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libera circolazione: Stato colpevole


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La Libera circolazione e i suoi disastri: il vero colpevole e' lo Stato. Senza pero' che gli altri si sentano innocenti
L'ANALISI - Lo Stato e' colpevole, perche' ha creato le condizioni perfette affinche' ognuno di noi diventasse piu' egoista, piu' furbo, piu' legittimato a fottere il prossimo.

di Andrea Leoni - 10 ottobre 2014

Diciamoci quattro cose senza ipocrisia prima di arrenderci al weekend e alla sue feste sempre piu' simili a Paradisi artificiali dove rifugiarsi, ingannandoci, per dimenticare, con coscienza o per stoltezza, il Mondo che ci sta cambiando intorno e che mai piu' sara' come prima. Scurdammoce 'o presente tra una sagra e un carnevale. E intanto Troia brucia!

Negli ultimi tempi, ormai quasi unanimemente - con gli ultimi ritardatari che si sono uniti al gruppo dopo la consueta decade trascorsa tra lezioni smentite e ottuso negazionismo - il coro punta il dito contro le responsabilita' del padronato. E' loro la colpa principale dei disastri provocati dalla Libera circolazione. Sono loro gli architetti del dumping salariale, gli ingegneri della distruzione del territorio, gli ideologi dell'esplosione del traffico, i terroristi che con le loro autobombe capitalistiche hanno fatto esplodere i servizi sociali in cui trovano riparo i sans papiers della via bilaterale che sfuggono ai registri della disoccupazione. Sono loro insomma i responsabili di questa assurda ricetta che ha arricchito pochi e a ha impoverito molti. E poi e' un po' anche colpa nostra, di noi cittadini, che andiamo a fare la spesa in Italia e ci facciamo riparare il cesso dal padroncino.

Non e' vero. La colpa principale - senza che gli altri si sentano innocenti - e' dello Stato.

E per Stato intendiamo le istituzioni politiche, tutte. I partiti che hanno la responsabilita' attraverso le loro donne e i loro uomini di muovere gli ingranaggi del Paese e di disegnarne il destino. E nello Stato colpevole comprendiamo anche tutte quelle eminenze grigie, elette da nessuno, che sono a capo di strutture statali che condizionano le scelte della politica. Pensiamo ai funzionari della SECO (*), ai segretari di Stato, ai diplomatici, alla mandria di giuristi e burocrati piu' scrupolosamente europeisti dei loro colleghi di Bruxelles. A questi tecnocrati, sia a livello nazionale che cantonale, abbiamo affidato mani e piedi rinunciando alla politica e ribaltando il senso stesso della democrazia.

E' lo Stato, il colpevole. Lo Stato che per inseguire un progetto, per taluni un sogno, fallimentare, ha creato le condizioni perche' speculatori senza scrupoli, bari, banditi, truffatori, capitani fino a ieri con le pezze al culo, trovassero le condizioni quadro ideali per realizzare il disastro e gonfiarsi il portafoglio. Gentaglia a cui bisognerebbe ritirare il passaporto per alto tradimento alla stregua degli jhiadisti che vogliono lasciare il Paese dove sono nati e cresciuti per servire il Califfo Al Baghdadi. Per non parlare di tutti i lupi mannari, gli squali, gli sciacalli, i filibustieri e i mafiosi a cui abbiamo spalancato le porte per fare affari in casa nostra.

Ma accanto a questi criminali economici e sociali c'era anche tanta brava gente che per sopravvivere nel nuovo regime della jungla, voluto dallo Stato, si e' dovuta sporcare le mani. E un po' anche la coscienza e il cuore. Altri si sono fatti completamente corrompere.

Anche i sindacati si sono venduti un pezzo di anima non capendo, o non volendo capire, che appoggiare le false utopie europeiste significava e significa partecipare al banchetto e alla fine legittimare quel padronato che a parole si vorrebbe scorticare. Anche nelle parti sociali in questi anni c'e' stato poco pudore e zero vergogna.

Anni in cui non e' accaduto nient'altro di quanto successo nella finanza con la follia neoliberista degli anni '90. Deregolamentare tutto quel che si puo' perche' il mercato si regola da solo. Anche noi abbiamo deregolamentato, svendendo all'Unione Europea pezzi di sovranita', valori, regole, terra, salute, il telaio sui cui avevamo tessuto la nostra convivenza civile. Ci siamo consegnati a tirannici e teocratici organismi sovrannazionali. A loro abbiamo ceduto parte di noi stessi perche' volevamo essere piu' ricchi, piu' competitivi, piu' in sintonia con la globalizzazione.

In parte lo abbiamo ottenuto: gli indicatori che interessano al Potere hanno tutti il segno "piu' ". Ma qual e' il prezzo che stiamo pagando e che dovremo ancora pagare? E chi sara' chiamato alla cassa? Volevamo la crescita e la crescita c'e' stata. Ma che tipo di crescita, con quali sacrifici e a beneficio di chi? Il discorso sarebbe lungo e per ora limitiamoci alla sintesi proposta da Marine Le Pen: la Libera circolazione ha creato un'economia in cui gli schiavi producono per i disoccupati. Il poeta polacco Stanislav Lec ci aveva dato un buon consiglio: "Quando senti gridare: 'Evviva il progresso!', chiediti sempre: 'Il progresso di che?' "

Lo Stato e' colpevole, perche' ha creato le condizioni perfette affinche' ognuno di noi diventasse piu' egoista, piu' furbo, piu' legittimato a fottere il prossimo. Ha detto a tutti che non sara' punito chi schiavizza le persone, chi per profitto stimola guerre tra poveri lucrando sugli stipendi, chi violenta i paesaggi, chi sfrutta le assicurazioni sociali trasformandole in una sorta di piccolo salario occulto generalizzato. Una vera e propria stampella di un'economia malata. Ha disintegrato il nostro concetto di comunita'.

Una societa' organizzata - sia essa fondata su principi liberali, democratici e capitalistici, o su dettami dittatoriali comunisti, fascisti o religiosi - non puo' fare a meno delle regole fondamentali su cui si articola uno Stato. La responsabilita' sociale collettiva non esiste! Esiste solo come prodotto delle regole e mai come entita' spontanea che si autodetermina. Quando la si richiama evocando i bei tempi andati si commette una truffa politica se non si aggiunge che esisteva perche' c'erano delle leggi: dai contingenti in giu'. Esiste solo la coscienza individuale ma tutti sappiamo che e' un antidoto del tutto insufficiente verso le derive sociali ed economiche. L'occasione fa l'uomo ladro. E l'uomo non e' buono per natura. Homo homini lupus...

In questo j'accuse non c'e' l'intenzione di assolvere nessuno. Ne' di trovare scuse per consolarsi e dare la colpa agli altri. Chi si e' spellato le mani per applaudire il ridicolo, menzognero e offensivo discorso di Didier Burkhalter (**) nel patio di Palazzo Civico a Lugano, salvo poi farsi pateticamente tronfio nella stessa occasione per fischiare Manuele Bertoli, si merita una Stato come questo. Perche' gli somiglia.

Lo Stato e chi gli sta sopra non siamo noi. Lo Stato non ci e' amico. Lo Stato non e' buono perche' "non ci sono poteri buoni". Alcuni di noi lo hanno gridato per le strade di Genova sulle ali dell'anarchia e poi lo hanno scritto nell'urna il 9 febbraio scroccando un fucile alla destra, in quella che resta uno straordinario atto di coraggio di un piccolo popolo capace di ribellarsi alle lobby internazionali e all'imperialismo europeo. Purtroppo pero', ora come allora, il presentimento e' che alla lunga ci adegueremo e perderemo.

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(*) Segreteria federale per l'economia ed il commercio
(**) Presidente della Confederazione per quest'anno; non fa che predicare la necessita' di aprirsi di piu', come Bertoli, presidente del Governo ticinese, del resto


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