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Moneta Fiscale: l’analisi di Mediobanca


Stodler
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Rilanciare l’economia italiana con la Moneta Fiscale: l’analisi di Mediobanca

Per uscire dalla crisi, Mediobanca riprende le proposte sulla Moneta Fiscale descritte nell'ebook di Micromega uscito qualche mese fa. Secondo Mediobanca, grazie all'introduzione di un titolo/moneta complementare all'euro, già nel 2016 il PIL potrebbe aumentare del 3%. Finalmente l’economia italiana potrebbe tornare a crescere in modo robusto e duraturo.

di Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Stefano Sylos Labini

Mediobanca ha diffuso qualche giorno fa un report sulla situazione del nostro Paese con un'intonazione ottimistica riguardo al Jobs Act e alla ripresa dell'economia[1]. Secondo la più importante banca d’affari italiana la manovra del governo Renzi va nella giusta direzione ed è tesa a sfruttare il più possibile gli esigui spazi di flessibilità recentemente concordati con l'Unione Europea.

Ovviamente le analisi di Mediobanca possono essere condivise o criticate: gli autori del presente articolo hanno opinioni differenti riguardo ai benefici di un'ulteriore flessibilizzazione del mercato del lavoro. Flessibilizzazione che, in ogni caso, agisce dal lato dell'offerta, quando la crisi economica che affligge l'Italia e la maggior parte dell'Eurozona nasce da un problema di carenza di domanda aggregata.

La parte più interessante del report, tuttavia, è senz'altro quella finale. Mediobanca riconosce infatti che le manovre di Renzi non hanno il contenuto espansivo necessario per imprimere una vera svolta all'economia italiana. Per ottenere un vero cambio di passo e cioè una ripresa del PIL ben superiore allo zero virgola o all'uno virgola, il report di Mediobanca riprende la proposta contenuta nell'e-book Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro, recentemente pubblicato su Micromega on line da Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Enrico Grazzini e Stefano Sylos Labini, con la prefazione del compianto Luciano Gallino[2]. Dunque, per la grande banca d’affari, l'emissione di una 'moneta fiscale' rappresenta la misura fondamentale per espandere la domanda aggregata dell’economia, in modo complementare agli interventi supply-side del governo.

Ma che cosa è la moneta fiscale e che cosa sono i CCF ? Non sono altro che dei titoli emessi dallo stato, negoziabili (come i Bot e i Btp) e convertibili immediatamente in euro con uno sconto comparabile a quello applicato su un titolo statale zero-coupon a due anni. I CCF darebbero diritto dopo due anni a ottenere sconti su fisco, contributi, ecc., cioè a riduzioni su qualsiasi obbligazione nei confronti dello stato e della pubblica amministrazione, pari al loro valore nominale. Chi vende CCF vuole euro da spendere; chi li compra acquista il diritto a riduzioni fiscali future. Gli intermediari finanziari possono acquistare CCF a sconto da coloro che vogliono venderli e/o utilizzarli per riduzioni fiscali a scadenza o rivenderli a sconto inferiore per ricavarci un profitto. Il rapporto di Mediobanca sottolinea che i CCF non sono debito (perché non comportano nessun rimborso in euro) e nemmeno moneta legale. Pertanto non violano in nessun modo i trattati europei.

Le emissioni di CCF possono essere calibrate in modo da chiudere progressivamente l’‘output gap’ causato dalla crisi, compatibilmente con un obiettivo d’inflazione moderata e con l’equilibrio dei conti con l’estero. Mediobanca ipotizza che nel 2016 il governo emetta 20 miliardi di CCF e che poi nel 2017 ne emetta altri 60 miliardi, per giungere nel 2018 a un totale di 80 miliardi di CCF. L'emissione continuerebbe poi nel tempo in modo da ridurre la pressione fiscale in maniera permanente. Il governo attribuirebbe (senza corrispettivo, ovvero gratuitamente) i CCF a cittadini e aziende e utilizzerebbe i CCF anche per i pagamenti della pubblica amministrazione.

Ai cittadini i CCF potrebbero essere assegnati in modo da privilegiare i ceti sociali disagiati e i lavoratori a basso reddito: questo sia per incentivare i consumi sia per contribuire a una maggiore equità sociale. Alle aziende, le assegnazioni avverrebbero principalmente in funzione dei costi di lavoro. L’attribuzione di CCF alle aziende ridurrebbe i costi di lavoro effettivi, riducendo il cuneo fiscale, ne migliorerebbe immediatamente la competitività ed eviterebbe pertanto che l’effetto espansivo sulla domanda indotto dalla spesa dei CCF possa determinare un peggioramento dei saldi commerciali esteri. Una quota dei CCF emessi, infine, sarebbe utilizzata a sostegno di investimenti e iniziative di pubblica utilità e per programmi di riqualificazione del welfare.

I CCF creerebbero quello shock espansivo necessario per riattivare la domanda interna, i consumi e gli investimenti. Infatti, prima di giungere a scadenza (ovvero dopo almeno due anni dall'emissione), la spesa attivata dai CCF attiverebbe un moltiplicatore del reddito prudenzialmente stimato nell’ordine di 1,2: secondo le simulazioni esposte nel report, il PIL crescerebbe di 77 miliardi nel 2017, e la conseguente crescita dei ricavi fiscali consentirebbe di superare il pericolo che le entrate del fisco diminuiscano per effetto dell'accettazione da parte dello stato dei CCF in scadenza.

Le stime di Mediobanca indicano che, con l’emissione di Certificati di Credito Fiscale (CCF), nel 2016-17 il PIL aumenterebbe del 3%, raddoppiando rispetto alle previsioni del governo, e che il bilancio pubblico raggiungerebbe un surplus pari allo 0,8% nel 2017 (contro il deficit attualmente previsto dell'1,1%). Inoltre, il rapporto debito/PIL scenderebbe al 112% nel 2019, contro l'attuale stima del 120%.

Il programma auspicato da Mediobanca è realistico: l’emissione e la distribuzione gratuita dei CCF possono infatti essere decise autonomamente dal governo italiano in quanto perfettamente compatibili con le norme europee. Alla luce del fallimento del Quantitative Easing lanciato dalla Banca Centrale Europea lo scorso gennaio[3], il programma dei CCF potrebbe essere utilizzato anche da altri paesi dell’eurozona per ridare flessibilità a economie soffocate da norme stringenti e rigide e per rilanciare l’attività produttiva con lo scopo di creare nuova occupazione in un quadro di stabilità del bilancio pubblico e di equilibrio della bilancia dei pagamenti.

NOTE

[1] Mediobanca Securities, Country Update, Italy – Tide turns as recovery starts, 17 November 2015

http://www.syloslabini.info/online/wp-content/uploads/2015/11/report-Mediobanca-sui-CCF.pdf

[2] Si veda http://download.kataweb.it/micromega/monetafiscalegratuita.pdf. Il nocciolo del progetto di moneta fiscale è stato sviluppato da Marco Cattaneo nel suo libro con Giovanni Zibordi, e con prefazione di Biagio Bossone, La soluzione per l’euro. 200 miliardi per rimettere in moto l’economia italiana, Hoepli, 2014.

[3] Si vedano il Sole 24 Ore http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-11-23/la-liquidita-esce-porta-ma-rientra-finestra-l-80percento-soldi-pompati-bce-il-qe-e-parcheggiato-francoforte-102006.shtml?uuid=ACuMiUfB e l’articolo di Thomas Fazi http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/capitali/Cosi-e-fallito-il-QE-di-Mario-Draghi-31849

(23 novembre 2015)

http://temi.repubblica.it/micromega-online/rilanciare-l%e2%80%99economia-italiana-con-la-moneta-fiscale-l%e2%80%99analisi-di-mediobanca/


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AlbertoConti
Membro
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Post: 1539
 

Il governo attribuirebbe (senza corrispettivo, ovvero gratuitamente) i CCF a cittadini e aziende e utilizzerebbe i CCF anche per i pagamenti della pubblica amministrazione.

E te pareva che anche Mediobanca si accodava a questa idea del c....o!

L'avessi proposta io mi davano (giustamente) dell'idiota, di quello che ha inventato il moto perpetuo, o l'albero delle monete d'oro di Pinocchio.

E allo spieghiamo ancora una volta, a chi non ha tempo di riflettere su tutto (visto anche il momento inflazionato da eventi tanto gravi quanto straordinari), in due parole dov'è il trucco, e quindi l'inganno.

Quando lo Stato riceve in pagamento delle normali imposte questi CCF, non li può trattare come un normale gettito fiscale, rispendibile subito. Deve necessariamente annullarli, distruggerli, mettendo a bilancio le mancate entrate corrispondenti (ricordo che per danno erariale si va anche in galera). E parliamo di 80 miliardi tanto per cominciare, non di bruscolini. Solo che se ne accorgerà quello dopo Renzi (due anni dopo ...).

E allora com'è che si fanno quadrare i già disastrati conti? (c....a su c....a il pareggio di bilancio lo hanno già fatto "legge costituzionale", quindi c'è da aspettarsi anche questa dagli stessi cialtroni) Emettendo altri CCF? Nooooooooooooo, cari genietti del bosco (mi dispiace solo per la memoria del compianto Gallino che si era prestato a scrivere una cortese prefazione). Perché i nuovi CCF non sostituiscono i vecchi (come BOT e CCT), ma vengono gettati dagli elicotteri sulla folla, GRATIS!!!!

Nessuno dei suddetti genietti ha mai sentito il detto "pasti gratis no ghe nè"?

Ma quello che più mi manda in bestia, e che con queste genialate si dribbla il problema dei problemi, l'euro, il vero motore della debacle italiana (ed europea) 👿 👿 👿 👿 👿 👿 👿 👿 👿 👿 👿


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mincuo
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Il saggio di Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Stefano Sylos Labini è vecchiotto ed è la bruttissima copia dei MEFO Bills Tedeschi del 1933.
Che però: primo erano a breve (6 mesi), secondo (e soprattutto) alla loro base avevano un piano industriale di prim'ordine, terzo non avevano molte altre possibilità, quarto era un circuito chiuso, non arrivava alla gente, ma restava nell'industria.
Senza investimenti massicci l'1,2 "prudenziale" è abbastanza comico a mio giudizio. Non è il credito che manca.
Inoltre non tiene conto degli effetti sul mercato finanziario. Quello Italiano è uno stock importante di titoli, circa 1850 miliardi. Il fatto è che (a memoria) con i CCF anticipi 2 anni di parte del gettito fiscale futuro.
E senza un piano industriale di grande respiro.
Gli operatori lo prendono per quello che è, se non ha una destinazione straordinaria, cioè fare cassa andandosi a prendere incassi futuri.
E vendono BTP il giorno stesso che sanno da insider che il Governo ha intenzione, neanche quando poi eventualmente l'approvano.
Il che significa che i tassi salgono. E che fai fatica a classare anche.
E un solo punto sui tassi sono circa 5 mld il primo anno, 10 il secondo, 15 il terzo, 20 il quarto, 25 il quinto, 30 il sesto e lì circa si stabilizza ogni anno.

E' una strada possibile solo se dietro ha un piano di investimenti molto buono. E i soldi vanno lì, non su spesa corrente.
Ma allora meglio era quello che provava Tremonti, cioè a scorporare per legge quella spesa dai vincoli di Maastricht (deficit/Pil) anche sottoponendo i progetti a un controllo Europeo.
E finanziarla con emissioni regolari apposite, senza anticipare incassi futuri.

Tra parentesi non è solo l'Italia. E' l'Europa che dovrebbe fare un grande piano industriale, infrastrutturale, ambientale ecc..di questo tipo per tutti i Paesi e finanziarlo con emissioni Europee.
La questione è che non vogliono che l'Europa cammini e che si sviluppi autonomamente. Tutt'altro.
Non è che abbiano bisogno di Bossone o Cattaneo o Sylos Labini...
Sono i meglio in circolazione tra FED, BCE e JPM, Goldman Sachs, UBS ecc.. che sono circa la stessa cosa poi....sotto quel profilo.


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E' una strada possibile solo se dietro ha un piano di investimenti molto buono. E i soldi vanno lì, non su spesa corrente.
Ma allora meglio era quello che provava Tremonti, cioè a scorporare per legge quella spesa dai vincoli di Maastricht (deficit/Pil) anche sottoponendo i progetti a un controllo Europeo.
E finanziarla con emissioni regolari apposite, senza anticipare incassi futuri.

Tra parentesi non è solo l'Italia. E' l'Europa che dovrebbe fare un grande piano industriale, infrastrutturale, ambientale ecc..di questo tipo per tutti i Paesi e finanziarlo con emissioni Europee.
La questione è che non vogliono che l'Europa cammini e che si sviluppi autonomamente. Tutt'altro.

premesso che concordo sugli altri punti , commento solo i passaggi che non condivido : secondo me il punto centrale non è che non vogliono che l'europa
si sviluppi autonomamente (per quanto è ovvio che Eu sia e nasca per essere colonia Us , ne ho letto di recente...) è che non è possibile una politica di sviluppo 'omogenea' o che vada bene a tutti i paesi o anche solo
a quelli dell'eur..Infatti per enegia infrastrutture etc ognuno ha fatto
come gli pareva ...Prediamo l'italia dove il problema grosso della biliancia
del pagameti è venuto dal settore enegetico ..causa il prezzo del pretrolio
ma anche non avere fatto una politica seria nel settore energia e/o averla fatta male e/o non avere una politica di emergernza in caso di crisi
(poi se ne saranno anche approfittati ovviamente ,basta vedere a chi sono
andati cosi' male gli investimenti nel settore energia...)
Ogni paese ha interessi troppo diversi , francia con il nucleare non puo'
partecipare ad una politica di sviluppo energetico europea assieme all'italia
che ha problemi e interessi opposti (ma mi viene in mente solo la terribile
guerra in libia che prodi stesso ha denunciato come controaria agli interessi italiani ) Eu fallisce ed è fallimentare perchè non riesce a comporre interessi
anzi...(paradossalmente fa meno danno l'eur quasi ora ...iperbole)
Su infrastrutture e ambiete idem , interessi diversissimi , livelli di sviluppo
e consapevolezza diversi (ad esempio l'italia è molto indietro nell'applicazione di politiche di risparmio energetico ,per lo meno rispetto a Uk e Ger )
si è investito molto sui tunnel che sembra essere una pessimo investimento
quanto sono praticamente pronti i tir con alimentazioni ibride elettriche e a guida e navigazione (semi) automatica per lo meno in autostrada...
Insomma l'italia non doveva entrare nell'eur proprio perchè ha e aveva
un ritardo strutturale/infrastrutturale e il fatto di usare L'eur ha distorto
il 'suo' modello di sviluppo ...es: sviluppo energetico sul solare importando
pannelli dall'estero senza avere una rete appropiata a sfruttarli mi sembra una tipico esempio di distorsione da eur (per lo meno quando era molto sopravvalutato il reer 'commerciale' come lo chiami , ora il problema è soprattutto sul reer ulc ,sul costo del lavoro caro a causa della crisi di competitivita' del sistma per semplificare )


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Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
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poi aggiungo che il suo debito 'pubblico' un paese come l'italia
deve tenerselo e gestirselo in casa (per quanto come sia stato gestito
negli ultimi 30 y lascia piuttosto basiti ) possibilmente come fa il giappone
e comunque presso investitori istituzionali nazionali ( e/o magari al limite Us fintanto che rimani colonia militarmente occupata)
perchè è ovvio che al momento del bisogno^ Germania e francia ti destabilizzano ...come infatti è accaduto (poi ovvio che non è colpa della germania il modello di sviluppo sbagliato e gli errori e soprattutto l'approfittarsi
dell'Eur da parte degli oligarchi italiani -settore edilizia-...per delocalizzare e privatazzare i profitti per socializzare le perdite...con il risultato di una grande perdita di competitivita' del sistema di degrado di decadenza ..e non parlo di come è stata gestita l'immigrazione perchè non è affatto secondario ed è funzionale al modello di sviluppo scelto...scimiottare il mercantilismo tedesco facendo pressione sui processi per tenere bassa l'inflazione..)


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mincuo
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 6059
 

Condivido. Però spiego meglio cosa intendevo.
Che ogni Paese progetta i suoi investimenti come prima, solo che il finanziamento può essere Europeo ed essere scorporato da deficit/Pil quando rientra in un piano Europeo che quindi compendia, ammette, coordina, approva questi progetti Nazionali, se rientrano in un progetto, in una visuale, in un piano complessivo Europeo che dovrebbe a mio avviso esserci e che appunto travalica l'interesse nazionale. O viceversa invece "sconsiglia", pur non proibendolo, un progetto nazionale, non permettendogli di scorporarlo dai parametri di Maastricht e non organizzando un finanziamento sovranazionale.
Questo incoraggerebbe la convergenza verso alcune tipologie comuni o adattamenti in questo senso.
Altrimenti continua a non voler fare l'Europa salvo la gabbia dell'EUR e la misura dei fagiolini oltre a una serie di regolamentazioni che altrettanto non vanno bene per ognuno e che però impone.

Comunque io non ritengo che vogliano uno sviluppo armonico, ma vogliano e da tempo arrivare a un modello preciso di società, accelerando anche le vie per arrivarci. Non solo qui, anche in USA.
Questo passa anche per una serie di disagi, difficoltà, disfunzioni, problemi sociali, precisamente cercati e creati, che favoriscano o spingano un cambiamento verso quel modello, e non perciò situazioni dovute solo al contingente.

E' un discorso piuttosto lungo, ma questa è la mia opinione di fondo.


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istwine
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Registrato: 2 anni fa
Post: 824
 

scimiottare il mercantilismo tedesco facendo pressione sui processi per tenere bassa l'inflazione..)

Cosa intendi per mercantilismo tedesco?


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ohmygod
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 570
 

so che la deduzione è siocca, mentre lo rileggevo è tornata in mente, prima, un tipo di economia secondo Keynes, poi,un tipo di finanza, di una epifania secondo Kaynes.


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