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Reddito di cittadinanza: l’errore di Auriti

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oldhunter
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REDDITO DI CITTADINANZA: L'ERRORE DI AURITI

Andrea Cavalleri

8 giugno 2016

Sollecitato dall’articolo dell’amico Blondet, vorrei offrire una chiarificazione teorica sull’argomento. (1)

Che io sappia, l’allocuzione “reddito di cittadinanza” nasce in epoca moderna ne “Il paese dell’utopia” di Giacinto Auriti.

Il motivo per cui il professore Abruzzese lo propose (insieme all’abolizione delle tasse) fu che considerava il denaro ricchezza, pertanto lo Stato, stampando denaro, avrebbe prodotto tutta la ricchezza necessaria per tutti.

Questo svarione nasce dal fatto che Auriti accettò l’antiquata ed errata definizione del denaro come unità di misura del valore ed elaborò a riguardo la bislacca teoria del valore indotto della moneta.

Il valore tuttavia è soggettivo e non misurabile perché cambia in relazione alle situazioni personali e al contesto ed è quindi un parametro del tutto inadeguato per definire alcunché.

Per inciso va detto che l’Auriti non fu l’unico a cadere in questo errore di spiegare il denaro con una teoria del valore, ma anzi lo condivide con quasi tutte le scuole economiche moderne (marginalisti, liberisti della scuola austriaca…) solo che fu il più coerente nel trarne delle conseguenze estreme.

Silvio Gesell, soprattutto nel terzo libro del suo “Sistema economico a misura d’uomo” (1917) discutendo la natura del denaro, all’interno delle dispute tra metallisti e cartamonetisti allora di grande attualità, si fa beffe delle teorie del valore e le smonta completamente, anche se non propone una definizione alternativa.

Questo lo faccio io, da alcuni anni, proprio sulla scorta delle impeccabili analisi di Gesell sulla divisione del lavoro.

Egli rileva che facendo ciascuno una cosa sola e avendo bisogno di tutto, entra in questa dinamica: 1) cede tutto il proprio lavoro in cambio di una quota di denaro, 2) con il denaro ricevuto si appropria di una minuscola frazione del lavoro di tutti gli altri.

Allora, sostengo io, dato che l’entità del mio stipendio determina quanto del prodotto del lavoro altrui può diventare mio, il denaro esercita la funzione di unità di misura della proprietà.

Utilizzando questa definizione anche il discorso dei redditi, privati o di cittadinanza, diventa chiarissimo.

Il sistema attuale è impostato in modo tale che le persone per vivere siano obbligate a procurarsi del denaro, cioè dei titoli di proprietà in bianco che si trasformeranno in proprietà effettiva di beni e servizi necessari nel momento in cui verranno spesi . Poiché il modo più semplice e tranquillizzante per procurarsi del denaro è lavorare, le persone vengono in qualche modo costrette a lavorare e con ciò a produrre quella ricchezza che potrà essere comprata col denaro (senza ricchezza, cioè beni e servizi, il denaro non serve a niente).

I punti deboli di questo nostro sistema stanno nel fatto che è possibile procurarsi il denaro (unico obbligo imposto) anche in modi che non creano nessuna ricchezza: per eredità, assistenzialismo, usura, speculazione finanziaria, gioco d’azzardo, nonché furto e delinquenza. Inoltre, cosa a cui stiamo assistendo in questi tempi, la manipolazione di prezzi e dei salari, anziché realizzare una meritocrazia, porta a disincentivare dei lavori utili e indispensabili e a premiare quelli meno utili e più parassitari.

Se invece si utilizza un sistema che distribuisce i soldi a tutti, si ottiene una situazione simmetrica con problemi opposti.

Ovvero, se tutti hanno i soldi, chi è il fesso che lavora per creare i beni e servizi necessari? (Quando si arriva alla fame poi si inizia a litigare).

Se il denaro è un titolo virtuale di proprietà ci deve essere qualcosa da possedere e se non si crea niente non si può possedere niente.

In questo secondo sistema dunque si dovrebbe imporre l’obbligo di lavorare.

Per certi versi, questo sistema sarebbe molto simile al comunismo sovietico, con i noti deficit di meritocrazia, di demotivazione per il lavoro, e di elefantiasi burocratica.

Tuttavia, considerando soprattutto le rivoluzioni tecnologiche prodottesi nell’ultimo secolo, si potrebbero sfruttare delle opportunità finora poco considerate.

Mi riferisco al problema, sempre più attuale, delle accresciute capacità produttive e robotizzate dell’industria moderna, che riduce costantemente il bisogno di personale.

Grazie al reddito di cittadinanza e al lavoro prestato come corvée obbligatoria, sarebbe superato l’attuale impasse per cui un piccolo gruppo di lavoratori deve correre sudare e fare gli straordinari, mentre un crescente numero di disoccupati entra in regime di povertà.

Per quanto riguarda la meritocrazia vedo due categorie di situazioni: per i lavoratori generici, fissato un obiettivo minimo di produzione mensile nel giusto standard di qualità, l’incentivo consisterebbe nella crescita del tempo libero: prima finite il lavoro senza sbagliare e prima andate a casa, o a fare sport, o quello che volete. Finché non avete raggiunto il minimo o se ci sono scarti da rimpiazzare, state al lavoro.

Per le professioni di concetto o di qualità, il premio per chi lavora meglio potrebbe consistere nel ricoprire le mansioni che più gli piacciono, lasciando le più noiose ai meno bravi.

Ma c’è un altro aspetto del mondo contemporaneo che trarrebbe giovamento dal ribaltamento del sistema.

Mi riferisco ai crescenti problemi dell’ambiente naturale.

Dato che scaricare sostanze inquinanti nel suolo, nelle acque e nell’aria “costa meno” che depurarle o cambiare metodi produttivi, l’attuale sistema incentiva la distruzione dell’ambiente. La riprova la si ha nella prima economia industriale del pianeta, cioè in Cina, dove gli abitanti delle maggiori città non sanno più che colore abbiano il cielo, i prati e i fiumi, avvolti come sono da una cappa di fumo grigio, al punto che il governo ha eretto maxischermi che illustrano agli ignari cittadini come sarebbero queste cose: cieli azzurri, alberi verdi e acque chiare.

La dottrina liberista propone di attribuire titoli di proprietà alle porzioni di territorio, in modo che i padroni abbiano il movente per tutelarli. Ma vediamo che emergono due ordini di problemi: da un lato un proprietario potrebbe accettare soldi per inquinare il terreno, tanto è”suo”. Dall’altro il controllo dell’acqua e dell’aria conferirebbe un potere di ricatto enorme ai possessori di questi che sono sempre stati considerati, e giustamente, beni comuni.

L’ordoliberismo, che più o meno si applica oggi, consiste nell’imporre delle regole di tutela dell’ambiente, che più o meno aiutano a preservarlo, mentre la bonifica o la riqualifica restano spesso “un costo insostenibile” (le virgolette perché si tratta di costo insostenibile in denaro, ma non in energia, lavoro, o altre risorse reali).

Lo stesso problema si applica ai metodi di coltivazione, biologica o chimica, tutti condizionati dalla convenienza calcolata in soldi che sovente si contrappone frontalmente alla convenienza in salute e benessere, tanto personale, quanto ambientale.

L’attribuzione del reddito, con obbligo di lavoro, ovviamente produrrebbe la piena occupazione (per legge!) e garantirebbe le risorse lavorative per affrontare le opere di risanamento ambientale.

Mi fermo qui, senza aprire il vaso di Pandora delle differenze di reddito, dell’imprenditoria e altre questioni sempre di tipo moraleggiante, che sono affrontabili al dettaglio previa lunghe disquisizioni tecniche che ora non interessano.

Invece rilevo e ammetto francamente, che un simile sistema
sarebbe forzatamente molto più dirigista di quello attuale.

Però, visti i risultati del mercato negli ultimi tre secoli, direi che una consistente limitazione della sua libertà debba essere giudicata non con timore, ma piuttosto con sollievo, da parte dei cittadini.

1. http://www.maurizioblondet.it/qualche-idea-discutibile-unidea-discutibile/

Fonte: http://www.maurizioblondet.it/reddito-cittadinanza-lerrore-auriti/


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AlbertoConti
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REDDITO DI CITTADINANZA: L'ERRORE DI AURITI

Andrea Cavalleri

Gesell rileva che facendo ciascuno una cosa sola e avendo bisogno di tutto, entra in questa dinamica: 1) cede tutto il proprio lavoro in cambio di una quota di denaro, 2) con il denaro ricevuto si appropria di una minuscola frazione del lavoro di tutti gli altri.

Allora, sostengo io, dato che l’entità del mio stipendio determina quanto del prodotto del lavoro altrui può diventare mio, il denaro esercita la funzione di unità di misura della proprietà.

Onore al merito a chi s'impegna a definire in modo ragionato cos'è il denaro, anche se farebbe bene a chiamarlo moneta, che non è proprio la stessa cosa. Ma va bene lo stesso.

La genialata di Cavalleri è quella di sostituire, nella definizione, la parola "valore" con la parola "proprietà", limitandosi alla sola componente "unità di misura" tirata in ballo nella definizione di denaro (o meglio moneta).

Fessi tutti e bravo solo lui! Mi pare un po' deboluccio come argomento fondativo di una nuova economia monetaria.

Per me la moneta è molto più di così (come definizione).


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PietroGE
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.................
Se invece si utilizza un sistema che distribuisce i soldi a tutti, si ottiene una situazione simmetrica con problemi opposti.

Ovvero, se tutti hanno i soldi, chi è il fesso che lavora per creare i beni e servizi necessari? (Quando si arriva alla fame poi si inizia a litigare).

Se il denaro è un titolo virtuale di proprietà ci deve essere qualcosa da possedere e se non si crea niente non si può possedere niente.

In questo secondo sistema dunque si dovrebbe imporre l’obbligo di lavorare.

Per certi versi, questo sistema sarebbe molto simile al comunismo sovietico, con i noti deficit di meritocrazia, di demotivazione per il lavoro, e di elefantiasi burocratica.

Tuttavia, considerando soprattutto le rivoluzioni tecnologiche prodottesi nell’ultimo secolo, si potrebbero sfruttare delle opportunità finora poco considerate.

Mi riferisco al problema, sempre più attuale, delle accresciute capacità produttive e robotizzate dell’industria moderna, che riduce costantemente il bisogno di personale.

Grazie al reddito di cittadinanza e al lavoro prestato come corvée obbligatoria, sarebbe superato l’attuale impasse per cui un piccolo gruppo di lavoratori deve correre sudare e fare gli straordinari, mentre un crescente numero di disoccupati entra in regime di povertà.

Fonte: http://www.maurizioblondet.it/reddito-cittadinanza-lerrore-auriti/

Un sistema di lavoro di tipo sovietico "illuminato" funziona solo in un regime di tipo sovietico, e questo non lo vuole nessuno. L'aumento di disoccupazione e la crescente proletarizzazione della classe media derivano da una politica liberista che ha aperto le porte all'immigrazione e ai prodotti manufatti in Paesi con un costo del lavoro troppo basso.
In più si è creata nei Paesi occidentali l'illusione che anche la manodopera non qualificata possa rifiutare il lavoro offerto e che quindi era necessario importare gente dall'esterno.


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Andrea Cavalleri scrive:

Poiché il modo più semplice e tranquillizzante per procurarsi del denaro è lavorare, le persone vengono in qualche modo costrette a lavorare

Questi chi sono i banchieri e gli speculatori? Ma mi faccia il piacere!!

Il tema era il reddito di cittadinanza, non ha speso una parola.

Degli altri argomenti, oldhunter, tra mincuo e la sottoscritta ne abbiamo trattato fino alla nausea, era forse ibernato? 😯 😯 😯
Non intrigano più perché le sinapsi si sono prodotte il callo.

AlbertoConti, oldhunter era ibernato lei invece dov'era quando sempre mincuo e la sottoscritta abbiamo discettato sul denaro e sulla moneta?
Grazie 😕


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spadaccinonero
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quando si tratta di RDC pure gli zombi escono dalle tombe per mettersi contro...

dare un minimo a chi non ha nulla affinché questi non perda la propria dignità di essere umano non è sinonimo di disincentivare il lavoro...

andate a farvi un serfi con il nostro renzo che fate miglior figura


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AlbertoConti
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AlbertoConti, oldhunter era ibernato lei invece dov'era quando sempre mincuo e la sottoscritta abbiamo discettato sul denaro e sulla moneta?
Grazie 😕

Ero sempre qui, tranne qualche assenza per impegni "full time".
Mi pare di aver contribuito non poco a questo tema, negli anni, anche se tendenzialmente non sono logorroico. Ad ogni buon conto entriamo nel merito e nel dettaglio, se vuoi (io do del tu a tutti, a prescindere), sarà un vero piacere (impegni permettendo).


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Rosanna
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Luciano Gallino
Finanzcapitalismo
La civiltà del denaro in crisi

NATURA DEL DENARO E SUE FORME
Il denaro ha una natura proteiforme:
a) è una promessa di valore garantita dallo Stato; b) è un mezzo di scambio; c) è una forma di potere. In quanto promessa di valore, essa può essere registrata su vari tipi di supporto: monete, banconote, cambiali, conti correnti, libretti di risparmio, titoli al portatore, bit nella memoria di un computer. Tutti questi supporti hanno in sé un valore materiale infimo rispetto alla promessa di valore scritta su di loro;
b) è un mezzo di scambio
c) essendo il denaro promessa di valore, chiunque possiede la facoltà di creare denaro (non di certo fabbricandolo in forma di moneta o cartamoneta), purché si assuma la responsabilità di fare fronte ai
contenuti e ai tempi della promessa. Esempio tipico di creazione di denaro è la cambiale che, una volta girata in banca, diventa denaro effettivamente circolante. Al presente, la quota assolutamente maggiore del denaro in circolazione è creato dalle Banche commerciali e, in minore misura, dalle Banche Centrali. In concreto, la maggior parte del denaro che circola in economia, oltre il 90%, viene creata da banche private.

Creazione di denaro. Sia le banche private che le Banche centrali creano denaro concedendo crediti. Prestando denaro a famiglie e imprese creano denaro dal nulla.
L’immaginazione popolare presuppone che una banca riceva in deposito dai risparmiatori una data quantità di denaro, e su tali basi possa
concedere prestiti a famiglie e imprese. Nell’attuale sistema finanziario avviene l’inverso. Il credito a famiglie e imprese non viene finanziato dai
depositi dei risparmiatori. Avviene, per lo più, che i depositi
abbiano origine dal credito della banca al cliente. E’ il credito che crea il denaro. E la creazione di denaro non si ferma qui.
Mano a mano che la somma che la banca ha prestato al mutuatario viene utilizzata per effettuare pagamenti mediante bonifici e assegni, la somma iniziale immessa nel sistema bancario può essere moltiplicata e dunque accresciuta parecchie volte. In teoria, fino a dieci volte negli Usa, dove le banche devono tenere in riserva 1 dollaro ogni dieci che prestano.
Per quanto necessario al funzionamento dell’economia, il processo di creazione del denaro è fisiologicamente incline alla degenerazione. Se si eccede con la creazione di denaro in forma di credito, in misura speculare si sviluppa il debito, l’intera economia diventa vulnerabile e rischia il tracollo. Negli ultimi due decenni, dal 1980 al 2000, si è creato un forte squilibrio tra Pil e tasso di creazione del denaro.

Mentre l’economia Usa cresceva del 3-4% l’anno, il tasso di creazione del denaro è cresciuto del 14%. Mentre l’economia U.E. cresceva del 2-3% all’anno, il tasso di creazione del denaro è cresciuto del 10%. Questa eccedenza è stata prodotta dalle grandi banche private, con la complicità delle autorità di sorveglianza, che hanno immesso nell’economia americana, solo nel periodo 2001-2006, due trilioni di dollari. A questo si è aggiunto un altro trilione e mezzo tra il 2008-2009 per salvare dal disastro numerose banche americane.
Fabbricazione di denaro. Le Banche Centrali sono le
sole ad avere diritto a stampare (fabbricare) denaro contante
in forma di monete e banconote. In U.E questa funzione è riservata alla
Bce. Questa forma di denaro contante, messo in circolazione o depositato nei caveaux, non supera il 2-3% della massa monetaria che é movimentata a livello mondiale. Le Banche Centrali prestano denaro alle banche private e trattengono la frazione di riserva presso di loro.
È possibile che parte del denaro sia già in suo possesso, ma la maggior parte viene creato di volta in volta. Il modo preminente di creare denaro di una
Banca Centrale è l’acquisto di titoli di stato.

d) Una terza funzione delle Banche Centrali consiste nel regolare il volume della massa monetaria agendo sul tasso di sconto e sull’entità della riserva, o patrimonio di vigilanza. Nel loro concreto comportamento, le
Banche Centrali-collaborando allo sviluppo della rete del debito
perseguito dalla finanza mondiale, hanno favorito l’ampliamento a dismisura delle principali componenti della massa monetaria, ap
plicando per lunghi periodi alle banche commerciali, tassi di sconto bassissimi. Nella zona euro la politica monetaria della Bce, tra il 2000 e il 2009 ha raddoppiato la massa monetaria totale.
Derivati come forma di denaro. A partire dagli anni ottanta le
banche hanno messo in circolazione immense quantità di
derivati di ogni genere e così facendo hanno creato una
nuova forma di denaro. Un derivato, infatti può essere rivenduto varie volte, e nel corso di questi scambi il suo prezzo può salire o scendere, come avviene con il denaro. Inoltre, il titolo può essere monetizzato per
acquistare una casa o un’automobile. Infine, come per il denaro, i derivati
possono essere scambiati senza che nessuna delle controparti entri realme
nte in possesso dei relativi sottostanti. I derivati possono essere tenuti legalmente fuori bilancio della banca, poiché giuridicamente considerati “
merce in transito temporaneo” nel portafoglio della banca stessa. Ciò consente loro di sfuggire al vincolo di dover tenere di riserva
una frazione degli attivi da registrare in bilancio.
La creazione di denaro mediante derivati, ha fatto un salto qualitativo e quantitativo con la cartolarizzazione in massa del debito operata da
banche e altri enti finanziari con la trasformazione di milioni di ipoteche sulla casa in titoli commerciabili.
Tutti questi titoli cambiano di mano più volte, dall’ emittente originario del credito agli enti che confezionano i titoli strutturati, ai veicoli bancari
che li smerciano agli investitori istituzionali, da questi ad altri intermediari che li vendono ad altri investitori istituzionalie ad amministrazioni
pubbliche. Ad ogni passo di questo processo qualcuno (venditore o compratore) ne ricava un profitto. Alla fine, i profitti totali generati dagli strati degli attivi cartacei ammontano a molte volte il prezzo di mercato del bene fisico originale, la casa stessa.

http://venezian.altervista.org/EPS/30._Boyer_Finanzcapitalismo.pdf


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AlbertoConti
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E' sempre un piacere rileggere Luciano Gallino. Grazie Rosanna.

Concordo in tutto, ma siamo pur sempre nell'ambito della realtà storica, qui ed ora. Stessa cosa per mincuo, che tanti contributi ha dato sulla realtà, sottolineandone (è un eufemismo) i grossolani fraintendimenti da parte dei "non professionisti" della finanza.

Per quel che mi riguarda sono più orientato a ragionare sulla moneta per quel che è essenzialmente, nei suoi principi costitutivi universali, che poi vengono declinati in vari modi pratici dalle diverse civiltà nelle diverse epoche, attraverso regole dettate dai gestori stessi della moneta (vedi ad es. BIS, con le sue Basilea2,3 ecc.). L'importante è distinguere la tecnica bancaria dalle politiche che ne costituiscono il contorno, come ad es. la mutazione genetica dell'intero sistema bancario italiano ad opera di Andreatta-Ciampi-Amato e tutta la casta tecnico-politica eterodiretta e teleguidata all'interno dai banchieri che contano, cioè dalle periferie dei famigerati "poteri forti" (e nascosti).

Il senso è che una volta afferrati i principi universali, depurati dalle peculiarità e dalle devianze delle prassi dominanti, diventa possibile pensare ad altri modelli alternativi di gestione della moneta, con finalità diverse, ad esempio orientate al bene dell'intera collettività di individui anzichè alla smania di ricchezza e di potere di sparute elite, con tutto il codazzo di servitori ben ricompensati che si trascinano dietro.

Si scopre tra l'altro che la moneta, puro e semplice strumento, si può piegare a piacimento per ogni scelta politica economica e sociale che si voglia, se si dispone della forza sufficiente per modellare l'intero sistema.
In tal senso la moneta è parte fondamentale del patto sociale che tiene unita una comunità, possibilmente per farla esprimere al massimo delle sue possibilità secondo il volere prevalente (scopi ed obiettivi dell'economia).


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Rosanna
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Grazie a te AlbertoConti ...

infatti anche a me piace molto Gallino, perché spiega in maniera chiara ...
uno dei problemi cruciali infatti è capire la funzione della moneta, ma soprattutto come e quanto viene manipolata dalle banche, oggi che solo il 5% è moneta cartacea o di metallo, mentre il resto del 95% è digitale.

C'è anche un bell'intervento di Nino Galloni

https://www.youtube.com/watch?v=HVh40etUStk


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Jor-el
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Il Reddito di Cittadinanza c'entra poco col denaro e la moneta. C'entrano molto, invece, due concetti fondamentali:
1) REDDITO
Il RdC riconosce implicitamente che per il solo fatto di esistere il cittadino di uno Stato abbia diritto a un reddito, un compenso. Si riconosce, cioè, una qualità economica positiva ai bisogni di base del membro della comunità. Il bisogno di cibo, di una casa e di vestiti sono di per sé uno stimolo all'economia. Si riconosce implicitamente che viviamo immersi in una potenziale abbondanza di beni, non costantemente sull'orlo di una catastrofica scarsità che espone tutti al rischio di morte per fame e per freddo.
2) CITTADINANZA.
Il RdC viene pagato a tutti i CITTADINI dallo STATO, non ai POVERACCI da chissà chi. Solitamente il "socialista" salta sulla sedia quando sente parlare di RdC. "Ma come", dice "vogliamo dare soldi anche i ricchi??? Giammai!!". Da questa obiezione nascono le degenerazioni del RdC, quelle che lo vogliono trasformare in sussidio. Non un reddito pagato a tutti i Cittadini, bensì un sussidio versato soltanto a chi "non ha altro reddito". In questa "piccola" differenza in apparenza giusta c'è l'Inferno.

Prima che il "liberista" a cui il "socialista" ha porto la battuta si metta a calcolare dove e come reperire le coperture per i sussidi, sarebbe meglio chiarire subito che il RdC è GIUSTO e efficace solo se è VERO Reddito di Cittadinanza. Deve essere cioè una cifra versata dalla nascita a tutti i cittadini. Il solo criterio di inclusione è la CITTADINANZA. Il problema dei ricchi e dei poveri è un falso problema, perché il RdC non abolisce le tasse. Il RdC si somma agli altri redditi ed è incluso nel calcolo dell'imponibile. Nel caso dei ricchi, i soldi tornano indietro alla stato sotto forma di imposte versate (ma intanto hanno circolato, contribuendo come DOMANDA a stimolare l'economia, ma questo è un altro discorso).

Viceversa il sussidio è ingiusto e pericoloso. Per prima cosa, subdolamente modifica il criterio di inclusione: non è più la CITTADINANZA ma l'indigenza. Il sussidio può escludere dei cittadini non bisognosi, ma può includere dei non cittadini bisognosi, come gli immigrati clandestini, per esempio. Secondariamente, non esclude altre forme di condizionamento. Immediatamente, quando si parla di sussidi, scattano una miriade di proposte: il sussidio lo si da e lo si toglie a seconda di quanto uno lavora, se vuole lavorare o non vuole lavorare, se ha lavorato sì, se non ha mai lavorato no, e via di seguito fino a spaccare il capello in otto. Il sussidio si rivela, quindi, non un DIRITTO di cittadinanza, ma un'ulteriore costrizione al lavoro e, soprattutto, un REGALO alle aziende che, grazie ad esso, potrebbero abbassare salari e licenziare con ancor più libertà, tanto poi c'è il sussidio.
Il sussidio è pienamente compatibile con il modello postliberista dei voucher-lavoro: se non accetti le tre settimane di lavoro in Alaska, perdi il sussidio, se non accetti i sei mesi negli Emirati, perdi il sussidio. E così per tutta la vita. Il sussidio, inoltre, si integra alla perfezione con il credito al consumo. Esempio: io non ho un lavoro fisso, ma lavoro soltanto alcuni mesi all'anno in giro per l'Italia (o per il mondo). Mi servono, comunque, soldi per vivere, soldi che mi provengono dal mio conto in banca, il quale mi garantisce un fido per i mesi in cui sono senza lavoro. Il sussidio potrebbe coprirmi tutto o parte del costo del fido, mentre il salario che mi viene corrisposto a singhiozzo mi consente di non affondare. Il mio CC sarà, quindi, costantemente attorno allo ZERO, in certi periodi un po' in rosso, in altri un po' in nero. Questo sistema sussidio-credito-lavoro-di-minchia-precario minaccia di diventare la forma di rapporto di lavoro del futuro, con il CC al centro della vita di ogni essere umano. La banca, in prospettiva, potrà agevolmente trasformarsi anche in agenzia interinale. Sarà lei, con i suoi potenti datacenter, a trovarti i lavoretti di minchia, a prenotarti direttamente i voli, a gestirti introiti e spese. L'obiettivo è sostituire il SALARIO con il PRESTITO.


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MarioG
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Sono essenzialmente d'accordo con le osservazioni di Jorel.
In particolare l'ultima osservazione sulla trasformazione del salario in prestito.
Sara' per questo che va tanto di moda...
Si' perche' non si capisce come mai le risorse ingenti necessarie a elargire il cosiddetto reddito di cittadinanza (quello di cui godeva la plebe romana) non possono essere usate invece in modo infinitamente piu' benefico per ridurre la tassazione sul lavoro, quando vi sono attivita' produttive che vengono interrotte per insostenibilita' fiscale.
Chissa' se qualche entusiasta del rdc riuscira' invece a dimostrare la virtuosita' del magico ricircolo del denaro, che trasforma il CONTRIBUENTE in SUSSIDIATO (per parafrasare Jorel). Cosi' poi deve pure ringraziare.


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PietroGE
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A parte il dialogo sui massimi sistemi : creazione e definizione del denaro, finanziarizzazione dell'economia, trasformazione della finanza in gioco d'azzardo ecc. ecc. il reddito di cittadinanza ha conseguenze concrete sull'economia e sulla società che sarebbe bene non sottovalutare.

Jor-el dice benissimo : il RdC deve essere dato a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status finanziario. Se lo si da a coloro che hanno perso il lavoro, quello si chiama sussidio di disoccupazione, ed ha altre funzioni e deve essere legato ad un impegno ad accettare un lavoro che viene offerto, pena la perdita del sussidio.

Il costo per l'Italia, a 800 euro al mese x (diciamo) 40 milioni, sarebbe di una trentina di miliardi mensili. Ora, dove si trovano i soldi? Se ci fosse solo bisogno di stampare denaro per diventare ricchi non credete che la gente lo avrebbe già scoperto da tempo e che saremmo già tutti ricchi?
I soldi devono essere risparmiati da qualche parte, dove?


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spadaccinonero
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Jor-el è da incorniciare anche se qui devo dissentire

"soprattutto, un REGALO alle aziende che, grazie ad esso, potrebbero abbassare salari e licenziare con ancor più libertà, tanto poi c'è il sussidio."

no no

se ci fosse un minimo garantito le aziende si attaccano al tram, oggi possono ricattare il lavoratore perché sanno che non ha alternative, con un minimo di protezione garantita dal sussidio invece...

@PGE

con quello che costano gli immigrati l'Italia sta già spendendo l'equivalente di un RDC...

non credete a ciò che dice la tv, i soldi ci sono e in abbondanza

ci vogliono fare credere che non si possono fare strade perché mancano i chilometri... (questa era la massima di un utente di cdc ma al momento non ricordo di chi fosse, di sicuro è un grande)


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GioCo
Noble Member
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Non so molto di denaro, ma registro con continuo stupore come neppure i dotti e sapienti del denaro abbiano certezze, su questa "cosa" che maneggiamo tutti i giorni e per qualunque bisogno di base. In effetti forse l'unica verità incredibile del denaro, è constatare quanto poco ne sappiamo. Non riusciamo neppure a stabilire se sia un concetto una cosa reale.

Sul denaro, ripeto, so molto poco. Ad esempio so che se vado da un rigattiere e gli do per esempio, l'orologio antico di mio nonno che vale (mettiamo) 500 €, lui (bene che vada) me ne darà 250 di questi euro. Se invece vado da un mercante, ad esempio uno che mi vende un nuovo segnatempo super tecnologico che vale 250 io lo pagherò 500 € e in entrambi i casi mi sembrarà tutto normale, perchè dotti e sapienti avrenno arsenali di formule magiche per ricoglionirmi al punto che vedrò tutto come normale, senza per altro cancellare la fastidiosa sensazione di vivivere in un sistema inventato dalla incool8.

Siccome so molto poco, riflettevo qualche tempo fa di un altra caratteristica interessante di questo denaro. Ogni qual volta ci compero 1 valore, di riflesso ne svendo almeno 1000. Facciamo un esempio banale. Se ci compero un automobile, che diciamo ha valore 1, svendo aria pulita, polveri sottili e salute, la possibilità di vivere e lavorare presso casa mia, alberi e prati verdi che saranno sostituiti dal cemento necessario per le strade, nonchè svendo servizi: distributori, ricambi, meccanici ed elettrauti, carrozzieri, etc. etc., da cui dipenderò integralmente da quel momento per poter mantenere "decente" la mia bella automobile. Naturalmente non ho citato poi i parassiti, come società di prestito, assicurazioni e tutto il resto di assurdi oboli che ruotano attorno nel turbine vario di svalutamenti: e la ZTL, e il parcheggio qua e là, e l'autostrada, etc. etc. Io però dopotutto, ho ancora la mia auto che se devo essere onesto è pure quella calamità che mi obbliga spesso a uscire di casa con il pesante fardello di usarla "per piacere" obbligatorio: infatti anche solo per tenerla pulita e in ordine mi costa cosi tanto che se non la usassi di tanto in tanto, anche solo per farci un giretto con gli amici, potrei anche inca%%armi, santi numi. Costa persino lasciarla in garage ... ha già il garage, me ne ero dimenticato, un altro svalutamento.

Ecco, così per ogni cosa del nostro tempo: tu prendi 1 e perdi 1000. E' come se il denaro non fosse una forza che fa ciò che promette, cioè raccogliere valore, ma una maledizione che in quanto magia ti fa credere che aumenta il tuo valore di 1 quando invece lo disperde per 1000 volte quell'uno.

Come ho detto, non so molto del denaro. Però so che se prendo 1000 €, campio nome e non è detto che sia più 1000. Se li chiamassi pippoletti, io non so che valore prenderebbero quei 1000 €, ma se i pippoletti li fabbrico io, lo decido arbitrariamente. Diciamo che decido che zero pippoletti valgono 1000 euri. Lo so, il cambio è paradossale e forse nessuno mi darebbe i suoi euro per i miei pippoletti, ma matematicamente resta valido. Diciamo che per convincere i più scettici, dirò che in verità per avere un pippoletto ci vogliono 1000 assurdini, ma che putroppo i 1000 assurdini hanno un cambio variabile che corrisponde all'invarianza delle teorie di gauge del mio deretano, che è una zona circoscritta di spazio e di tempo, per cui fisicamente sostenibile. Certo, nessuno che abbia buon senso avrebbe minimamente in testa di fare un cambio del genere, a meno che non sia un speculatore che opera in borsa: allora questo "cambio" potrebbe essere benissimo più che conveniente e alla fine mi troverei "magicamente" con un investimento di 1000 € in cambio di zero pippoletti e nessuno saprebbe dirmi dove diamine sono finiti i miei euro: meglio di uno spettacolo di Udinì o di Silvan.

Io continuo a non sapere niente di denaro, ma ho come il sospetto che l'intero complesso sia tanto più intricato tanta più sabbia devono spararmi negli occhi e nel cervello, per farmi tirare un carretto che mi hanno agganciato ai reni alla chetichella, di notte, mentre dormivo da bimbo beato, al solo scopo di fare interessi di un perfetto sconosciuto in cambio di una ca%%o di promessa falsa ... una carota di plastica. Io potrei a questo punto anche fermarmi, ma c'è il bastone e quindi se non per la carota, si può sempre tirare per paura. L'importante è che tiri, tiri avanti, non importa dove vai, ci pensa un altro per te alla direzione. Uno che non vedi, che non conosci, di cui non te ne frega niente, ma che ha il potere di blandire e minacciare sempre con lo stesso mezzo. Il denaro.

Che non sappiamo cos'è. Non so voi, ma a volte ho come l'impressione di essere caduto senza accorgermi nella buca del bianconiglio, ma quando? Forse ci sono svenuto dentro da piccolo. Chissà. Il punto però è che i conti continuano a tornarmi addosso come duri cazzotti e stordito da tanta violenza, continuo a non capire gran che di denaro. Più cerco di capire e meno capisco. Cioè capisco che forse è meglio non capire. Anche se qualche volta, in momenti rari di lucidità, mi sono trovato a contemplare oscure figure di un altro tempo che usavano contare giorni di schiavitù con mazzi di fogli di carta.

Allora forse il denaro è stato creato da qualcuno, magari un qualche orrore del profondo senza nome, o forse un sacerdote di un qualche tempio per divinità iraconde, quindi un mezzo certamente molto utile, ma non per noi. Il denaro forse è un incantesimo per trasformare uomini in schiavi, una maledizione che ti fa fare cose che altrimenti nessun essere libero su questo pianeta si sarebbe mai sognato anche solo di prendere in considerazione.


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Ad ogni buon conto entriamo nel merito e nel dettaglio

Alberto Conti, è sufficiente andare a rileggersi tutti i post in proposito, sono convinta che non ci sia nulla da aggiungere. E comunque il tema è il Reddito di cittadinanza ne il denaro ne la moneta come invece ne avete trattato lei e Rosanna e come non ne ha parlato Andrea Cavalleri come ho già detto.
L'unico che ne ha dimostrato conoscenza è Jor-el che sembra abbia letto l'antropocrazia,, infatti ha centrato il punto: il reddito di cittadinanza o d'esistenza deve essere universale e nel progetto di Bellia c'è scritto a chiare lettere come finanziarlo.
Egr. spada la citazione che ha proposto dei chilometri è della sottoscritta e di ciò la ringrazio. 😉


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