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Menenio Agrippa

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Tonguessy
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Rivolte e scioperi non sono un'invenzione recente. Quando le classi meno abbienti si trovano a fare i conti e questi non tornano mai, alla fine perdono la pazienza. Ci vuole del tempo, non la perdono subito, ma prima o dopo il gioco dell'oca con tutte le trappole studiate ad hoc ed i dadi truccati cominciano a dare veramente fastidio.

E allora inizia la conta: quanti siamo noi? E quanti sono loro? Di che forza disponiamo noi e di che forza dispongono loro? Si scopre così che la vecchia storia dell'elefantino addomesticato vale solo per gli elefanti. La storia dice che se si abitua un elefantino a starsene legato a delle catene che sappiano trattenerlo, tali catene funzioneranno anche quando la sua forza sarà tale da strapparle agilmente, perchè nel corso degli anni si sarà convinto che quelle catene sono indistruttibili.

Nel caso di noi umani esiste sempre un blocco mentale che ci impedisce di vedere il vero valore della nostra forza, ma ci sono avvenimenti che ci possono far superare l'impasse che tale blocco genera. Ovviamente ce ne sono anche moltissimi che lo rimettono in funzione. Ci sono poi persone che riescono ad appesantire o ad alleggerire tale blocco, con i risultati di riuscire a renderlo particolarmente o affatto difficile da rimuovere. Menenio Agrippa fa sicuramente parte di queste persone.

Tito Livio nei suoi annales animati dalla sua solita carica moralizzatrice, ci parla di questo console romano: è la crisi morale la vera causa della decadenza dell'Urbe, e servono episodi chiarificatori per rinforzare il sodalizio tra le varie componenti sociali. La storia di Menenio Agrippa rappresenta un'opportunità unica in tal senso. I fatti raccontati fanno riferimento ad una classe padronale (i patrizi) che non tengono in minima considerazione i diritti delle classi più deboli e numerose (i plebei), al punto che questi ultimi, dovendo sottostare all'obbligo della leva, si vedevano costretti ad abbandonare i propri campi per ritrovarli poi incolti una volta finite le missioni militari.

I plebei ad un certo punto si ribellano e si rifiutano di combattere. Questo è semplicemente intollerabile, perchè mette a rischio la tenuta del sistema, rendendo possibile un'invasione dell'Urbe da parte di eserciti nemici. Viene quindi mandato sul Monte Sacro (dove erano radunati gli scioperanti) Menenio Agrippa che incanta i plebei con il suo noto apologo.[1] Attraverso una metafora organicista ogni componente sociale viene paragonata ad una parte dell'intero organismo. La morale è che senza la ininterrotta collaborazione tra le diverse parti l'organismo deperisce fino a morire. Senza le mani (i plebei) per portano cibo alla bocca lo stomaco (i patrizi) non può digerire e quindi far funzionare tutto l'organismo.

La logica dell'apologo contiene un evidente falso assioma: nessuna parte del corpo farebbe mai sciopero per soddisfare interessi particolari. Mentre si capisce la “legge naturale” che obbliga le mani a procurare il cibo per lo stomaco, non si riesce a comprendere quale sia la legge che obbliga i ceti subalterni a dover subire gli ordini delle elites e quindi a sostenere gli interessi specifici della classe antagonista. La logica dell'apologo diventa così una intollerabile forzatura organicista.

La Storia in realtà è zeppa di Menenio Agrippa che riescono a convincere i plebei a fare gli interessi dei patrizi e contro i propri. Se parliamo di guerra militare l'intervista di Hermann Goering a Norimberga (pur non avendo la patinata stesura dell'apologo di Agrippa) ci offre una chiave di lettura impagabile di cosa significhi imbracciare un'arma per difendere i diritti delle elites:

"Certo che la gente non vuole la guerra! Perchè dovrebbe un poveraccio volere rischiare la propria vita quando se gli va bene se ne ritorna a casa tutto d'un pezzo? Naturalmente la gente comune non vuole la guerra. Nè in Inghilterra, nè in Russia nè in America, nè in Germania, per quello che conta.
Si capisce benissimo. Ma, dopo tutto, sono sempre i leader della nazione a determinarne la politica ed è sempre una semplice questione di irretire le persone, sia che si tratti di una democrazia, di una dittatura fascista , di un parlamento o di una dittatura comunista."

Goering riuscì perfettamente a convincere milioni di tedeschi a uccidere e farsi uccidere nel nome degli interessi dei patrizi ariani.

Ma non ci sono solo le imprese militari; ci sono guerre più subdole che per sortire i risultati voluti devono sottostare alle stesse logiche: i plebei si devono impegnare per salvaguardare gli interessi delle elites. E quei plebei vanno “istruiti” dal Menenio Agrippa del caso. Vanno rimosse le cause della disaffezione che impedisce alle mani di portare abbondante cibo allo stomaco. La collaborazione dev'essere totale e ogni tentennamento delle braccia va necessariamente rimosso da un adeguato apologo (o qualsiasi altra forma di propaganda viziata nei contenuti).

Platone ad esempio diceva "la parte è in funzione del tutto, non il tutto in funzione della parte…non per te viene ad essere quella generazione, ma tu per il tutto". Al che con la sua solita verve surreale (no, non futurista ma surreale) Groucho Marx a distanza di secoli rispondeva: “"Perché dovrei preoccuparmi per i posteri? Cosa hanno fatto i posteri per me?" La risposta alla propaganda platonica arrivava proprio negli anni in cui stava nascendo la generazione di nazisti che deliziarono l'Europa per qualche decennio.

Il dono di Sè diventa così il miracoloso unguento in grado di alleviare i malesseri dei patrizi, riducendo a zero le pretese dei plebei. Millenni di continua sperimentazione a base di apologhi o collaudate retoriche hanno dimostrato che l'operazione “sostieni il gioco che non capisci e dove perdi sempre” ha un suo fascino. Non è un caso che le slot machines godano di tanta popolarità tra i poveri. Il meccanismo è estremamente semplice: ti fanno credere che tirando la leva puoi diventare ricco. I fatti dicono che sicuramente eri più ricco prima di cominciare a giocare. La sindrome dell'elefantino fa il resto.

Di novelli Agrippa ce ne sono a bizzeffe e la retorica di cui devono dare sfoggio deve essere all'altezza dell'attuale grave situazione di disagio sociale. Si va dai sindacati ai politici, dalle associazioni di categoria ai talk show. La retorica dell'apologo di Menenio ai plebei incazzati (o della Fornero agli esodati, della Camusso ai metalmeccanici, di Monti agli italiani o di Draghi agli europei) non può che fondarsi su un falso ideologico, ovvero su una verità che non esiste. L'Agrippa originale si fissava sul paragonare le componenti sociali dell'antica Roma ad un organismo, mentre quelli odierni parlano di “crisi internazionale” e della “ripresa imminente” o, più facilmente, “ce lo chiede l'Europa”. Lo scopo, ovviamente, è quello di rimbambire le folle con messaggi rassicuranti, e di istupidirle con dichiarazioni di responsabilità.

Insomma è ora che ognuno si prenda le SUE responsabilità: quelle di chi ha creato e gestito questa crisi capitalista nel nome e per conto del benessere di quello stomaco patrizio che non ne vuole sapere di digiunare. Nulla di nuovo.

L'idea di entità superiori cui dobbiamo versare il nostro volontario contributo di lacrime e sangue con solerte spirito di sacrificio è tipica di certa metafisica che, secondo Heidegger, non può essere che “uno stato di fondamentale imbarazzo filosofico”. Si tratta di spostare l'asse dello scontro da cose tangibili a enti intangibili. Se giustamente ci incazziamo quando un ladro ci ruba dei soldi per scopo di arricchimento personale, l'incazzatura diventa via via più labile fino a scomparire quando vengono tirarti in ballo entità astratte come l'inafferrabile Europa di Monti (o l'inesistente stomaco p
atrizio di Agrippa). Perfino una predizione inavverabile funziona: smantelliamo la scala mobile per creare un milione di posti di lavoro. Ve lo ricordate Craxi ed il suo bel referendum, vero? E giù tutti a votarlo con la coscienza di fare la cosa giusta per quei posteri che oggi si ritrovano precari e disoccupati. Sono tutte astrazioni. Imbarazzanti per chiunque abbia una mentalità pragmatica, ma ipnotiche per chi è stato abituato a confondere l'unico universo reale con gli infiniti universi paralleli creati dalla speculazione metafisica e messi in mostra da certa retorica.

Non c'è nessun organismo né alcuno stomaco: ci sono dei patrizi che attraverso Agrippa convincono i plebei a rientrare nei ranghi. Non c'è nessuna Europa che ci chieda sacrifici, ci sono solo elites che attraverso Monti ci chiedono di continuare a versare il frutto del nostro lavoro nelle loro casse.

Ah, la crisi? Quella che c'è è tutta plebea. L’1% più ricco degli italiani ha visto salire costantemente i propri redditi mentre secondo l'ISTAT “una famiglia su dieci vive in condizioni di povertà relativa e una su venti in condizioni di povertà assoluta… negli ultimi trent’anni la disuguaglianza è aumentata in molti paesi avanzati, ivi compresa l’Italia.” L'indice Gini (che misura tale disuguaglianza in valori compresi tra 0 ed 1) nel frattempo è passato dallo 0.30 negli anni '80 allo 0.46 del 2010, secondo solo agli USA degli homeless. [2, 3, 4]

Studi mostrano poi che il reddito dell’1% più ricco della popolazione è aumentato un po’ ovunque in questi anni. Il mercato dei beni di lusso non conosce crisi e se c’è un settore che in questi ultimi tempi non ha sofferto troppo in Italia è quello dell’alta moda, delle auto sportive e del design di lusso. [5]

Questo significa solo una cosa: che le braccia dei plebei, spronati dalle metafisiche filippiche del Menenio Agrippa di turno, devono faticare sempre di più per rimpinzare lo stomaco sempre più famelico dei patrizi.

[1] http://www.versionitradotte.it/livio/l-apologo-di-menenio-agrippa/
[2] http://www.dirittiglobali.it/home/categorie/46-studi-rapporti-a-statistiche/27042-ocse-in-italia-la-disuguaglianza-dei-redditi-e-superiore-alla-media.html
[3] http://www.oecd.org/social/inequality.htm#
[4] http://www.istat.it/it/files/2012/05/Capitolo_4.pdf
[5] http://keynesblog.com/2013/04/02/le-lontane-radici-della-disuguaglianza-italiana/

Fonte: http://www.appelloalpopolo.it/?p=8664


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yago
 yago
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Una cosa semplicissima da fare sarebbe quella di fissare un tetto massimo di 10 mila euro lordi a tutte le retribuzioni pubbliche , dai politici ai burocrati , ai giudici , manager ecc. Lo stato pretende tasse assurde per retribuire costoro. Non credo che i colpiti da un simile provvedimento scenderebbero nelle piazze , rischierebbero il linciaggio . Eccoli quindi a dimostrare che sono dei geni insostituibili per il bene comune e che meriterebbero anche di piu'. Nel privato inoltre nessuno si scandalizzerebbe se venisse alzata l'aliquota irpef per i redditi superiori ai 120 mila euro.
Ma di questo nessuno parla, non vi è nessun accenno in nessun programma ed i sindacati fanno finta di nulla. Si preferisce invece togliere danaro a chi non lo ha. L'amato Benigni ha percepito 300 mila euro a serata per spiegare Dante. C'è gente che tale cifra non la percepisce in una vita di lavoro , ma per la rai è tutto regolare. Si è perso il lume della ragione e quando tutto cio' diventa normale è follia collettiva.


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MM
 MM
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"Si è perso il lume della ragione e quando tutto cio' diventa normale è follia collettiva".

Assolutamente triste, assolutamente vero.


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clack
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Il sonno della ragione genera mostri.
Che tra un pò verranno a mangiarci.
Ma non faranno distinzione alcuna tra patrizi e plebei.


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affossala
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nella critica a menenio agrippa si trascura il fatto che il signor menenia non fossilizza le persone nel loro ruolo professionale come fa la visione marxista, darwiniana e razzista della società : nella parabola si parla di persone svolgenti mansioni umili da non bollare solo con " poveri "e fare non un calderone ma un minestrone. Persone che fanno parte di tutto il corpo sociale con i loro familiari ,ma che svolgono un ruolo specifico in questo "corpo" che è sociale e che magari avvantaggia solo alcuni . ..... Non possono fare il culo se sono polpastrelli, solo questo voleva dire il povero Menenia . La categoria metafisica ed etica di poveri in cui sono buttati da certi filantropi della domenica non colgie il problema ma lo distorce . Il culo potrebbe chiedere solo maggiore giustizia perchè troppo tascurato , quindi chiede l' uso della ragione . La concezione di lotta di classe o di categorie in contrapposizione ad altre dette parassitarie ancora non era presente in Menenia .
E questo significa che sanare le disuguaglianze sociali con l' ideologia darwiniana associata e combinata all ugualitarsmo non risolve nessun problema di giustizia sociale ,anzi lo aggrava .


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affossala
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NOI SAPPIAMO CHE LE RISORSE MESSE A DIPOSIZIONE DA DIO SONO MOLTE E INFINITE PER OGNI EPOCA STORICA ;L' UOMO PRODUCE FIN TROPPO E PRODUCE IN ABBONDANZA MA SENZA REGOLE E SENZA GIUSTIZIA . PRODUCE TANTO DA SATURARE IL MERCATO PERO SENZA REGOLE GIUSTE ..... SONO MAL DISTRIBUITE E GESTITE MALE DALL' UOMO PERCHè FA REGNARE O è AFFLITTO DA VISIONI DISTORTE IDELOGICHE O DA UNA AVARIZIA SOCIALE CHE MIRA SOLO AL BENE PERSONALE DI ALCUNI . .....
UN FALSO UGUALITARSIMO SCAMBIATO PER GIUSTIZIA SOCIALE . SPESSO LORO DICONO CHE DOBBIAMO SOLO CONSUMARE DI MENO ,MANGIARE DI MENO , FARE FIGLI DI MENO , NON ABITARE LA TERRA ,FAR SPARIRE L' UOMO E PROTEGGERE GLI ANIMALI . ...


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Tonguessy
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NOI SAPPIAMO CHE LE RISORSE MESSE A DIPOSIZIONE DA DIO SONO MOLTE E INFINITE PER OGNI EPOCA STORICA .

Ci pensano poi i padroni a spartirsi quanto dio ha messo a a loro disposizione.

Non possono fare il culo se sono polpastrelli, solo questo voleva dire il povero Menenia...

I patrizi possono fare loro i polpastrelli ed il culo assieme però, ieri come oggi.
"solo questo voleva dire il povero Menenia..."


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illupodeicieli
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Abbiamo avuto un tizio che ci vuole tutti imprenditori e un altro che diceva che non tutti possono essere imprenditori ma ci vogliono anche i camerieri: il primo, Silvio , c'era e c'è ancora e illude il prossimo con le sue idee che però non si sono mai ,ancora, tradotte in benefici per tutti o perun gran numero di persone; l'altro è Soru che si è eclissato ma sta tornando. Da noi ha lasciato e fatto danno: danni trovati e non riparati e cose bloccate e fermate. Pensiamo al treno veloce (per noi almeno) che in circa due ore ci avrebbe dovuto portare da Sassari a Cagliari: treni provati, gara bandita e aggiudicata.Secondo voi quel treno lo stiamo usando? E' tutto pronto? No. Quanto al vivo del discorso osservo che essendoci diverse cose che non richiedono più il lavoro fisico e neanche mentale, occorre rivisitare i luoghi comuni che ci vogliono schiavi del lavoro e non possiamo auspicare (come nel film "il principe cerca moglie") di vederci promossi al reparto "patatine fritte" di un mc. Eppure questo divario ci spinge verso pensieri che fino a ieri o ieri l'altro sarebbero stati definiti assurdi, incoerenti.Allora cosa è cambiato nella società visto che i politici sono sempre gli stessi da almeno 20 anni? E possiamo noi cambiare qualcosa senza dover essere felici di passare di reparto? Il lavaggio del cervello ci obbliga ad accettare ogni cosa, umiliandoci e facendoci venire sensi di colpa allorchè,secondo i media "rifiutiamo lavori che prima,invece , avremmo accettato".Sappiamo che non è così e che quando ci hanno detto lavorare meno per lavorare tutti, mentivano: oggi per portare a casa dei soldi, a parte rubarli, devi arrampicarti sugli specchi e devi prendere ciò che ti danno, scelta non c'è. Gli altri, l'1%, diversifica ,gioca su più tavoli, investe e assolda schiavi nei vari pub, bar, locali estivi, aziende eccetera.


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Tonguessy
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quando ci hanno detto lavorare meno per lavorare tutti, mentivano

La storia di Agrippa insegna l'esatto contrario: è solo quando gli schiavi (plebei, servi glebae, proletari etc..) si fermano che succede qualcosa. Se i lavoratori smettono di lavorare, i padroni sono costretti a inventarsi qualche strategia nuova, il che è già un lavoro. E scusa se è poco....


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Anonymous
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“… Senza le mani (i plebei) per portano cibo alla bocca lo stomaco (i patrizi) non può digerire e quindi far funzionare tutto l'organismo…”

A quel console, se fossi stato tra i plebei di quel tempo, avrei risposto: “Agrippa, dici che senza le mani lo stomaco deperisce ma rispondi a questo: perché solo tu e i tuoi simili dovete fare la parte dello stomaco e noi solo quello delle mani? Perché non invertiamo le parti?”

Se qualcuno domandasse perché i plebei non gli risposero in questo modo o simili, il solito “elitario” e il suo compare nazista risponderebbero immediatamente: “perché i plebei, i popoli, sono stupidi e ignoranti. Possono svolgere solo i compiti delle mani mentre noi siamo lo stomaco e la mente del mondo”.
Eppure probabilmente è stato proprio qualche plebeo a scoprire il fuoco, a inventare la ruota, l’arco, a imparare a tessere o ad arare i campi. Sono stati sempre loro ad avere spesso intuizioni creative di cui poi si sono appropriati gli “scienziati” delle loro “elites”. Sono stati loro a creare la lingua parlata, a inventare la pittura e l’arte e furono sempre loro ad avere il senso delle tradizioni e della storia anche quando la trasmettevano oralmente.
Ma le “elites” e i nazisti loro compari non ascolteranno mai e non terranno mai in alcun conto queste affermazioni e continueranno a ripetere ai “plebei” che essi sono degli stupidi e degli ignoranti. Ma neppure questo basta alle "elites" che poi si inventeranno anche la schiavitù (protratta fino a qualche secolo fa, anzi spesso ancora vigente), i servi legati alle loro terre e palazzi signorili, fino ad arrivare ai nuovi "schiavi" moderni ai quali distribuiscono l'illusione della libertà mentre loro continuano imperterriti a ingrassare e ad "acculturarsi" sulla pelle altrui.
Perché, viene da chiedersi, i “plebei” finiranno poi davvero col sentirsi “stupidi e ignoranti”
Semplicemente per una sorta di “sindrome di stoccolma” (se non sbaglio la definizione) per cui chi si trova in una condizione di totale soggezione a qualcuno, finisce spesso col far proprio il punto di vista del carnefice … qualcosa di simile a quello che succede in quella storiella dell’elefantino che finisce col farsi convincere dalle catene di non poterle spezzare.
Gli sventurati plebei o servi della gleba o proletari hanno sempre fatto proprio il “pensiero” delle elites e dei nazisti loro compari perché sono sempre stati in una condizione di totale soggezione-inferiorità nei confronti di quelli … e lo sono stati per due semplici motivi:
a) Perché non organizzati tra di loro come le loro elites e i nazisti loro compari
b) Perché non armati come le loro elites e i nazisti loro compari.
Date ai plebei l’organizzazione e le armi con cui fronteggiare le loro elites e nel giro di un quarto d’ora tutto cambia: i plebei diventeranno il braccio, la mente e la pancia ... che caca le elites e i nazisti loro compari!


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tania
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Mi piacerebbe capire da Tonguessy ( se se la sente , altrimenti fa lo stesso ) se non troverebbe “organiciste” anche quelle eventuali narrazioni che ( senza alcuna analisi o pretesa anticapitalista , anzi che si prefiggessero esplicitamente di proteggere il capitale “nazionale” ; narrazioni che quindi non a caso vorrebbero inevitabile la “competizione” tra stati-nazione eccetera ) chiamerebbero in causa il cosiddetto “popolo” . Appunto un indistinto "popolo" .


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Tonguessy
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Mi piacerebbe capire da Tonguessy ( se se la sente , altrimenti fa lo stesso ) se non troverebbe “organiciste” anche quelle eventuali narrazioni che ( senza alcuna analisi o pretesa anticapitalista , anzi che si prefiggessero esplicitamente di proteggere il capitale “nazionale” ; narrazioni che quindi non a caso vorrebbero inevitabile la “competizione” tra stati-nazione eccetera ) chiamerebbero in causa il cosiddetto “popolo” . Appunto un indistinto "popolo" .

Non capisco il nesso tra la metafora organicista di Agrippa ed un qualsiasi popolo (fosse anche indistinto, qualsiasi cosa questo significhi) soggetto ad altre narrazioni. 😯


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tania
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Mi piacerebbe capire da Tonguessy ( se se la sente , altrimenti fa lo stesso ) se non troverebbe “organiciste” anche quelle eventuali narrazioni che ( senza alcuna analisi o pretesa anticapitalista , anzi che si prefiggessero esplicitamente di proteggere il capitale “nazionale” ; narrazioni che quindi non a caso vorrebbero inevitabile la “competizione” tra stati-nazione eccetera ) chiamerebbero in causa il cosiddetto “popolo” . Appunto un indistinto "popolo" .

Non capisco il nesso tra la metafora organicista di Agrippa ed un qualsiasi popolo (fosse anche indistinto, qualsiasi cosa questo significhi) soggetto ad altre narrazioni. 😯

Ma infatti hai ragione , mi sono espressa malissimo . E' che non volevo offendere o aprire una polemica e allora mi sono ingarbugliata . Comunque mi fa piacere sapere che tu sia contro le ideologie organiciste . A posto così .
PS : Traduco comunque quello che avevo scritto . l'Apologo di Agrippa è identico a quei discorsi che si rifanno ad un "popolo" , senza parlare delle contraddizioni che sono interne al "popolo" , indicando sempre un nemico esterno , attivando la logica schmittiana amico/nemico eccetera


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Tonguessy
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l'Apologo di Agrippa è identico a quei discorsi che si rifanno ad un "popolo" , senza parlare delle contraddizioni che sono interne al "popolo" , indicando sempre un nemico esterno , attivando la logica schmittiana amico/nemico eccetera

Per amore di discussione (e non di polemica ): 8)
Il "popolo" è un'entità abbastanza astratta, ma con concreti poteri (ammesso questo venga loro concesso oppure se li prendano). Il terreno qui si fa estremamente scivoloso, e alla fine ci sono pure le sabbie mobili.
Certe astrazioni, pur utili per non scivolare in un impossibile particolarismo, si rifanno in qualche modo agli Universali di Platone. Ripeto, è un gioco semantico che bisogna conoscere per non cadere nelle varie trappole di "cavallinità" e affini. Una volta scansate tali trappole resta una indubbia utilità (dato il sistema semantico in atto, e qui si aprirebbe un altro ampio discorso). Quindi sono astrazioni utili per l'attuale dialettica. Insomma siamo abituati così.

Certamente l'idea che il popolo sia "liquido" (per dirla alla Bauman) non facilita la distinzione tra ciò che è a suo favore e ciò che gli è nemico. Possiamo però tirare una qualche linea ad un certo punto. E capire, ad esempio, che l'euro ed i banchieri che lo sostengono non sono amici del "popolo". Quello che possiamo notare, infatti, è che il "popolo" non ne ha tratto giovamento alcuno da questo tipo di rapporto continuato.

Non so se questo tipo di ragionamento sia un bene o un male (bisognerebbe ancora capire cosa significhino questi due termini all'interno di questo discorso strampalato), ma credo che una certa semplificazione (l'euro ed i banchieri sono nemici del "popolo", almeno in europa) non sia poi così distante dalla verità.

Infine mi scuso per essermi espresso malissimo a mia volta ed avere ingarbugliato ulteriormente questa incresciosa conversazione. 🙄 😀


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mincuo
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Gli elitisti è un conto.
Ma più che altro c'è sempre qualche analfabeta di ritorno che parla di Nazisti. Avendoli studiati sul manualetto "corretto".
Ma si chiamavano Nazional Socialisti. SOCIALISTI.
Nazisti fu propagandato dopo e appunto per quello, perchè l'idiota-medio non associasse il termine a SOCIALISTI. (Fu imposto nel dopoguerra a tutti i giornali, case editrici, radio ecc..,)
Ed ebbero, al di là del bene e del male, una grande rappresentanza di strati popolari nei ruoli di governo, e di quadri, a differenza dei dirigenti Bolscevichi che furono medio ma soprattutto alto-borghesi, con spruzzate di nobiltà, come Dzerzhinsky, ad esempio. Di proletari pochini proprio.


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