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Napoleoni: la secessione catalana è orfana di una moneta


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La secessione catalana è orfana di una moneta

di Loretta Napoleoni - 29 ottobre 2017

Continua il braccio di ferro tra Madrid e Barcellona. Per fare qualche previsione vale la pena fare un confronto con il Québec, quando nel 1995 la provincia cercò di lasciare il Canada. Si trattò di un secondo referendum per chiedere agli elettori, in lingua francese ed inglese, se il Québec doveva proclamare la sovranità nazionale e diventare un Paese indipendente. Come nel caso del referendum catalano, il Québec non aveva il diritto di separarsi, sia secondo la legge internazionale, sia secondo quella canadese. Nel referendum scozzese, invece, la Scozia aveva il diritto costituzionale di lasciare il Regno Unito. Anche nel caso della Brexit, esisteva un articolo del trattato di Lisbona secondo il quale era possibile uscire dall’unione. Il caso catalano, dunque, è simile a quello canadese.

Tuttavia l’atteggiamento del governo centrale spagnolo è stato completamente diverso da quello nordamericano. La Corte suprema canadese aveva dichiarato che anche se il Québec non aveva il diritto di separarsi, il governo federale avrebbe rispettato la decisione democratica presa dall’elettorato. Nel caso catalano, la Corte suprema spagnola ha subito decretato incostituzionale il referendum ed il governo ha parlato di secessione. L’atteggiamento del governo centrale, non addolcisce la pillola della separazione che il settore privato deve digerire.

Anche se il referendum del Québec del 1995 avvenne con la garanzia di un accordo politico ed economico provocò la fuga delle aziende dalla provincia. Ed una volta partite, le aziende non sono più tornate. Nel 1990 ben 96 quartier generali delle principali 500 aziende del Canada erano ubicati nel Québec. Nel 2011 questi erano scesi a 75. Anche la Banca di Montréal oggi ha il suo quartier generale a Toronto.

In Catalogna si sta verificando lo stesso fenomeno. Dal 2 ottobre, secondo i dati dell’Associazione spagnola dei registri commerciali, un totale di 1.501 aziende hanno trasferito la loro sede ufficiale ad altre regioni spagnole. 107 se ne sono andate in blocco in una giornata, martedì scorso. La grande maggioranza (1.342) di queste imprese è nata ed era ubicata nella provincia di Barcellona, mentre 33 se ne sono andate da Girona, 61 si sono trasferite da Lérida e 64 da Tarragona. Il motivo principale che spinge le imprese ad andarsene è la moneta. L’indipendenza catalana lascerebbe il nuovo Stato senza una banca centrale in quanto questo automaticamente uscirebbe dall’Ue. La Catalogna fa parte dell’Unione in quanto regione di uno dei suoi membri, lo Stato nazione spagnolo. È questo un ostacolo insormontabile. Quanti catalani ne sono a conoscenza? Ahimè, pochi dal momento che non c’è stata vera campagna elettorale come in Scozia sui pro ed i contro del referendum.


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