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PRESSTITUTE-a proposito di Riccardo Iacona e dei nostri eroi


marcopa
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Mondocane controblog di Fulvio Grimaldi

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/09/presstitute-proposito-di-corrado-iacona.html

GIOVEDÌ 1 SETTEMBRE 2016

PRESSTITUTE - a proposito di Riccardo Iacona e dei nostri eroi dell'informazione altra

"In questi tempi difficili è opportuno concedere il nostro disprezzo con parsimonia, tanto numerosi sono i bisognosi". (La Rochefoucauld)
"Non mi sconvolge che mi hai mentito. Mi sconvolge che d'ora in poi non potrò crederti" (Friedrich Nietzsche)
"La gente non crede alle bugie perchè deve, ma perchè lo vuole" (Malcolm Muggeridge)

Riccardo Iacona, già mio collega al TG3 e considerato da allora un raro esempio di giornalismo investigativo onesto e perspicace, o ha fatta la sua lucida savianata erigendosi un piedistallo con alcune trasmissioni eterodosse e fuori dal seminato sistemico per poi, dall'alto della credibilità conseguita, sparare informazione tossica sui fedeli; o ha subito una conversione sulla via del deposito di Paperon de'Paperoni. In particolare le due ultime puntate di Presa Diretta sono con ogni evidenza formale e contenutistica operazioni in linea con interessi e dettami dei servizi e delle multinazionali.

Tanto elementari e scoperte, quanto indecenti nel loro intento propagandistico, tale da marchiare l'autore della nobile qualifica di presstitute, hanno, la prima, esaltato gli OGM che gli Usa, attraverso il letale e tecnonazistico TTIP vogliono imporre all'Europa e, la seconda, ripercorso tutta la costruzione imperialista di demonizzazione dell'Egitto laico e indipendente di Al Sisi, attraverso la vicenda del collaboratore del genocida John Negroponte (Oxford Analytica), Giulio Regeni, con ogni probabilità sacrificato dai suoi sponsor spioni per preparare l'opinione pubblica all'ennesima aggressione a uno Stato arabo laico, indipendente, nazionale.

Ridottosi a cantore delle virtù degli OGM e delle nequizie del presidente Al Sisi, Jacona non ha nemmeno preso in considerazione il trucco elementare di ogni disinformatore di far parlare anche una voce contro, magari in subordine, minoritaria, debole, ma contro. Due ore di soffietti appassionati per gli OGM e non un controcanto della vastissima schiera di scienziati che ne hanno documentato gli effetti negativi. Idem per Regeni e l'evidentissima manovra di destabilizzazione di un paese arabo che si permette di entrare in campo sul suo vicino arabo che altri vogliono depredare e che, a dispetto di una strategia USraeliana di lungo respiro di frantumazione delle nazioni arabe, via i Fratelli musulmani e Morsi, resta in piedi e non si fa tappare gli occhi da stelle e strisce.

Iacona si era già accreditato dove conviene quando, poco dopo il genocidio libico per mano del mostro imperialista, aveva mandato in onda un gruppo di gaglioffi di matrice Cia e Soros per giustificare la distruzione di un paese felice e prospero attraverso la solita grossolana satanizzazione del suo leader. Era arrivato a dire che nel paese più avanzato e scolarizzato d'Africa non c'erano nè scuole, nè tribunali.

Non stupisce che gli ascari di Renzi, Campo Dall'Orto, Monica Maggioni, Irene Bignardi (della cosca Sofri), nella tempesta di epurazioni di gente che non era sufficientemente facinorosa nel sostegno al mafioregime, abbiano risparmiato Jacona. Come Gabanelli, come Formigli, come Santoro...
E c'è chi li chiama giornalisti.

Romano Vallarin Condivido e non solo per gli OGM e Regeni, ma per la puntata sulle vaccinazioni: è lo stile che mi sorprende in odore di propaganda e senza contraddittorio. Mi spiego: per quanto riguarda Regeni ha intervistato tutti dissidenti all'estero (alcuni addirittura a Washington); non ha fornito UNO STRACCIO di prova a sostegno ma solo attacchi contro Al SISI , paragonando il regime Egiziano pari ai generali Argentini con migliaia di desaparecidos e torturati. Solo congetture, supportate dal nulla con lo sfondo di Humans right watch che tutti ben sappiamo chi sia. Una spazzatura senza fine. Fa schifo. Impossibile ogni critica sul loro canale perchè sparano la stessa notizia ogni 10 minuti e il tuo commento finisce nella fogna a stretto giro.


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marcopa
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Regeni ha lavorato un anno con Oxford Analytica e questo non dimostra niente.
Sottolineo con forza pero' questa collaborazione al fine di tenere il piu' possibile lontanto o il piu' possibile difficili i contatti tra i ricercatori "umanitari" e i servizi segreti delle potenze della Nato.

Anche la deputata laburista Fox, uccisa prima del referendum sulla Brexit, aveva studiato a Cambridge ed era a capo del gruppo dei deputati europei vicini agli Amici della siria, cioe' ai paesi Nato e petromonarchie che fomentano da 5 anni la guerra alla Siria.

Marcopa

Ecco chi è il fondatore di Oxford Analytica

David Young (Watergate)
From Wikipedia, the free encyclopedia

For other people named David Young, see David Young (disambiguation).
David Young
David R. Young, photo portrait as staff assistant to National Security Council.jpg
Personal details
Born November 11, 1936 (age 79)
Jersey City, New Jersey, U.S.
Political party Republican
Alma mater Wheaton College, Illinois
Queen's College, Oxford
Cornell University

David R. Young (born November 10, 1936) is an American lawyer, businessman and academic. He served as a Special Assistant at the National Security Council in the Nixon administration and an Administrative Assistant to Henry Kissinger. He has lived in the United Kingdom since the mid-1970s.

Contents [hide]
1 Early life, education, family, and early career
2 Joins Nixon White House
3 Watergate involvement
4 Moves to England
5 References

Early life, education, family, and early career[edit]

Young was born in Jersey City, New Jersey. He received degrees from Wheaton College, Illinois, and Queen's College, Oxford, as well as a law degree from the Law School at Cornell University, New York. In 1965, he was employed with law offices of Millbank, Tweed, Hadley and McCloy, New York.

He is married to Suzy, and they have five children: Bradden, Catherine, Christina, Davy, and Cameron.

Joins Nixon White House[edit]
Young began his work for the Nixon administration in 1969 when he was appointed Special Assistant to the National Security Council. In 1971, Young worked with Egil Krogh, deputy to John D. Ehrlichman. This assignment was concerned with domestic and external security.

In this role, Young investigated information leaks within the Nixon administration, ultimately being jointly responsible with Egil Krogh for the founding of the White House Special Investigations Unit, subsequently known as "The Plumbers" ("We stop leaks"). (It is said that Young's grandfather was a plumber, and that this was his inspiration for the name.)

Watergate involvement[edit]
E. Howard Hunt and G. Gordon Liddy, of the Plumbers unit, participated in clandestine (and ultimately illegal) activities, the most notorious being the attempted 1971 burglary of the offices of Daniel Ellsberg's former psychiatrist and the attempted 1972 burglary of the Democratic National Committee offices at the Watergate complex.

During the investigation of these attempted burglaries, Young was granted limited immunity on the motion of the Senate Select Committee on Presidential Campaign Activities (the "Senate Watergate Investigation Committee") and the approval of United States District Judge John J. Sirica, on July 5, 1973.

Moves to England[edit]
Young subsequently returned to Queen's College, Oxford, where he completed a doctorate. He founded Oxford Analytica, a politics and economics consulting firm, from which he retired in 2015. The basis of the format for its briefings was the "Presidential Daily Brief" which he helped Henry Kissinger prepare for Nixon.

Since 1975, Dr Young has also served as Lecturer in Politics at Queen's College, University of Oxford. He is a Senior Associate Member of St Antony's College, a Dominus Fellow of St Catherine's College, and Senior Common Room Member of University College. He has served as an Associate Member of the Royal Institute of International Affairs and the International Institute of Strategic Studies since 1980.

References[edit]

chi è Negroponte, Intervento al Senato di Gigi Malabarba, ex Prc, ex Sinistra Critica,

Marcopa

CASO CALIPARI IL MANDANTE E' JOHN NEGROPONTE (INTERVENTO Gigi malabarbe al SENATO)

IL MANDANTE E' JOHN NEGROPONTE

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Malabarba. Ne ha facoltà.
MALABARBA (Misto-RC). Quel che più mi ha turbato in questi giorni, signor Presidente del Consiglio, se avesse la bontà di ascoltare il nostro dibattito, è stato l'intervento sui giornali di alcuni cinici editorialisti che hanno definito "furbetti" gli italiani, attaccando il suo Governo nell'unico momento in cui ha tentato di attivare giustamente un'iniziativa umanitaria per salvare delle vite.
Dirò di più: non mi appassiona neppure il cosiddetto scontro sul ritiro o meno delle truppe italiane dall'Iraq, che, come è noto, noi riteniamo, come Rifondazione comunista, doveroso e da attuare immediatamente. Non mi appassiona se resta viziato, com'è ora, da tatticismi inaccettabili che allignano in entrambi gli schieramenti. E se non si fa luce sul nodo vero di questa vicenda, che non è stato neppure sfiorato.
Attorno alla liberazione degli ostaggi, infatti, si è giocata una partita decisiva che contrappone gli interessi immediati, ma anche politico-strategici, di Europa e Stati Uniti in Medio Oriente, come si rileva dal giudizio opposto a quello americano sull'andamento e gli esiti di questa guerra (anche da parte dei nostri Servizi).
Con tutto il rispetto, è questa l'unica chiave di lettura seria di questa tragica vicenda, le cui implicazioni sono assai più rilevanti che non la velocità della Toyota Corolla.
Lei, Presidente, non se la può cavare né con le quattro parole di circostanza concordate con Bush, né pensando di pilotare un'inchiesta finalizzata, fin dall'inizio, ad appoggiare l'autoassoluzione e l'impunità americana per questo omicidio.
Dico in questa sede quello che molti analisti pensano ma stentano a pronunciare, e mi assumo la piena responsabilità delle deduzioni politiche - perché di questo si tratta - chiedendo di allegare al Resoconto della seduta odierna le parti del discorso che non avrò il tempo di esporre.
Io accuso, signor Presidente, John Dimitri Negroponte, ambasciatore americano in Iraq fino a poche settimane fa (prima di diventare il capo dei quindici Servizi segreti degli Stati Uniti), presente a poche centinaia di metri dal check point 541 nello stesso momento della sparatoria, di essere il responsabile della pianificazione e realizzazione cosciente del contesto ambientale che ha portato all'assassinio di Nicola Calipari e al ferimento di Andrea Carpani e Giuliana Sgrena.
Avete cercato di circoscrivere il dissenso fra Italia e Stati Uniti, reale e molto aspro, alle modalità di funzionamento di quel check point palesemente illegale, ma avete volutamente evitato di rendere palese il vero contenzioso tra la linea trattativista e la linea della fermezza che ha provocato l'intervento di Negroponte, e non solo in questa circostanza.
La guerra globale e preventiva e l'azione non convenzionale contro il terrorismo, definita nella cosiddetta "Opzione Salvador" da Negroponte lo stesso anno, perché ricavata pedissequamente dai propri manuali di controinsorgenza messi in opera in Centro-America, non ammette sconti e ambiguità neanche da parte degli alleati.
Ho visto io stesso direttamente i check point tomba, senza responsabili, all'opera proprio in Salvador e la dinamica concreta dei fatti tra le ore 20 e le ore 20.55 del 4 marzo ne rappresenta una clamorosa conferma da manuale.
Non solo non si avvisa la pattuglia dell'a
rrivo dell'auto di Calipari, non solo non si smobilita il check point volante quando Negroponte (che di lì - come è noto - non è mai passato) è già arrivato a destinazione da tre quarti d'ora, ma addirittura si segue l'agente del SISMI, persino con precisione millimetrica, sulla traccia del suo satellitare, prima spento, per evitare appunto di essere localizzato, e poi riacceso dopo la liberazione di Giuliana Sgrena.
Le mie sono - lo ripeto - deduzioni politiche. Ho presentato su questi argomenti interpellanze, anche con rito abbreviato, e chiedo una risposta che non è contenuta in tutta evidenza nelle odierne comunicazioni del Presidente.
Mi auguro però che la magistratura italiana, nonostante gli incredibili ostacoli frapposti dagli Stati Uniti, sia posta nelle condizioni almeno di aprire un capitolo di inchiesta sul ruolo dell'ex ambasciatore americano, se alla memoria di Calipari si vuole dedicare un briciolo di verità e se si vuole rendere onore anche a chi non ha neppure avuto la possibilità di essere ricordato con tutti gli onori. (Applausi dal Gruppo Misto-RC, della senatrice Bonfietti e del senatore Marino).


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marcopa
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/15/giulio-regeni-e-le-ricerche-sulle-opposizioni-ad-al-sisi-in-inghilterra-una-possibile-pista/2466781/

Giulio Regeni e le ricerche sulle opposizioni ad Al-Sisi: in Inghilterra una possibile pista

Il giovane italiano torturato e ucciso al Cairo ha lavorato sul contesto politico egiziano per il suo dottorato all'Università di Cambridge. Dove ha anche collaborato con Oxford Analytica, società privata di "analisi globali" che annovera nel board pezzo grossi del servizi come l'americano Negroponte e l'inglese McCole. Esperienze comuni a tanti ricercatori, che però potrebbero aver avuto un ruolo nella vicenda

di A. Palladino e A. Tornago | 15 febbraio 2016

Una ricerca che dava fastidio. O qualche domanda “troppo” curiosa per gli imprevedibili equilibri egiziani. Ipotesi che in queste ore si incrociano e si addensano sulla morte di Giulio Regeni, il giovane e brillante ricercatore italiano torturato a morte al Cairo. Lo spunto investigativo rilanciato oggi punta sulla ricerca che Regeni stava svolgendo in Egitto, dove era arrivato lo scorso settembre per un’attività legata al suo dottorato per l’Università di Cambridge. Secondo quanto riportato da Repubblica e il Corriere della Sera, ad attivare l’interesse degli aguzzini di Regeni potrebbe essere stato un approfondimento, richiesto – o almeno supportato – da parte dell’Università inglese, da una prospettiva interna al mondo dell’opposizione egiziana.

Una pista che porta verso il Regno Unito, all’interno della comunità di ricercatori e accademici specializzati nello studio e nell’analisi del contesto mediorientale, con un focus geopolitico preciso: capire fino in fondo le primavere arabe, le opposizioni ai regimi militari – come quello di Al-Sisi, il presidente egiziano accusato di torture e repressione – i rapporti con l’islamismo e con le opposizioni. Un mix esplosivo, dove si muovono interessi economici enormi.

A pesare sul destino del ricercatore potrebbe essere stato anche altro. Giulio Regeni, come tanti altri ricercatori inglesi, viveva in un ambiente complesso, dove a volte il grigio è dietro l’angolo. Dove il mondo delle Università si incrocia e si mescola con la community degli affari, attraverso snodi chiave: società che per mestiere conducono ricerche accurate sugli scenari più rischiosi, intrecciando analisi tipica dell’intelligence con lo studio economico e sociale.

Da Oxford Regeni aveva collaborato con quel settore privato che cresce accanto alle grandi università. Secondo diverse fonti – confermate dalla consultazione del profilo professionale LinkedIn – Regeni ha avuto un rapporto lavorativo dal settembre 2013 al settembre 2014 con la società di consulenza inglese Oxford Analytica, una compagnia specializzata in “analisi globale” per multinazionali, istituti finanziari e governi. Il ricercatore assassinato brutalmente in Egitto aveva all’epoca già un background sul Medio Oriente. Oltre agli studi accademici – definiti da diversi docenti come brillanti – poco prima di entrare nel network della Oxford Analytica, Regeni aveva avuto un’esperienza di tre mesi al Cairo, come esperto dell’Agenzia Onu per la cooperazione industriale.

La Oxford Analytica è considerata mondialmente tra le aziende di analisi e ricerca più accreditate. Fondata nel 1975 da David Young – ex assistente di Henry Kissinger ed ex membro del National Security Council statunitense – oggi annovera nel board giornalisti esperti di Oriente, investitori internazionali e analisti provenienti da governi di diversi paesi, tra i quali l’ex sottosegretario di Stato Usa John Negroponte e l’ex capo dei servizi segreti inglesi Colin McCole.

Esperienze lavorative, queste, comuni a diversi ricercatori universitari del settore in Inghilterra. Un curriculum che, più della sua ricerca per il PhD di Cambridge, potrebbe aver fatto scattare la trappola di un servizio segreto.


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SeveroMagiusto
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mincuo
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Registrato: Dec 16, 2010
Messaggi: 6060

MessaggioInviato: Gio Ago 23, 2012 11:43 pm Oggetto: Era il 1880......

Nel 1880 John Swinton, redattore capo del New York Times e prossimo alla pensione, fu invitato a una grande cena in suo onore nella quale erano presenti tutti i maggiori giornalisti dell'epoca. Venne a un certo punto proposto un brindisi in onore della stampa indipendente, e così fu chiesto a Swinton di dire prima qualche parola. Lui si alzò e così parlò:

"In America, in questo periodo della storia del mondo, una stampa indipendente non esiste. Lo sapete voi e lo so pure io.
Non c'è nessuno di voi che oserebbe scrivere le proprie vere opinioni, e già sapete anticipatamente che se lo facesse esse non verrebbero mai pubblicate. Io sono pagato un tanto alla settimana per tenere le mie opinioni oneste fuori dal giornale col quale ho rapporti. Altri di voi sono pagati in modo simile per cose simili, e chi di voi fosse così pazzo da scrivere opinioni oneste, si ritroverebbe subito per strada a cercarsi un altro lavoro. Se io permettessi alle mie vere opinioni di apparire su un numero del mio giornale, prima di ventiquattr'ore la mia occupazione sarebbe liquidata.
Il lavoro del giornalista è quello di distruggere la verità, di mentire spudoratamente, di corrompere, di diffamare, di scodinzolare ai piedi della ricchezza, e di vendere il proprio paese e la sua gente per il suo pane quotidiano. Lo sapete voi e lo so pure io. E allora, che pazzia è mai questa di brindare a una stampa indipendente?
Noi siamo gli arnesi e i vassalli di uomini ricchi che stanno dietro le quinte. Noi siamo dei burattini, loro tirano i fili e noi balliamo. I nostri talenti, le nostre possibilità, le nostre vite, sono tutto proprietà di altri. Noi siamo delle prostitute intellettuali."

-John Swinton, redattore capo del New York Times nel 1880

Sono molto ma molto peggiorate le cose da allora. E uno Swinton oggi brinderebbe e basta. Nemmeno alla vigilia della pensione farebbe un atto di onestà intellettuale. Al massimo magnificherebbe la marca dello spumante, se la redazione gli avesse raccomandato di farlo perchè lo spumante è un buon inserzionista pubblicitario del suo giornale.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=51286


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annibale51
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Azz...se già nel 1880 in USA eravamo ridotti così...ma allora Goebbels cos'era, uno studente?


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marcopa
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Ci puo' essere una controinformazione forte, di questo sono convintissimo.

I siti che fanno controinformazione sui temi internazionali stanno crescendo.

Fulvio Grimaldi e' un esperto giornalista controcorrente che lavora in modo indipendente ma collabora con altri alla campagna contro la Nato.

I modi per aggregarsi su temi condivisi devono essere ancora trovati.

ma sicuramente i prossimi mesi vedranno crescere la controinformazione sui temi internazionali.


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