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Lettera aperta a un lettore e ai militanti della sinistra


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Lettera aperta a un lettore e ai militanti della sinistra radicale, no-global e antagonista

Sulla questione dell’Iran e la mia critica all’appoggio che la sinistra radicale sta dando ai manifestanti pro-Mousavi devo dare una breve risposta su questioni molto ampie.

1. Intanto vorrei moderare un po’ i toni. Con la “sinistra radicale”, come ho già detto spesso, mi arrabbio anche ferocemente ma, contrariamente alla metafora dell’amico GP, non vorrei metterla al muro (se non altro perché ci troverei troppi amici e anche molto cari). Non solo, anche nella mia critica più radicale un canale con chi manifesta un certo tipo di idealità lo voglio tenere aperto, perché esprime un lato del problema che è un duplice problema e bisogna vedere e tenere conto di tutti e due i lati (incidentalmente, il mio post era il risultato di un dialogo stretto - anche se a distanza - sulla questione con simpatizzanti di Rifondazione Comunista).

Cerco di spiegarmi.

Sono convinto che stiamo vivendo la crisi terminale del sistema egemonico statunitense. Questa crisi terminale è destinata ad approfondirsi e lo scontro in essa sarà innanzitutto tra stati-nazione (formazioni particolari, nel linguaggio di GLG). Ovvero tra dominanti.

Non è assolutamente chiaro che cosa uscirà da questo scontro. Di sicuro gli USA cercheranno in tutte le maniere di rilanciare il loro predominio.

L’epicentro di questo scontro sarà l’Asia, o meglio la parte centrale dell’Asia: Iran, Afghanistan, Pakistan e, per via di contiguità geografica e di risorse energetiche, in subordine il Medio Oriente.

Focolai di crisi si possono aprire anche altrove, ma credo che quello descritto sarà l’epicentro.

2. Tuttavia in una prospettiva anticapitalista, questo è il mio modo di vedere, le dimensioni dello scontro sono due: quella orizzontale tra dominanti, appena descritta, e quella verticale tra dominanti e dominati (o subordinati). La chiamo così perché è una dizione che racchiude anche lo scontro tra formazioni sociali (classi) ma senza cadere nella “lotta di classe” che è un concetto travisante tutto da rivedere.

Cosa sta succedendo in Iran? Io non sono così sicuro che ci sia uno scontro tra dominati e dominanti, cioè uno scontro verticale di ceti e formazioni sociali.

Non sto dicendo che c’è esclusivamente uno scontro di potere interno. Sto dicendo che probabilmente non c’è una rivolta popolare tale da prefigurare un “movimento rivoluzionario” in senso classico (diciamo, per approssimazione, “socialista”).

Molti giornalisti esperti e indipendenti hanno avvisato che la “rivolta” è confinata ai quartieri centrali della sola Teheran. Certo, anche in Francia la rivoluzione si è sempre giocata prevalentemente a Parigi. Ma all’epoca della rivolta contro lo Scià, la rivolta si estendeva dappertutto. In più, non credo che l’Iran del 2009 sia la Francia del Settecento o dell’Ottocento.

Secondo me in Iran c’è una classe media che non ne può più del nucleo dirigente oggi al potere, che è attratta dalla globalizzazione sia in termini economici (di questo aspetto del problema Mousavi e Rafsanjani sono rappresentativi), sia in termini culturali (qui lo sono di meno).

3. Se questa è la situazione, le incrostazioni di potere presenti in Iran, insieme alle indubbie incrostazioni e rigidità ideologiche e teocratiche, sono quanto di meno si possa desiderare per metabolizzare il cambiamento che per forza di cose prima o poi ci sarà.

Abbiamo quindi una spinta al cambiamento - a quel tipo di cambiamento il cui veicolo e la cui soggettività è appannaggio di una parte minoritaria, ma importante, della popolazione - che è diventata drammatica proprio per via di queste incrostazioni e di questi giochi torbidi e feroci di potere, anche molto personali e, infine, a causa delle interferenze esterne.

In ciò gli USA e i Paesi occidentali, in special modo gli UK ma anche la nostra cosiddetta Seconda Repubblica, hanno una pesante responsabilità. Per via dell’appoggio incondizionato a Israele che ha portato da una parte ad una politica di isolamento dell’Iran raddoppiata da una politica d’ingerenza.

Non c’era niente di meglio da fare se si volevano consolidare quelle incrostazioni.

Una piccola testimonianza. Ho lavorato a lungo a Istanbul, tra il 2000 e il 2001, quindi non molti anni fa, e una delle persone con cui collaboravo quotidianamente, tanto da diventare presto amici, era un iraniano venuto a studiare e poi a lavorare in Turchia proprio perché il regime degli ayatollah gli stava stretto. Eppure nemmeno lui perdonava i mujaheddin (cioè i rivoluzionari di sinistra scacciati dall’Iran per via di una feroce repressione dopo il “colpo di stato” di Khomeini interno alla rivoluzione) di essersi alleati con Saddam Hussein, durante la sua sanguinosa aggressione, per scalzare il regime degli ayatollah. E mi diceva che questo era il sentimento generale della borghesia iraniana anche liberale.

Non siamo nel 1917 alle soglie di una rivoluzione proletaria iraniana. Non siamo nemmeno nel 1789 alle soglie di una rivoluzione contro il feudalesimo. Siamo nel 2009 in piena crisi sistemica del ciclo egemonico statunitense.

Andare in questa congiuntura a rivendicare per terzi “diritti”, “libertà” e “democrazia” tout court, ovvero come se fossero concetti assoluti (una concezione direttamente antimarxista), vuole sempre dire essere ai confini con l’esportazione della democrazia a cui ci ha abituato Bush. Bisogna esserne coscienti.

Ma ne siamo coscienti? Ho già sentito giudizi dubbi da parte di alcuni esponenti della “sinistra antagonista” su Chavez. Il problema è che la sinistra sta ormai metabolizzando le stesse categorie e la stessa propaganda degli imperialisti. E’ una questione sociale e culturale: a furia di assolutizzare i concetti di “diritto”, “libertà” e “democrazia”, è naturale che li si voglia imporre a quei “poveretti” che ne sono privi. Ecco come nascono le ingerenze.

4. Vorrei a questo punto sapere, come esperimento mentale, cosa avrebbe frenato quella sinistra che ieri ha contestato Gheddafi e che oggi contesta Ahmadinejad ad unirsi agli esuli anticastristi e ai mafiosi cubani per contestare Che Guevara quando, delegato all’ONU nel 1964, affermò: “Dobbiamo ripetere qui una verità che abbiamo sempre detto davanti a tutto il mondo: fucilazioni; sì, abbiamo fucilato; fuciliamo e continueremo a fucilare finché sarà necessario”.

E’ un esperimento mentale utile. Bisogna dare delle risposte a queste domande. Non possono rimanere in sospeso, per quanto dure che possano essere (e lo sono, sotto ogni angolazione).

“Non ci avrebbe frenato nulla” può essere una risposta coerente. Poco bella, discutibile, ma certo non può essere tacciata di incoerenza. E la risposta non può essere motivata con la coscienza che Guevara aveva di sé come comunista. Perché allora bisognerebbe chiedersi cosa ha portato storicamente la coscienza di sé del movimento comunista internazionale nella realtà (anche Stalin era convintissimo di essere comunista). Io non ho la risposta pronta e assoluta, ma sono convinto che qualche parametro interpretativo che non sia mitologico, estetico o religioso bisogna pur cercare di trovarlo.

Se uno utilizza invece parametri mitologici, estetici e religiosi, come la “libertà assoluta” o la “democrazia assoluta”, ha tutto il diritto di farlo. Deve però sapere che tutto ciò non ha niente a che fare né col marxismo, né col comunismo. Deve sapere che questa è la concezione classica “borghese”. Che con questa concezione, solo per rimanere nell’attualità o nella storia recente, si è aggredito il Vietnam, si è fatto il golpe in Cile, si è bombardata la Serbia (contro “Hitlerovich”, ve
lo ricordate?), si è massacrato e poi invaso l’Iraq (contro il “nuovo Hitler” Saddam Hussein, ve lo ricordate?) e si è minacciato in continuazione l’Iran (contro il “nuovo Hitler” Ahmadinejad, ultimo grido). Il novello Hitler, che assieme al presidente della Bolivia, Evo Morales (un altro contestato come “dittatore” dalla classe media foraggiata dagli USA) e a quello del Venezuela, Hugo Chavez (ormai “dittatore” da un bel pezzo per la classe media locale), avrebbe deciso, così viene detto letteralmente, di “destabilizzare il mondo”, perché i tre non mollano le loro risorse energetiche alle multinazionali petrolifere, e quindi boicottano il libero mercato, e perché Morales e Chavez vorrebbero rifornire di uranio l’Iran per il suo programma nucleare (orrore denunciato dallo stato canaglia atomico per antonomasia, Israele, che però ci viene detto che sia l’unica democrazia mediorientale). Vedete in quanti modi si possono declinare le parole “libertà” e “democrazia”?

E allora, facciamo un altro esperimento mentale: ce la sentiamo di andare a protestare sotto l’ambasciata boliviana e quella venezuelana? O magari sotto quella brasiliana perché il presidente Lula (sì, proprio quello di Porto Alegre) ha riconosciuto l’elezione di Ahmadinejad?

4. Ripeto, invece, che per l’Iran la cosa migliore da fare è chiedere la fine di ogni ingerenza esterna e la fine del suo isolamento. Il contrario, a quanto pare, di quel che sta facendo la sinistra radicale (lasciamo perdere l’altra).

Solo così si “aiuteranno” quei cambiamenti fisiologici che altrimenti rischiano di fare esplodere, e magari in un bagno di sangue, quel Paese.

Per far questo però bisogna: a) aver chiaro qual’è la posta in gioco in questa crisi; b) smettere di pensarla come la “crisi del capitalismo mondiale” o, in subordine, la “crisi del neo-liberismo”; c) smetterla di pensare che quindi la contraddizione principale sarà quella tra capitale e lavoro o suoi derivati (tra un Impero e le Moltitudini Desideranti, o tra il Potere e la Libertà, o tra l’Oppressione e la Democrazia, eccetera, eccetera).

Ma non è finita, bisogna anche affrancarsi dalla sudditanza agli USA e al suo capo mandamento in Medio Oriente, Israele.

Senza estremismi (del tipo “distruggiamo Israele e gli USA”, “distruggiamo il capitalismo”, “a morte i borghesi”), con diplomazia e giocando bene le carte che questa crisi mette a disposizione.

Questa, fatta la debita traduzione, dovrebbe essere anche la “linea” da tenere all’interno. Ma qui si apre un discorso lunghissimo.

L’alternativa? La scomparsa totale della “sinistra antagonista” coi suoi residui che o saranno indistinguibili dagli odierni Radicali (specialmente sulle questioni internazionali), oppure si daranno alla disperazione, o si ritroveranno di tanto in tanto in circoli d’opinione frequentati da professori ultracinquantenni, operatori sociali, qualche intellettuale nostalgico, qualche sindacalista non passato alla Lega, qualche artista bohemienne e qualche “disubbidiente”.

Armageddon?

Piotr
Fonte: http://ripensaremarx.splinder.com
Link: http://ripensaremarx


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materialeresistente
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Post: 393
 

Perché mette assieme una repubblica teocratica con le cose che sono accadute in sud america?
Questa marmellata sarebbe un modo "evoluto" per proporre un'analisi marxista?
E poi, ma se è così tanto marginale la sinistra radicale lui perché si preoccupa ed attacca solo quella?
Ora, capisco che dopo la sbornia protoberlusconiana che lo faceva vaneggiare circa la necessità di mettersi intorno ad un tavolo e discutere con Tremonti, la bussola ha l'ago impazzito ma se uno, molto modestamente, pensa che lì c'è una specie di Vaticano ante litteram e non una comune dei soviet e che, come punto di partenza, la cosa mette un pò di angoscia nella discussione che ci azzecca Morales?


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trotzkij
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Post: 114
 

Che ci azzeccano i comunisti con Mussavi, Soros, Kouchner, Obama e i figli pasciuti della borghesia di Tehran?
Tutto, perchè appunto i 'progressisti-comunisti' italidioti, sono solo micragnosi piccolo-borghesi che aspettano zio obama che li fa partecipare all'isola dei famosi...
E vaffanculo quel negro subumano di Evo Morales! I veri 'marxisti' rivoluzionari sfilano con le tette (di plastica) al vento, sculettando proletariamente con luxuria.


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mazzi
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Bravi, bravi... tutti a dare addosso alla sinistra e soprattutto al marxismo----- e' gia' e' fuori moda, ma soprattutto e' la parola d'ordine degli spin doctors.-------- e siete cosi' cretini (amenoche' non ci fate) che non avete ancora capito che senza marxismo NON CI PUO' ESSERE SINISTRA, e possibile che ancora non riusciate a vederlo? Quanti altri esempi volete? Qualsiasi cosiddetta sinistra sara' sempre un'elongazione del potere capitalista, concessa per buona grazia da chi puo' concedere e portata via a piacimento.-------- Bravi, bravi, adesso vi beccate le squadracce fasciste, fra poco, come ho gia' detto, marcerete al passo dell'oca. Buon pro.


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Anonymous
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Sinistri che litigano fra loro per come si deve essere sinistri?
😯 😯 😯 😯


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