistate la materia prima, il prezzo al chilo dei singoli prodotti, così forse avremo un´idea migliore del contributo che state dando all´agricoltura italiana.

Il ministro Zaia, «grato a McDonald´s che si è prestata a questa grande operazione culturale» ha dichiarato che «questo nuovo panino ha grandi ambizioni, a partire da quella di movimentare mille tonnellate di nostri prodotti in un mese per un controvalore di 3,5 miliardi di euro». Non so se movimentare prodotti è ciò che i nostri contadini si aspettano, e avrei consigliato un po´ più di cautela al ministro prima di sposare una causa in cui affida un marchio importante come l´Italia a una multinazionale che fa del proprio marketing un credo, la condizione per la sua proliferazione. Ma fidiamoci anche in questo caso, e discutiamo un po´ sulla speranza di Zaia di «globalizzare il gusto italiano», di far sì che «le nuove generazioni possano così avere una memoria gustativa d´impronta italiana».

Credo che globalizzare un gusto significhi soprattutto omologarlo, fino a impoverirlo o farlo scomparire. Il gusto, come l´identità, ha valore soltanto quando esistono differenze, perché ha valore in funzione delle differenze. Infatti possiamo tranquillamente sostenere che l´identità gustativa italiana non esiste - si metta il cuore in pace chi ha inventato McItaly - perché ci sono centinaia, migliaia di identità italiane diverse. Vivono e sono praticate a tavola in ogni regione, in ogni territorio, in ogni paese, in ogni casa: è questa diversità che ha fatto e potrà far grande in futuro il nostro comparto agro-alimentare. Ho paura che la dichiarata «svolta identitaria» - secondo le parole di Zaia - che l´operazione McItaly porterà all´agricoltura italiana possa rivelarsi né più né meno che una cancellazione d´identità in favore dell´omologazione. Una standardizzazione che va invece verso l´identità di un solo marchio, un brand sovranazionale noto a tutti, con il suo "gusto inconfondibile" che infatti riconosciamo benissimo anche senza dover entrare in un fast food, perché è sufficiente avvicinarcisi, a Roma come a Parigi, a New York come a Shangai. Anche se servono il McItaly, il McGreek, il McLobster o il McHuevo. Del resto, le catene multinazionali di pizzerie ci insegnano bene che pur producendo e vendendo pizza non veicolano nulla di italiano, se non un nome vuoto, alla faccia di chi sa fare buone pizze su tutto il territorio nazionale.

Se il cercare «i modi giusti per avvicinare milioni di ragazzi che frequentano i centri commerciali» si esplicita con questa strategia, temo che qui si stia parlando di una dichiarazione di impotenza, e di scegliere la soluzione più comoda e semplicistica a un problema molto complesso. Voglio almeno sperare che il patrocinio del ministero dell´Agricoltura a quest´iniziativa sia completamente gratuito, perché di fronte al latte pagato 27 centesimi al litro e alle arance anche 6 centesimi al chilo, il veder pagare una multinazionale per promuovere il "gusto italiano" suonerebbe peggio di un insulto ai contadini italiani. Ma in attesa di risposte e di vedere come andrà a finire (dopo le elezioni regionali ci sarà anche il McVenice?), per il momento fidiamoci rinunciando a pregiudizi e legittimi sospetti.

Carlo Petrini (c.petrinislowfood.it)
Fonte: www.lastampa.it
3.02.1010


Citazione
Albertino
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Post: 50
 

basterebbe non mangiare più hamburger da mc donald's.
io lo faccio da molti anni (una ventina) e sono sopravvissuto.
siamo noi con le nostre scelte a poter determinare un cambiamento,
anche nelle piccole cose come questa.


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SempreIo
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Registrato: 2 anni fa
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McItaly, una figuraccia gastronomica
di Massimo Balducci

http://www.giudiziouniversale.it/d/articolo/politica/mcitaly-una-figuraccia-gastronomica-0

McDonalds' lancia un panino con ingredienti tipici nostrani: una localizzazione del fast food che sta applicando in tutto il mondo. Ma solo qui è sponsorizzata dal Governo, con tanto di bollino del Ministero e foto in cucina di Luca Zaia. Alla faccia del libero mercato e dell'imparzialità delle istituzioni.

Asiago Dop (italiano). Crema di carciofi (italiani). Carne (100% italiana). Pane all'olio extravergine di oliva dei Monti Iblei (tutto italiano). Farina (100% italiana). Insalata (100% italiana). Insomma, la purezza del panino: il McItaly - come si evince dal nome e dagli ingredienti - è una variazione nostrana sul classico tema dell’hamburger, ed è anche il nuovo prodotto di casa McDonald’s.
Ovviamente lo si trova solo in Italia: fa parte infatti di una strategia di localizzazione che per la multinazionale del fast food non è certo nuova. In Grecia potete ad esempio gustare il Greek Mac (con la pita), ad Hong Kong lo Shogun Burger, in Uruguay il McHuevo (con l’uovo), in India il Chicken Maraja Mac (con il pollo al posto del manzo per motivi religiosi), in Medio Oriente il McArab, in Norvegia il McLaks (col salmone), in Giappone il Korokke Burger eccetera. Insomma ci si potrebbe studiare la geografia, e se non proprio ogni paese ha il suo differente McDonald’s - ammesso sia qualcosa di cui vantarsi - non siamo comunque i primi, né quelli col nome più fantasioso.

In compenso, siamo gli unici il cui panino ibrido sia stato ideato e sponsorizzato direttamente dal governo: accanto alla foto del McItaly compare infatti lo stemma della Repubblica Italiana, e la scritta "Con il patrocinio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali". Il Ministro in questione è Luca Zaia, che già finora non è che avesse riscosso particolari consensi per il suo operato: lo si accusa di essere più impegnato a farsi eleggere governatore in Veneto (dove è stato candidato al posto di Galan, per giochi di partito) che a risollevare le sorti dell’agricoltura nazionale. Addirittura il suo ministero è "un disastro" secondo Giulia Maria Crespi (presidente onorario del Fondo per l’Ambiente Italiano); ed in effetti, più che tra stalle e mucche, Zaia pare trovarsi a suo agio in cucina: è lì che qualche giorno fa si è lasciato immortalare, tutto sorridente alle prese con la cottura del nuovo italico hamburger.

Autarchia gastronomica, dunque, ma al servizio di una multinazionale alla quale si concede - gratis - il marchio delle nostre istituzioni. Ci sarebbe magari anche quel piccolo dettaglio chiamato "libera concorrenza", che è libera proprio perché si presume che il governo non prenda le parti dell’una o dell’altra azienda. Ma evidentemente il concetto è obsoleto, o forse in Italia non è mai esistito, e dunque nessuno ha mostrato particolare stupore per l’iniziativa: soltanto il pd Realacci ha provato a protestare, sollevando dubbi (peraltro non si sa bene in base a cosa) sulla effettiva italianità degli ingredienti e parlando di "pubblicità ingannevole".
Nell’attesa di un riscontro dei Nas, ben più incisiva appare invece la presa di posizione del Guardian: secondo cui "se c’è un segno della bancarotta morale del governo di Silvio Berlusconi, è la vista di un grembiule di McDonald’s annodato ai fianchi snelli del ministro dell’agricoltura Luca Zaia mentre contribuisce al lancio della nuova linea McItaly". Aggiungendo che tutti gli scandali che hanno finora riguardato il governo sono niente a confronto di questo "mostruoso atto di tradimento nazionale". Insomma gli inglesi l’hanno presa bene, e da parte sua il ministro li ha subito zittiti con un argomento incontrovertibile: "Stalin è morto". Un momento, cosa c’entra Stalin? C’entra, sì, perché essendo morto non potrà mai mettere piede in un McDonald’s - a differenza delle centinaia di migliaia di giovani che lo fanno quotidianamente. La strategia di Zaia è gesuitica: "Meglio evangelizzare gli infedeli, piuttosto che rassicurare i fedeli". In questo caso aspettiamoci a breve un analogo patrocinio ministeriale sul "kebab veneto", o sul "sushi alla milanese".

A questo punto vi starete forse chiedendo se - in assenza di Stalin - esista qualcuno così allocco da mangiarlo davvero, questo panino autarchico. Ma in effetti almeno uno c'è, e sono io. Dopo essere passato per qualche giorno davanti alla sua foto gigante, ieri sono entrato e ho ordinato il mio primo (che ovviamente resterà unico) McItaly. Che in realtà è abbastanza simile ai panini non patrocinati che possiamo trovare in qualsiasi autogrill - o stazione ferroviaria - con la differenza che del formaggio non si riesce a trovare traccia (immagino sia presente in forma atomizzata) ma in compenso è molto più unto.

Evidentemente è questo il concetto di made in Italy secondo Zaia, che dice di lanciare con il suo hamburger "un messaggio alle nuove generazioni", agevolando "l'imprinting italiano nel gusto"; e in effetti io ho provato anche a darmi un’occhiata in giro, nei tavoli accanto, giusto per vedere come le nuove generazioni stessero recependo il messaggio: ma niente, nessun McItaly, nessun imprinting. Forse leggono tutti il Guardian, e si sono fatti condizionare dall’ennesimo complotto internazionale ai nostri danni. Ma Zaia non si lascia intimorire, vuol fare le cose in grande, e dice che il panino italiano arriverà anche sui tavoli dei Mc Donald's di Parigi e Shanghai (come se non bastasse averlo qui da noi). Ottima idea, il settore alimentare in effetti era uno dei pochi che questo governo non era ancora riuscito a sputtanare: ma a tutto c'è un rimedio. Adesso manca soltanto Sandro Bondi - o chi gli succederà - a sfilare per la prossima linea di Armani.


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