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Sale l’indignazione, ma Saviano ha vinto…


Tao
 Tao
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È inutile stupirsi per le parole di Saviano su Gramsci e su Cuba. Questo personaggio, osannato da destra a sinistra per almeno tre anni, ha incarnato tutte le speranze di una nuova “nuova sinistra” che, da Berlinguer in avanti, ha abbandonato qualunque residuale elemento del vecchio paradigma marxista-leninista per fissare al centro dei suoi pensieri una fantomatica questione morale. Niente a che vedere con la difesa (sacrosanta, naturalmente) della famiglia, del costume pubblico o del buon senso. Il “moralismo” della sinistra italiana è la moralità del funzionario pubblico borghese, ben stipendiato, non certo oberato dalle fatiche, pronto a mettere alla forca qualunque traccia di lavoro autonomo, qualunque tentativo di rottura con lo stato di cose presente, qualunque minima “azione losca”, anche qualora questa si presentasse come un obbligato mezzo, di certo poco pulito, per ottenere risultati di interesse collettivo.

Il PCI passò così dal dovere politico di difendere le “classi lavoratrici” e i “popoli oppressi dall’imperialismo” al plumbeo ruolo di alfiere dell’ordine costituito. L’amoreggiamento con personaggi del calibro di Carlo Azeglio Ciampi, di Gianni Agnelli, di Carlo De Benedetti, di George Soros, di Sergio Marchionne e via dicendo, non è dunque casuale. Presunti padri della Costituzione, supposti magistrati eroici, manager “dal volto umano”, finanzieri “filantropi”: queste erano le etichette di volta in volta utilizzate per presentare al proprio popolo elettore, l’homo novus a cui affidarsi per puntare in alto, e sconfiggere, a quel tempo, il “mostruoso” Craxi e più recentemente il “male assoluto”, colui che più di ogni altro politico ha rappresentato tutte le fobie e le isterie della sinistra: Silvio Berlusconi.
In questo terreno fertilissimo, personaggi formatisi culturalmente e politicamente nell’area del liberalismo di destra, come Travaglio e Saviano, non hanno certo avuto ostacoli nel cammino verso la “santificazione intellettuale” ricevuta dalla sinistra. Per anni, tutti i giovedì in diretta RAI, il Totem di Michele Santoro accendeva i riflettori sul monologo – pronto a sciorinare tutti i suoi j’accuse al Cavaliere – di un giornalista piemontese, nato all’ombra di colui che nel 1956 si trovava “casualmente” a Budapest nei giorni della presunta “rivoluzione” ungherese, e che nel 1962 avviò una campagna giornalistica infuocata ai danni di Enrico Mattei, cioè Indro Montanelli, poco prima che l’aereo del presidente dell’ENI esplodesse in un attentato che lascia pochi spazi al dubbio storico.

L’intervento di Saviano sul quotidiano Repubblica non è stato pubblicato a caso: il giornale del gruppo di Carlo De Benedetti, divenuto un cult della sinistra al caviale, è ormai noto per le sue campagne anti-nazionali e anti-sociali. Il dibattito sul mercato del lavoro non poteva sfuggire alla sua morsa, per cercare di affondare gli artigli su quell’articolo 18 che, al di fuori di ogni demagogia, rappresenta davvero l’ultimo barlume di civiltà giuslavorista in un Paese che, per inseguire i criminali disegni imperialisti della Nato e le follie ultra-liberiste del modello di sviluppo degli Stati Uniti, ha messo la dignità sotto le scarpe. L’anticomunismo che trasuda dallo scritto di Saviano è la coerente presa di posizione di un personaggio di formazione conservatrice, ammessa dallo stesso autore tre anni fa, in una sua intervista pubblicata su Panorama. Ci può stare. Rientra nella logica delle idee.
Quello che non comprendo di Saviano è un altro passaggio: a quale soggetto politico fa riferimento quando punta l’indice contro una sinistra extra-parlamentare che – a sua detta – sostiene i più feroci dittatori soltanto perché anti-americani? Fermo restando che, per numero di conflitti innescati, per numero di invasioni militari, per consistenza di espansione strategica ed economica, gli Stati Uniti possono a pieno titolo dirsi la più feroce tra le “dittature” del pianeta, è evidente che Saviano – nella sua logica inversa – intenda fare i nomi, tra le righe, di Milosevic, di Assad, di Gheddafi, di Kim Jong-un, di Fidel Castro e così via…

Bene, vorrei capire dove si trovi in Italia una sinistra radicale di questo genere. In questi anni, persino gli ultimi residuali testimoni dell’ultra-sinistra del ’68 e del ’77, si sono segnalati come anticipatori di Saviano. Mettendo all’angolo i tanti rinnegamenti, più o meno interessati, di personaggi come Giuliano Ferrara, Paolo Liguori e via di seguito, anche da parte di chi rivendica una certa coerenza nei confronti del suo passato “purista” assistiamo, sconcertati (ma non troppo), ad una continua opera di revisionismo storico e politico senza precedenti: dalla damnatio memoriae regolarmente applicata sull’intera eredità storica del Socialismo Reale all’innesto dell’ipocrita tema dei diritti umani tanto caro alle amministrazioni statunitensi, dalla connivenza con le più assurde sigle dell’anarchismo anglo-americano (black-block, indignados, occupy…) alle infatuazioni decrescitiste. Magari sottilmente, senza darla troppo a vedere, eppure questi personaggi ormai sono da tempo passati dalla stessa parte della barricata di Saviano.
Il recupero delle vecchie e alienate fiabe tardo-maoiste sul paradossale “socialimperialismo” sovietico è un’arma che torna loro davvero utilissima in chiave anti-russa e anti-cinese. Confondendo il quadro delle dinamiche globali, e i termini in gioco nel computo dei rapporti di forza internazionali, ormai ci si abbandona al più becero terzomondismo, ad un’immaginario mondo neo-francescano da preti scalzi, nel quale il “nemico principale” diventa un’entità astratta dai tratti “immorali” (il “consumismo”, i “potenti della terra”, i “padroni” ecc…), in modo che sia praticamente impossibile individuare con nettezza un sistema economico e strategico definito spazialmente e tecnicamente, cioè un “modo di produzione” e una “intelligence” di servizio che ne convogli l’espansione internazionale.
Questo popolo della sinistra guarda con disgusto al lettone di Putin, ma chiude gli occhi di fronte ai crimini della Nato in Libia, denuncia il supposto “colonialismo” operato dalla Merkel contro Italia e Grecia ma non si interessa delle 110 installazioni militari della Nato sul nostro territorio (subalterno alle volontà anglo-americane esattamente come il territorio tedesco), sbraita contro la Gazprom per il parziale blocco degli approvvigionamenti domestici all’Italia ma gioca a fare l’apripista di piazza per i bombardamenti della Nato sui pozzi dell’ENI in Libia, considera Ahmadinejad quale un “pazzo nazista pronto a usare il nucleare contro Israele” ma non sa cosa sia successo tra il 6 e il 9 agosto del 1945, deride i funerali di Kim Jong-il ma si commuove ai concerti di Mtv.

È una sinistra che non si preoccupa in alcun modo se gli Stati Uniti e la Nato possono tranquillamente permettersi di minacciare chiunque non si allinei al loro piano strategico, una sinistra che non proferisce parola sulle sanzioni, sugli embargo e sulle costanti violazioni delle più fondamentali norme del diritto internazionale da parte di Washington e Londra. È una sinistra sempre più… di destra.

Caro Saviano, perché si lamenta con questa sinistra?

In fondo, quelli come lei, in Italia, hanno vinto.

Andrea Fais
Fonte: http://www.statopotenza.eu/
29.02.2012


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yakoviev
Noble Member
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Post: 1671
 

Nell'articolo si constata, giustamente, che non esiste una forza politica organizzata a sinistra, neanche radicale o estrema, che sostenga coerentemente gli stati,i governi e le forze che si oppongono all'imperialismo e all'egemonia Usa e Nato nel mondo, contestando l'intero apparato politico-culturale-propagandistico "occidentale" e marcando la propria autonomia politica, culturale e morale da esso. E' vero che c'è, però, a mio parere, un'opinione diffusa in tal senso, più o meno vasta, ma non rappresentata politicamente, e che potenzialmente potrebbe diventare preoccupante se riesce a darsi una forma organizzata, o comunque se riesce a fare incontrare coloro che hanno mantenuto parametri di giudizio giusti derivati da una formazione politica avuta in passato e coloro che semplicemente aprono gli occhi grazie a un ragionamento proprio, alla frequentazione di canali di informazione non allineati etc. Da qui la necessità per questa gentaglia di spargere continuamente il sale sulle macerie, vuol dire, però, che se sono così accaniti hanno qualcosa da temere, e questo può essere buon segno.


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Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

Ma chi l'ha scritto quest'articolo un bambino di 15anni?
Sì Saviano è un conservatore, sionista,ecc. Ci sono diversi personaggi provenienti dai movimenti degli anni passati, anni in cui sono state realizzate parecchie conquiste sociali... e dove c'era un fermento che ormai ci sognamo, che sono divenuti estremi difensori delle cause che avversavano.
Ma l'articoli è stracolmo di approssimazioni e inesattezze.
Un 4- al giovane autore..


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Tetris1917
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Post: 285
 

Saviano, osserva il mondo da un oblo'....del costa crociera che affonda.


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dana74
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Registrato: 2 anni fa
Post: 14305
 

ottimo Fais, la verità fa male anche quando è sotto gli occhi di tutti.


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