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S.Romano: «Putin ha ragione, la Nato non ha piu senso


Arcadia
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Sergio Romano: «Putin ha ragione, la Nato non ha più senso»

L’ex ambasciatore, oggi editorialista: «L’industria delle armi americana controlla la politica estera dell’Occidente. Schäuble dice bene, serve un esercito europeo, ma non accadrà»

di Francesco Cancellato

Botti d’inizio anno. A dare fuoco alle polveri per primo è stato il presidente russo Vladimir Putin, che poche ore dopo la mezzanotte del primo gennaio ha dichiarato, aggiornando la lista delle principali minacce alla Russia che «la Nato è il nemico». Poche giorni prima era stato il turno del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble: in un’intervista alla Bild am Sontag aveva detto che «Il nostro scopo finale dovrebbe essere un esercito dell’Unione Europea», poiché «le risorse che spendiamo per i nostri ventotto eserciti nazionali potrebbero essere usate molto meglio, se li spendessimo assieme».

Così, nel giro di meno di una settimana, la Nato, l'alleanza militare occidentale nata in funzione antisovietica nel 1949, è stata messa nel mirino per ben due volte. Direttamente, da uno dei suoi più strenui oppositori. Indirettamente, ma nemmeno troppo, dal ministro di uno dei più importanti Stati membri. La domanda, in fondo, è una sola, ma si può declinare in modi diversi: a cosa serve oggi la Nato? Che senso ha? Contro chi combatte?

«Putin ha ragione, sulla Nato. E anche Schäuble». A dirlo non è uno qualunque, ma Sergio Romano, oggi apprezzato editorialista e scrittore, ma soprattutto, negli anni Ottanta, rappresentante italiano alla Nato e ambasciatore italiano in Unione Sovietica.

In che senso hanno ragione?
Occorre fare un passo indietro.

Facciamolo...
Una volta caduto il muro di Berlino, gli americani non sapevano che farsene, della Nato. Per qualche anno hanno temporeggiato e si sono tenuti il dossier sul tavolo. A un certo punto, i consiglieri del presidente Clinton gli hanno prospettato una soluzione: conservare la Nato e allargarla ai Paesi ex satelliti dell'Unione Sovietica che avessero fatto domanda di adesione. Quelli del Patto di Varsavia, per intenderci. Fu una scelta che la Russia considerò con molto sospetto.

Come mai?
La Nato nasceva in funzione di un nemico. Ora che non c'era più, che senso aveva conservarla senza che ciò fosse percepito come un atto di ostilità, o perlomeno di diffidenza, nei confronti della Russia? Diciamo che le preoccupazioni russe avevano una qualche giustificazione.

Gli Stati Uniti come si giustificarono?
Mediarono. Mi pare fosse il 2001 quando Putin andò nel Texas da George W. Bush, ospite del ranch di famiglia e i due Paesi si riavvicinarono. Ci fu il vertice di Pratica di Mare, poco dopo, e lì nacque, di fatto, una Nato allargata alla Russia, senza alcun compito specifico. Eppure un senso poteva averlo.

Quale?
Poteva diventare un’organizzazione per la sicurezza collettiva.

E non lo è diventata?
No. Perché una organizzazione per la sicurezza collettiva difende la pace dentro i propri confini. La Nato è un’alleanza per combattere. Si prepara alla guerra con chi è fuori.

“ La Nato nasceva in funzione di un nemico. Ora che non c'era più, che senso aveva conservarla senza che ciò assumesse un senso quantomeno di diffidenza nei confronti della Russia

Cosa accade dopo?
Accade, com'era facilmente intuibile, che i Paesi dell'Est Europa fanno la fila per aderire a questa nuova Nato “allargata”.

Come mai?
Perché i Paesi est europei avevano molto bisogno di sicurezza. E aveva senso, per loro, cercarla in un patto collettivo. Così la Nato rimane in vita e si allarga, ma le sue caratteristiche rimangono immutate. Il capo supremo americano, le basi in giro per il mondo, eccetera.

Se Nato e Russia erano allineate, perché i rapporti sono tornati tesi?
Le frizioni iniziano quando Bush denuncia il Trattato Abm, quello sui “missili anti-missili” con cui Usa e Urss si erano accordate per non costruire più di una base anti-missilistica nel loro territorio. Un trattato meraviglioso, quello: accettando di avere una sola base, entrambe con il resto del loro territorio indifeso nei confronti di eventuali rappresaglie dell'altro, se uno dei due avesse colpito primo.

Come mai Bush denuncia questo trattato?
Per creare una grande rete di difese anti-missile, composta da sommergibili nucleari nel nord, un grande radar nella Repubblica Ceca e una base in Polonia. I russi legittimamente si chiedono perché, in funzione di cosa tutta questa difesa.

E gli americani?
Risposero che dovevano premunirsi contro Paesi canaglia come l'Iran. Che poteva avere un senso, se le basi anti-missilistiche non fossero state dislocate in Polonia o in Repubblica Ceca. Immediatamente, peraltro, altri Paesi dell'Est Europa si dissero favorevoli a ospitare basi simili.

Perché tutta questa voglia di ospitare armi e basi Nato?
In una logica clientelare, per soldi. Anche se è forse il sospetto che dietro ci fosse la lobby militare americana a spingere. Se un Paese entra nella Nato deve adeguarsi ai loro standard. E chi gli fornisce le armi?

Domanda retorica?
Già, basta pensare ai nostri F35. L'industria militare americana ha un primato industriale, ma anche un forte potere politico. Il primo che se ne accorse fu Eisenhower, che nel suo discorso d'addio da presidente degli Stati Uniti d'America del 16 gennaio 1961, in cui denunciò l'esistenza di un complesso militare-industriale che orientava le politiche americane.

Aveva ragione?
È la realtà che gli da ragione. Pensiamo a Dick Cheney, che per anni ha fatto la spola tra industria militare e uffici pubblici. Ma ci sono anche molti ufficiali dell'esercito americano che si congedano relativamente giovani e che passano a lavorare per l’industria.

“ Che se l'Unione Europea non ha un esercito, non ha una politica estera. E se non ha una politica estera, involontariamente, implicitamente, segue pedissequamente la politica estera degli Usa.

La Nato è una minaccia per la Russia, quindi?
Sì, Putin ha ragione anche oggi. Si può avere ragione con il ghigno sbagliato, anche se nella vicenda ucraina ha diverse responsabilità pure lui.

D'accordo, però nella Nato non ci sono solo gli Stati Uniti. Ora sono ventotto Paesi, per dire. Possibile che nessuno alzi un sopracciglio?
La Nato ha un funzionamento molto particolare e glielo dico con cognizione di causa visto che sono stato rappresentante italiano nell'alleanza atlantica. Come tutti i grandi trattati del Dopoguerra le decisioni si prendono alle unanimità. Alla Nato però non si votava mai.

Com'è possibile?
La Nato funziona col consenso. Il Segretario Generale apre un dibattito e constata l'esistenza di un consenso. Qualcuno potrebbe alzarsi e dissentire, ma nessuno lo fa perché nessuno vuole litigare con gli Stati Uniti. È successo solo una volta, quando Villepin disse che la Francia non avrebbe approvato non avrebbe approvato l'intervento militare in Iraq. La collera americana fu enorme.

Quindi pure con la Germania e con Schäuble, che parla di esercito europeo, non saranno teneri…
Schäuble ama fare il guastafeste, quello che dice le verità scomode. Io non so se in quell'intervista stesse parlando a nome del Governo, o se parlasse alla Merkel per interposta stampa. Probabilmente l'ha detto per ricordare qual è il vero problema dell'Europa.

Quale?
Che se l'Unione Europea non ha un esercito, non ha una politica estera. E se non ha una politica estera, involontariamente, implicitamente, segue pedissequamente la politica estera degli Usa. La Merkel lo sa bene, questo. Anche lei, qualche anno fa, disse che se si assumono col
lettivamente altre responsabilità, tutto diventa più apprezzabile e percepibile, anche la mutualizzazione del debito pubblico tra gli Stati europei, contro cui la Germania si è sempre schierata.

Potrebbe accadere?
Io non ho molte speranze.

Perché?
Per una ragione. Perché i Paesi che spendono per le loro forze armate - Francia e Gran Bretagna - non hanno intenzione di rinunciare alla loro sovranità militare, perché la differenza dagli altri. Gli altri non hanno un’industria militare e non sono interessati alla dissoluzione della Nato, anche se è sbagliata. Siamo prigionieri della nostra inettitudine.

Proviamo a immaginare, però. Quando parla di una política estera europea, secondo lei in che modo dovrebbe differenziarsi da quella americana?
La sola scelta di sicurezza per l'Europa dovrebbe quella della neutralità. L'Europa non dev'essere una potenza militare interventista, non c'è ragione che lo sia.

Fuori dalla Nato, quindi?
Credo che se l'Europa scegliesse la strada della neutralità metterebbe in discussione l'esistenza della Nato. Ripeto, però: è molto difficile immaginare che accada.

http://www.linkiesta.it/it/article/2016/01/08/sergio-romano-putin-ha-ragione-la-nato-non-ha-piu-senso/28851/


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Compl8
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 22
 

A parte che esiste già l'Eugendfor, purtroppo. Un esercito europeo vorrebbe Schäuble? Si al servizio della Germania e pagato dai paesi di provenienza. Ma vaff... ci avete già ... con l'euro. Tieniti il tuo di esercito e usalo per difendere le tue cittadine se ci riesce.


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