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scienza, lotta e libertà di pensiero.


Anonymous
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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E' quasi un luogo comune dire che solo fuori dalle "chiese" c'è libertà di pensiero.
Gli uomini di partito vengono presentati come utili idioti o, in alternativa, come cinici ambiziosi disposti a sacrificare il proprio cervello all'altare del potere.
La libertà di pensiero non è semplicemente un atteggiamento individuale ma è il frutto di una lotta collettiva.
Alla base della scelta comunista c'è sempre, tra le altre cose, un forte desiderio di libertà. Libertà per gli uomini, ma anche libertà per se stessi.
Si è comunisti al bisogno di pensare con la nostra testa e alla convinzione che oggi il "libero pensatore" non possa fare a meno di difendere nella lotta la propria libertà di pensiero.
Marx ed Engels sostengono in un loro scritto che, in ogni epoca: le idee dominanti sono le idee della classe dominante.
Chi comanda nella realtà materiale comanda anche nel mondo delle idee.
Oggi, secondo questa tesi, le idee della borghesia sono le idee della stragrante maggioranza della popolazione, operai in testa.
Perché?
Facciamo un passo indietro.
Per centinaia di migliaia di anni gli uomini vengono tutti ugualmente oppressi dalle necessità naturali. La bassissima produttività del "lavoro" di caccia e raccolta impedisce a chiunque di sottrarsi alla necessità di "lavorare". La conquista dell' agricoltura e della pastorizia, dopo migliaia di secoli, rende praticamente possibile esentare alcuni, pochi uomini dall' obbligo del lavoro.
E' la svolta che segna il passaggio dalla preistoria alla storia ed ha sull' umanità effetti contraddittori. Da un lato inizia lo sfruttamento dell' uomo sull' uomo: nascono re, sacerdoti, poliziotti e carcerieri. Dall' altro lato, però, alcuni uomini possono dedicarsi allo studio, alla scienze, alle arti: la storia accelera ed inizia ad essere "scritta", perché lo schiavo, producendo per sé e per i suoi padroni, regala loro anche il tempo per scrivere.
Fin dagli inizi quindi, il re ed il saggio, il generale ed il filosofo, il sacerdote e il matematico furono accomunati praticamente dall' essere tutti quanti mantenuti dal lavoro degli schiavi.
Detto in altri termini marxisti, la divisione della società in classi coincide storicamente con la separazione tra lavoro intellettuale e lavoro, materiale.
Il carattere storicamente progressivo di entrambi questi passaggi va sottolineato, ma altrettanto deve essere sottolineata la conseguenza di cui stiamo parlando: la produzione delle idee, la cultura, l' arte, la scienza, tutto il progresso intellettuale dell' umanità sono sempre stati, sino ad ora saldamente nelle mani delle classi dominanti.
Già solo per questo fatto, pensare liberamente con la propria testa, significa lottare teoricamente contro le idee della classe dominante. Esse assumono varie vesti, dalla "cultura" al buon senso, dalla mistificazione più sottile alla menzogna più sfacciata e, in ogni loro forma, si presentano come le più seducenti, le più convincenti, le più "vere".
Pensare che la proprietà privata sia sempre esistita - quando essa riguarda a stento un centesimo della storia umana - o definire un proprietario dei mezzi di produzione un "datore di lavoro" - quando è evidente come egli "prenda" il lavoro di decine di migliaia di persone senza darne di suo a nessuno - sono esempi tipici di idee della borghesia "pensante" da tutta la popolazione.
La via del minimo sforzo perciò conduce sempre all'asservimento del proprio cervello alle idee dominanti. L' indipendenza di pensiero non può essere un semplice atteggiamento, è sempre il risultato di sforzo e di fatica, cioè di lotta.
E' forse appena il caso di notare come in un'epoca in cui il dominio intellettuale della borghesia passa attraverso concentrazioni editoriali e televisive, tale lotta non possa essere individuale ma richieda il concorso e l' organizzazione di tutti quelli che vi si riconoscono.
Ecco anche la libera scelta di essere comunisti!

(Si può cambiare: scienza con S. Grazie)


Citazione
Tonguessy
Membro
Registrato: 2 anni fa
Post: 2779
 

Bel post che mette in luce un'irrisolvibile dicotomia tra lavoro e scienza, ovvero un'impossibile accordo tra classi.
Letto sul muro di un'università:
"La scienza non è neutra, non è mero progresso,
pagata con la guerra, con il sangue di chi è oppresso"

Già, scienza e guerra. Non dimentichiamoci che fu la classe mercantile a finanziare abbondantemente la scienza in quanto portatrice di nuovi metodi di penetrazione nel mercato (anche a suon di bombe). Vedi la "discussione scientifica" sulla balistica (traiettoria dei proiettili) che serviva molto ai generali e ai loro capi, e molto poco alle persone comuni.


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