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Oswald Spengler: aurore e tramonti del Secolo Breve


Davide
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«Il suo libro è inferiore alla critica. Né io mi darò la briga di discuterlo e confutarlo. C’è di meglio da fare»: bastarono le altezzose parole di Benedetto Croce a ritardare di decenni la traduzione italiana de Il tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler, uscito esattamente un secolo fa, in sincrono col naufragio della Belle Époque nelle tempeste d’acciaio della Prima guerra mondiale. Un anniversario sistematicamente ignorato, ha scritto Ernesto Galli della Loggia («Corriere della Sera», 16 novembre 2018), offuscato forse dal sinistro timore che la catastrofe del nuovo millennio, ormai sotto gli occhi di tutti, sia esattamente quella anticipata nelle pagine di uno dei capolavori della cosiddetta Kulturcrisis. Un silenzio non assoluto, tuttavia: oltre al suo saggio uscito sul nuovo numero di «Vita e Pensiero», tra le iniziative dedicate al capolavoro spengleriano va segnalato il convegno Aurore e tramonti del secolo breve, che si terrà all’Università degli Studi di Milano il 20 novembre. Organizzata dalla rivista Antarès, da l’Intellettuale Dissidente e dall’AISBE (Accademia Internazionale di Scienza della Bellezza), la giornata di studi ospiterà dieci relatori, che stileranno un bilancio critico del Tramonto. Un libro la cui portata era e resta rivoluzionaria, con l’idea di una «rivoluzione copernicana della storiografia» allergica all’eurocentrismo (tutto «tolemaico») di chi vede nella modernità l’apice dell’evoluzione umana, ragionando secondo l’algida scansione antichità-medioevo-età moderna, con il «paesaggio dell’Europa occidentale» che, secondo Spengler, «va a costituire il polo immobile […] intorno al quale millenni di storia più possente graviterebbero». Secondo quest’antiquata visione del mondo la complessità della storia universale viene azzerata in una linea progressiva che punta dritta al migliore dei mondi possibili – il nostro, tanto per cambiare – il cui vangelo è un razzismo storiografico senza pari, esercitato in nome di valori come «la sovranità della ragione, l’umanitarismo, la felicità dei più, l’evoluzione economica, l’illuminismo, la libertà dei popoli, l’assoggettamento della natura, la pace mondiale».

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