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Midjourney e la morte dell'arte già morta


Darkman
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Sono sorprendenti i progressi dei sistemi basati sul modello a Diffusione Stabile in grado di fabbricare in pochi minuti opere originali dal notevole impatto visivo. Immagini generate da Midjourney, DALL-E e affini stanno sommergendo la rete e tanti grafici di professione piangono capendo che potrebbe segnare la morte del loro lavoro. Ma come al solito, secondo me, avendo il monadismo trionfato sul buonsenso, sbagliano campo di battaglia. Frignano e criticano l'intelligenza artificiale per questioni unicamente di copyright ma filosoficamente al mondo immaginato dalle IA non stanno sapendo opporre alcunché di coeso. Non sorgono manifesti artistici o movimenti pronti a sfidare Midjourney opponendo lo spirito dell'uomo contro la riproducibilità randomizzata di elementi abbacinanti tipica delle intelligenze artificiali. Il mondo della creatività si è già arreso da tempo alla tecnocrazia: l'artista e il designer digitali servivano finché era ancora necessaria l'operazione di falegnameria. Quindi oggi più che mai mi sento di dar ragione a Picasso quando sosteneva che la pittura dovrebbe essere uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico. Escludendo dal discorso l'arte contemporanea che meriterebbe una parentesi a se stante, già da parecchio tempo le arti visuali sono sprofondate in un estetismo fine a se stesso e autoreferenziale dove l'appagamento dell'ego dell'autore sta molto al di sopra del valore rappresentativo. Midjourney sta venendo a far tabula rasa in un contesto creativo già privo di una spinta propulsiva e un orizzonte verso il quale far tendere l'uomo e la società, così il tutto va sempre più inabissandosi nello smarrimento di fantasie manierose dove il virtuale assorbe e domina il reale.


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Argomento articolato a cui vanno inseriti una marea di dipende. 😉
Una domanda del tipo "tramite l'AI potrei ottenere un prodotto migliore rispetto ad uno realizzato da un grafico?" sarebbe mal posta, ma con una doverosa premessa acquisterebbe un'ottica assai diversa: se tramite la mia attività non fossi in grado di sfruttare un prodotto realizzato da un guru della grafica, avrebbe senso spendere migliaia di euro anziché qualche ora su Midjourney?
La risposta è un sonoro NO.
Una pizzeria in periferia non avrebbe un risultato strabiliante nell'avere un'insegna, un menù e un sito eccellenti rispetto a prodotti comunque buoni.
Da qui in generale la vedo dura per il settore, con il tempo ritengo probabile che soltanto le aziende con un budget di rispetto si rivolgeranno ai professionisti, gli altri si "accontenteranno" dell'AI con conseguente caduta della richiesta.

Per i profani qui un esempio trovato al volo: https://www.youtube.com/watch?v=mDT3D60iO5E


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Darkman
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Qualche giorno fa ho visto un paio di video sulla nuova versione di Midjourney (la 5) e ha fatto passi da gigante. E' già capace di asfaltare buona parte dei grafici in circolazione e probabilmente siamo solo all'inizio. Avanti di quest'andazzo negli anni a venire migliorerà al punto che, sul piano tecnico, ce ne sarà per davvero pochi. La sfida come dicevo prima (chiarisco a scanso di equivoci), dovrebbe essere di natura filosofica e non tecnica ma oggi non si segue alcuna scuola di pensiero che riunisca in sé la cultura e le arti come accadeva fino alla prima metà del novecento. L'odierna impotenza dell'arte sta nell'essere stata relegata a palliativo e intrattenimento; l'unica cosa che oggi agisce come una forza trasformatrice nell'uomo è la propaganda sistemica. Se un grafico non aspira ad altro che ad essere bravo tecnicamente nel raffigurare le cose allora una volta che l'intelligenza artificiale saprà emulare tutte le procedure richieste lui finirà col culo per terra. Ciò che oggi è possibile fare in Stable Diffusion basta ad appagare il gusto del pubblico che rapito dall'impatto visivo non si cura nemmeno di cercare una sostanza dietro quello che sta guardando. E a dirla tutta nelle ultime settimane mi è capitato di vedere soggetti concettualmente più interessanti creati in Stable Diffusion rispetto a quelli che solitamente vedo sfornare ai pro artist. 


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Altro dipende. 😉
Parliamo di una produzione fine a sé stessa, del concetto di arte o di un qualcosa che permetta anche di camparci?

Per campare nell'attuale sistema il prodotto che si crea deve poter essere commercializzabile, prendiamo un sito web ad esempio.
Una volta raggiunta la possibilità di crearlo in toto soltanto elencando i propositi desiderati, il +90% dei webdesigner e programmatori dovranno cambiare lavoro o adattarsi a far da sponda alle AI.
La creatività pura magari non la si potrà mai eguagliare, ma chi ha davvero bisogno del famoso out of the box?
Soltanto chi potrà sfruttarlo, tutti gli altri qualche click e via, buona la prima, risultato decente e atto a svolgere egregiamente la sua funzione.

Filosoficamente cosa si potrebbe anteporre alla questione?

Parlando invece di una produzione unica, quella una tantum, essa manterrà sempre le stesse caratteristiche, comunque il colpo di genio è facoltà di pochi, uno su tanti riuscirà, come già succede adesso, la maggior parte farà la fame.

Se io avessi compreso male non centrando il punto del tuo discorso prova a spiegare meglio, l'argomento è interessante.


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Darkman
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Per campare nell'attuale sistema il prodotto che si crea deve poter essere commercializzabile

Qui mi pare che stiamo dicendo la stessa cosa. L'arte effettiva è stata già da tempo relegata ai margini e conta come il due di picche. Quella non è venuta a ucciderla Midjourney: era sta stata uccisa da una società di spottoni dove l'apparenza è tutto e la sostanza niente. Di qui il titolo del topic. I pro-artist sono nella fattispecie dei falegnami al servizio di idee sterili e quindi Midjourney sarà il re di questo deserto culturale. Se filosoficamente non siamo in grado di ripensare al ruolo dell'arte nella società e si continua a vederla come un mero condimento a dei modus vivendi vuoti e privi di dinamismo allora prepariamoci a un futuro eterodiretto dalle IA dove la compagnia in possesso del miglior software controllerà la produzione.

Per restituire dignità all'arte essa dovrebbe tornare ad essere una forza formatrice nella coscienza, cioè un mezzo per rammentarci di una meta ideale interiore verso la quale tendere (e quindi non fine a se stessa). In sostanza uno scudo e un gladio spirituali che funga da collante interpersonale e sia in grado di riunire più persone attorno ad uno stesso fuoco. Oggi invece essa è solo un mezzo d'evasione; ovvero un palliativo per mantenere l'uomo in uno stato d'alienazione perpetuo.


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Chicxulub2.0, Presidente del comitato “Salvate Bertozzi”
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D'accordo che l'AI isterilirà non solo l'arte ma l'uomo, per lo meno i sudditi che verranno privati della loro soggettività autonoma

L'AI come tutti i “dispositivi” opera la soggettivazione e le classi meno abbienti verranno soggettivate come mere funzioni del grande algoritmo

Però non mi pare che l'arte sia un mezzo per rammentarci un fine interiore

È molto più simile al gioco e per esistere non ha bisogno che le si assegni uno scopo sublime, deve esserci un fondamento che è un linguaggio compreso da tutto il popolo e che l'artista o l'evoluzione della tradizione reinterpretano continuamente

Oggi il linguaggio comune che viene dal basso non c'è più, tutto è governato da un centro, l'artista pretende di imporre lui il proprio linguaggio e il risultato è che l'arte diventa puramente funzionale alla distinzione di classe

Credo che l'unico provvedimento concreto potrebbe essere l'abolizione dei diritti di autore, si tornerebbe a un'arte molto meno evoluta e più artigianale ma viva e condivisa

Naturalmente lo scopo del potere è l'opposto per cui la gente ormai plasmata biopoliticamente non può che adeguarsi 

 


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Darkman
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Però non mi pare che l'arte sia un mezzo per rammentarci un fine interiore

Io non ho dubbi che possa servire alla crescita dell'individuo, agendo nella coscienza, attraverso la bellezza, come trasfigurazione e simbolo. Ma chiaramente non volevo assolutizzare dicendo che deve avere di mira necessariamente un orizzonte metafisico sebbene ritengo un senso metafisico comune il più potente collante che esista per legarci al prossimo. Nel caso di Andrei Rublev o di un moderno Zeng hao dun huang per me lo ha, ma non intendo contraddire la tua definizione.

Ciò su cui entrambi poniamo l'accento è la necessità di un contesto differente in cui l'arte dovrebbe muoversi per alimentare i principi fondativi di un linguaggio condiviso. Nella situazione attuale la creatività o è integrata nella propaganda delle elite apolidi oppure è il falò delle vanità delle monadi ma la stragrande maggioranza dei grafici che si sentono gabbati da Midjourney non si pone questo problema: strillano sul preservare il loro diritto d'autore del quale ai fruitori fregherà sempre meno. Sono semplici pedine sacrificate dallo stesso progresso che stavano ad esaltare fino al giorno precedente e al quale molti di loro hanno collaborato più o meno consapevolmente. 

Ciò che questi software fanno è riprodurre le forme che hanno nel loro immenso database emulandone la pars costruens (poi ci possono essere di mezzo filtri e altra roba ma la sostanza non cambia) e ciò porterà a una standardizzazione ancora maggiore di quella che si è vista finora. Le arti visive si preparano a vivere uno dei massimi periodi di stagnazione: ora chiunque incapace a disegnare una O col bicchiere può improvvisarsi AI artist o roba del genere. E chiedendo alle intelligenze artificiali di immaginare per noi si esaspererà l'omologazione dell'immaginazione collettiva. Mi fanno un po' pena quei poverini che hanno trascorso per anni mezze giornate al tavolo da disegno o al Photoshop e si ritrovano surclassati da tizi che tempo niente possono sfornare valanghe di artwork scrivendo su un prompt quattro parole in croce. Le implicazioni di tutto ciò mi paiono palesi: anziché insegnare agli uomini a camminare con le proprie gambe li stanno mettendo su sedie a rotelle radiocomandate. Sempre in meno avranno voglia di smadonnare con gli strumenti di lavoro tradizionali che richiedono tempo, fatica e perseveranza quando la macchina gli consente di ottenere risultati visivamente notevoli con poche istruzioni mirate. C'è chi giustamente si lamenta di come in musica oggi si abusa dell'autotune anziché imparare a perfezionare la voce come strumento ma con le arti visive siamo già molti step avanti. L'umanità è così infiacchita che se gli offri scorciatoie allettanti ci si fiondano con esiti prevedibili delegando alla macchina ciò che dovrebbero imparare a fare da soli. Vedo persone ormai mettere mano alle calcolatrici del telefono per fare addizioni da elementari. Gli uomini del futuro verosimilmente somiglieranno sempre più a dei bambini in cerca di assistenza per fare la qualunque.

Se sottoponessi l'argomento in giro mi sentirei rispondere la solita nenia che dovremmo esseri grati al progresso il quale ci mette a disposizione sempre nuovi strumenti per non importa cosa. Peccato che col deep learning è la macchina che si serve di noi e ci bollerà come obsoleti con appena avrà assimilato abbastanza: più si instaura interdipendenza dai nuovi ritrovati della tecnica e più si andrà spediti verso un mondo su misura d'automa. 


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