iNel paese dove Daniele Luttazzi non può metter piede in tv dal 2001, salvo una fugace parentesi su La7 subito soppressa nel 2007, si torna a parlare di “editto bulgaro”. Non, naturalmente, quello emanato da B. il 18 aprile 2002 e subito eseguito dai suoi manutengoli alla Rai di allora e dai loro successori di ogni colore e risma. Ma quello firmato dai parlamentari M5S in commissione di Vigilanza, che hanno chiesto la cacciata del direttore del Tg1 Mario Orfeo e di due giornalisti per i servizi sulle dichiarazioni di Alessandro Di Battista e poi di Beppe Grillo sul terrorismo jihadista.
Diciamo subito che quello di Grillo e dei suoi eletti non è un editto bulgaro: non stanno al governo, non controllano nemmeno una tv di quartiere (semmai un blog autofinanziato) e anche volendo in viale Mazzini non riuscirebbero a spostare di un millimetro un soprammobile o una fioriera: figuriamoci un direttore e due mezzibusti. In ogni caso sbagliano gravemente a chiederne la testa (ove mai esista).Sia perché richieste del genere sono incompatibili con i principi democratici (in democrazia sono i giornalisti che parlano dei politici, e non viceversa). Sia perché le epurazioni nell’informazione sono un vecchio malvezzo della casta che i 5Stelle dicono di voler combattere. Ciò detto, fa un po’ ridere il comunicato dell’Usigrai e del Cdr del Tg1 contro l’“editto bulgaro in salsa 5Stelle” che “minaccia l’informazione che non piace”. Dai, su, siamo seri. I servizi del Tg1, come di tutti gli altri tg Rai e Mediaset sul cosiddetto “caso Di Battista”, non sono “informazione che non piace”: sono balle di regime i cui autori dovrebbero arrossire, se non fosse che ci sono abituati e nessuno ci fa più caso.
Che aveva detto Di Battista del reporter Usa James Foley decapitato dai jihadisti? “A quel poveretto han messo una divisa simile a quella dei prigionieri a Guantanamo. Io penso che la violenza indecente, barbara, inaccettabile che ha subito quel ragazzo sia, in parte, figlia della violenza indecente, barbara, inaccettabile subita dai detenuti nel carcere di Abu Ghraib”. Che ha detto il Tg1? “Sull’atteggiamento da tenere con gli islamisti dell’Isis i 5Stelle sono di nuovo nella bufera. Grillo dice ‘non è vero che dialoghiamo con i terroristi’, ma Di Battista insiste: ‘Foley è stato ucciso dall’imperialismo americano’”. Frase inventata di sana pianta. Bell’esempio di servizio pubblico. Che si fa in questi casi? Non si chiede l’eventuale testa del falsario e di chi gli permette di mentire a milioni di persone (anche perché si ottiene l’effetto opposto: martirizzarli e renderli inamovibili). Si chiede una rettifica, dovuta ai sensi della legge sulla stampa, e se non viene diffusa si fa una bella causa per danni. Poi, visto che i 5Stelle sono la seconda forza politica del Paese e presiedono la Vigilanza, battere ininterrottamente sul tasto della riforma della Rai, sfidando il Renzi del “fuori i partiti da Viale Mazzini” a dar seguito almeno a quella promessa. È quel che suggeriscono Usigrai e Cdr del Tg1:“Se avesse davvero a cuore il futuro dell’informazione e del Servizio Pubblico, M5S chiederebbe l’urgente calendarizzazione di disegni di legge per liberare la Rai dal controllo dei partiti e dei governi”. Belle parole, ma – anche qui – pulpito sbagliato. Per liberare la Rai dalle grinfie dei partiti bisognerebbe anzitutto mettere alla porta tutti i commissari politici dei partiti che la infestano da decenni. Sarebbe una strage di proporzioni bibliche, da cui pochi seri professionisti si salverebbero. Stiamo parlando di gente che il mese scorso, quando Renzi accusò la Rai più governativa della storia di non celebrare abbastanza gli strepitosi trionfi del suo governo, non osò non dico emettere un comunicato come quello su Grillo: ma neppure pigolare qualche protestina di circostanza.
Prima di difendere la libertà d’informazione, bisognerebbe almeno sapere cos’è. Chi la invocava prima, quando destra e sinistra si alternavano al potere, già faceva ridere. Chi la invoca ora che al potere ci sono tutti, tra larghe intese e patti del Nazareno, fa proprio scompisciare. Ma, come diceva Flaiano, “dev’esserci qualcuno che continua a spostare la soglia del ridicolo”.
Marco Travaglio
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
27.08.2014