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Mega copyright


Tao
 Tao
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 33516
Topic starter  

Ecco mi sono iscritto a Mega, il successore di Megaupload che tanto fece inviperire le major americane. Kim Dotcom, il pirata tedesco, ma adottato della Nuova Zelanda, non si è arreso di fronte alla caccia  grossa scatenata dalla sua precedente creatura ed eccolo con un nuovo sito e una nuova filosofia a metà tra il sito di cloud storage  ossia di stoccaggio dei propri file siano essi film, musiche o programmi o documenti  (gratuito fino 50 giga) e il file sharing ossia la possibilità di scambiare con altri utenti i propri contenuti. All”iscrizione viene creata una chiave di crittografia che cripta i contenuti e dovrà essere allegata quando ci si scambiano i file per poterli vedere in chiaro.

Questa descrizione ridotta all’essenziale è necessaria e anche sufficiente per capire cosa sta cambiando e come questo metta in crisi un sistema di copyright ormai grottesco e anacronistico, divenuto soffocante anzi ossessivo e in via di collisione con la razionalità. Dunque il sistema di criptazione dovrebbe servire a far sì che Mega sia sgravata da ogni responsabilità perché non sa quali file vengano caricati o scambiati, se essi siano o meno coperti da copyright: la responsabilità si trasferisce perciò ai singoli utenti che quando rendono disponibile un loro contenuto devono anche allegare la chiave di criptatura.

Ora però supponiamo che io acquisti il dvd di un film e inviti una decina di amici a vederlo, magari evitando i fetidi paccheri suggeriti da un telechef che impazza ovunque. Certamente questo mi è consentito. Ma se io invece lo volessi caricare su Mega per renderlo disponibile ad altri utenti in maniera totalmente gratuita? Certo prima dovrei ripparlo, cioè aggirare le protezioni anticopia, ma questo è consentito per fare copie di sicurezza del prodotto che si è acquistato e io potrei ricorrere a questo metodo per usare un disco di riserva da portare in campeggio. Il fatto è che tra le due azioni, una considerata perfettamente lecita e l’altra piratesca, cambia solo il numero potenziale di amici. E’ chiaro che stando alla legge italiana e precisamente  agli articoli 171 bis e 171 ter della legge sul diritto d’autore, recentemente riformulata, potrei essere punito qualora distribuissi, vendessi, detenessi a scopo commerciale o imprenditoriale o concedessi in locazione programmi contenuti in supporti non contrassegnati dalla Siae oppure riproducessi, duplicassi, trasmettessi o diffondessi abusivamente, vendessi o ponessi altrimenti in commercio, cedessi a qualsiasi titolo o importassi abusivamente oltre cinquanta copie o esemplari di opere tutelate dal diritto d’autore e da diritti connessi. Inoltre è prevista una multa fino 2000 euro per chi effettua il download di un’opera protetta dal diritto d’autore e la mette in condivisione. Tuttavia nessuna di queste fattispecie si adatta perché io non uso alcun supporto che posa essere contrassegnato dalla Siae, semmai lo fa chi scarica il file e lo mette su disco per godersi il film in santa pace. E anche se fossero un milione, quelli che scaricano il mio file ognuno di questi produrrebbe un proprio supporto e uno solo, non certo 50. La cassazione quanto meno la pensa così. Infine è  difficile che uno carichi e scarichi lo stesso file  almeno sul nuovo Mega, senza un minimo di malizia atto ad aggirare la norma, sempre che poi la cosa non si configuri come uno scambio 1 a 1 .

Tutto questo ci  fa capire che  viviamo dentro un pasticcio: il copyright nelle forme in cui si è evoluto storicamente ha un senso solo se riferito a dei supporti materiali, siano essi il libro, il disco, l’immagine, il dvd. La potenza delle major o comunque delle case produttrici ed editrici si è fondata proprio sulla capacità di disporre di capitali con i quali acquisire gli strumenti di produzione di tali supporti. Ora abbiamo  la tecnologia per rendere il supporto materiale inutile o comunque marginale il che dovrebbe portare a profonde revisioni a cominciare dalla durata stessa del copyright e ad accostarsi ai concetti del Copyleft. Invece assistiamo ad un arroccarsi sulla difesa del supporto materiale che è poi l’origine dei soldi e del potere culturale  dei “produttori” in una situazione tecnologica dove tutto questo ha pochissimo senso e tende ad uccidere la creatività  Anche perché insieme all’ “oggetto”  sta lentamente perdendo terreno il concetto di possesso in favore di quello della fruibilità. Cosa questa che insieme alla crisi economica e di immaginazione è il vero motivo di caduta degli affari delle major.

In ogni caso, dal momento che non sono formalista, è evidente che una legislazione ha senso se interviene sulla realtà e non solo sugli interessi particolari e qui è come se stessimo costruendo il codice della strada facendolo elaborare da cocchieri e postiglioni. Di certo non sarà né seguita, né sentita o porterà a mutazioni da cui proprio chi vede solo la repressione rischia di essere punito. 

Fonte: http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/author/ilsimplicissimus2/
21.01.2013


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