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"Squola" e "istrussione" in Italia

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mincuo
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Praticamente, su 10 persone sopra i 15 anni, poco più della metà (N.B. = 5 ) ben che vada ha la terza media (Italiana, cioè molto scadente), 4 (scarse) hanno un diploma che vale come una buona terza media Europea e 1 (abbondante) ha una laurea dequalificata.


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Anonymous
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L'articolo necessita di una importante precisazione.
La scuola è un'organizzazione che è dentro il sistema capitalistico, è un'istituzione di elaborazione e di diffusione delle ideologie da un lato e dell'istruzione dall'altro.
L'ideologia borghese mistifica questi due aspetti col termine cultura e compie una doppia mistificazione dividendo la cultura in umanistica e tecnica.
Ora in termini marxisti si deve ribadire che la cosiddetta cultura non è altro che l'insieme delle idee dominanti che impone attraverso "l'organizzazione della cultura".

Precisato questo, sorge continuamente per il sistema capitalistico l'esigenza di elevare ed estendere il livello tecnico di tutto il processo produttivo (costretto dalla concorrenza) e di conseguenza adeguare la massa e la composizione della forza lavoro al grado stesso della composizione organica del capitale ( sofisticazione dei macchinari ecc).
In breve è impossibile prevedere la qualità dei macchinari e della manodopera specializzata che occorre per il futuro.
Nessuno è nella testa dei concorrenti, nè nei loro uffici tecnici...

Poi è da sottolineare che la scuola tutta, sono anni che è penalizzata...


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mincuo
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Perchè quella comunista non era "un'istituzione di elaborazione e di diffusione delle ideologie da un lato e dell'istruzione dall'altro."
Macchè, nooo....
E neanche : "la cosiddetta cultura non è altro che l'insieme delle idee dominanti che impone attraverso "l'organizzazione della cultura".
Macchè, nooo...

In effetti però una cosa è vera: lì "ideologie" (plurale) niente...
Lì "ideologia". Una. Basta.
Andavano per le spicce ed evitavano confusioni.


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Anonymous
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Perchè quella comunista non era "un'istituzione di elaborazione e di diffusione delle ideologie da un lato e dell'istruzione dall'altro."
Macchè, nooo....molto meno....

Don Chisciotte, lottava contro mulini al vento; forse aveva ragioni di crederci, che non contro pregiudizi...


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mincuo
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Perchè quella comunista non era "un'istituzione di elaborazione e di diffusione delle ideologie da un lato e dell'istruzione dall'altro."
Macchè, nooo....molto meno....

Don Chisciotte, lottava contro mulini al vento; forse aveva ragioni di crederci, che non contro pregiudizi...

Peraltro lottava con una discreta sintassi e grammatica.
Don Quijote, intendo.


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Anonymous
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Precisiamo:
L'istruzione acquisisce un carattere sociale determinato dai caratteri sociali in cui si svolge l'attività in una data società.
Nella società capitalistica e nel FALSO SOCIALISMO: ovvero capitalismo di stato (ex URSS), questo carattere è determinato dalla divisione in classi, dalla divisione del lavoro, dal lavoro intellettuale e tecnico-manuale.
La scuola riproduce questa divisione, detto per inciso la scuola non può riunire ciò che nella società è diviso,e purtroppo la stessa produce gli" idioti di mestiere" ovvero: eccellenti menti a senso unico.


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ComeDonkeyKong
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Va detto che i dati citati dicono pressoché nulla, soprattutto perché i test PISA sono superfarlocchi, e ciò è stato ampiamente dimostrato.
Al di là delle critiche che si possono muovere alla scuola come istituzione in sé, se si deve ragionare sulla qualità dell'istruzione, va detto che la scuola e l'università italiana vanno peggiorando sempre più, soprattutto grazie alle continue riforme degli ultimi 15-20 anni, che stanno radendo al suolo il sistema della pubblica istruzione.
Ciononostante, chi abbia frequentato le strutture scolastiche e universitarie di un po' di altri paesi, europei e non, sa bene che quello italiano è stato, e forse è ancora oggi, uno dei migliori sistemi di formazione al mondo, a dispetto di strutture carenti, di docenti messi in condizioni di lavoro difficili, non molto preparati o non aggiornati, dei corsi di laurea improbabili sorti negli ultimi anni, etc.


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MarioG
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Precisiamo:
L'istruzione acquisisce un carattere sociale determinato dai caratteri sociali in cui si svolge l'attività in una data società.
Nella società capitalistica e nel FALSO SOCIALISMO: ovvero capitalismo di stato (ex URSS), questo carattere è determinato dalla divisione in classi, dalla divisione del lavoro, dal lavoro intellettuale e tecnico-manuale.
La scuola riproduce questa divisione.

Intende dire che la scuola/universita' insegna la medicina ai futuri medici, il diritto ai futuri avvocati, la chimica ai chimici...
oltre all'italiano (piu' o meno) a tutti?
Lo sapevamo gia'.
E non ci creava particolare malessere.
Oppure che altro intendeva?


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Anonymous
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Precisiamo:
L'istruzione acquisisce un carattere sociale determinato dai caratteri sociali in cui si svolge l'attività in una data società.
Nella società capitalistica e nel FALSO SOCIALISMO: ovvero capitalismo di stato (ex URSS), questo carattere è determinato dalla divisione in classi, dalla divisione del lavoro, dal lavoro intellettuale e tecnico-manuale.
La scuola riproduce questa divisione, detto per inciso la scuola non può riunire ciò che nella società è diviso,e purtroppo la stessa produce gli" idioti di mestiere" ovvero: eccellenti menti a senso unico.

.

NB: sono un'operaio!!! (Autodidatta)conto la sostanza.


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tersite
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Mincuo,..Mastropasqua, il trota e (l'incredibile) Oscar Giannino in quale tabella stanno?...e l'ex ministro Baccini? ..quello laureato a Berkeley!(aho! ..a Berkeley s'è laureato!)


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PietroGE
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Il dato disastroso è quel 20% che ha la licenza elementare o nessun titolo. Questo condiziona poi fortemente le scelte che si fanno a livello di investimenti e di organizzazione del lavoro.
Se uno vuole puntare a l'introduzione di macchine e aumentare la produttività del sistema economico c'è bisogno di manodopera qualificata, altrimenti non rimane altra scelta che la compressione dei salari, l'uso degli immigrati pagati due lire e lo sfruttamento intensivo.


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Rosanna
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Grafico dettato direttamente dalla Troika, e postato dal re dei complottisti, unico vero detentore dell'unica verità assoluta .... andiamo bene !! ...

Test Ocse-Pisa: cosa misurano davvero?

21 maggio 2014

“Scriviamo a lei come direttore per l'Ocse del programma Pisa. Siamo sinceramente preoccupati per le conseguenze negative dei ranking”. Dagli Stati Uniti, dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, dalla Gran Bretagna e dalla Svezia, studiosi e ricercatori da tutto il mondo hanno firmato e inviato una lettera aperta ad Andreas Schleicher, direttore per l'Ocse del Programme for International Student Assessment. Obiettivo, contestare la validità pedagogica e conoscitiva dei test Pisa, lo strumento sviluppato dall'organizzazione di cooperazione economica per valutare con cadenza triennale i sistemi educativi di 65 Paesi in base ai risultati ottenuti dastudenti di quindici anni in matematica, scienze e lettura. Test che il giornalista inglese Peter Wilby ha definito pericolosi perché in grado di “uccidere la gioia dell’apprendimento” inserendosi, con il suo intervento, nel quadro di una polemica montata nei giorni scorsi, mentre in Italia si tenevano gli altrettanto discussi test Invalsi.

Nella lunga lettera, pubblicata da The Guardian il 6 maggio scorso, i firmatari esprimono profonda preoccupazione per l'impatto dei test e chiedono di fermarne la prossima tornata. Diverse e articolate le motivazioni, a partire da una serie di rilievi sulle conseguenze dell'adozione del programma. “I risultati dei test Pisa sono attesi con ansia da governi, ministri dell’educazione, redazioni di giornali e sono inseriti in innumerevoli rapporti politici. Hanno iniziato a influenzare profondamente le pratiche educative di molti Paesi che, come conseguenza, stanno rivedendo i propri sistemi nella speranza di migliorare i ranking. Mancati progressi hanno portato a dichiarazioni di crisi e "Pisa shock", seguite da richieste di dimissioni e di riforme profonde secondo i precetti Pisa”. Una pratica, questa, che – si legge nella lettera – "sottrae attenzione a obiettivi educativi meno o per nulla misurabili come lo sviluppo fisico, morale, civile e artistico, restringendo così pericolosamente la nostra immaginazione collettiva riguardo a ciò che l'istruzione è e deve essere", e porta a “batterie di test a risposta multipla e lezioni prefabbricate”. Proposto ogni tre anni, il test causa poi “uno spostamento dell'attenzione verso provvedimenti a breve termine pensati per aiutare un Paese a scalare velocemente le classifiche, nonostante la ricerca dimostri che i cambiamenti duraturi nella pratica educativa abbiano bisogno di decenni per arrivare a un risultato”.

A queste critiche ne seguono altre che investono l'impostazione dei test e la capacità da parte dell' organizzazione, per sua natura rivolta ad obiettivi di competitività economica, di valutare nella sua interezza il mondo della formazione. I professori si domandano quale mandato abbia l’Ocse a proporre queste valutazioni e se non sia piuttosto, per le sue stesse caratteristiche, non idonea “a valutare la partecipazione nell’auto-governo democratico, all’azione morale e a una vita di sviluppo, crescita e benessere personale”, ovvero quegli obiettivi della formazione che non hanno immediati riscontri nelle abilità lavorative ma sono fondamentali per la crescita e il benessere delle società. E ci si interroga anche sulle partnership pubblico-privato e sulle alleanze che l'Ocse avrebbe stretto “con aziende multinazionali che avranno benefici economici da ogni deficit, reale o percepito, che Pisa rivelerà. Alcune di queste aziende forniscono servizi educativi a scuole e distretti scolastici americani su base massiccia e for-profit, mentre programmano di sviluppare educazione for-profit in Africa, dove l'Ocse intende ora introdurre il programma Pisa”.

Molti i punti critici, dunque, per gli studiosi che hanno fatto fronte comune e ora chiedono risposte. Nella lettera-appello si invita l’Ocse a rallentare, si segnalano limiti e incongruenze ma, allo stesso tempo, si avanzano proposte concrete che puntano alla partecipazione attiva di insegnanti, studenti e genitori, alla trasparenza in tema di gestione delle risorse e delle partnership. Vengono chieste, inoltre, garanzie attraverso un monitoraggio costante e indipendente, in grado di seguire il percorso completo dei test Pisa, dalla formulazione all’esecuzione. Criteri ispiratori, alcune considerazioni e principi fondamentali: “Nessuna riforma sostanziale dovrebbe essere basata su una singola ristretta misura di qualità. E nessuna riforma sostanziale dovrebbe ignorare il ruolo di fattori extra-scolastici, tra tutti la diseguaglianza socio-economica di una nazione. In molti Paesi, inclusi gli Usa, la diseguaglianza è cresciuta molto negli ultimi 15 anni, spiegando così il divario educativo sempre più ampio tra ricchi e poveri, che le riforme scolastiche difficilmente colmeranno”.

La replica è arrivata subito. Andreas Schleicher ha risposto a Heinz-Dieter Meyer della State University of New York e agli altri firmatari affidando alle pagine di The Guardian la lettera in cui difende le scelte dell’Ocse, la sostanza e il metodo per la formulazione dei test, che, negli anni, avrebbero offerto molte opportunità strategiche per le politiche internazionali, nell’ottica di una fruttuosa collaborazione oltre i confini dei singoli stati. “Il vertice annuale internazionale della professione dell'insegnamento, dove i ministri si incontrano con i leader sindacali per discutere i modi per migliorare lo status della professione di insegnante è un esempio”. E aggiunge: “Se è indubbiamente vero che alcune riforme richiedono tempo per dare frutti, è vero anche che un certo numero di Paesi ha dimostrato che il rapido progresso può avvenire nel breve termine. Tra gli esempi la Polonia o la Germania che stanno facendo progressi costanti, osservabili ogni tre anni”. Schleicher si difende anche in fatto di trasparenza: “Qualsiasi lavoro legato allo sviluppo, l'implementazione e i report dei test si svolge sotto la sola responsabilità dell'Ocse e sotto la guida del comitato di gestione Pisa. L'Ocse naturalmente stipula contratti con individui, istituzioni e aziende per lo svolgimento di servizi tecnici, e quando ciò avviene questi soggetti sono selezionati sulla base di bandi d'appalto aperti, pubblici e trasparenti. Questo processo assicura che ogni attività venga svolta da soggetti che dimostrino la loro competenza e il migliore rapporto qualità/prezzo. Nessuna istituzione, azienda o individuo ne ricava vantaggi, in quanto i risultati di ogni lavoro legato ai test Pisa sono di dominio pubblico”.

Argomentazioni puntuali, come puntuali erano stati i rilievi mossi. Ma con ogni probabilità la discussione è destinata a proseguire. Rimane infatti una domanda di fondo: preparare efficacemente per il mondo del lavoro significa anche sviluppare le capacità individuali, la creatività e la responsabilità per il benessere dell'intera società, ovvero quelli che tradizionalmente riteniamo gli obiettivi della scuola? E questi obiettivi sono tutt'ora adatti alla società contemporanea, o dobbiamo rivederli? Domande che la discussione ha l'indubbio merito di avere riportato all'attenzione collettiva.

http://www.unipd.it/ilbo/content/test-ocse-pisa-cosa-misurano-davvero


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Rosanna
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I test OCSE-Pisa danneggiano l’istruzione a livello mondiale? Un appello firmato da docenti universitari di tutto il mondo

Studiosi e ricercatori da tutto il mondo si rivolgono con una lettera ad Andreas Schleicher, direttore OCSE del Programme for International Student Assessment. Contestano la validità pedagogica e conoscitiva dei test, esprimono preoccupazione per la crescente ingerenza del settore privato in ambito educativo e invocano una moratoria. La lettera è stata pubblicata su The Guardian (OECD and Pisa tests are damaging education worldwide – academics). A stretto giro di posta è arrivata anche la risposta dell’OCSE, firmata da Andreas Schleicher.

http://www.roars.it/online/i-test-ocse-pisa-danneggiano-listruzione-a-livello-mondiale-un-appello-firmato-da-docenti-universitari-di-tutto-il-mondo/

OCSE Pisa critiche da accademici. Ajello: "stop a trabocchetti nei test". Intanto, COBAS scioperano contro Invalsi.

red - Una bufera attorno ai test che vorrebbero misurare gli apprendimenti degli studenti. Critiche anche dal Presidente Ajello. Per accademici, OCSE Pisa non ha valore statistico.

Se così fosse, le graduatorie tra gli stati che vendono paesi come Shanghai e Finlandia svettare e Italia annaspare non avrebbero alcun valore reale, di conseguenza la misurazione della valutazione degli apprendimenti.

Lo dicono accademici di tutto il mondo che hanno inviato al "The Guardian" una lettera firmata.

http://www.orizzontescuola.it/news/ocse-pisa-critiche-accademici-ajello-stop-trabocchetti-nei-test-intanto-cobas-scioperano-contro

PISA e INVALSI: una prospettiva europea per formare la Jobs act generation

http://www.lacittafutura.it/italia/universita-e-scuola/pisa-invalsi.html


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MarioG
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Grafico dettato direttamente dalla Troika, e postato dal re dei complottisti, unico vero detentore dell'unica verità assoluta .... andiamo bene !! ...

Test Ocse-Pisa: cosa misurano davvero?

21 maggio 2014

Ecco il solito commento della livorosa!

E' solo un test di preparazione scolastica, non pretende di misurare

lo sviluppo fisico, morale, civile e artistico

(Ammazza! Questi pretendono di testare lo sviluppo morale...)

Per curiosita' ho sfogliato uno dei test.
Ci sono le domande che uno si puo' aspettare per testare se una mente riesce a fare un ragionamento sensato.
(magari qualche domanda puo' risultare troppo settoriale, ma questo e' soggettivo e comunque e' solo una piccola percentuale).
Poi nessuno dice che tutto si deve esaurire con le risposte ai test PISA.
Fare un tema e' un'altra cosa.
Tuttavia sono test che hanno perfettamente senso come verifica di certi requisiti necessari.

Sicuramente se gli alunni che escono dalla scuola producono risultati disastrosi in questo tipo di test, c'e' qualcosa che non funziona! Anzi c'e' proprio un disastro a monte.
Altro che sviluppo fisico, morale, civile e artistico, qui siamo a uno stadio piu' primordiale.
Inutile andarsi a nascondere e firmare appelli contro i test!


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mincuo
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@Rosanna.
Non è la TROIKA, è l'ISTAT.
Capisco che per la Rosanna sia lo stesso, vista la cultura...siamo in argomento infatti, non c'è da sorprendersi.

Dunque i test PISA possono anche essere discutibili. Bene.

Qui da noi Tullio de Mauro, linguista ed ex Ministro della Pubblica Istruzione, che ha condotto uno studio specifico a suo tempo però dice:
“Più della metà degli italiani ha difficoltà a comprendere l’informazione scritta e molti anche quella parlata”.
http://archivio.eddyburg.it/article/articleview/10848/0/65/
Inoltre (cito):
"Nello studio, datato 2008 e quindi stilato in tempi non sospetti, De Mauro riporta che:
il 5% degli italiani tra i 14 e i 65 anni è sostanzialmente analfabeta, cioé non in grado di distinguere lettere e cifre.
Il 38% degli italiani sa leggere, cioé riconoscere lettere e numeri [caspita, dei fenomeni!], ma ha difficoltà evidenti di lettura. [Ah, ecco...].
Il 33% degli italiani che sa leggere con fluenza ha difficoltà di comprensione del testo, e cioé, parole dello stesso De Mauro:

“un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona incomprensibile”

Solo il 20% della popolazione adulta italiana è in grado di usare la lingua italiana come strumento che fornisca “gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea”

I dati, riporta sempre De Mauro, provengono da due studi indipendenti svolti a cavallo tra il 1999-2000 e il 2004-2005. Gli studi prevedevano la somministrazione, a campioni rappresentativi di popolazione di diversi paesi, di questionari di difficoltà crescente volti a determinare le capacità di comprensione e di risoluzione di problemi. Il risultato è semplicemente sconcertante, con il nostro paese drammaticamente indietro rispetto a quasi tutti gli altri, tranne lo stato del Nuevo Léon, in Messico."

Sempre de Mauro, in altro articolo:
«Negli anni Novanta alcuni di noi hanno insistito sul fatto che gli analfabeti non sono solo quelli che si dichiarano tali ai censimenti dell’Istat, ma ce ne sono molti altri. Cercavamo di formulare ipotesi attendibili partendo da altri dati: meno di metà della popolazione adulta leggeva giornali, meno di un terzo libri, il 20-25 per cento dei licenziati alle scuole inferiori avevano gravi difficoltà di lettura e scrittura. Ma erano solo congetture e venivamo criticati. Poi le indagini promosse in vari paesi e in Italia da Statistics Canada sono state riprese su scala più ampia dall’ Ocse nel 2012-13. Grazie a cinque questionari di difficoltà crescente, abbiamo un quadro analitico certo dei diversi livelli di capacità di lettura e di uso di strumenti matematici e scientifici della popolazione in età di lavoro di 23 Paesi, Italia compresa».

E infine, a parte de Mauro, si trova:
"Italiani popolo di analfabeti, o quasi. A dirlo è la ricerca internazionale Piaac – Programme for the International Assessment of Adult Competencies – un’indagine sui livelli di conoscenza e capacità degli adulti in lettura e comprensione di testi scritti, risoluzione di problemi matematici, conoscenze linguistiche.
Dall’inchiesta, che ha interessato un campione di 166mila adulti (tra i 16 e i 65 anni), risulta infatti che all’Italia spetta il primato negativo in Europa per il cosiddetto «analfabetismo di ritorno»"

http://www.oecd.org/site/piaac/

Tutti scherani della TROIKA, ça va sans dire.

E i miei più vivi complimenti agli "insenianti" e "docienti" "Itagliani" che vedono peraltro molto pericolosi i test "perché in grado di uccidere la gioia dell’apprendimento”.

Quella "gioia dell'apprendimento" prodotta invece da loro, con l'80% di persone neanche in grado di leggere e capire ciò che leggono o meglio senza neanche "gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea”.
Quell'80% per cui: "un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona incomprensibile".

Vabbè i grafici e magari le correlazioni lasciamoli stare, per decenza....

P.S. La risposta dell'Ocse è questa:
http://www.theguardian.com/education/2014/may/08/pisa-programme-short-term-fixes


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