Motivo trascendente
 
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Motivo trascendente


GioCo
Noble Member
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"Scrivi", mi disse un giorno uno sciamano, "scrivi tutto quello che ti viene in mente, ti aiuterà". "Verba volant scripta manent", dicevano i latini e però, avendo dislessia e memoria fonetico-verbale, non ero mai stato d'accordo.

Scrivere per me è costoso al contrario che parlare, significa spendere a volte ore per fermare pochi concetti tra gli infiniti di importanza capitale e nemmeno in via troppo corretta, dal punto di vista grammaticale e sintattico. Poi raggiungere una scorrevolezza e una padronanza sufficiente a rendere ciò che scrivo almeno significativo, anche per poterlo solo rileggere "piacevolmente", ci sono voluti anni di intense frustrazioni. Un po' come Vittorio Gassman che raccontava di come avesse duramente lavorato sulla sua voce tutta la vita per renderla teatrale.

Questo a dimostrazione dell'evidenza evidente che non controlliamo nulla del nostro Fato a parte le illusioni.

Tuttavia quando rileggo quello che ho scritto mi capita spesso di pensare: "ma chi l'ha scritto ?" come se il contenuto non fosse promanato da me. Poi ricordo "l'esperienza", tutto il flusso di pensieri che mi ha portato a scrivere quelle cose e rimango basito... Da dove venivano ? Qual'è la loro origine ? Dato come mi risuonano dentro, non posso rimanere indifferente... Spesso avverto che quei contenuti non mi appartengono, non hanno nulla a che fare "con me", cioè con questa vita terrena. Nel senso che ci sono persino termini che non ho mai sentito, ma che uso esattamente conoscendo il significato, nel posto giusto al momento giusto. Per uno che vive di memoria fonetico-verbale, sconcertante. Certo, la mia memoria mi tradisce poi con i sostantivi e questo può spiegare qualcosa. Non quando però le parole manco sono italiane, ma appartenenti a radici linguistiche semisconosciute. Mi è capitato per esempio di "inventarmi fonemi" letteralmente di sana pianta solo perché mi piacevano i suoni e poi dopo anni ho scoperto che facevano parte integrante di certe battaglie storiche, per esempio. Ogni volta tutto questo mi lascia perplesso. Tutto potrebbe essere allo stesso tempo inscritto al caso o ad altri fenomeni corporei non meglio precisati, ma anche ad altre spiegazioni "logiche" non terrene.

Ognuno di noi incarna la sua propria "missione". I nostri pregi e in nostri difetti ci appartengono solo per l'aspetto esteriore che viene coltivato in modi che rimangono impensabili all'umana natura. Essi promanano da altro, da una fonte attenta ad ogni più piccolo particolare. Sbadati come siamo è difficile rendersene conto.

Ognuno di noi è parte di un corso e ricorso storico, di eventi fittamente intrecciati tra loro che sono stati vissuti e non appartengono più alla memoria storica, ma non sono scomparsi. Che senso avevano ? L'ho chiesto al mio Maestro Interiore e al solito la risposta è arrivata nel dormiveglia mattutino, quando siamo "più distratti" e meno sulla difensiva, ma comunque abbastanza carichi.

"Ho ucciso, ho rubato, ho usato violenza contro il debole e l'indifeso, ho fatto tutto quello che non si doveva e ho goduto nel farlo". E' iniziata così... Con quel "goduto" sottolineato al solito non a parole, ma con precise guide sottili (=lievi sensazioni poi verbalizzate).

Come poter almeno ascoltare, quando siamo così pregni di noi stessi, un tale suggerimento effimero ? Eppure è la forza forte che nemmeno ha bisogno di imporsi. Tuttavia le sensazioni vengono tradite dalle parole. Ci sono cose che si sceglie di non dire ma che cambiano il signifcato e il significato non era insistere su quel termine, sul godimento nel commettere il Male evidentemente riferito ad altre rinascite passate.

"Sapevo che era sbagliato, per ciò, ho legittimato il Male così da poterlo commettere: era colpa di mio padre, del mio capo, era la volontà di Dio, del mio popolo, era per vendetta, per giustizia, per la memoria dei miei avi... Era per qualsiasi cosa potesse permettermi di procedere... Lo sapevo, l'ho sempre saputo !".

Quando il Maestro Interiore "parla" (a modo suo dato che poi mi tocca "tradurre") spesso ciò che dice è inaccettabile perché è il cuore stesso delle cose che abbiamo rifiutato e siccome non le abbiamo ascoltate, tutte e fino e in fondo, quando anche ci è dato almeno di iniziare a riconoscerle, siamo come "bloccati" dalla premessa ed è specificatamente questo blocco la causa della maggior parte della nostra sofferenza più sentita. Tuttavia procedere all'ascolto, andare oltre, è spesso impossibile, perché si reagisce di impulso e senza controllo. Il motivo è semplice: il Basso Astrale installa veloce pensieri bloccanti, apposta. Va da sé che rimuoverli è un lavoro su se stessi immane. Per fortuna non può farlo senza il nostro contributo, quindi in un certo senso sappiamo sempre cosa ci blocca. Affrontarlo è però tutta un altra storia.

E' un percorso lungo, periglioso, stretto, con molte cadute rovinose e senza garanzie, oltre che molto scomodo, per ciò non fa che dissuaderti. Ma non è un percorso nascosto. Tutt'altro: rimane in bella vista e spesso per noi rappresenta un monito, una minaccia, un presagio di sventura, quando non proprio ed esattamente "tutto l'impensabile". 

Allo stesso tempo noi non abbiamo "meriti", quello che il Fato comanda, lo viviamo. Se devi uccidere qualcuno ed è contrario a tutto ciò in cui credi, l'intreccio degli eventi non farà che complottere per arrivare a farti compiere quell'atto e tu non puoi farci proprio nulla.

La mia domanda quindi, originaria, rivolta al mio Maestro Interiore era che senso aveva tutto ciò. Il senso, mi ha risposto, è trascendenza. E' il senso stesso di un percorso come quello che compie il fiume dalla cima del monte al mare. Un percorso tortuoso e carico di arricchimenti vari, tanto che l'acqua che dal ghiacciaio procede, non arriva uguale al mare.

Ci si arricchisce quantitativamente di più all'inizio, ma è alla fine che il carico di qualità raggiunge il suo apice. Tutti siamo nel medesimo percorso, alcuni più palesato, altri meno.

Noi siamo sempre e solo esposti all'impensabile che ci riguarda strettamente. In un certo qual modo è "il nostro impensabile". Esso prelude a un chiaro destino, il nostro destino. Che conosciamo benissimo, ma che non facciamo altro che rifiutare, non perché sia disperazione, ma solo perché è il nostro destino inaccettabile. Questo rifiuto che avviene a un livello interiore profondo, non di facile raggiungibilità, sorveglia ciò che chiamo "dimenticanza", che non è un dimenticare, ma più un voler non ricorare. Come per un trauma ma anticipato. Paradossalmente è per "il nostro bene". Faccio un esempio per chiarire: se tu sai che nel tuo futuro dovrai ammazzare il tuo migliore amico o comunque qualcuno a cui vuoi profondamente bene, cosa non faresti per cercare di evitarlo ? Tutto, ovviamente. Ma pure dovesse riguardare il fato di un altro. Vedere, può essere un peso tale da risultare insopportabile per un umano. Per ciò rendiamo ciechi noi stessi e lo facciamo in molti modi, la legittimazione è uno di questi.

Dov'è la colpa in tutto ciò ? Dov'è il perdono ? Esistono, possono sopravvivere alla luce di queste dinamiche ? Si, ma non nella forma in cui è accettabile credere.

Se non dominiamo altro che la superficie delle cose, il responsabile, colui che domina il destino è lo stesso che può perdonarsi per quello che fa... Quindi perché lo fa ?

Il motivo trascendente è sorgente di "Gioia e Amore" impersonali. Ma perché sia pregno di significato, cioè reso sensato e logico anche per l'uomo, è obbligatorio fare esperienza di ciò che ci allontana dalla sua origine. Questo processo è anche noto come "arricchimento" del piano terreno. Come la pianta che depone la foglia che poi marcisce nel terreno, quella foglia che ha catturato luce solare traducendola in sostanza minerale e che arricchisce il terreno e rende la vita vegetale futura sempre più rigogliosa. Anche le condizioni dovessero cambiare, per esempio desertificando, ciò che non risparmia la vita vegetale, però non rende nullo l'arricchimento minerale e quella polvere andrà comunque a nutrire gli oceani e a chiudere un cerchio ancora più vasto e potente dei quello percedente.

Il senso quindi è quello di un processo che promana da una fonte e prosegue verso un unica direzione, quella che permette l'arricchimento del Piano Terra.

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